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Autore: Stella cadente    03/09/2015    6 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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XVIII.
Imputata
 
 
Olympe
 

Avevo rincasato qualche ora dopo. Normalmente avrei dovuto prepararmi per andare al Palazzo di Giustizia, ma date le circostanze era meglio evitare.
Quello che aveva fatto Nina nelle segrete era stato incredibile, eppure la situazione che si era venuta a creare non mi piaceva. Avrei voluto mantenere la calma, ma temevo il peggio; in fondo, sapevo che ci si poteva aspettare di tutto dal giudice Frollo ed era scontato che Roland sarebbe andato a riferirle l’accaduto. Ma mi sorgeva spontanea una domanda: per quale motivo la donna non si era opposta al fatto che mi avessero rinchiusa nelle segrete?
Sospirai. Probabilmente era perché avevo spalleggiato Nina. Ero stata etichettata come traditrice, e ora non avrei potuto fare più nulla per recuperare il mio lavoro e riparare in qualche modo. Non potevo più fare ritorno, né ora né mai.
Per una frazione di secondo presi in considerazione l’idea di fuggire, di andare in un’altra città. Ma lasciare Nina da sola? Ed Eymeric?
Senza un motivo preciso, sentii delle lacrime calde rotolarmi lungo le guance e mi lasciai cadere sul pavimento in legno della mia abitazione, scivolando lentamente lungo la porta.
Non potevo permettermi una tale debolezza, lo sapevo, ma fu più forte di me. Mi ritrovai a piangere con la testa tra le ginocchia, come una ragazzina. Un profondo sconforto si era impossessato di me: mi avrebbero ricercata, mi avrebbero condannata a morte? E se fossi riuscita a fuggire, avrei perso la mia migliore amica? Stavo per perdere lui, il ragazzo che amavo?
Non volevo lasciare Parigi. Non volevo lasciare la città che, per una volta, sentivo mia.
Mi alzai e mi asciugai le lacrime in un gesto brusco.
E fu allora che la notai.
Una busta di pergamena un po’ ingiallita, con un sigillo di ceralacca rossa che conoscevo bene.
Avvertii un brivido di terrore arrivarmi fino al cervello.
Era una missiva proveniente dal Palazzo di Giustizia. E pensavo di sapere già che cosa significasse.
Con mani tremanti, la aprii ed estrassi la lettera che essa conteneva, piuttosto breve rispetto a ciò che mi aspettavo.
Riconobbi subito la grafia di Frollo, fine ed elegante.
 
 
Signorina Olympe de Chateaupers,
 
è mio dovere informarVi che i soldati capitanati da Jean Roland, incaricati della sorveglianza dei prigionieri, mi hanno riferito dettagliate vicende sul Vostro conto, avvenute presumibilmente nell’arco di tempo tra ieri notte e questa stessa notte.
Basandomi sui fatti riportati dai suddetti uomini, sono venuta a conoscenza del fatto che Voi avreste tentato di inserirVi nei sotterranei del Palazzo di Giustizia, completamente priva della mia autorizzazione e per un motivo di cui non conosco le origini. Pertanto Vi chiedo ufficialmente di presentarVi oggi stesso a mezzodì, nel mio studio al Palazzo, dove potremmo discutere dell’accaduto in privata sede. Se avete agito correttamente non avrete nulla da temere.
Claudie Gervaise Frollo,
Inquisitore Supremo della Corte di Giustizia al servizio della Corona
 
 
 
«Cècile!» chiamai, allarmata.
La mia serva comparve subito. Era una donna anziana, con un viso pallido e occhi verde chiaro, luminosi e vispi. In quel momento aveva un’aria preoccupata, come se percepisse la mia stessa ansia.
«Ditemi, Signorina Olympe.»
«Questa missiva» cominciai «quando l’hanno portata?»
«Oh» disse lei «circa un’oretta prima del vostro ritorno.» concluse, lanciando una fugace occhiata all’orologio appeso alla parete.
«Grazie.» sussurrai impercettibilmente.
«Con permesso.» fece lei, piegandosi in un inchino appena accennato.
Poi si congedò.
Riportai lo sguardo sulla lettera. Un colloquio con Claudie Frollo.
Se avete agito correttamente non avrete nulla da temere.
Che cosa intendeva dire con quella frase?
Tutta la questione non mi piaceva. Mi sentivo come una mosca che si reca di sua spontanea volontà nella tela del ragno.
Posai la lettera sulla credenza e cercai di calmarmi, mentre l’orologio segnava le undici e mezza.
 
