Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: EternalSunrise    01/09/2015    2 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fourteenth chapter: Golden eyes

“Ehy, Sora? Sono io. Riesci ad aprire un attimo gli occhi?” Hana li aveva condotti in camera, avvicinandosi poi al letto del piccolo moro con l'intento di fargli aprire gli occhi, per chissà quale motivo. Il ragazzino era stato messo sotto le coperte in modo da tenerlo al caldo e da esse spuntavano solo gli occhi ancora chiusi e i capelli castani tutti arruffati. In fronte gli era stato messo un panno umido per cercare di abbassare la temperatura. Da quel che la sorella aveva detto, gli aveva fatto anche prendere una pastiglia.
“Sora?” lo chiamò ancora la ragazza.
Il piccoletto mugugnò qualcosa, sprofondando ancora di più sotto le coperte.
Hana le scostò appena “Lo so che hai sonno, ma mi serve che tu li apra un attimo. Poi potrai dormire, te lo prometto. Okay?” gli spiegò, carezzandogli i capelli.
Non sapeva perché, ma Riku provava un leggero fastidio a vederli così affiatati. Ed era strano, perché quei due avevano passato molto tempo insieme in quei giorni, ma all'argenteo non era importato poi molto, quindi perché tutto a un tratto doveva interessarsene? Che c'era di male nel vedere sua sorella che coccolava quel ragazzino? Niente. Eppure gli dava fastidio, tant'è che dovette spostare lo sguardo sul tappeto bordeaux posto al centro della stanza.
Sora annuì e abbassò un po' le coperte, aprendo poi i suoi grandi occhioni stanchi e assonnati. Era tutto un po' sfocato, ma gli bastò sbattere le palpebre per riuscire a mettere a fuoco ciò che lo circondava. Si guardò intorno e vide alla sua destra Hana che lo guardava preoccupato, Axel che faceva la stessa cosa dai piedi del letto e Riku... Riku che aveva gli occhi rossi. No, doveva aver visto male. Si strofinò i propri con le mani e poi guardò di nuovo l'argenteo. Erano proprio di quel colore. Si poggiò sui gomiti, facendo cadere il panno umido sul copriletto. Ignorando il freddo e il giramento di testa che lo disorientò per un attimo, si alzò lentamente dal letto, avvicinandosi alla sedia su cui era seduto il ragazzo -che stava ancora fissando il tappeto, divenuto tutto a tratto interessante-, e gli mise le mani sulle spalle, costringendolo a girarsi verso di lui sotto lo sguardo curioso del rosso e della ragazza.
Riku si girò di scatto per capire cosa stesse succedendo, ma per poco non si prese un colpo quando, a pochi centimetri dal suo viso, si ritrovò gli occhi del moretto. Quello che però lo fece in qualche modo trasalire, fu il loro colore. L'azzurro cielo delle sue iridi, ora, conteneva striature dorate, come se stessero cambiando lentamente colore.
“Sono veramente rossi...” sussurrò sbalordito il ragazzino. Poi sorrise “Sono belli, sai?” affermò, con la voce un po' roca, lasciando tutti a bocca aperta -specialmente il ragazzo davanti a lui, che sembrava aver perso la lingua. Arricciò le labbra “Però quelli verde-acqua era ancora più belli. Perché li hai cambiati?” domandò ingenuamente, con una nota di tristezza. In quel momento sembrava tanto un bambino.
E mentre Hana cercava di trattenere una risatina, Axel continuava a chiedersi cosa si fosse perso.
Riku, invece, continuava a cercare di capire che gli fosse preso a quell'inglesino. Fino a qualche ora prima non gli si sarebbe mai avvicinato così tanto, mentre in quel momento era persino dispiaciuto che il colore delle sue iridi fosse cambiato. Quello che però non riusciva a capire è cosa gli avessero fatto per ridurlo in quello stato. Un'idea ce l'aveva, ma desiderava ardentemente sbagliarsi.
“Torneranno normali, tranquillo.” fu Hana a rispondere al suo posto, con mezzo sorriso.
Il moretto annuì, tornando a guardare gli occhi cremisi del maggiore. Rimase in quella posizione ancora un po', finché non prese nuovamente parola “Perché sono cambiati?” domandò curioso.
