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Autore: Euachkatzl    01/09/2015    1 recensioni
“Avevi un'amica a cui hanno fatto del male?” azzardò un'ipotesi; avrebbe voluto dirne un'altra, quella che gli sembrava la più probabile, ma non ne aveva il coraggio nemmeno lui.
“No” rispose Amelia, con la voce sempre più debole. Tutta quella situazione non le piaceva.
“Hanno fatto del male a te?” chiese Brian, tentando di sembrare il più calmo possibile, quando in realtà gli tremavano le ginocchia: aveva paura. Aveva paura perché aveva capito cosa era successo ad Amelia, e non sapeva come gestire la cosa; non sapeva se cavarle le rispose di bocca o aspettare che lei si sciogliesse, anche a costo di attendere anni.
La ragazza respirò profondamente e alzò lo sguardo.
“No” rispose nuovamente, tentando di liberarsi dalla presa di Brian con uno scossone, ma senza successo: il ragazzo continuava a tenerle stretti i polsi. Amelia stava iniziando ad andare in panico.
“Dimmelo” le ordinò, perché nonostante la compassione che provava iniziava a spazientirsi: lui voleva aiutarla, e lei nemmeno provava a parlare.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ti prostituivi?"
Amelia sbarrò gli occhi nel sentire quella domanda rompere il silenzio della stanza come un urlo agghiacciante. Era stata appena sussurrata, ma lei aveva potuto sentire il sangue gelarlesi nelle vene e i brividi percorrerle in un istante ogni parte del suo corpo. La ragazza si voltò, facendo frusciare le lenzuola di seta nera, e osservò Brian, che da ore intere era fermo a guardarla e a riflettere.
Il ragazzo pensava a tutto e a niente: aveva rivissuto il primo incontro con Amelia e la debole stretta di mano che si erano scambiati, il loro primo bacio che sembrava essere accaduto secoli prima nonostante fosse passato solo qualche giorno, la serata precedente, della quale ricordava perfettamente ogni secondo e ogni emozione che lo aveva investito. Oltre a quello, il ragazzo aveva ripensato al fatto che Amelia, contro tutti i pronostici, fosse incredibilmente brava a letto, e di quando gli era passata per la mente l'intuizione che la ragazza avesse passato molto più di quello che non appariva. Pochi giorni prima aveva addirittura temuto che fosse stata violentata, o che fosse stata messa a vendersi per strada, ma aveva scartato tutte quelle idee, che in quel momento parevano insensate e illogiche, e le aveva relegate in un angolo della mente.
Quella notte, però, tutti i dubbi si erano prepotentemente fatti strada dentro di lui, e avevano occupato la sua mente impedendogli di chiudere occhio e smettere di osservare la ragazza, temendo quasi di perderla, temendo di non avere il tempo di conoscerla abbastanza a fondo, in quella vita.
Per quel motivo decise di porre quella domanda, sussurrandola dolcemente ma infondendole una potenza distruttrice che investì Amelia come un'esplosione.
La ragazza socchiuse le labbra, non riuscendo però ad emettere nemmeno un suono. Le richiuse e rifletté su cosa dire: lei non conosceva abbastanza Brian da raccontargli ogni cosa. Lei non aveva raccontato nulla neppure a Morgana, con la quale aveva trascorso ogni giorno della sua vita da un anno a quella parte. Non ne aveva parlato con lei che era la sua salvatrice, che l'aveva portata via da quell'inferno, perciò sarebbe passato molto tempo prima che se la sentisse di rivelarlo a Brian.
"Sì" sussurrò quasi impercettibilmente: i suoi pensieri non avevano fatto in tempo ad essere sondati abbastanza a fondo dalla ragione che già l'istinto si era mosso, superando il buon senso e facendo muovere la sua bocca.
Il ragazzo non sentì che un respiro, tanto era soffocata quell'esile parola, che in sé racchiudeva tutta Amelia; capì la risposta leggendo le labbra della ragazza, che subito baciò per lavare via il sapore amaro di quella risposta e per rimediare a tutti i baci sporchi e spregevoli che quella bocca era stata costretta a dare. Poi strinse Amelia a sé, e lei si sentì protetta, si sentì al sicuro tra le braccia di un uomo, nonostante fossero entrambi nudi e su un letto sfatto.
Tutto era così simile alle altre volte, eppure tutto era completamente diverso.

