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Autore: Kim_HyunA    30/08/2015    1 recensioni
Si morse il labbro inferiore mentre la sua mano si spostava sempre più verso il basso, sfiorando appena la pelle, contraendo i muscoli al contatto con quelle dita fredde.
La sua mente in quel momento pensava ad una sola persona: Kim Jonghyun.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Kibum era sdraiato sul suo letto, le mani abbandonate appena sotto la pancia. Aveva gli occhi chiusi e respirava piano, come se volesse cercare di calmarsi. Alzò una mano verso il volto, passandosi poi le dita tra i capelli, spettinandoseli leggermente.
 
Lasciò che le dita gli scivolassero lungo il collo, tremando a quel contatto, poi verso il petto; dove si soffermarono qualche istante sui capezzoli che si indurirono subito.
 
Si morse il labbro inferiore mentre la sua mano si spostava sempre più verso il basso, sfiorando appena la pelle, contraendo i muscoli al contatto con quelle dita fredde.
 
La sua mente in quel momento pensava ad una sola persona: Kim Jonghyun.
 
Erano sue le mani che desiderava avere sul proprio corpo, erano sue le labbra che voleva sentire sfiorargli la pelle, era suo il respiro che voleva sentire caldo contro il proprio viso.
 
Solo quel pensiero gli fece percepire un tuffo al cuore.
 
Pensava a come sarebbe stato avere l’altro sopra di sé, con il suo viso a pochi centimetri dal proprio, con i suoi occhi così vicini a suoi. Pensava a come si sarebbe sentito ad avere le sue braccia intorno a sé e le sue mani forti sul corpo. Si chiese che sapore avessero le sue labbra. Gli sarebbe piaciuto saperlo.
 
La sua mano era scesa ancora di più, quasi automaticamente, raggiungendo l’elastico dei pantaloni della tuta che indossava in quel momento e superandolo con disinvoltura. Le sue dita si chiusero intorno alla sua eccitazione e il suo corpo sussultò lievemente.
 
Pensava a Jonghyun mentre la mano scorreva lenta sulla sua pelle. Le immagini erano chiare nella sua mente e si susseguivano una dopo l’altra come se stesse vedendo un film. Jonghyun era su di lui, le sue labbra attaccate al collo e i capelli che gli solleticavano il viso. Le mani di Kibum avvolte strette intorno alla schiena del più grande, come a non volerlo lasciare mai più; poi intorno alle sue braccia muscolose mentre Jonghyun gli leccava il collo.
 
Inarcò la schiena mentre sentiva i muscoli contrarsi e un gemito gli sfuggì dalle labbra. La sua mano continuava a muoversi a ritmo sempre più veloce ed era diventato così sensibile che si morsicava forte un labbro per tentare di restare in silenzio e non essere scoperto.
 
L’altra mano si strinse intorno al lenzuolo, mentre puntò i piedi con maggior forza contro il materasso. Ripeteva piano il nome di Jonghyun; sentiva che era vicino ormai, ancora pochi secondi e… la porta della camera si aprì all’improvviso.            
            
Di scatto levò le mani da dove si trovavano e gridò, spaventato da quella inaspettata intrusione.
 
Jonghyun si fermò sulla soglia della porta, spalancando gli occhi in segno di sorpresa, ma senza dare segno di volersene andare.
 
Calò il silenzio tra di loro negli istanti successivi, rendendo la situazione ancora più imbarazzante di quello che già era. Kibum era incapace di muoversi; sicuramente l’altro l’aveva visto. Si chiese se avesse ansimato il suo nome o se l’avesse pronunciato solo nella sua mente, e se, questione ancora più grave, Jonghyun l’avesse sentito. Avrebbe voluto scomparire in quel momento.
 
“Non si bussa prima di entrare?” lo aggredì, pensando che fosse meglio attaccare piuttosto che continuare a rimanere immobile.
 
“N-non volevo, è che…” iniziò Jonghyun, facendo scorrere gli occhi lungo il petto di Kibum, come a memorizzarne ogni centimetro visibile, arrivando poi ai pantaloni. Kibum era certo che potesse vedere quanto erano tesi in quel punto per ovvi motivi, e non poteva fare nulla per nascondere quel problema.
 