 
 
«Salve, Olympe.»
La voce di Frollo mi accolse rigida e fredda, come al solito, ma sebbene non ci fossero segnali di cambiamento il mio cuore batteva impazzito.
«Salve, signora.» ricambiai cordialmente.
Avevo camminato lungo il tragitto per il Palazzo di Giustizia – quel tragitto che ormai mi era così familiare, ma che in quel momento mi sembrava il tragitto per andare alla forca – arrovellandomi su come sarebbero potute andare le cose. Il panico mi stringeva in una morsa: mi avrebbe condannata davvero o era soltanto un’ipotesi dettata dalla paura?
Sentivo la mia vita scivolare via ed un brivido mi aveva attraversato la schiena. Ma quando ero arrivata avevo raddrizzato le spalle. Dovevo essere coraggiosa. Anche se ad attendermi ci fosse stata la morte, non potevo farmi vedere debole.
Ora ero lì, seduta con portamento fiero sulla sedia di fronte a Frollo, che mi guardava fissa con i suoi occhi azzurro ghiaccio.
«Dunque» esordì il giudice «ho trascritto il verbale di ciò che il capitano Roland mi ha comunicato, esattamente questa mattina.»
Mi allungò dei fogli di pergamena scritti con la sua grafia fitta e precisa.
«Roland sostiene che voi abbiate tentato di inserirvi in maniera intrusiva nel sotterraneo per accedere alle prigioni senza consenso, che siate una strega posseduta dal demonio e che nel fossato del sotterraneo vi siano le sirene. Ora» si alzò, girando lentamente intorno all’antica scrivania come uno squalo che gira intorno alla preda «voi sapreste dirmi che diavolo è successo
Sull’ultima frase la sua voce si inasprì notevolmente. Mi allarmai subito.
«Sì.» assentii io. «Non ho fatto nulla di tutto ciò, signora.» mentii, facendo del mio meglio perché la voce non mi tremasse. «Mi sono semplicemente recata nel sotterraneo per verificare che avvenisse tutto secondo ordine. I carcerieri hanno la fama di essere abili torturatori nei confronti dei carcerati, e so che tale procedura è illegale.» conclusi, con tono professionale, senza distogliere lo sguardo.
«Un’ottima considerazione, signorina Olympe, non c’è che dire» convenne lei «c’è solo un piccolo, insignificante particolare: perché le sirene?»
Ora mi guardava con quell’espressione sospettosa, un sopracciglio arcuato e gli occhi inquisitori.
«Non saprei, signora. Io le ho detto la verità.» ebbi il coraggio di dire.
Ma lei mantenne quell’aria seria. Non mi credeva, era chiaro.
«Nessuno, prima d’ora» riprese a girare intorno alla scrivania «mi aveva mai raccontato una storia talmente ben costruita e … realistica, seppur nel suo essere così priva di fondi veritieri. Pertanto, le conclusioni da considerare sono due: o i miei uomini sono impazziti, oppure» si avvicinò ancora di più, assumendo un’aria minacciosa «voi non mi state dicendo il vero.»
Mi ostinai al silenzio e lei sembrò fulminarmi con lo sguardo.
«Come mai» riprese «Roland ha menzionato le sirene?»
Silenzio.
«Ci sono: voi vi siete fatta accompagnare da Nina!» decretò, puntandomi il dito contro.
Rabbrividii; era inutile, mi aveva già scoperta. Ma potevo ancora tentare.
«Io non ho …»
«Voi avete il diritto di rimanere in silenzio.» mi interruppe lei, la voce secca e decisa. «E anche se non siete una strega, è doveroso comunque indire un processo a vostro nome.» sentenziò, impassibile.
Silenzio.
«La condanna per insubordinazione è la morte» aggiunse, serafica. «Peccato: avete buttato una promettente carriera.»
Chinai la testa in segno di rispetto, capendo che non potevo fare altro.
«Consideratelo il mio più grande onore, signora.»
Lei non rispose.
«Dovrete presentarvi al tribunale dell’Inquisizione» disse, seria «i miei uomini verranno a prendervi tra un’ora.»
Quindi era già tutto premeditato …
Mi alzai e chinai di nuovo la testa.
«Adesso andate.» ordinò Frollo, indicandomi la porta con un cenno.
E mi congedai.
Una volta fuori dal Palazzo, qualunque passante avrebbe visto una ragazza che camminava fiera, orgogliosa. Forse aveva ricevuto un encomio, forse aveva ottenuto un posto privilegiato nella società parigina.
Ma in realtà, quella ragazza era una recluta accusata di tradimento, sulle cui spalle gravava il terribile peso della morte.
 