 

Morgana si svegliò sola, nella piccola camera da letto che condivideva con Amelia, ma che quella notte, suo malgrado, era rimasta triste e vuota, abitata da una sola persona. Morgana quella notte sentì come non mai la mancanza della sua ragazza, e per la prima volta ebbe davvero paura che tutto poteva essere giunto ad una conclusione. Non aveva mai pensato a quella remota possibilità, dato il carattere mite e mai irruento di Amelia, ma in quel momento le pareva ovvio che di lì a poco sarebbe tutto finito, e la sua ragazza non sarebbe più stata sua. Sarebbe caduta tra le braccia di qualcun altro, se non era già successo; l'avrebbe vista per strada, mentre camminava felice, tenendo per mano qualcun altro; o peggio ancora, sarebbe tornata a Salem.
A Morgana si mozzò il respiro quando vide chiaramente Amelia raccogliere le sue cose e impacchettarle tutte in una valigia, pronta a tornare alla sua vecchia vita e al freddo della sua città.


 

Morgana nemmeno immaginava che Amelia non sarebbe mai tornata a Salem. Costasse quel che costasse, la ragazza sarebbe rimasta lì per sempre, al fianco di Morgana, con la quale aveva un debito che non sarebbe mai riuscita a ripagare. Amelia doveva la vita alla sua ragazza, e per quello non avrebbe mai fatto nulla che potesse farla soffrire o che potesse incrinare il loro rapporto; la scorribanda della sera precedente sarebbe dovuta rimanere un caso isolato.
Almeno quello era ciò che pensava Amelia, mentre era ancora stretta tra le braccia di Brian. Continuava a rimuginare su Morgana, che non era riuscita a scacciare dalla mente nonostante fosse crollata addormentata, esausta da tutti gli scossoni che il suo cuore aveva subito durante la giornata precedente.
L'aveva sognata; quella ragazza era rientrata in lei a tradimento, sorprendendola nei sogni, l'unica parte di sé che Amelia non riusciva a controllare razionalmente. Morgana era apparsa lì, e la ragazza non aveva avuto il coraggio necessario per scacciarla.
Ad Amelia pareva di aver visto una triste anticipazione di un loro futuro, e ripensando a quel sogno si chiese istintivamente quali fossero state le scelte che le avevano portate proprio a quella vita. Erano divise. Ognuna di loro aveva preso la propria strada, ma Amelia, in quel sogno, sentiva dentro di sé una profonda tristezza, un senso di abbandono, segno che non era stata lei a decidere di farsi una vita senza Morgana (cosa che, dopotutto, non avrebbe mai avuto il coraggio di fare): lei era stata lasciata. Ma nel sogno, Morgana era tornata, era di nuovo a Salem con lei per un motivo ben preciso: Amelia aveva avuto il coraggio di ripetere tutto di nuovo. Aveva avuto di nuovo la sfacciataggine di presentarsi ubriaca davanti alla porta di Morgana, come la prima volta, e urlarle in faccia tutto quello che sentiva. Le aveva gridato che la amava, facendosi udire da tutta Salem, le aveva gridato che si sentiva stupida, che non aveva mai sopportato le persone che non si rassegnavano, ma che lei era la prima tra loro, le aveva gridato che si era resa conto di non poter vivere un giorno in più senza di lei.
A quelle parole, la Morgana del suo sogno dimostrò una reazione parecchio diversa dalla Morgana della sua vita: le chiuse la porta in faccia, senza degnarla di una risposta, nemmeno di un segno, facendola sentire piccola e stupida. Facendola sentire indesiderabile ed indesiderata.
Dirle tutto, in quel momento, le era sembrata la cosa più logica da fare, ed invece era stata la più stupida.
Qualche giorno dopo, Amelia l'aveva incontrata. Non si erano messe d'accordo né si erano più sentite da quella sera, semplicemente si erano incontrate come facevano nei primi mesi in cui erano state assieme a Salem: sapevano dove e quando trovarsi, senza aver bisogno di tante telefonate e accordi inutili su luogo e ora.
In quel sogno erano uscite insieme, e ancora una volta Amelia si era congratulata con sé stessa per la sua irruenza e il suo coraggio di seguire l'istinto, ma non tutto andò come avrebbe voluto. Ben presto, Morgana le ripeté la solita pantomima, che lei sentiva di aver ascoltato già troppe volte: ognuna di quelle volte in cui si era sentita disperata ed era corsa da lei come era solita fare quando stavano insieme, ritrovandosi però davanti ad una porta sbarrata e a parole fredde e taglienti.
In quel sogno, la ragazza sentiva che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto Morgana.

