Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Sofyflora98    02/09/2015    1 recensioni
Sofia è una ragazza apparentemente comune, ma un incidente avvenuto in un pomeriggio di settembre, dopo la scuola, le svelerà la sua vera natura: lei è un'Astral, una persona che riesce a rendere reale ciò che non esiste. E' stato in seguito a quell'incidente che venne coinvolta nell'Astral project, l'associazione che gestisce e tiene sotto controllo questo strano fenomeno. Tra maggiordomi diabolici, dei della morte fiammeggianti e creature mostruose, Sofia scoprirà un mondo interamente nuovo, iniziando a comprendere meglio la vera natura della fantasia umana e dei sentimenti che si può provare per qualcosa che non esiste. O almeno, che fino a poco prima non esisteva.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ero china sullo schermo del computer di Simon, intenda ad osservare le centinaia di lucine intermittenti raggrumarsi in un'area in periferia, che in scala lessi misurava circa un chilometro quadrato. Si trattava di segnali rossi, ovvero quelli che indicavano i demoni e le creature infernali che noi estirpavamo. Erano moltissimi, e tutti si dirigevano in quel luogo. Non ricordavo che ci fosse nulla di speciale lì, solo capannoni e squallidi palazzi di cemento. Un incantesimo di  mascheramento, e una protezione dalla percezione dei radar dell'associazione, supposi. Che però ora era stato rimosso: ora i nostri apparecchi rilevavano la presenza di qualcosa, più precisamente di un intreccio di sortilegi e creazioni magiche incredibilmente complesso, dal quale si irradiava la traccia di una forte aura Astral. Lì doveva essere il covo di Black Lady, la mia rivale. Lì avrei anche ritrovato il mio amato e gli altri Astral scomparsi recentemente.
- Certo è piuttosto sconsiderata, quella Black lady – commentò Sara – Se fossi stata al suo posto, non avrei sbandierato così l'ubicazione del mio nascondiglio. Se fosse rimasta celata, avrebbe avuto un vantaggio su di noi. Ora invece ti ha praticamente chiamata a darle la caccia! -
- È questo che vuole. Non credo le interessi eliminarci, ma piuttosto dimostrare di essermi superiore. È più una specie di lotta tra noi due, che una guerra. Una competizione all'ultimo sangue per il predominio. Non vuole interferenze, ora. Quando andrò lì, sarà l'ultima battaglia tra noi due -
Sara mi guardò accigliata - Sembri molto sicura di ciò che dici -
- Infatti lo sono. Ho avuto prova di questo poco tempo fa... ti spiegherò quando sarà finita, d'accordo? Per ora non è il caso che tutti lo sappiano -
Lei annuì. Quando iniziava a parlare non finiva mai, ma non faceva troppe domande, e sapeva tenere la bocca chiusa quando serviva. Anche se aveva intuito che qualcosa mi era accaduto, ero certa che non mi avrebbe assillato mettendomi in difficoltà, e non l'avrebbe detto a nessuno senza il mio consenso. Le avevo accennato vagamente ad una specie di trasformazione, ma l'avevo anche pregata di non chiedermi nulla fino alla fine dello scontro contro Dianoia, la mia rivale.
Guardai l'orologio. Entro dieci minuti sarei dovuta essere alla riunione segreta che si sarebbe svolta tra alcuni membri scelti dell'associazione, all'oscuro dal resto degli Astral e dei funzionari. Avevamo tenuto l'informazione sulla scoperta del rifugio di Black Lady riservata solo a pochi, altrimenti tutti avrebbero voluto precipitarsi lì, e non sapevamo come lei avrebbe reagito ad un attacco di massa. Per questa ragione avevamo deciso di evitare quella che sarebbe potuta diventare una strage.
- Sofia – disse Sara. La sua voce si era fatta più bassa, quasi grave. Mi guardava. Il suo sguardo era serio, cupo, ma determinato. Non come quello del resto dei membri dell'Astral Project. Io vedevo come mi osservavano, anche se loro credevano che non me ne fossi accorta. Quello che mi rivolgevano era uno sguardo triste, quasi compassionevole da parte di alcuni. Ormai che io e Grell fossimo una coppia era di dominio pubblico, e tutti facevano quell'espressione pietosa, quando pensavano alla maniera in cui Sebastian me l'aveva portato via, come a dire “Oh, poverina! Ha perduto il suo innamorato, chissà quanto soffre!”. Gli altri erano a metà strada tra il timore e venerazione. Per quelli lì ero una specie di fenomeno, o una belva ammazza-demoni da temere. Si erano fatti l'idea che fossi anch'io una specie di shinigami, o di dea, da quel che avevo capito. Non riuscivo a comprenderne la ragione, e mi irritavano quasi quanto quelli che fingevano di capire i miei sentimenti.
