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Autore: eli_mination    31/08/2015    4 recensioni
Il Barian World è scosso da una minaccia imminente. Una divinità sconfitta millenni fa si sta per risvegliare, portando distruzione e morte. L'unica soluzione? Sette umani, ai quali è stato tramandato un potere particolare, in grado di debellarla. Riusciranno nel loro intento?
[STORIA SOSPESA]
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Sette Imperatori Bariani, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Pov: Ivan

Lo sapevo! L’allenamento è durissimo, sono quasi due ore che corro in questa pianura calma e tranquilla, senza nessun disturbatore, e l’unica pausa che ho fatto è durata cinque minuti contati e ogni volta che ho provato a fermarmi di mia spontanea volontà, Gilag mi minacciava di ferirmi, dicendo che sarei dovuto resistere a qualunque tipo di fatica. Che stronzo!

Cavolo, mi fanno un male cane le gambe e ho un istinto omicida nei confronti di Gilag. Anche lui sta correndo con me e non è per niente stanco. Diamine, questi Bariani sono incredibili!

“DAI! Manca poco!” mi sprona lui, facendomi sbottare.

“Si, bravo, immagina… se tu fossi al mio… posto! Immagina se… tu fossi una persona normale…Sarei io a… divertirmi ad incitarti a… continuare…” dico, tra un respiro e l’altro. Me ne pento quasi subito. Ora il fiato mi manca ancora di più!

“Va bene, basta così!” dice Gilag, fermandosi. Si!! Finalmente! Mi sdraio e chiudo gli occhi, quasi volessi addormentarmi. Ma Gilag, accorgendosene, mi intima di alzarmi dicendomi che l’allenamento non è ancora finito.

“Basta…” dico io con voce lamentosa. “Non ce la faccio più, davvero…”

“Tranquillo, niente corse! Semplicemente una cosa più utile!” dice Gilag.

Lo fisso scioccato mentre mi rialzo con calma. Se questa cosa che sta per farmi fare è più utile della corsa allora perché mi ha fatto stancare con la corsa? Perché non ha semplicemente preso un sasso appuntito e me l’ha messo in mano, come sta facendo ora? Un momento, cosa devo farci con questo sasso?

“Rompilo!” mi dice.

Romperlo? Come faccio? Ah, si, giusto. Lo scaglio a terra con tutta la forza che ho nel braccio, anche se rotola più in avanti e non si scheggia neanche un po’.

“No, non intendevo questo. Devi stringerlo con forza in mano e spezzarlo.” Mi dice.

Probabilmente le mie orecchie non hanno capito bene, perché è impossibile distruggere questa…cosa… stringendola in mano.

“Per te è facile…” dico, mentre stringo la pietra con la mia mano, cercando di imprimere tutta la forza che mi è rimasta dopo la corsa e la stanchezza da essa causata. Non succede nulla… Faccio altri tentativi, ma niente. Provo con l’altra mano, visto che la sinistra inizia a farmi male per lo sforzo, e, dopo aver provato un paio di volte, sul sasso si forma una crepa non più grande di tre centimetri. Non è molto ma è già un passo avanti!

“Bene, sei stato bravo, ma devi frantumarla!” mi dice Gilag. Ma cosa si aspetta da me? Pensa che spaccare pietre a mani nude sia il mio hobby?

Continuo a provare a spaccarla, alternando la sinistra con la destra, finchè non riesco a imprimere la forza necessaria a spaccarla. Alcuni pezzi cadono a terra, altri invece restano nella mia mano tagliando il palmo. Mi massaggio le mani doloranti.

“Allora…ti basta come prova?” chiedo a Gilag, che prima osserva i trucioli di pietra, poi si china e prende un altro sasso.

“Bene, ma dovrai continuare ad esercitarti se vuoi rompere un paio di ossa durante la battaglia…” dice Gilag. Rompere…ossa? Quindi…sarò in grado di fratturare ossa?

Mi porge un altro sasso, e stavolta lo rompo con più facilità, avendo capito come fare.

“Notevole!” dice, porgendomene un altro.

“Spaccando tutte queste pietre finirò col lavorare in miniera…” dico, prendendo il sasso e rompendolo. Era un po’ più spesso degli altri due, ma riesco comunque a romperlo. Quando Gilag si china per prenderne un altro, lo fermo:

“Tranquillo, faccio io!” dico, chinandomi e prendendo un sasso alla volta e riducendoli in trucioli.