Un sorrisetto si formò sul suo volto e si passò distrattamente la lingua su un labbro. Sì, doveva decisamente aver capito cosa stava facendo l’altro fino ad un attimo prima, chiuso in quella stanza, pensando di essere al sicuro da sguardi indiscreti.
 
“Cosa stavi facendo?” chiese, il tono volutamente provocatorio.
 
“N-niente” fu la sua risposta incerta, senza nemmeno osare guardare l’altro negli occhi.
 
“Non è che stavi…”.
 
“NO!” rispose forse con troppo impeto. “Non stavo facendo nulla” aggiunse subito dopo a voce più bassa, appena percettibile.
 
Jonghyun iniziò a camminare verso di lui.
 
“E invece sì, non è vero?” chiese, con un ghigno che gli apparve sulle labbra.
 
Kibum lo vide avvicinarsi e deglutì con dolore, sperando che l’altro se ne andasse il prima possibile. Non riusciva a sostenere la sua presenza, soprattutto non dopo aver fantasticato su di lui in quel modo. Ma evidentemente a Jonghyun non interessava alleviare il suo disagio e si sedette sul bordo del letto. Il suo dito indice prese a scorrergli lungo il braccio, sfiorandoglielo con leggerezza e a Kibum non sfuggì il sorriso soddisfatto del più grande quando si accorse della pelle d’oca che si stava formando sulla sua pelle.
 
Provò un improvviso moto di rabbia nei suoi confronti, perché lo stava provocando di proposito; quel bastardo sapeva di averlo in pugno, sapeva che l’altro avrebbe voluto prenderlo a calci e sbatterlo fuori dalla sua stanza, ma sapeva ancora meglio che desiderava più di ogni altra cosa ricevere le sue attenzioni.
 
Kibum cercò di allontanare senza troppa convinzione la mano di Jonghyun, ma il suo tentativo non ebbe alcun successo, anzi, l’altro salì meglio sul letto, mettendosi sopra di lui, le ginocchia ai lati dei suoi fianchi.
 
La sensazione dei loro corpi in contatto era dolorosamente piacevole e gli occhi di Kibum erano tenuti bassi, incapaci di sostenere lo sguardo dell’altro. Il suo membro già duro faceva male ed implorava di essere toccato.
 
Faceva fatica a respirare quando le mani di Jonghyun iniziarono a toccargli il petto, delicati sfioramenti che lo facevano rabbrividire, e non avrebbe mai voluto che si fermasse.
 
Una piccola parte dentro di lui gli stava dicendo che avrebbe dovuto spingerlo via, che non era giusto continuare quello strano gioco, che stavano oltrepassando un limite oltre il quale nessuno dei due si era mai avventurato, ma c’era un’altra parte, più grande e decisamente più convincente, che gli stava urlando che non doveva fermarsi.
 
Non riusciva a ragionare: trovarsi meno distanti di quanto fossero mai stati, avere il suo bacino contro il suo, le mani sul petto e il volto più vicino di quanto ricordasse, tutto ciò stava avendo un pericoloso effetto su di lui e Kibum si trovò a pensare a quando avesse iniziato a fantasticare sul suo migliore amico.
 
“A chi stavi pensando?” chiese Jonghyun con una tonalità che le orecchie di Kibum poterono classificare solamente come “sensuale”.
 
Lo vedeva avvicinarsi sempre più al suo viso e il suo cuore stava per scoppiare da un momento all’altro per quanto il battito era accelerato. Jonghyun sicuramente non sapeva cosa fosse lo spazio personale, oppure non si preoccupava di darlo a vedere, ma questa sempre più crescente vicinanza gli stava facendo girare la testa.
 
Più si avvicinava e più si sentiva addosso il suo respiro, il suo sguardo sembrava scrutarlo in profondità, come se fosse a conoscenza di ciò che Kibum gli voleva nascondere.
 
Era completamente sopraffatto dalle sensazioni che il suo corpo provava e la situazione non fece che peggiorare quando le dita dell’altro iniziarono a toccargli i capelli, sistemandogli meglio le ciocche bionde dietro le orecchie.
 
Con le mani tremanti, represse l’istinto di fare le fusa, appagato da quel contatto.
 
“Stavi pensando a me?” domandò con arroganza, come se ne fosse già certo ma provasse gusto ad ottenere conferma dall’altro.
 