 

Amelia si era svegliata di soprassalto per la domanda che era giunta alle sue orecchie e non aveva più pensato al sogno o a Morgana; ma in quel momento, mentre Brian sembrava essersi finalmente addormentato in pace, la ragazza ebbe paura che il futuro che quel sogno le aveva fatto vivere fosse quello destinato a lei, se avesse insistito nel voler superare Morgana e nel voler prendere le decisioni da sé.
Amelia aveva deciso pochissime cose di testa sua, da quando si era messa insieme a Morgana, lasciando lei al comando per paura di farla arrabbiare contraddicendola, e di conseguenza di essere abbandonata.
Perché essere abbandonata era diventata la sua paura più grande dal momento in cui si era ritrovata invischiata nell'amore.

 

Morgana si alzò e scese dall'appartamento, tornando nella sala sporca, che come tutti sembrava soffrire i postumi dell'ultima festa: i bicchieri e quello che avevano contenuto giacevano rovesciati per terra o su qualsiasi superficie disponibile, il pavimento era ridotto ad un tappeto di impronte, addirittura un paio di magliette erano state lasciate a terra, perse da qualcuno ridotto troppo male per accorgersene. Morgana preferì sorvolare sui bagni e decise che ci avrebbe pensato quando sarebbe arrivato il momento, mentre bussava sulle porte attorno alla sala per tirare giù dal letto i ragazzi.
In via del tutto eccezionale, aveva permesso loro di dormire nelle stanzette del locale, dato che ormai era un paio di notti che non vedevano un letto, ma solo lo scomodo e freddo pavimento del Pentacle. Bussò a tutte le porte, non sapendo in quale stanza si fosse accomodato Matt, che avrebbe dovuto avere le chiavi per aprire le altre porte.
Le porte del Pentacle erano alquanto particolari (e assolutamente contrarie a qualsiasi norma di sicurezza), dato che la serratura scattava non appena la porta si chiudeva, serratura che poteva essere riaperta solo con la propria chiave. A dire il vero, c'era sempre una porta di servizio, nelle stanze, che Amelia aveva esplicitamente richiesto per una veloce fuga in caso di clienti particolarmente problematici, ma quelle porticine nascoste erano sempre mimetizzate così bene con il muro da essere parecchio difficili da notare.
Quando finalmente Matt uscì da una stanza, gironzolò pigramente da una porta all'altra, facendo scattare le serrature e liberando i ragazzi.
Morgana rise nel vedere Zacky uscire da una stanza ben precisa.
"Come hai fatto a dormire lì?" chiese, trattenendo una risatina.
"Lasciamo perdere" commentò il ragazzo, che si era svegliato di pessimo umore e aspirava solo ad un buon caffè.
Morgana seguì con la coda dell'occhio Zacky andare di sopra, poi chiuse la porta della camera, non prima di avervi però sbirciato dentro. Le sembrava tutto in ordine, dai gancetti appesi al soffitto alle corde elegantemente annodate attorno ad una complicata struttura appoggiata al muro. La ragazza rise di nuovo nel pensare a Zacky dormire sul pavimento per l'ennesima notte, dato che in quella stanza non c'era alcun letto né alcun cuscino: a cosa sarebbero mai serviti, gli oggetti morbidi, alla gente alla quale per godere serviva essere picchiati?
Morgana non aveva mai approvato quel genere di sesso, ma Amelia aveva insistito nel costruire anche quella stanza, spiegando brevemente che la gente è varia e che a qualcuno sarebbe potuto piacere. Anche se alla parola 'qualcuno' sarebbe stato più corretto sostituire 'molti', dato che la maggior parte dei clienti di Amelia avevano voluto ricorrere a qualche schiaffo per scaldare l'atmosfera e far salire l'eccitazione.

 

Matt finì di liberare tutti i ragazzi dalle varie stanze e salì all'appartamento, trovandosi di fronte ad un Zacky alquanto arrabbiato non appena ne varcò la soglia.
"Non mi hai sentito ieri?" si lamentò, appoggiando le mani sui fianchi e guardando Matt negli occhi.
"Cosa dovevo sentire?" domandò confuso l'interpellato, che in tutta sincerità non aveva sentito un bel niente.
"Ho battuto sulla porta per un sacco di tempo perché tu mi riaprissi"
"E perché?" insistette Matt, che non ci stava capendo un accidente di quella storia.
"Perché sono finito nell'unica stanza senza un letto, e mi sono dovuto fare di nuovo la notte sul pavimento, e tu da bravo stronzo mi hai lasciato lì" farfugliò Zacky, sparando velocemente le parole a causa della rabbia che gli era montata durante la notte. Tutti gli risposero con risatine insonnolite e richieste di caffè e biscotti, senza badare molto alle disavventure del piccolo chitarrista.
"Oggi che si fa?" domandò Johnny, che era allegro e pimpante, al contrario degli altri ragazzi che sembravano non dormire da giorni.
"Aspettiamo che arrivino Brian e Amelia" spiegò Morgana appoggiando sul tavolo una biscottiera e qualche tazza. "Così posso dire tutto una sola volta"
"E dove sono?" chiese sempre Johnny, curioso come un bambino. Una fitta colse Morgana nel sapere che erano insieme, che si attardavano a tornare, e che non erano in una stanza a caso.
"Non lo so" mentì, deglutendo per cercare di sciogliere il nodo che le si era formato in gola.