“Bene, basta così.” Dice Gilag, fermandomi dopo aver rotto almeno una decina di pietre. “Ora è il momento di…”

Non riesce a finire la frase, perché una voce femminile lo interrompe.

“È il momento di combattere, pivellino.”

Mi giro e dietro di me c’è una ragazza molto carina, con gli occhi castani e i capelli biondo cenere lunghi e legati con una coda di cavallo bassa, alta e slanciata. Indossa una salopette di jeans, con una maglia nera da sotto, e un paio di stivaletti neri.

“Combattere? Con te?” dice Gilag, quasi divertito.

“Beh, io non riderei se sapessi che la mia avversaria sa di quello che state cercando di fare voi Bariani e che ha intenzione di fermarvi. Ma comunque, mi presento: mi chiamo Bella e per ordine della grande divinità devo sconfiggerti, ragazzino.” Dice, indicandomi.

“Io…contro di te?” chiedo, cercando di rimanere calmo.

 
Pov: Elise

Finalmente esco da scuola. Odio rimanere a scuola un’ora in più del dovuto. Già è tanto se ci vado ancora, a scuola. Sarebbe normale pensare a un’Elise che non va più a scuola perché deve affrontare una guerra in cui sono coinvolti tizi oscuri detti Bariani…

“Cominciavo a sospettare che tu non uscissi più…” dice un ragazzo, la cui voce mi ricorda qualcuno. Alzo lo sguardo e…Oh, penso al diavolo e spuntano le corna, o una cosa del genere.

“Sei venuto a prendermi?” dico a Durbe, che si trova nella sua forma umana, quasi identica a quella Bariana, se non fosse per la bocca, ovviamente, e per un paio di occhiali.

“Beh, si!” dice, sorridendo. Che bel sorriso che ha… Oddio, sto facendo altri pensieri assurdi! “E poi…ti avevo accennato che oggi ci saremo allenati…” continua.

Giusto! Gli allenamenti! Con il pensiero della scuola, mi ero dimenticata.

“A…allora andiamo…” dico, iniziando a camminare, prima che lui mi fermi per il braccio sinistro.

“Dall’altra parte. Ho trovato un posto abbastanza isolato…” dice. Divampo immediatamente. Maledetti pensieri sconci!

Il tragitto è caratterizzato da un silenzio piuttosto imbarazzante. Non ci diciamo nulla, finchè non arriviamo a destinazione: un parcheggio abbandonato. Ci sono tanti posti per mettere l’auto, ma a quanto pare è stato chiuso al transito e da allora nessuno lo frequenta. Il parcheggio è circondato da un muretto, su cui ci sono delle scritte fatte con bombolette spray, che non possono essere definiti murales ma semplici dichiarazioni d’amore, simboli di crew e altre scritte per me senza significato. Ai piedi del muretto vi sono alcune aiuole con alberi ormai rinsecchiti e scricchiolanti, cespugli secchi ed erba asciutta.

“Bene, ora attenta…” mi dice Durbe, prendendomi per il polso. Improvvisamente avverto un forte dolore che si espande in tutto il corpo, simile a una scarica elettrica, che mi fa piegare a terra. Pochi istanti dopo, Durbe molla la presa su di me e tutto passa gradualmente.

“Ahio…ma sei impazzito o cosa??” gli urlo, mentre mi rialzo tremante.

“Scusami, ho esagerato un po’…” mi dice, guardandomi negli occhi. Dal modo in cui mi guarda, riesco a capire che è veramente dispiaciuto. “Beh, ora dovresti riuscire a usare l’arco…”

L’arco? Di cosa parla?

“Potevo tranquillamente usarne uno senza ricevere quella scossa…” gli dico. Ma lui mi corregge subito quando, immaginandomi un arco, nota che un bagliore dorato è apparso sulla mia mano, prendendo una forma ben definita. Un arco…d’oro… Un altro bagliore è sulla mia schiena, ma non riesco a vedere bene cos’è.

“Ti serviva per riuscire ad evocarlo. Volevo fartelo provare subito… Beh, più avanti sarai in grado di farlo apparire senza aiuti. Ma per ora, finchè non raggiungi una certa quantità di potere Bariano da sola, dovrai sopportare questa tortura ogni volta che ci alleneremo.” Mi dice lui. Nelle sue parole ha l’aria davvero dispiaciuta, come se non gli piacesse…torturarmi. Spero di riuscire ad evocare l’arco da sola il prima possibile, sia per evitare di soffrire troppo, sia per evitare di vedere Durbe in quello stato. A quanto pare, non ama far soffrire troppo la gente a cui tiene… Allora ci tiene a me?