 
****
 
 
 
Quando mi presentai all’Inquisizione, sorvegliata dagli uomini di Frollo, gonfiai il petto come per infondermi coraggio. La porta dell’aula era socchiusa e anche da fuori potevo sentire il mormorio della Corte di Giustizia. Non sapevo come scagionarmi, ma in qualche modo dovevo salvarmi da sola. Adesso Nina non avrebbe potuto niente contro i Giudici.
Spinsi la porta in legno ed entrai, con le mani che tremavano e parevano aver perso la sensibilità.
L’aula del Tribunale non era eccessivamente grande, ma era larga, con alti soffitti a volta, riempita con solo i seggi dei Giudici e uno scrittoio, posizionato di fronte a Frollo. Le grandi finestre ad ogiva davano sulla piazza adiacente al Palazzo di Giustizia, e fuori si potevano scorgere i cittadini affaccendati e il sole che cominciava già a brillare.
Sospirai: avrei più rivisto tutto ciò? Non ne ero così sicura, adesso.
«Buonasera, Olympe.» la voce di Frollo riecheggiò in tutta l’aula, fredda e spietata, la voce dell’Inquisitore Supremo.
Il suo seggio era più alto degli altri, perfettamente levigato e intagliato nel legno, regale e imponente come un trono. Intorno a lei, i Giudici della Corte di Giustizia sedevano disposti a semicerchio, le facce serie e inespressive. Li conoscevo di vista, sapevo i loro nomi. C’erano tutti: Jeannette Lacroix, Inés Delacour, Marguerite e Régine Rousseau, Benjamin Dumais, Alphonse Marchand, Emile Lefevre, Jean Pascal Chevalier, Virgile Grenonat. E Frollo, al centro, che ora si era alzata scrutandomi con quegli occhi duri e crudeli. Sembrava non aver più nessuna compassione di me; ero diventata al pari di un qualunque cittadino che veniva portato in Tribunale, giudicato da lei inetto, infimo, indegno di calpestare il suolo di Parigi.
«Olympe de Chateaupers» la sua voce risuonò, ancora una volta, secca e dolorosa alle mie orecchie, come una sentenza di morte «coordinatrice dell’esercito di Parigi, al servizio della sottoscritta Claudie Frollo Ministro della Giustizia, è stata accusata di alto tradimento, in quanto l’imputata si è recata nei sotterranei del Palazzo di Giustizia senza il consenso della suddetta autorità. Viene inoltre indicata dal qui presente» fece un cenno verso Roland «testimone Jean Roland, Capitano delle Guardie del Carcere presso il Palazzo di Giustizia, come strega» calcò sulla parola «in quanto ha portato con sé una creatura denominata sirena
Tra i Giudici del Tribunale si diffuse un mormorio sommesso.
Frollo posò la pergamena del verbale e chiese, con voce solenne:
«Quanti sono a favore di una condanna per Alto Tradimento?»
Cinque Giudici, lei compresa, alzarono la mano. Iniziai a sudare freddo.
«Quanti a favore di una condanna per Stregoneria?» proseguì, con voce incolore.
Tre Giudici, che riconobbi come Marchand, Lefevre e Grenonat, alzarono la mano con decisione.
«Quanti a favore di una condanna per Alto Tradimento e Stregoneria?»
Marguerite e Régine Rousseau alzarono la mano.
Frollo si schiarì la voce e i suoi occhi fiammeggiarono.
«Voi, Olympe de Chateupers, siete stata condannata per Alto Tradimento, pertanto alla confisca dei vostri beni e alla perdita della cittadinanza. Avete qualcosa da dire a vostra discolpa?»
Confisca di beni? Perdita della cittadinanza?