Riku, però, cominciava a innervosirsi ad averlo così appiccicato. Gli prese i polsi tra le mani, senza stringere, e lo allontanò appena “Rimettiti a letto, hai la febbre.” disse solamente, ignorando la domanda.
Il piccoletto fece come gli era stato detto, perché in fondo aveva ancora freddo, e mentre Axel usciva dalla stanza per andare a fare una doccia, lui posò il suo sguardo sull'argenteo, in attesa di una risposta.
Hana si dileguò dicendo che doveva fare una chiamata, così rimasero soli.
“È una storia troppo lunga, devi riposare.” disse l'albino, sentendo il suo sguardo addosso.
Il moro scosse la testa “Sto bene.” affermò.
“E io sono il principe mezzosangue.” ribatté il maggiore, facendo ruotare le iridi scarlatte.
Il piccoletto s'imbronciò “Sei antipatico quando fai così.” si lamentò, sparendo definitivamente sotto le coperte.
Stranamente il sonno gli era passato.
Riku ridacchiò appena, alzandosi sulla gamba destra e sedendosi lentamente a terra, vicino al letto, nonostante la ferita gli dolesse ancora molto e gli tirasse “Sembri un bambino, Sora.” infilò una mano sotto le coperte e cominciò a punzecchiargli con un dito il fianco destro.
L'inglesino si mise a ridere appena, agitandosi, per poi sbucare fuori dal suo nascondiglio, tutto imbronciato, quando il maggiore s’interruppe “Sta' fermo.” ordinò, guardandolo truce, le guance rosse e i capelli più arruffati di prima.
L'altro ghignò “Sbaglio o qualcuno, qui, soffre il solletico?” domandò, riprendendo quella divertente tortura -o almeno, divertente per lui.
Sora si mise a ridere, iniziando persino a scalciare a vuoto “N-no! Basta!” cercò di allontanarsi dal ragazzo, ma finì solo con il cadere a terra con un mezzo grido.
Quella volta fu Riku a ridere “Stai bene?” chiese, non appena quell’attacco d’ilarità passò.
“Diciamo che sono stato meglio.” rispose l’altro, facendo una mezza risata.
Dalla porta spuntò Hana con ancora il cellulare in mano “Tutto bene?” chiese preoccupata “Ho sentito Sora gridare.”
In quel momento arrivò anche Axel, con un asciugamano in vita e il corpo gocciolante “Cos’è successo?!” aveva i capelli pieni di schiuma.
Il moretto si rimise a letto “Tutto a posto, tranquilli.” rispose sorridendo.
“Se lo dici tu…” mormorò la mora poco convinta.
Il rosso notò l’argenteo a terra “Riku, si può sapere che diavolo ci fai seduto lì?” domandò con un sopracciglio alzato.
Il moretto sbuffò mezzo divertito “Si diverte a torturarmi facendomi il solletico!” rispose per lui, incrociando le braccia.
Riku lo guardò fintamente offeso “Chi? Io? Oh, Sora, come puoi dire una cosa del genere? Io non potrei mai farlo!” disse, per poi scoppiare a ridere da solo l’attimo dopo.
L’inglesino, per ripicca, prese il cuscino dietro di lui e lo tirò in faccia all’altro che, colto alla sprovvista, interruppe la risata.
“Mi hai tirato un cuscino in faccia!” esclamò, ancora sorpreso.
Il piccoletto si portò una mano al petto, assumendo un’espressione offesa “Io non farei mai una cosa del genere, Riku!”
Il più grande sbuffò con un mezzo sorriso “Esilarante.”
Sora assunse un’aria di superiorità “Lo so.” affermò.
Due secondi dopo si ritrovò il cuscino sulla faccia.
“Ehy! Non vale, ero distratto!” si lamentò, inutilmente.
Riku fece spallucce “In amore e in guerra tutto e lecito.”
A quelle parole, Sora rimase confuso. Da giorni non capiva più nulla, cosa voleva dire con quella frase? Non erano in guerra -non per il momento- ma non erano nemmeno in amore, quindi a cosa si riferiva? Certo, negli ultimi tempi Riku si era comportato in modo bizzarro, molto bizzarro, divertendosi a infastidirlo, ma ciò non significava che fosse innamorato -di lui, oltretutto, un ragazzino straniero conosciuto appena tre giorni prima e che aveva odiato a vista, perché era palese che fosse così.
Giusto?