 

"Scendiamo?" chiese Brian, ottenendo un cenno negativo da Amelia, che stava distrattamente accarezzando Pinkly, mentre rifletteva fissando il vuoto. Il ragazzo sospirò nel vedere che era tornata la solita Amelia, che si perdeva facilmente nei suoi pensieri, isolandosi dal mondo esterno, ma non si lasciò scoraggiare dalla situazione, sapendo che da qualche parte nella ragazza c'era l'Amelia della sera prima, che faceva le cose perché ne aveva voglia, e non perché dovesse accontentare Morgana o qualcun altro.
"Va tutto bene?" domandò, e anche a quella domanda la risposta di Amelia fu negativa. Non volle però dare spiegazioni e preferì tornare nel mondo reale, nella stanza cremisi e su quel letto sfatto che stava iniziando a diventare freddo.
"Scusa" mormorò, sentendosi in colpa: Brian tentava di aiutarla e lei restava la solita apatica, incapace di parlare di sé stessa. "Scendiamo"
Si rivestirono in fretta ed uscirono dalla porta di servizio, incastrata tra due grossi armadi, impossibile da vedere a meno che non si sapesse dove cercarla. Scesero una stretta scala a chiocciola immersa nel buio, che nonostante tutto non puzzava però di chiuso e di polvere, come Brian si sarebbe aspettato; un buon profumo si spandeva lungo gli scalini e saliva leggero verso il soffitto. Era lo stesso profumo che aveva la stanza cremisi appena entrati, quando ancora tutto era perfetto e inviolato.
"Che cos'era questo edificio?" chiese curioso il ragazzo quando uscirono e si ritrovarono in un vicolo tra il Pentacle e la costruzione attigua. Non era normale che un edificio possedesse quelle intricate scale e quei passaggi segreti, incorporati nella sua struttura e sicuramente non previsti dalle ragazze, che avevano però trovato il modo ideale per sfruttarli.
"Non lo so" ammise Amelia, che sapeva di trovarsi in un palazzo alquanto particolare ma del quale non conosceva la storia nonostante le varie ricerche e le varie domande poste a chiunque le capitasse a tiro.

 

I ragazzi entrarono nell'appartamento sfruttando le scale antincendio e arrivando direttamente dalla porta finestra della cucina, l'unica che dava sul terrazzo.
"Buongiorno" salutò secca Morgana quando entrarono insieme, scrutandoli e cercando di capire cosa avessero fatto per tutto quel tempo. Amelia, senza riuscire a fermarsi, la abbracciò stretta, spinta dal sollievo nel vederla davanti a sé e dalla paura di perderla e di ritrovarsi nella situazione che aveva vissuto nel suo sogno.
A quell'abbraccio, Morgana capì che non doveva dubitare di Amelia e che tutto poteva essere recuperato e sanato, mente Brian intuì che si stava lanciando in qualcosa di grande, insinuandosi nel rapporto tra le ragazze, che sembrava sempre solido nonostante le infinite crepe che lo costellavano. In quel momento si sentì come il terzo incomodo, un morbido punto d'appoggio al quale ricorrere quando le cose sembravano sfuggire di mano ad Amelia, un rifugio dove la ragazza si sarebbe riparata in attesa che passasse il peggio e Morgana tornasse ad essere la solita, e a non incazzarsi ad ogni sbalzo d'umore della ragazza.
Perché a volte Amelia dava quell'impressione, l'impressione di essere un'approfittatrice, di usare le persone per i propri comodi, nonostante la sua innocenza e la sua ingenuità. La realtà era che la ragazza a volte semplicemente non ce la faceva da sola, e si gettava sulla prima persona che le capitava a tiro, pentendosi solo dopo di essersi mostrata debole e cercando di riprendere le distanze.
Era una cosa che Amelia faceva involontariamente, ferendo per errore le persone che tenevano di più a lei, che in quel modo si sentivano solo sfruttate.