I primi erano insopportabili per una semplicissima ragione: nel loro tentativo di essere empatici, non facevano che disturbarmi. Io facevo del mio meglio per mantenere la freddezza e non lasciarmi prendere dal terrore che potesse accadere qualcosa al mio Grell, e il loro continuo guardarmi con quegli sguardi malinconici non mi aiutava.
I secondi mi sembravano un po' idioti: quasi tutti mi avevano vista arrivare all'associazione, quando ancora non sapevo combinare un'accidente con i miei poteri. All'inizio mi trattavano come una normale ragazza appena arrivata e un po' maldestra. Ora questi si comportavano come se fossi fuori dalla loro portata, nonostante con molti di loro avessi chiacchierato tranquillamente un'infinità di volte.
- Sofia... - ripeté la mia amica – Non gli è stato fatto nulla, e anche se fosse sai che si rimetterebbe in un batter d'occhio. Tu ucciderai Black Lady, e riporterai a casa i nostri compagni. Questo è quanto -
Ecco perché lei mi piaceva: era sempre così sicura che tutto sarebbe andato per il meglio, da influenzare anche me. Io non ero pessimista, ma realista sì, da sempre. Mi veniva naturale prendere in considerazione il peggio che potesse succedere. Lei mi toglieva quei pensieri dalla mente.
Io le sorrisi. Lei dapprima mi si fece vicina, e poi mi abbracciò delicatamente. - Tu sei tanto forte, Sofia. Puoi superare tutto, se solo lo vuoi – dicendo questo mi strinse di più.
Non riuscii a trattenere la commozione. Raramente mi era capitato di avere degli amici che mi parlassero in quel modo. - Grazie – mormorai con voce rotta, abbracciandola a mia volta.
Restammo così per un po', non seppi quanto. Poi lei riprese.
- E anche lui è forte, Sofia. Lo sai bene, ma tendi a scordartene. Tu ti imponi sugli altri con l'energia di un ciclone, tanto che sei riuscita a domare persino un dio della morte del suo livello. Ma non devi mai dimenticare che è solo con te, per te, che si mostra fragile. Tu sei l'unica ad essere più forte di lui. Non cederà, qualsiasi cosa accada. Fidati di lui -
Certo che era forte. Il mio Grell era stupefacentemente forte sia fisicamente che emotivamente, anche se instabile. Non sarebbe stato il dover resistere in attesa di me a logorarlo, di questo ero sicura. Ciononostante, era l'idea stessa che dovesse resistere a qualcosa a disturbarmi. Era forte e ne ero consapevole, ma io avrei preferito se non ci fosse stato bisogno che mi venisse dimostrato. Io l'avrei tenuto al sicuro, lontano da ogni pericolo. Se ci sarebbero state situazioni rischiose, l'avrei lasciato fuori e me ne sarei occupata di persona. Tutto questo per lui, solo per lui, solo da parte mia.
- Lo so, Sara. Ma grazie comunque -
 
 
 
Forse arrivai un po' in ritardo alla riunione, forse no. Non ci feci caso. Comunque arrivai per ultima. Oltre a me e Simon, c'erano un ristretto manipolo di Astral esperti, alcuni membri della squadra scientifica, e alcuni Esterni, tra cui William e pochi altri shinigami. I mietitori erano stati subito classificati come i più affidabili, ed essendo creature sovrannaturali anche parte integrante delle nostre forze d'attacco. La loro natura neutrale inoltre impediva che meschinità da demoni o stupidi discorsi sull'onore e vari altri superflui ideali intaccassero la loro efficienza.