Kibum odiava quel sorriso strafottente che aveva sul volto, quello sguardo che gli oscurava gli occhi.
 
“Fottiti” disse semplicemente.
 
Perché era troppo. Era troppo il modo in cui stava giocando con lui, era troppo il modo in cui gli parlava, era troppa anche la sua sola presenza.
 
Senza aspettarselo minimamente, Jonghyun iniziò a muovere i fianchi contro i suoi, creando una frizione così piacevole che Kibum fu costretto a chiudere gli occhi e a mordersi un labbro per rimanere in silenzio. E nonostante in questo modo non potesse più vedere l’altro, era certo che quel sorrisetto non gli aveva ancora lasciato il volto, fin troppo soddisfatto della sua azione per lasciare scomparire l’espressione.
 
Schiuse le labbra per prendere fiato, quella sensazione era così dannatamente grandiosa che rischiava di soffocare.
 
Ed era evidente quanto a Jonghyun piacesse trovarsi nella posizione di dominare l’altro, le sue mani si erano strette intorno ai polsi di Kibum, sollevandoli ai lati della sua testa e tenendoli immobili.
 
“Cosa facevo nella tua fantasia, Kibum? Ti tenevo in questo modo?” gli chiese provocante, ad un soffio dal suo viso e il biondo si chiese da quanto fosse diventato così particolarmente stronzo.
 
“O magari…” continuò, avvicinando le sue labbra al collo e poggiandole sulla sua pelle “…ti baciavo così?”.
 
Kibum aprì le labbra in un muto gemito mentre la bocca calda di Jonghyun percorreva il suo collo, succhiandolo con attenzione, e il suo corpo non poté fare a meno di rabbrividire.
 
“Stai tremando” notò divertito il più grande, quasi il suo unico intento fosse ormai quello di rendere evidente quanto l’altro, nonostante le apparenze, stesse traendo il massimo piacere da quella situazione.
 
“Allora, stavi davvero pensando a me?” domandò per una seconda volta, le labbra appoggiate al suo orecchio e una mano che vagava piano per il suo torace, le punta delle dita che lo solleticavano.
 
Kibum chiuse gli occhi, come a voler isolarsi da tutto quello che stava facendo, e mosse ripetutamente la testa da un lato all’altro.
 
Jonghyun ridacchiò.
 
“Se davvero non stavi pensando a me, non reagiresti così ora, e soprattutto…” si fermò un attimo, come a voler aumentare l’agitazione negli occhi dell’altro, e fece scendere una mano verso il basso, pericolosamente verso il basso “…non saresti così duro”.
 
Gemette piano mentre le dita di Jonghyun si posarono per un attimo sulla sporgenza dei suoi pantaloni e sentì il cuore pulsare in ogni centimetro del suo corpo.
 
“Ti stavo toccando?” lo stuzzicò una volta di più, sfiorandolo appena per non procurargli troppo piacere, anzi, voleva vederlo mentre combatteva nel resistere ad alzare i fianchi verso la sua mano, voleva vederlo implorare di essere toccato.
 
A Kibum si mozzò il respiro in gola e pensava di poter svenire da un momento all’altro.
 
Finalmente il suo membro trascurato fino a quel momento stava avendo l’attenzione che si meritava, ma le mani di Jonghyun si muovevano con una tale leggerezza, che il fastidio era decisamente maggiore del piacere avvertito. Odiava essere provocato in quel modo.
 
Sentì le sue dita risalire, esitando per un attimo intorno al suo ombelico, per arrivare poi al suo petto.
 
“O magari…” un capezzolo di Kibum fu stretto tra le dita dell’altro e il ragazzo si lamentò a quella presa forse un po’ troppo energica, ma Jonghyun non gli diede troppo peso “…ti stavo scopando?”.
 
La sua voce era così erotica in quel momento, che gli sarebbe bastato continuare a sentirla per avere l’orgasmo migliore di tutta la sua vita e curvò la schiena quando la lingua del moro incontrò per la prima volta il suo corpo. All’inizio si muoveva piano, come a voler sondare quel nuovo terreno, ma acquistò gradualmente sicurezza, racchiudendo nella sua bocca umida quella pelle ancora intatta.
 
Gli occhi di Jonghyun si alzarono verso i suoi, come a voler controllare le sue reazioni.
 