"Questa sera sarà l'ultima in cui potremo permetterci di fare casino" spiegò Morgana, che dopo l'abbraccio di Amelia si sentiva rinfrancata e pronta ad affrontare quella giornata. "Perché tra qualche giorno apriamo ufficialmente il Pentacle come bordello, quindi dovrà essere tutto perfetto".
Continuò illustrando brevemente i piani che aveva pensato per i giorni a venire, dal modo in cui avrebbero sparso la voce alle modalità con cui sarebbero stati presi gli appuntamenti (strettamente controllati da Amelia), dal tipo di festa che avrebbero organizzato per aprire ogni porta alla distribuzione delle stanze nel locale. Disegnò uno sbrigativo schemino, siglando ogni camera con le iniziali delle attività che vi si sarebbero svolte.
"Potete ancora tirarvi indietro" ricordò Morgana, guardando i ragazzi uno ad uno e richiamando il fatto che quello in cui si sarebbero imbarcati non era esattamente legale.
Nessuno se ne tirò fuori. Tutti volevano aiutare le ragazze, nonostante non approvassero appieno la loro idea.
Morgana annuì e disse che per la loro salute mentale sarebbe stato meglio uscire dal locale almeno per quella giornata. Magari vi sarebbero tornati la sera per festeggiare in pace, ma per il momento era meglio uscire al sole e non pensare al buio che aleggiava perennemente nel Pentacle.

 

"Ma Heather e Nishelle dove sono finite?" chiese di colpo Jimmy, mentre usciva con Morgana, Johnny e Matt scendendo le scale antincendio all'esterno dell'edificio.
"Tornano domani" rispose la ragazza, che aveva la situazione sotto controllo. "Abbiamo deciso di fare un contratto decente, così verranno a lavorare normalmente e non tenteranno qualche attacco terroristico al locale"
Era una delle rare volte in cui Morgana riponeva la sua fiducia su qualcuno, spinta dalla stanchezza e dal peso che gravava sulle sue spalle; tuttavia, quella volta non si rivelò una buona scelta, dato che Heather conservava ancora, nel cassetto del comodino a casa sua, un mazzo di chiavi fabbricate per aprire porte molto speciali.

 

Brian raccolse la sua chitarra, che il giorno prima aveva abbandonato nella camera delle ragazze, e uscì dall'appartamento, fedelmente seguito dalla sua cagnolina, che data la lunga reclusione nella stanza cremisi non vedeva l'ora di zampettare all'aperto.
"Ci vai da solo?" chiese Zacky, un po' in imbarazzo, quando Brian gli sfrecciò davanti. In fondo, era stato proprio lui a rompere la chitarra, facendo lo scemo in una goffa imitazione del suo amico, e si sentiva profondamente in colpa.
"Vieni, se proprio vuoi" commentò Brian, che nel ricordarsi che lui era il colpevole avrebbe voluto sfasciargli definitivamente la chitarra in testa.
Zacky trotterellò fuori dall'appartamento, tenendosi però a debita distanza dall'amico e dalla pesante custodia che reggeva in mano.

 

L'ultima ad uscire fu Amelia, che dopo aver raccolto le chiavi e chiuso tutti i portoni si perse ad osservare il mare, che si vedeva perfettamente dalla porta d'ingresso del locale. La voce di Morgana che la chiamava la riportò alla realtà.
"Noi andiamo per conto nostro" sorrise la ragazza, prendendo Amelia a braccetto e letteralmente trascinandola via verso il viale che costeggiava la spiaggia. Brian si sentì sempre più stupido, vedendo che Amelia non opponeva alcuna resistenza a Morgana: si era illuso di poter separare quelle due, quando invece sentiva sempre più chiaramente che Amelia l'aveva usato solo come uno sfogo.
Amelia guardò Brian e accennò un piccolo sorriso per salutarlo, ma il ragazzo non la notò nemmeno, perso com'era a crogiolarsi negli auto rimproveri. La ragazza venne quindi rapita da Morgana senza nemmeno poterlo guardare negli occhi, ma solo osservandolo incamminarsi a testa bassa nella direzione opposta alla sua.

 