Il raduno iniziò con un breve discorso tenuto da Simon, dove spiegò la ragione del nostro incontro segreto, e riassunse i fatti recenti, schematizzando anche ciò che sapevamo su Black Lady. Da quel che mi aveva detto precedentemente, ero consapevole che veramente in pochi sapevano chi fosse la nostra nemica, e dell'incidente di Alicia. Trattandosi di persone scelte per la loro esperienza, nessuno rimase particolarmente sbalordito dalla sua storia, o almeno non lo diede a vedere. Lo shinigami dai capelli neri a malapena mosse un sopracciglio.
Ogni tanto, però, dava un'occhiata non poi così rapida nella mia direzione.
A discorsi terminati, Simon chiuse la bocca, e chinò lievemente il capo, in attesa. A questo seguì un silenzio nervoso. Potevo chiudere gli occhi, e sentire i vari ritmi di respiro delle persone che mi circondavano. Anche le mie percezioni erano aumentate dall'episodio della mia trasformazione.
Il primo su cui mi concentrai mi sembrò quello di una ragazza. Era rapido e ansioso, ogni tanto interrotto da lievi, quasi impercettibili, singulti. Sensibile, la storia l'ha rattristata intuii. Poi un altro era lieve e tranquillo. E ancora più avanti, uno calmo ma ogni tanto più rapido, come se stesse tentando di controllarsi. Poi uno mi colpì al di sopra degli altri. Era profondo, chiaramente di uomo, ogni respirazione era lunga. Anche un po' tremante. Cercai con le orecchie la direzione di provenienza. Quando fui abbastanza sicura, riaprii le palpebre.
William.
Era lui a respirare in quel modo...
William?!
Mi ci volle un attimo in più a stupirmene. Non era il suo solito modo di respirare. Sembra bizzarro a dirlo, come se fossi una maniaca che va ad ascoltare gli ansiti della gente, ma era sul serio differente. Il suo ritmo era solitamente di una regolarità e noia abissali. Si poteva ascoltarlo per ore senza trovarci mai nulla di differente, a meno che non lo si costringesse a compiere attività fisica, ma l'unico risultato era l'accelerazione dovuta all'affaticamento, mai un cambio di velocità dei respiri per cause emotive.
Si dovette accorgere del mio sguardo, perché voltò la testa nella mia direzione, e stavolta l'occhiata che mi diede non fu per niente rapida. Aveva assottigliato gli occhi, e mi scrutava come a volermi esaminare, giudicare. Per la prima volta vidi la sua espressione toccata dalla curiosità. Si era anche incupito un po'.
Io aggrottai la fronte, sconcertata, e feci un segno con la testa, chiedendo spiegazioni. Lui si girò di nuovo, in modo che non potessi più vederlo in viso. Sbuffai, e tornai a concentrarmi su Simon.
- Questo è tutto ciò che c'è da sapere, escludendo le informazioni non in nostro possesso – riprese l'uomo. Ora che aveva vuotato il sacco anche con gli altri, pareva più rilassato. Ora non rimaneva che arrivare al punto della questione. Certo non ci aveva convocati solo per avere qualcuno con cui parlare dei suoi problemi.
- Sappiamo dove Black Lady risiede. Sappiamo anche di che tipo di forze dispone al momento, ovvero di un'orda di demoni e belve malefiche. Inoltre ha degli ostaggi. Ciononostante, dubito che sia sua intenzione aggredirci con quell'esercito ora. Non prima di vincere la sfida che ha lanciato a Sofia, perlomeno -
Guardò verso di me, invitandomi a proseguire. Io tirai un sospiro. Poteva benissimo finire da solo, accidenti. - Io vado lì il prima possibile, la ammazzo e mi riprendo il mio compagno, la mia amica Giorgia e il resto degli ostaggi. Se qualcuno di voi volesse accompagnarmi e facilitarmi il compito, non potrei che essergliene grata, perché non sono né una dea né una macchina instancabile, e mi piacerebbe davvero che voi altri la smetteste di pensare che io sia sempre qui a risolvere la situazione. Quindi, se qualcuno ha tempo da perdere dietro alla causa, è pregato di farsi avanti ora o mai più -
in fin dei conti, era stato un bene che Simon avesse ceduto a me la parola. Lui sarebbe stato capace di fare loro uno di quei discorsi altisonanti e pieni di belle parole sul coraggio e la giustizia, che io avrei trovato terribilmente imbarazzanti solo ad ascoltare.
