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Autore: lilJEyre    01/09/2015    2 recensioni
Aprì gli occhi e lo vide, dinanzi a lei, accomodarsi sulla sedia. All’istante provò l’impulso di alzarsi e baciargli le labbra fino a che non si fossero consumate. Ma non lo fece. Rimase dov’era, immobile.
Lui la guardo in voltò, conscio che non vi era ragazza più bella di Ines, così fuori luogo, lì.
Ma dove altro avrebbero potuto incontrarsi?
Lui allungò la mano prendendo quella di lei, poi vi posò un delicato bacio. La pelle di Ines prese fuoco.
Javier la guardava con occhi colmi d’amore, infiammati dalla passione, dal desiderio di stringerla a sé ed amarla fino a che, di loro, non sarebbero rimaste altro che ceneri.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ceneri

 

 

    L’acre odore di sigaretta impregnava l’aria di quel vecchio locale. Si posava sullo scuro legno invecchiato del bancone, dei tavoli, delle sedie, del pavimento scricchiolante. Si insinuava fra i lunghi capelli scuri di Ines, raccolti sulla nuca. Ciocche ribelli le si incollavano al collo imperlato di sudore. Nel mormorio della tarda sera, fra uomini e donne pronte e consumare la loro passione, la ragazza si portò un bicchiere di rum alle labbra scarlatte. Bevve un sorso, prima di poggiare il bicchiere sul tavolo. Si guardò intorno e notò l’uomo che, seduto al bancone, la guardava con occhi accesi di desiderio. Ines tornò a guardare il suo bicchiere, passandosi una mano sul collo, alzò gli occhi, osservando la sua immagine riflessa nel grande specchio sulla parete. La pelle ambrata era liscia, morbida e calda come lenzuola di seta, le ciglia lunghe e folte erano rese più scure dal mascara, che con cura aveva messo prima di uscire in quella sera di mezza estate. La scollatura generosa metteva in evidenza i seni rotondi. Lei si scostò una ciocca i capelli dietro un orecchio, sistemandosi la rosa che aveva fra essi.
    Abbassò ancora lo sguardo sulle sue mani curate attorno al bicchiere. Sospirò. Non era di certo la vita che aveva scelto, ma… in fondo, aveva scelta?
    Le aveva rubato il cuore, rifiutandosi di restituirglielo… ma in realtà, lei non lo voleva. Gli aveva detto: «Eccomi, sono qui. Sono tua. Prendimi.» 
    Le costava amarlo, ma non poteva farne a meno, non poteva ignorare la passione, il sentimento che la legavano irrazionalmente a lui. Un amore che l’accendeva, che le dava vita, talmente forte da prosciugarla di qualsiasi forza, lasciandola inerme fra le sue calda braccia.
    Chiuse gli occhi, per un momento, per riaprirli quando lui, parlò alle sue spalle. 
    «Ti ho fatto aspettare.» mormorò e quasi la sua voce era impercettibile. Non l’aveva sentito entrare, avvicinarsi al tavolo al quale sedeva, quello accanto alla pista da ballo. 
    «Sì.» si limitò a rispondere. Aprì gli occhi e lo vide, dinanzi a lei, accomodarsi sulla sedia. All’istante provò l’impulso di alzarsi e baciargli le labbra fino a che non si fossero consumate. Ma non lo fece. Rimase dov’era, immobile. 
    Lui la guardo in voltò, conscio che non vi era ragazza più bella di Ines, così fuori luogo, lì. 
    Ma dove altro avrebbero potuto incontrarsi?
    Lui allungò la mano prendendo quella di lei, poi vi posò un delicato bacio. La pelle di Ines prese fuoco.
    Javier la guardava con occhi colmi d’amore, infiammati dalla passione, dal desiderio di stringerla a sé ed amarla fino a che, di loro, non sarebbero rimaste altro che ceneri. 
    «Perdonami.»
    «Dolores?» chiese ritraendo la mano e posandosela sulla spalla.
    Lui annuì, piano.
    Per quanto il loro amore fosse vero, genuino, puro… era anche sbagliato. Lui, non sarebbe mai stato suo, in fondo. Davanti a Dio si era legato a Dolores.
    Il cuore le si strinse in una morsa.
    «Okay.» mormorò la ragazza con voce spezzata.
    «Oh, Ines…» soffiò Javier sfiorandole le dita della mano ancora attorno al bicchiere. 
    Era il 1937, Ines aveva ventidue anni, Javier ventisei. Ma lui l’aveva incontrata dopo Dolores, dopo aver giurato di restarle accanto per tutta la vita, quella vita che, per ironia della sorte, gli stava scivolando via. 
    Lei si sforzò di sorridere. Che scelta aveva? Una vita senza lui era più devastante di quella tragica condizione. Ci aveva provato ed aveva cessato di vivere. Lo amava e non poteva farne a meno.
    Javier l’accarezzò con lo sguardo, dolce e gentile, carico di significato ed amore celato nelle ore diurne. E gli occhi di Ines non poterono che guardarlo ammaliati, mostrando tutto l’amore che nutriva nei suoi confronti, aprendo a lui la sua anima, lo scrigno dei suoi sentimenti, mentre ogni fibra del suo essere la proiettava verso lui.