"Ti ricordi che giorno era ieri?" chiese Morgana in un soffio quando si sedettero su un basso scoglio lambito dall'acqua fresca dell'oceano. Avevano fatto tutto il tragitto in silenzio, data la scarsa abilità di Morgana di dire cose stucchevoli e dolci, che solitamente le uscivano di bocca appena sussurrate, dopo un grande sforzo da parte della ragazza. Le pareva sempre di essere stupida, a dire quelle frasi che sembravano sempre riciclate da vecchi romanzi rosa.
"Certo" annuì Amelia. Ovvio che se lo ricordava, lei ricordava qualsiasi giornata passata con Morgana a Salem, e sempre le avrebbe ricordate.
"Sono cambiate tante cose" osservò la ragazza, fermando il cuore di Amelia e mozzandole il respiro. La stava lasciando. Non c'erano dubbi. Sentiva già tutte le sue certezze sgretolarsi e il mondo scivolarle sotto ai piedi. Sentiva che stava per essere investita brutalmente dalla vita, senza quello scudo che Morgana era sempre stata. Sentiva che stava per iniziare a piangere, atterrata dalla paura e dal nero che correvano veloci verso di lei per afferrarla alle spalle e trascinarla con loro.
Amelia si voltò e fissò la sua ragazza negli occhi, pregandola in silenzio di dire il più velocemente possibile tutto ciò che si era ripromessa di dirle. Vide gli occhi lucidi di Morgana, e questo la fece sprofondare un po' di più: era la fine.
"Non mi lasciare" mormorò Morgana.

 

Zacky e Brian avevano abbandonato il resto del gruppo, che di certo non voleva farsi la scarpinata che loro avrebbero dovuto affrontare, e si erano incamminati verso il loro amato negozio di musica. Nel corso degli anni, avevano lentamente svaligiato quel negozio, rendendo ricco il proprietario, che ormai nutriva un certo affetto per loro: li aveva visti crescere, sia come persone che come musicisti, aveva organizzato qualche lezioncina nel retro del negozio e li aveva sempre incoraggiati a continuare per la strada che si erano prefissati, senza lasciarsi distrarre da viuzze secondarie più semplici e veloci.
Il suono cristallino del campanello annunciò l'arrivo dei due ragazzi. Per loro quello scampanellio equivaleva sempre a felicità, dato che ogni volta che entravano in quel negozio ne uscivano con qualche gran bell'oggetto in mano. Quasi dieci anni prima, Brian ne era uscito con la chitarra che in quel momento reggeva in mano, quella che sarebbe diventata la sua migliore amica e il suo maggior passatempo.
Il proprietario li accolse con la stessa affabilità con cui accoglieva tutti i clienti, ma anche con quell'accenno paterno che era solito riservare solo a loro.

"Brutte notizie?" chiese, vedendo la faccia torva di Brian mentre appoggiava la custodia sul lungo bancone di legno grezzo oltre il quale stava l'uomo.
"Preparati al peggio" avvisò il ragazzo, scoccando un'occhiata a Zacky, che si fece piccolo piccolo, ad un angolo del lungo banco.
Brian fece scattare i ganci della custodia, che data la tensione che le sue parole avevano creato nell'aria sembrarono provocare un rumore assordante. L'uomo, ansioso di vedere cosa ci fosse dentro la custodia e irritato dalla lentezza del ragazzo, sollevò in fretta il coperchio e scoprì la chitarra e la forma innaturale che aveva assunto il manico dopo che uno Zacky in vena di giocare l'aveva spedita giù dal palco.

"Si può fare qualcosa?" domandò Brian, che attendeva quella risposta con più ansia di qualsiasi altra. Si schioccò nervosamente le dita mentre l'uomo estraeva lo strumento dalla custodia e lo esaminava, muovendone i pezzi e passando le dita sulla superficie bianca e rigata da profondi graffi.
"Avrei un'idea, ma non sono sicuro che andrà in porto" commentò, senza mai staccare lo sguardo dalla chitarra. "Tornate tra qualche ora e vi so dire"
A malincuore, Brian dovette uscire dal negozio e affidare la sua bambina nelle mani di quell'uomo, confidando in lui e nei suoi poteri miracolosi.
"Tornerà come nuova" tentò di incoraggiarlo Zacky, beccandosi in risposta una spallata.
Brian si sedette sul marciapiede, appena fuori la porta d'entrata, e si prese la testa tra le mani; avrebbe atteso in quella posizione finché l'uomo non sarebbe uscito annunciando la resurrezione della sua Gibson; poco importava se sarebbero passate piogge, temporali o cataclismi, lui l'avrebbe attesa lì, e Pinkly con lui.
La cagnolina era stata tutto il tempo con i ragazzi, zampettando allegramente accanto a loro, e anche in quel momento imitava il suo padrone, distesa sul marciapiede in attesa.