La testa di Kibum era reclinata all’indietro, quasi come se stesse cercando di scomparire nel cuscino, e la sua bocca era leggermente schiusa alla disperata ricerca di ossigeno. Non pensava che respirare potesse diventare così difficile in certe occasioni.
 
Attraversò tutto il suo torace, senza allontanare nemmeno per un istante la bocca dalla sua pelle e per Kibum era un susseguirsi inarrestabile di tremori, perché, dio, non si era mai sentito così bene.
 
E mentre sentiva la lingua dell’altro scendere sempre di più, fu improvvisamente consapevole di quello che stava succedendo, di quanto non ci fosse nemmeno un centimetro a separare i loro corpi, di quanto le mani di Jonghyun sul suo petto lo stessero facendo sentire in paradiso; e ora che si era accorto, con una punta di terrore, che la sua bocca stava scendendo troppo verso il basso, non si sarebbe voluto fermare per nessun motivo al mondo.
 
Il moro iniziò a lasciare una veloce scia di baci sul suo basso ventre, proprio appena sopra l’elastico dei pantaloni e Kibum avrebbe voluto prendere a pugni quel bastardo, perché sapeva quanto si stesse divertendo a farlo aspettare.
 
Ancora una volta, fu colto di sorpresa dall’altro, che d’un tratto riportò il viso verso il suo, e così vicino, quel sorrisetto appagato che non era ancora scomparso dal suo volto, gli sembrava ancora più irritante.
 
“Vuoi baciarmi?” domandò, sfregando per un secondo i suoi fianchi contro quelli dell’altro, strappandogli così un leggero gemito che lo fece sorridere.
 
Le labbra di Jonghyun erano così vicine alle sue in quel momento che quasi poteva sentirne il calore.
 
Non lo aveva mai odiato così tanto.
 
E il suo odio non fece che crescere quando capì che l’altro non si sarebbe mosso, che non sarebbe stato lui ad annullare la distanza che ancora separava i loro volti. Stava lasciando a Kibum quella scelta, quasi come se l’iniziativa che avrebbe dovuto prendere rappresentasse la conferma del fatto che sì, era a lui che stava pensando prima.
 
Ma la sua dignità era sotto i piedi ormai da troppo tempo, e non gli interessava più nulla.
 
Tese il collo verso l’altro, inclinando leggermente il volto da una parte e sfiorando le proprie labbra con le sue, le loro bocche erano semplicemente l’una contro l’altra mentre ognuno respirava il profumo dell’altro.
 
Kibum si tirò indietro per un attimo, solo il tempo di respirare, ma Jonghyun non gliene diede il tempo. Fece scontrare le loro bocche con più insistenza, la testa del più piccolo nuovamente contro il cuscino.
 
I suoi polsi erano stati catturati dalle mani dell’altro per una seconda volta, e le sue labbra erano aggressivamente attaccate dalla dominanza dell’altro. E quando sentì la sua lingua contro il suo labbro inferiore, non oppose alcuna resistenza e aprì la bocca, permettendo l’accesso all’altro.
 
Jonghyun era così caldo contro di lui e non si sarebbe mai immaginato che potesse avere un sapore così elettrizzante. Il calore che proveniva dal suo corpo era ormai quasi insostenibile, ma Kibum non riusciva ad averne abbastanza. Il suo stomaco si stava contraendo in modi che non credeva possibili e si sentiva l’intero corpo attraversato da brividi; sensazione che non fece che peggiorare quando una mano di Jonghyun scese nuovamente al suo petto, le sue dita che lo facevano tremare senza sosta mentre disegnava degli immaginari cerchi sulla sua pelle calda.
 
Le labbra di Jonghyun erano sulla sua mascella ora, percorrendogli il volto di baci a bocca aperta e mentre prese a morderlo alla base del collo, Kibum non poté fare a meno di alzare il bacino verso quello del moro alla ricerca di soddisfazione, ma l’altro non aveva ancora alcuna intenzione di soddisfarlo.
 
Si concentrò sulla sua clavicola, succhiandone con forza la pelle e lasciandogli un segno rosso di cui fu particolarmente fiero, e anche Kibum lo era, perché quella piccola porzione di pelle gli avrebbe ricordato che era stato tutto vero, che la sua fantasia era diventata realtà.
 