    Un desiderio tanto forte da farla fremere come fosse una foglia vento, un sentimento tanto forte da farla gemere.
    «Ci stiamo consumando, Javier… lentamente sto bruciando…» mormorò lei chiudendo le palpebre, cercando di non far sfuggire quelle lacrime che prepotenti desideravano di uscire. «E non riesco a respirare, non riesco a mangiare, o dormire se non avverto la tua presenza.» continuò con voce incrinata. «Ma non posso vivere di ricordi, di speranza mute e crudeli.», aprì gli occhi velati di lacrime, «Ho bisogno di vivere.»
    In quel momento, il cuore Javier  si spezzò, i suoi battiti accelerarono ed echeggiarono nel suo petto, mentre le orecchie cominciavano a fischiargli.
    «Ines…»
    Lei non aveva la forza di alzarsi, di allontanarsi da Javier, da ciò che il suo cuore gridava e desiderava, ma non aveva possibilità, non aveva scelta. Doveva vivere, aveva bisogno di vivere e quella situazione non glielo permetteva.
    Voleva dirgli addio, ma non ne aveva la forza.
    Il cuore le doleva.
    «Addio, Javier.» gemette alzandosi lentamente e dirigendosi all’uscita, ancheggiando sinuosamente.
    Ogni parte del corpo pulsava di crudo dolore, gridava come schiacciato da un macigno, mentre passo dopo passo si allontanava da quella passione travolgente, da quell’uomo dagli occhi e dai capelli color della notte. Quasi poteva vedersi, come se da persona esterna potesse assistere a quella scena struggente e dolorosa, come se potesse guardare il suo viso annaspare aria, desiderare di vivere e di amare qualcuno che avrebbe potuto amarla, incondizionatamente, indolore, per sempre.
    Sarebbe stato tutto più facile se, Javier, in quell’istante non l’avesse afferrata per il polso, costringendola a voltarsi.
    «Lasciami.» soffiò lei senza guardarlo in volto, perché sapeva che se l’avesse fatto, non avrebbe avuto la forza di allontanarsi ancora, di scegliere una vita migliore di quella.
    L’amore è cieco, l’amore è irrazionale. Ci lega a qualcuno anche quando non vorremmo.
    «Non posso.»
    E fu allora che Ines puntò i suoi occhi su quelli di Javier. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che era un errore, ma non poté controllare i movimenti delle sue mani, mani che delicatamente e disperatamente cercarono il viso di lui, lo accarezzarono con strema delicatezza, mentre gli occhi le si velavano di lacrime amare. Un dolore, lancinante, parve squarciarle il patto, mentre un lampo di dolore e disperazione fendé gli occhi di lui.
    Lei cercò di liberarsi dalla sua presa, come ripresasi da quello stato di ammaliamento, ma lui le bloccò le braccia, portandosi una mano di lei sulla spalla e l’altra stringendola nella sua. La spinse verso di sé, facendo aderire i loro corpi, prima di muoversi sulle note del tango suonato da sconosciuti musicisti. Non ballarono, no, su quella pista, Ines e Javier, si amarono. Si amarono con disperazione, con passione, con affetto, amore, come fosse la prima volta, ma consapevoli che fosse l’ultima. I loro corpi sprizzavano elettricità, ogni loro terminazione nervosa vibrava sotto il calore dei loro tocchi leggeri e sensuali. Le loro labbra gravitavano l’una verso l’altra, legate fra loro attraverso una catena di sospiri. Si guardarono negli occhi, prima di fermarsi di colpo. Capirono che amarsi in quel modo, per quanto travolgente fosse, non era abbastanza.
    Uscirono dal locale diretti in quel vicolo cieco, nascosti, aiutati dalla compassionevole oscurità.


    Contro quel muro, umido, freddo, Ines e Javier si amarono per l’ultima volta.
    Le mani di lui scorrevano sul corpo di lei, le sfiorava le cosce, attorcigliate ai suoi fianchi, tanto delicatamente che sembrava sfiorasse dell’acqua.
    La baciò con passione, come a volersi prendere i baci di una vita, una vita che non avrebbero mai avuto vissuto insieme.
    L’amò ed era certo che mai avrebbe dimenticato le forme del suo corpo, il profumo dei lunghi capelli neri, lisci come seta, che le sfioravano le spalle, il petto madido di sudore.
    L’avrebbe sempre amata, a suo modo.
    «Addio, Javier.» singhiozzò ancora lei, mentre lui le baciava il collo, affondava i polpastrelli nella carne delle sua cosce.
    «Addio, Ines.» rispose con cuore colmo di sofferenza.
    Fu l’ultima volta che si amarono.
    Un ultimo abbraccio, un ultima carezza… un ultimo bacio. E, dopo, non rimasero altro che ceneri.




   
 
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