 

Amelia sbatté ripetutamente gli occhi prima di capire appieno quella che le sembrava quasi una supplica proveniente da Morgana. Le aveva chiesto di non lasciarla. L'aveva pregata di non lasciarla. Morgana, che era sempre stata quella in grado di affrontare tutto di petto e senza aiuto, in quel momento le stava chiedendo di non abbandonarla a sé stessa e di starle vicino, qualsiasi cosa avrebbero dovuto affrontare.
"Perché dovrei lasciarti?" domandò ingenuamente Amelia: lei non aveva motivo di andarsene da Morgana, anzi: andarsene di sua spontanea volontà era l'ultimo dei suoi pensieri.
"Perché le cose stanno andando male, e io ho paura" spiegò in un soffio Morgana "E mi sembra che tu non mi voglia più, e che ti stia già allontanando da me; e non mi interessa cosa devo fare per riaverti vicina, se devo lasciar perdere i miei amici o se devo tornare a Salem, io voglio farlo, perché sei la cosa più importante che ho e non me ne sono mai accorta finché non ti ho più sentita vicina, e-"
Amelia zittì Morgana con un bacio; non tanto perché non le facesse piacere quello che diceva, sarebbe andata avanti ad ascoltare quel confuso monologo per ore, quanto perché non voleva che Morgana vedesse che piangeva. Amelia stava piangendo, e nel momento in cui baciò le labbra della sua ragazza strinse gli occhi e lasciò uscire silenziosamente le lacrime, sentendole scorrere lungo le guance lasciando una scia calda e umida. Piangeva per il sollievo di non aver perso Morgana, piangeva per la felicità, perché finalmente quella ragazza aveva dimostrato di tenerci a lei, piangeva perché l'aveva tradita e si sentiva terribilmente in colpa. Decise che nulla della sera prima sarebbe mai trapelato all'esterno delle quattro mura della stanza cremisi, per nessuna ragione al mondo. In quel momento, non le interessavano le parole comprensive e gli abbracci protettivi di Brian; quasi si chiese come avesse potuto pensare che lui fosse come Morgana, la sua Morgana, che amava più di qualsiasi altra cosa esistesse al mondo. Sentiva che con lei avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, infrangere qualsiasi limite si fosse posta, e che nessuno avrebbe mai potuto sostituirla.
Quella ragazza era la sua salvezza, l'unica che aveva avuto il coraggio di prenderla quando non era niente e l'unica che aveva avuto la pazienza di farla diventare qualcosa.

 

Matt, Jimmy e Johnny, lasciati soli, si chiesero a lungo cosa fare, seduti sul basso muricciolo che separava il giardino di una villetta abbandonata dalla strada che aveva di fronte. Fissavano annoiati l'asfalto nero, come ormai erano abituati a fare: capitava spesso, prima che il Pentacle entrasse nelle loro vite, di ritrovarsi tutti e cinque a chiedersi dove passare la serata, o anche solo a fare discorsi sconnessi e illogici su qualsiasi argomento venisse loro in mente.
I ragazzi sentivano una certa nostalgia di quei momenti e di quelle discussioni, ma sapevano che era necessario: il Pentacle era una buona possibilità per esibirsi e farsi conoscere un po' in giro, oltre ad essere ormai la loro seconda casa.
"Andiamo a fare il bagno" buttò lì Jimmy, ricevendo in risposta un'occhiata sconvolta di Matt, che da bravo californiano qual era iniziava a tirare fuori sciarpe e cappotti non appena il termometro scendeva sotto i venti gradi. Johnny fu invece di tutt'altro avviso e accolse con entusiasmo la proposta di Jimmy, quasi più felicemente del proponente stesso; prese i due ragazzi per mano e li trascinò verso la spiaggia, accompagnato dalle continue imprecazioni di Matt.

 

Lo scampanellio della porta del negozio strappò Brian ai suoi pensieri drammatici riguardanti il futuro funerale della sua chitarra, riportandolo al presente. Anche Zacky smise di fare quello che stava facendo e lasciò in pace il sasso con il quale stava giocherellando da una mezz'ora buona.
"E' a posto?" chiese Brian, alzandosi e fissando l'uomo con sguardo speranzoso, che tuttavia si spense in fretta. Il proprietario del negozio era visibilmente preoccupato alla notizia che avrebbe dovuto dare al ragazzo, perché sapeva quanto ci tenesse alla sua chitarra e perché si ricordava tutte le cose che si era ripromesso di fare con lei: dal primo concerto all'ultimo, passando per tutti i più grandi stadi che conosceva.
Brian deglutì: quel prolungato silenzio non gli piaceva per nulla. Non gli piaceva perché non sempre chi tace acconsente: spesso chi tace sta nascondendo brutte notizie.
L'uomo scosse la testa, voltandosi subito dopo e facendo rientrare i ragazzi nel negozio. Riconsegnò a Brian la chitarra inutilizzabile e si profuse in spiegazioni tecniche su cosa si fosse rotto e cosa si potesse recuperare dello strumento, discorsi che Brian non stette a sentire: forse poteva sembrare una cosa stupida, l'affezionarsi ad un oggetto, ma lui quella chitarra la amava davvero.