Sentì Jonghyun alzarsi da sé, inginocchiandosi ad un suo lato mentre gli abbassò i pantaloni.
 
Non aveva idea di cosa stessero facendo, o fin dove si sarebbero spinti, ma tutte le domande che gli stavano affollando la mente scomparvero all’improvviso quando si accorse che gli stava sfilando anche i boxer.
 
Avrebbe dovuto farsi prendere dal panico, avrebbe dovuto sentirsi agitato, eppure era tutto ciò che desiderava. E quando sentì le sue dita chiudersi intorno al suo membro, non avrebbe potuto esserne più sicuro.
 
Avere le mani di un’altra persona avvolte intorno alla sua eccitazione era senza dubbio una delle sensazioni migliori che potessero mai esistere e ora che la stava vivendo, era certo che toccandosi da solo non avrebbe mai potuto eguagliare quel piacere.
 
Staccò gli occhi dal proprio corpo, per sollevarli verso il volto dell’altro, e si accorse solo in quel momento che lo stava osservando e il suo sguardo era così animalesco che si trovò a gemere ancora una volta.
 
Non sapeva dove guardare, se la mano di Jonghyun che si muoveva sempre più veloce, il pollice che gli accarezza piano un’estremità; oppure il suo viso. Entrambe le viste erano così dannatamente erotiche che sarebbe morto di lì a poco.
 
Il pensiero di quello che Jonghyun gli stava facendo era talmente intenso, e l’immagine davanti ai suoi occhi era così reale, che si trovò ad arrossire.
 
L’unica sensazione che stava provando era quella di piacere, puro piacere che attraversava ogni fibra del suo corpo, e, le dita dell’altro su di sé, unite al pensiero che tutto questo stava accadendo veramente, stava avendo degli incredibili effetti su di lui e sapeva che non sarebbe potuto durare ancora a lungo.
 
I suoi muscoli stavano iniziando ad irrigidirsi e il grado di piacere che stava provando aveva raggiunto livelli mai toccati prima; allungò una mano verso un braccio di Jonghyun e lo strinse con vigore mentre il suo corpo aveva iniziato a tremare più forte.
 
Il colpo di grazia gli fu inverto dalle labbra di Jonghyun che avevano preso a baciargli l’interno coscia e venne finalmente mentre pronunciava il nome dell’altro con la testa reclinata.
 
La mano del moro aveva continuato a toccarlo per tutto il tempo, intensificando maggiormente le sue sensazioni e quando passò il trasporto di quel momento e svanirono i postumi dell’orgasmo, la stanza piombò improvvisamente nel silenzio, non più riempita dai gemiti appagati di Kibum.
 
I due ragazzi rimasero fermi e forse la consapevolezza di quello che era appena successo lì colpì solo in quel momento, entrambi quasi spaventati di muoversi o di parlare, quasi persino di respirare.
 
Dopo un tempo che era quasi sembrato interminabile, fu Jonghyun a fare finalmente la prima mossa, rialzandogli boxer e pantaloni. Kibum gliene fu grato, il gesto alleviò lievemente il suo imbarazzo. Il più grande portò poi una mano verso il viso del biondo e gli scostò dalla fronte i capelli madidi di sudore. Gli strinse piano le dita intorno al mento, dandogli un veloce bacio accanto alla bocca.
 
“Spero ti sia piaciuto” disse, prima di alzarsi dal letto e andare verso la porta.
 
Si girò verso Kibum mentre stava per uscire dalla stanza e, vedendo la sua espressione imbarazzata, gli sorrise facendogli l’occhiolino.
 
“Potremmo rifarlo qualche volta”.
 
 
 
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 A/N: io odio le conclusioni .__.
 
non so se qualcuno di voi se la ricorda ancora o l’abbia letta, ma anni fa avevo pubblicato una storia molto simile a questa (qua) e visto che il tema mi ispirava ancora molto, avevo scritto anche questa storia. preciso che l’ho scritta tipo 3 anni fa (ed è per questo che kibum è biondo mentre jong ha i capelli scuri), ogni tanto recupero vecchie bozze ahah
 
io amo troppo jonghyun in versione bastardo-che-può-fare-quello-che-vuole-perché-ha-il-mondo-ai-suoi-piedi (¬‿¬)
 
e niente, grazie per aver letto c:
  
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