Forse li avevo scossi un pochetto, non tutti erano abituati al mio modo di fare. Bah, non erano bambini, e io non avevo tempo da perdere a fare discorsetti gentili. Gettai un'occhiata alle loro facce, in attesa di qualche volontario suicida.
- Onestamente – sospirò infine una voce maschile – Mi irrita ammetterlo, ma è mio dovere salvaguardare quanto possibile i miei colleghi, pertanto ti accompagnerò -
A parlare era stato nientemeno che il glaciale mietitore William. Avevo forti dubbi sul fatto che fosse solo il suo dovere a smuoverlo, ma preferii non contraddirlo. Non era tra le mie attività preferite mettere in imbarazzo gli tsundere. Gli rivolsi un sorriso riconoscente, e lui si sistemò gli occhiali in tutta fretta, sfuggendo al contatto visivo. Ma che carino, allora anche lui aveva delle emozioni, in fondo!
- Grazie mille, Will! - cinguettai, ansiosa di vedere altre sue dimostrazioni di umanità. Come se non stesse aspettando altro, lo vidi avvampare nel sentirsi chiamare con il nomignolo appioppatagli in passato da Grell.
La sua intraprendenza fu un bene, perché se sui faceva avanti proprio lui, che detestava lavorare fuori orario, gli altri non avrebbero voluto per nulla al mondo essere da meno.  Pian piano vidi alcune mani alzarsi, un paio di ragazze poco più grandi di me con cui avevo già cacciato, tre membri della squadra scientifica e un certo quantitativo  di ragazzi Astral. Poi alcuni mietitori, e naturalmente Simon. Mai si sarebbe tirato indietro, essendoci buone probabilità di vendicare l'uccisione di sua figlia Alicia.
- Se non ti disturba, vorrei venire con te anch'io – Kevin, il mio amico d'infanzia che aveva sempre avuto un debole per me, si era timidamente fatto avanti. Non essendo molto alto, era stato coperto dagli individui più grandi e non l'avevo visto.
Sorrisi anche lui, con più calore di quello che avevo dispensato agli altri però: sebbene cercasse di non darlo a vedere, era stato impossibile non fare caso alla sua lieve gelosia. Non era esattamente felice che lo shinigami scarlatto lo avesse battuto sul tempo, era chiaro. Apprezzai molto però i suoi sforzi per non provare rancore nei suoi confronti. Se fossi stata al suo posto, probabilmente avrei cercato in tutti i modi di liberarmi del rivale.
- Grazie a tutti, davvero – dissi. Kevin arrossì, e abbassò gli occhi. Non lo ricordavo così impacciato, e non lo era stato fino a pochi giorni prima, in realtà.
Facemmo spostare i volontari da un lato del tavolo, e dopo li mettemmo in fila. Simon raccolse tutti i loro nomi e le loro specializzazioni nell'utilizzo dei poteri Astral. Scegliemmo una persona a cui far conservare il documento fino al termine della missione, qualcuno al di fuori del gruppo che sarebbe andato all'attacco. Alla fine optammo per una posata e dinamica donna di trentacinque anni, che lavorava nel reparto informatico.
La strategia era... quasi assente, in verità. Io sarei entrata nel castello, o qualunque altra forma avesse il “covo malvagio”, accompagnata da William, Simon e Kevin. Gli altri sarebbero restati all'esterno a tenere d'occhio la situazione, controllando che i demoni che si stavano ammassando nella zona non entrassero dietro a noi.
Era abbastanza azzardato come piano, ma non potevamo fare di meglio, non sapendo che tipo di difese Black Lady avesse eretto attorno a se.
- Tra quanto si svolgerà la missione? - domandò lo shinigami, facendo mostra del più professionale e distaccato dei toni di voce.
Simon chiuse un attimo le palpebre.
- Tra due giorni. Giusto il tempo di prepararci come si deve -
 
 
I due giorni non erano per preparare l'equipaggiamento. Gli Astral possono creare le proprie armi dal nulla con la sola forza del pensiero. I due giorni erano per prepararsi psicologicamente al fatto che avremmo potuto non tornare. Per poter salutare le persone a cui tenevamo, in qualche modo, anche se l'operazione era un segreto tra i partecipanti della riunione.