 

"Hai comunque la Schecter" tentò di consolarlo Zacky mentre camminavano verso il Pentacle, trascinando i piedi. Brian annuì: non aveva voglia di fare polemica, in quel momento.
Il suo umore parve risollevarsi un po' quando notò Amelia davanti alla porta, persa a fissare il mare mentre fumava la sua sigaretta, ma le ginocchia gli cedettero di nuovo quando vide Morgana uscire dal locale e abbracciarla, baciandola dolcemente sulle labbra.
Di cosa si era illuso? Di essere sposato con Amelia solo per averci fatto sesso? Che la storia tra Amelia e Morgana sarebbe finita in un paio di giorni e che le due non avrebbero cercato di rimediare? Che Amelia avrebbe abbandonato Morgana, quando nemmeno lui, a distanza di anni, riusciva a staccarsi completamente da lei?
Brian si era fermato in piedi, con le braccia a penzoloni lungo il corpo, investito da quella serie di domande troppo difficile da elaborare in una volta sola. Si sentì uno stupido, e si sentì male, e per l'ennesima volta maledisse quello che la gente chiamava amore, che almeno per lui rientrava nello stesso campo semantico della sofferenza e delle paranoie. Era tutto una pozza scura e sporca, dentro alla quale ti ritrovavi invischiato senza nemmeno sapere come c'eri arrivato, e dentro alla quale annegavi in fretta, a meno che non riuscissi a trovare un solido appiglio a cui aggrapparti disperatamente.

 

I tre ragazzi che avevano avuto l'ottima idea di farsi un bagno entrarono in volata nel locale, diretti ad una doccia calda e ad un asciugamano morbido, senza dare il tempo a nessuno di chiedere come mai fossero bagnati fradici o perché stessero correndo all'impazzata. Almeno ebbero l'effetto di distrarre Brian dalle sue elucubrazioni e dargli il coraggio di passare di fronte alle ragazze, salutarle a denti stretti ed entrare al Pentacle.
"Com'è andata con la chitarra?" chiese Morgana seguendolo nel locale una decina di minuti più tardi. Brian si voltò, per farle intuire tutte le brutte notizie con una sola occhiata.
Il messaggio le arrivò chiaro e conciso, così annuì e si allontanò, lasciando il ragazzo solo assieme ad Amelia. I due si guardarono a lungo, in imbarazzo; Amelia continuava a spostare il peso da un piede all'altro, dondolandosi e aspettando che qualcuno arrivasse a interrompere quei secondi, che passavano con la stessa estenuante lentezza delle ore.
Fortunatamente, un Matt allo stato brado, esattamente come mamma l'aveva fatto, sfrecciò in mezzo a loro, mandando violentemente in pezzi l'atmosfera tesa e la cappa buia che sembrava essersi formata attorno ai due ragazzi. Entrambi non si resero subito conto di cosa fosse appena successo, anzi sperarono addirittura di aver visto male, magari di essere stati ingannati da qualche impertinente effetto ottico. Tutte le loro speranze di non aver visto davvero quella scena si spensero quando sentirono Morgana urlare, dal fondo del locale: "Jimmy, restituisci a Matt l'asciugamano".

Detto ciò, la ragazza si parò davanti a Brian, reggendo in una mano un leggero cavalletto per la chitarra e nell'altra un pennarello indelebile, che porse al ragazzo. Lui la guardò stranito, chiedendosi cosa dovesse farci.
"Vuoi un autografo?" domandò, con il tono da egocentrico che era solito avere, almeno quando non si riempiva la testa di paranoie e seghe mentali.
"Sì" rispose Morgana. "E voglio anche quello di tutti gli altri"
Ogni cosa dentro al Pentacle si fermò, eccetto forse Matt che approfittò del momento di stasi per riacciuffare l'asciugamano, stretto in una mano di Jimmy, e avvolgerselo attorno alla vita.
"Siete stati i primi a suonare qui" spiegò Morgana, in quello che sembrava un innaturale momento sentimentale. "E quando sarete famosi e i soldi vi usciranno dal culo io potrò dire di avervi lanciato, e tutti vorranno venire al Pentacle e io e Amelia faremo i soldi" concluse, uccidendo brutalmente il lato dolce della situazione.
I ragazzi quasi si commossero nel constatare tutta la fiducia che Morgana riponeva in loro: lei era sicura che ce l'avrebbero fatta, forse più di quanto non lo fossero loro, e avrebbe continuato ad insistere finché non avesse finalmente visto i suoi ragazzi felici.

 

  
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