“Bene, lascia che ti dica alcune cose sull’arco: sulla tua schiena hai una faretra, che contiene un certo numero di frecce. Ogni volta che ne verrà scagliata una, dopo un minuto circa, essa ritornerà nella faretra. Quindi hai frecce illimitate, ma ci saranno occasioni in cui dovrai tirarne più di una alla volta, e se non stai attenta ti ritroverai con una faretra vuota e un nemico pronto ad ucciderti. A meno che tu non riesca a scappare e riuscire a guadagnare del tempo, in modo che tu possa riprenderti le frecce senza problemi.”

Ascoltavo le sue parole senza soffermarmi troppo su ogni frase. Era piuttosto chiaro nella spiegazione e sono riuscita a cogliere ogni informazione del discorso. Mi ha anche detto che l’arco è indistruttibile e volendo lo posso usare anche come mazza, nel caso in cui io abbia il nemico non molto lontano da me. Ma devo stare attenta a non farmelo scappare di mano.

“Tutto chiaro?” mi chiede, dopo avermi dato tutti quei consigli.

Annuisco, poi lui mi fa cenno di seguirlo. Raggiungiamo il muro, a circa cinque metri di distanza da noi. Lui mi dice di fermarmi, mentre si avvicina e indica un punto preciso, un buco nel muro molto stretto, largo quasi due dita.

“Vedi questo buco? Perché non provi a centrarlo con una freccia?” mi chiede poi, allontanandosi e avvicinandosi a me.

È come se mi avesse chiesto di prendere l’acqua in un deserto. Per una principiante come me è davvero impossibile!

“Non ce la farò mai…” mi dico. È la prima volta che uso l’arco, non può pretendere che io riesca subito a centrare un buco tirando una freccia lì.

Prendo una freccia dietro la schiena, poi la posiziono sull’arco. È davvero difficile: la freccia si sposta sempre di lato e non rimane mai dritta.

“La punta va dall’altro lato, non a destra dell’arco.” mi dice Durbe, sorridendomi.

Ah, ecco perché! Che stupida… Cambio subito il lato e ora non si muove più. Bene, e ora dovrei tirare. Cerco di mirare alla meglio e tiro. Come prevedibile, la freccia vola contro il muro, poi cade a terra. Riprovo ancora, e stavolta la freccia finisce quasi vicino al buco.

Continuo a tirare frecce: alcune volte manco il buco per un soffio, altre tiro da tutt’altra parte. Ma mi sa che, finchè non centro il bersaglio, non ce ne andremo mai di qui. Riprovo in continuazione senza grandi risultati.

Alla fine, dopo aver tirato almeno una trentina di frecce, non ce la faccio più. Quindi abbasso l’arco e dico:

“Non ce la farò mai. Continuo, ma non ci riesco… Stiamo solo sprecando tempo!”

Mi sento inutile. Lo so che ci vuole tempo ad imparare, ma non voglio far perdere tempo prezioso. È inutile, tutto inutile. Non sarò mai in grado di centrare un bersaglio.

“Eli, è normale. È la prima volta che impugni un arco. Devi stare tranquilla, provando e riprovando arriverai a degli ottimi risultati. Ne sono sicuro. Perciò…non arrenderti ora. Riprova!” mi dice lui, avvicinandosi. “E immagina di dover centrare il cuore di quella persona che ha ucciso i tuoi genitori.”

Ma se non so nemmeno chi ha ucciso i miei genitori! Non so come sia fatto, chi sia e perché l’abbia fatto! Beh, provo ad immaginarlo. Vedo… Una figura scura, di cui non si vede il volto o il corpo, ma solo la sua forma. E io so che ha ucciso i miei genitori. Devo…fargliela pagare. Devo assolutamente ucciderlo. Non me lo perdonerei mai se non riuscissi a farcela. Quindi alzo l’arco, prendo la freccia, tiro la corda il più possibile e lascio. La freccia si conficca nel cuore di quella figura, che cade a terra senza vita. L’ho ucciso.

“Ce l’hai fatta!!” dice Durbe, riportandomi alla realtà. Ora vedo la freccia che ha centrato in pieno quel buco. Mi avvicino per estrarla, mettendoci più forza. L’intera punta della freccia era conficcata nel muro. Wow, è incredibile che io sia riuscita in una cosa del genere! Ma non ho ancora visto morto chi ha ucciso i miei genitori. Non ancora. Spero di avere la soddisfazione, un giorno…

“Beh, ora…voglio tornare a casa…” dico piano.