C’era qualcosa che non mi tornava.
La condanna per insubordinazione è la morte. Peccato: avete buttato una promettente carriera.
Non mi aveva condannata a morte. Che cosa stava combinando?
Decisi di restare zitta: quello era un terreno pericoloso per me, al momento. E poi, ero felice di aver scampato la forca.
«È una strega, c’era una sirena lì!» sbraitò Roland, indignato. «A morte! A morte!»
«Silenzio!» urlò Frollo, e la sua voce era limpida e feroce.
«Obiezione, Inquisitore.» disse Grenonat, alzandosi a sua volta in piedi. «Dovremmo ascoltare il testimone, Giudice Frollo» aggiunse educatamente. Poi fece un cenno verso Roland «prego.»
Frollo lo incenerì con lo sguardo, ma lo lasciò fare.
«Questa strega ha iniziato ad urlare e a contorcersi» fece Roland, concitato «ci sono spiriti malevoli dentro di lei. Ha evocato una sirena – sì, una sirena! – e poi è scappata via! È un maleficio! Al rogo! Al rogo!»
Mi faceva paura; sembrava come impazzito. Il pensiero di una pira, accatastata per me al centro di Place de Grève, mi colpì come un pugno e mi fece rabbrividire incontrollatamente.
«Ministro» disse Grenonat, rivolgendosi a Frollo «credo che dovremmo ascoltare le testimonianze e non sorvolarle.»
Notai che il Giudice lanciava uno sguardo strano all’Inquisitore Supremo: qualcosa mi diceva che correva un rapporto particolare tra loro, anche se non sapevo di che tipo fosse e perché avessi questa sensazione.
«Insisto per una condanna per Stregoneria.» ingiunse Grenonat, alzando la voce. «Con una condanna per Alto Tradimento, il demonio resterà tra noi, e tornerà a tormentarci. E non possiamo permettere che ciò accada.»
Aveva una voce fine, subdola come quella di un serpente a sonagli.
«Pertanto» concluse «chiedo di riflettere sulle testimonianze del Capitano, e di effettuare un’altra seduta una volta che saremmo maggiormente ragionevoli.»
Silenzio.
«Quanti a favore?»
Lentamente, tutte le mani dei Giudici, tranne quella di Frollo, si alzarono in segno di assenso.
Grenonat sorrise compiaciuto.
Frollo si schiarì la voce con fare leggermente infastidito, poi sentenziò:
«La seduta è momentaneamente sospesa.»

 
 
 
Bonjour, mes amis!
Scusatemi se mi sono fatta attendere un po', ma ... ero a Parigi.
Ebbene sì, ero a camminare lungo le strade della città in cui si svolgono le vicende di Eymeric, Nina, Claudie e Olympe *le vengono gli occhi a cuoricino*
Ancora non ci credo. E ora mi sto struggendo, perché vorrei tornarci ...
Ma veniamo a noi.
Questo capitolo è molto ricco di tensione, secondo me: Olympe si trova ad essere sul filo del rasoio, e abbiamo una specie di dibattito tra due Giudici. Che idea vi siete fatti, a proposito, di Frollo e Grenonat? Sono veramente curiosa di scoprirlo.
Vi ho anche lasciati un po’ sulle spine verso il finale, perché non vi dico cosa succede dopo, ma tanto ormai lo sapete che sono cattiva ahahah
Beh, come sempre vi ringrazio per aver letto e per continuare a seguirmi. Nuovi lettori si stanno facendo sentire, e mi fate capire che questa storia vi sta piacendo davvero; siete sempre più numerosi! Vi adoro, non smetterò mai di ripeterlo.
Alla prossima,
Stella cadente
 
 
  
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