C'era stato chi aveva fatto dichiarazioni d'amore, temendo che forse non avrebbe più avuto occasione in futuro. Qualcun altro ne aveva approfittato per stare il più possibile con gli amici.
E poi c'era chi, come me, non aveva fatto nulla. E perché avrei dovuto? Le nostre famiglie erano state incantate perché non ricordassero di noi momentaneamente. Li avremmo rimessi a posto una volta finita la guerra, quando non avremmo più corso il rischio di rivelare l'esistenza dell'associazione. Parte di quelli che erano miei amici sarebbero venuti con me a cercare Black Lady, e gli altri non erano in realtà amici così stretti. Volevo bene a Giorgia, ma lei era tra gli ostaggi. L'unica persona a cui avrei, in un momento del genere, potuto desiderare di dire addio era anche quella che stavo andando a salvare, quindi al massimo avrei potuto dire “Aspettami, sto arrivando”.
Stranamente, l'ambiente cupo e carico di nervosismo e febbrile paura non mi aveva contagiata. Rimasi abbastanza insensibile al senso di impellenza che invece dominava chi sarebbe venuto con me. Tutti che avevano fretta di dire e fare cose che prima non necessitavano una tale urgenza. Tutti a cercare di vivere gli ultimi minuti, prima di andare incontro al rischio di morire. Invece io non solo non avevo nulla da fare, anche non riuscivo a meditare abbastanza a lungo da farmi venire in mente qualche rimpianto che avrei potuto avere. E che comunque sapevo non avrei avuto.
Non riuscivo a scostare il filo dei miei pensieri da quelle brevi immagini che avevo avuto dopo la trasformazione di cui ancora non avevo intuito davvero la natura. Okay, era come se mi fossi ricostituita completamente, ed i miei poteri erano amplificati, anche se facevo in modo che gli altri non ci facessero caso. Sapevo quale mio stato psicologico aveva azionato la cosa. Ma non capivo se era una cosa che aveva a che fare con me e Black Lady soltanto, o se semplicemente solo noi due eravamo riuscite a trasformarci ulteriormente. E ad Alicia era accaduta la stessa cosa oppure no?
Ero abbastanza sicura, in ogni caso, che Dianoia avesse subito quella mutazione diverso tempo prima. Non sapevo come spiegarmelo, ma quando avevo una visione, in qualche modo percepivo se l'avvenimento era più o meno recente. Quello era molto più vicino nel tempo rispetto alla morte di Alicia, ma comunque avevo avvertito una certa distanza.
Non l'avevo vista bene, ma non mi ricordavo di nessuno nell'associazione che avesse delle caratteristiche simili a quelle che avevo notato. Era di certo molto pallida, e aveva capelli neri come l'inchiostro, lisci e lunghi. Parecchio magra, mi sembrava. Quindi doveva aver usato i suoi poteri per mutarsi d'aspetto e non farsi riconoscere.
Molti Astral erano spariti dall'associazione, dall'incidente che aveva fatto cadere me e i miei compagni nell'altro mondo. Probabilmente lei era una delle ragazze scomparse, sempre ammesso che non si fosse camuffata da ragazzo. Considerai che era una possibilità, e non potevo ridurre la lista dei sospetti. 
C'erano troppe cose che non sapevo, e io detestavo non sapere quello che mi accadeva attorno. Digrignai i denti, frustrata. Se fosse stato per me, sarei partita in missione al più presto. Non sopportavo restare lì ad aspettare che gli altri si facessero i loro comodi quando c'era una psicopatica simile in circolazione. Era cattivo da parte mia avere così poca considerazione dei sentimenti altrui, ed essere impaziente di portarli alla morte, ma ero sempre stata così. Fin da bambina avevo sempre visto gran parte delle persone circostanti come un limite, un fardello, con tutti i loro problemi e le loro esitazioni. Per non parlare della loro paura di non riuscire ad integrarsi alla massa. Oh, quello era stato il principale motivo di tutte le amicizie interrotte che avevo visto e vissuto. Prima mi si attaccavano perché mi trovavano interessante, ma quando si accorgevano che stare vicino a me significava venire separati nettamente da quasi tutti gli altri, allora si spaventavano, e si allontanavano. O io allontanavo loro, quando iniziavano a lamentarsi. Io ero di indole solitaria. Anche a scuola, quando assegnavano lavori di gruppo, io finivo sempre per litigare con chi doveva lavorare con me, staccarmi e fare temi e ricerche singole. Dover accomodare le mie idee con le loro mi rallentava, e mi limitava. Non avevo lo spazio per liberare me stessa, lasciar vagare la mente e fondere ciò che raccoglievo. Diversamente, non riuscivo a vedere che un'accozzaglia di frammenti di idee assurdamente differenti tra loro messe insieme alla meno peggio. Un enorme miscuglio di tutto e niente, aromi e profumi accostati per costrizione, che stonavano del tutto. A mio parere, era estremamente difficoltoso trovare persone che potessero operare assieme e condividere le loro capacità e illuminazioni in maniera armoniosa ed omogenea.