I due ragazzi alla porta tornarono ognuno ai fatti propri, lasciandoli nuovamente soli.
In quel momento Sora realizzò una cosa: il volo.
“Che ore sono?” chiese agitato, spostando lo sguardo dalle coperte a Riku.
Il ragazzo fece per prendere il suo cellulare dalla tasca, ma si rese conto di averlo lasciato a casa, così si limitò ad alzare le spalle.
Il moretto si fece prendere dal panico “Il mio volo parte alle sette, devo essere all’aeroporto almeno un’ora prima! E devo ancora sistemare la valigia, e prepararmi, e-“
“Non prenderai quel volo, Sora.” Lo interruppe l’argenteo, divenuto serio all’improvviso.
“Cosa?” Sussurrò confuso il piccoletto.
“Non puoi prendere quell’aereo.” Ripeté l’altro.
Il minore abbassò lo sguardo, alcuni ciuffi andarono a coprire i suoi occhi “Visto quanto è successo sarebbe meglio per tutti che io me ne andassi, così voi risolvete i vostri affari e io non vengo coinvolto ulteriormente.”
“Sì, è vero.” il tono di voce duro, come quando lo aveva scoperto a girare mezzo nudo per il corridoio “Se tu te ne andassi sarebbe tutto molto più semplice, ma non puoi.” Insistette Riku.
Alzò lo sguardo verso di lui, irritato “Perché no?! Voglio solo tornarmene a casa, dove nessuno cerca di ucciderti o usarti come cavia da laboratorio!” portò le gambe al petto e affondò il viso nelle braccia. Perché non aveva rinunciato a partire? Perché non era rimasto a casa sua, con Tidus e Wakka? “Voglio solo che tutto questo finisca.” Mormorò.
Sentì l’argenteo sospirare e poi alzarsi dirigendosi chissà dove. Sollevò appena la testa, quel poco che bastava per vederlo aprire un cassetto e tirarne fuori uno specchietto.
Gli si avvicinò, e solo allora Sora si accorse che zoppicava.
“Che hai fatto alla gamba?” domandò, senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione.
Riku lo ignorò, porgendogli l’oggetto. Il suo sguardo era serio, ma il piccoletto giurò di vedere una nota di dispiacere nei suoi occhi.
Prese in mano lo specchietto e rivolse la sua attenzione verso il proprio riflesso.
Tremò.
Perché? Perché le sue iridi avevano spesse striature dorate? I suoi occhi erano sempre stati azzurri, sua madre non sarebbe stata felice di vederli di un nuovo colore… ecco perché il maggiore continuava a dirgli che non poteva partire. Se fosse tornato a casa in quelle condizioni, sua madre si sarebbe insospettita, avrebbe scoperto tutto, avrebbe fatto scomodare tutta Scotland Yard pur di trovare i colpevoli, e se anche il Governo americano avesse indagato- no. Il Governo americano sapeva già tutto. Era lui la causa di tutto quello. Era da quelle maledette persone che era partito l’ordine di usarlo come cavia, di rapire lui e Riku. Se l’era quasi dimenticato: avevano rapito anche lui.
“Che ti hanno fatto?” domandò all’improvviso.
L’altro ragazzo, che nel frattempo si era riseduto sulla sedia, lo guardò confuso “A che ti riferisci?”
Sora distolse lo sguardo dal suo riflesso e lo posò sul maggiore “Hanno preso anche te, no?” l’argenteo annuì “Che ti hanno fatto?” ripeté.
Riku lo fissò per un attimo, indeciso se raccontargli tutto o meno, poi però sospirò, guardandolo stanco “Forse è meglio cominciare dall’inizio.”
Il moretto annuì, preparandosi ad ascoltare il passato di Riku.

 
Mettiamo le cose in chiaro: non sapevo che scrivere. Però almeno so come iniziare il prossimo :) 
Ho trascorso tutta l'estate nel dolce far nulla, priva di idee, e ora che sta per ricominciare la scuola, poof! Ecco che l'ispirazione torna. Non è giusto u.u
Comunque, mi sono finalemnte tolta questo maledetto capitolo dalle scatole, urrà! 
Fa schifo, ma Sora con gli occhi mezzi dorati è sexy, quindi amen!
Detto questo, scappo, sperando di tornare prima del prossimo millennio xD 

Baci, 
E.S.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: EternalSunrise