“Certamente! Mi pare il minimo!” dice Durbe.

Beh, se non altro, credo di aver imparato come si fa.

 
Pov: Juniper

È da un paio di giorni che usciamo con Merag e Nasch, e pare che, ogni giorno che passa, diventino sempre più simpatici. Beh, meglio così! Non vorrei farmi mai allenare da una scorbutica…

Oggi siamo in un bar molto famoso di New York e siamo seduti intorno a un tavolino, mentre sorseggiamo le bevande che abbiamo ordinato.

“Ho uno strano presentimento…” dice Nasch. Oh, no… Non iniziare a portare sfiga, mi dico. È vero che adesso siamo esposti a più pericoli, ma non è detto che ovunque andiamo ci portiamo dietro delle rogne…

“Dai, amico. Non pensarci! Non credo che possa succedere qualcosa di strano… è vero, siamo a New York, e qui succedono tante cose. Ma non preoccuparti.” Dice mio fratello, prima di sorseggiare il suo caffè.

“Beh, è sempre meglio stare attenti. E poi… Nasch, non senti anche tu quest’aura cattiva?” dice Merag.

Aura cattiva? Cosa intende?

Nasch scuote la testa. “Non sento nulla di malefico…”

“Io si! Ed è vicina!” dice Merag, guardandosi intorno.

Ammetto che ora sono un po’ timorosa, non so cosa potrebbe succedere… Spero che Merag si sbagli! Poi ci ripenso… Ma come può una come lei sbagliarsi? È una Bariana, può avvertire il potere che aleggia intorno a lei.

“Molto vicina…” dice Nasch. Pare che ora avverti anche lui quel potere.

Stringo la mano di mio fratello. Ora ho davvero tanta paura. Rischiamo la vita già ora?

“Hey, Juniper!” dice una voce maschile alla mia sinistra. Mi giro e mi trovo davanti a David Fender, il ragazzo con cui sono uscita la settimana scorsa.

“David! Ciao! Che piacere vederti…” dico, un po’ imbarazzata. Sento tutti gli occhi dei miei accompagnatori addosso. Pare che ci vedano qualcosa di male.

“Tu! Allontanati, mostro!” dice Merag, alzandosi dalla sedia e spingendolo a terra. Io gli tendo una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma vengo subito fermata da Nasch, che mi tira a sé. Cosa sta succedendo?

“Merag! Perché l’hai fatto?” dice mio fratello, osservando la Bariana.

“Fatti due domande, Nathan: ho sentito un potere malvagio e poi ho spinto a terra questo tizio. Come mai, secondo te?” dice Merag.

David si rialza e colpisce Merag con un pugno alla guancia destra. Lei arretra, ma non pare molto sofferente. Nasch si avvicina a lei e colpisce David, ma lui respinge il colpo creando una cupola azzurrina intorno a lui, la stessa che ho usato per difendermi dalle api. Nasch ritrae il braccio, evidentemente ferito. Nel frattempo, i dipendenti del locale e i clienti scappano terrorizzati, dicendo di chiamare la polizia. Io osservo la scena senza poter fare nulla. Mi limito solo ad allungare il braccio, stendendo il palmo. Come è successo per Nathan, la mia mano è circondata da un vapore argenteo, che si concentra in una sfera che si ingrandisce sempre di più. Una volta raggiunta la dimensione della mia mano, la tiro, come se fosse una palla, addosso a David, che, ricevendo il colpo, cade a terra. Ma stranamente si dissolve, diventando polvere. Ma cosa diamine…?

“Mi sorprendo delle tue capacità, Juniper.” Dice la stessa voce che ho sentito prima. David è ricomparso sulla soglia dell’uscita del bar e mi sta sorridendo, quasi volesse prendersi gioco di me.

“Ma tu…eri lì…” dico, facendo dei passi indietro e indicando il punto in cui si trovava prima. Come diamine avrà fatto?

“Ah, no. Quella era una mia copia che ho creato usando i miei poteri. Io sono il vero David Fender.” Dice lui, abbassando lo sguardo, divertito dalla faccenda.

“Che cosa vuoi da lei?” chiede Nasch, in modo brusco.

“Oh, nulla…Semplicemente…PRENDERMI I SUOI POTERI!” dice, ridendo sguaiatamente.

Cosa? Vuole prendersi i miei poteri? Ma allora lui…

“Lui è un servitore della divinità, non una persona qualsiasi!” dice Nasch, puntandogli contro il dito. Lui… La persona con cui ero uscita. Quella persona che mi aveva chiesto di uscire. Lo ha fatto apposta. Lui voleva solo conoscere più dettagli su di me, solo per farmi fuori.