E come per le idee, lo stesso valeva per le persone. Tutti provavano ad essere un grande gruppo di amici, che si imitavano a vicenda per sentirsi uniti, e reprimevano le loro opinioni pur di non isolarsi. A volte era patetico, a volte grottesco. Ed io ero talmente differente da loro, che neppure volendo avrei potuto star vicina ai miei coetanei. Nessuna paura della solitudine, nessun senso di alienazione. Indifferenza e freddezza, abitudine ad arrangiarmi con le mie sole forze. Tentativi quasi sempre vani di legame, andati alla deriva da paura non mia.
Nell'Astral Project era andata meglio. Le persone mi somigliavano di più, ed erano meno terrorizzate. Ciononostante tra di loro già intravedevo un modello che andava formandosi. Un gruppo di Astral che si comportavano in un certo modo, e reagivano in un certo modo agli stimoli circostanti. In questo caso, eravamo io, Dianoia, Alicia e pochi altri ad essere ancora più dissimili.
Con Grell, invece, era tutta un'altra storia. Non ci somigliavamo poi così tanto, in realtà, meno di quanto somigliassi ad Astral con cui non riuscivo ad entrare in sintonia, ma eravamo compatibili, come due ingranaggi. Anche lui non era come prima, anche se il suo carattere era rimasto uguale. Non ci eravamo cambiati a vicenda. Tutte quelle storie sul fatto che l'amore cambia le persone erano balle. Le persone non cambiano. Semplicemente riescono ad esternare parti di sé che prima non erano riuscite ad esprimere. In un mondo ottocentesco ed antico, Grell era un'anormalità. In un mondo dove le persone sono fissate con la socializzazione e il divertimento fine a se stesso, allora io ero un'anomalia. Nessuno dei due aveva cambiato la natura dell'altro. Semplicemente il suo modo di venerare e far sentire importanti le persone di cui si innamora aveva sciolto il nodo di tensione causato dal mio continuo scontro contro persone che invece non facevano che sparlare di me. La mia apertura mentale particolarmente spiccata e la mia tendenza ad apprezzare anche ciò che altri avrebbero considerato magari non indecente, ma strano, gli aveva consentito di rendere meno forzati i suoi tentativi di essere diverso da com'era, perché veniva comunque amato.
Le persone non cambiano mai. A cambiare, sono i loro sentimenti.
 
Fu con questo pensiero che finalmente giunse il giorno.
 
 
 
 
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Cella di manicomio:
Mi dispiace. Mi dispiace davvero avervi abbandonate così per quasi un mese, se non un mese vero e proprio, ma ero in vacanza, e non avevo il computer con me. E anche se l'avessi avuto, non avrei avuto tempo di scrivere, tra cattedrali e forti medioevali da visitare.
Comunque, appena tornata, ho cercato di mettere il turbo, e ignorare la mia costante pigrizia, dato che non intendo stare un altro anno su questa storia. Ormai non manca moltissimo alla fine. Non terminerà in due capitoli, tranquille, ma nemmeno in dieci.
Ho voluto allungare la parte che separa la fuga di Sebastian dall'incursione nel palazzo di Black Lady, per dare spazio ai pensieri e ai sentimenti della protagonista. Non amo le storie con ritmi troppo serrati. Devono esserci momenti di azione, in cui accadono molte cose una dopo l'altra, ma anche periodi più lenti. O almeno questo è il mio parere, poi è una questione di gusti.
Ditemi voi cosa ne pensate.
Quella rappresentata nel disegno, è Alicia.
Tanti baci, come sempre!
 
Sofyflora98

   
 
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