“Quindi… Tu non volevi solo passare una serata assieme a me. Volevi anche conoscere i miei poteri?” gli chiedo. Sono sicura che la risposta sia affermativa, ma voglio avere la conferma.

“Ci sei arrivata, eh? Non avevo intenzione di essere tuo amico. Si può dire che io ti abbia…USATA!”

Torna a ridere, mentre io mi sento male. Sono ferita nell’animo. Eppure non dovrebbe importarmene, visto che lui è un nemico. Ma ho come l’impressione di essermi fidata di lui per quei pochi giorni che abbiamo parlato. Mi sono illusa. Io… Come ha potuto?

“Maledetto!” dice Nathan, gettandosi addosso a lui e facendolo cadere a terra. Il suo viso è rosso dalla rabbia. Non ho mai visto mio fratello in questo stato. “Io lo sapevo! Sapevo che tu ti comportassi da autentico stronzo! Hai sbagliato a comportarti così con mia sorella.” Lo prende per il bavero e gli dà dei pugni che, come minimo, gli hanno rotto la mascella. David non ha la forza né di parlare, né di provare a contrattaccare. Dopo un po’ sembra senza vita. E poi, come un déjà-vu, diventa polvere.

“Nathan, attento!” urla Merag. Dietro di lui è ricomparso David, che gli tira un calcio sul fianco sinistro. Il colpo lo dirige dritto contro il muro, sfondandolo.

“NATHAN!!” urlo, avvicinandomi a grandi passi verso di lui. David prova a colpirmi per evitare di raggiungerlo, ma io riesco a scamparla per un soffio, piegandomi un attimo prima che un colpo di luce mi centri in pieno viso.

Nathan respira, è ancora vivo, ma è svenuto.

Nasch mi raggiunge e si para davanti a me per evitare che io mi faccia male. Anche Merag fa lo stesso, ma vengono entrambi feriti ripetutamente. Nei loro volti vedo la sofferenza, ma non si arrendono. Non posso permettere che loro soffrano solo per proteggermi. Non riesco a vederli in questo stato.

“Ragazzi, basta.” Dico, alzandomi e mettendomi davanti ai due fratelli, nonostante loro provino a prendermi e riportarmi dietro di loro. “Me la vedo io, adesso.”

 
Angolo Autrice

Duuuunque, salve a tutti!!^^

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, tra Gilag che tortura Ivan (porello), Elise alle prese con un arco (una nuova Katniss Everdeen? Nah, Catnip è unica xD) e i nostri gemelli alle prese con un nuovo nemico: David Fender (che abbiamo già ritrovato nel sesto capitolo della storia, Twins).

Bene, rendiamoci conto che il prossimo capitolo sarà il decimo della storia (beh, già siamo al decimo, ma il prologo non conta, quindi…)! E sono riuscita ad impegnarmi SERIAMENTE e PSICOLOGICAMENTE a scrivere i primi dieci capitoli senza blocchi dello scrittore. Woo-Hoo!! (ricordo che nella prima storia a capitoli che ho pubblicato su EFP impiegavo due o tre mesi a scrivere 800 parole. OTTOCENTO! Giuro.)

Ok, direi che ho detto tutto. Per le solite cose, ormai le sapete a memoria, quindi non c’è bisogno che ve lo ripeta. XD

Ci vediamo al prossimo capitolo! Bye bye!!

eli8600

P.S. Avete anime da consigliare? (Possibilmente non licenziati. Non mi piace vederli doppiati.) xD (Se proprio richiedete i generi… Ehm, i miei generi preferiti sono Scolastici, Azione e Splatter. Soprattutto l’ultimo B) Ma in ogni caso, se la trama mi incuriosisce, lo guarderò.)

P.P. S. Probabilmente lunedì prossimo non pubblicherò L Potrei pubblicare qualche giorno dopo (se tutto va bene). Proverò a trovare tempo, per ora credo di riuscire a pubblicare. Se così non fosse, vi avviserò nei messaggi privati e il capitolo lo farò uscire comunque in settimana. ^^

P.P.P.S. Per un attimo ho avuto un infarto: non mi si apriva Word e ho temuto di non poter pubblicare. Menomale che, riavviando, sono riuscita ad aprirlo. Computer stronzo -.-

P.P.P. P.S. Non ho mai fatto una nota dell’autore più lunga di questa xD.
  
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