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Autore: DARKOS    05/09/2015    2 recensioni
[Era una bella giornata alla Twilight Town University, mentre la
campanella che annunciava l’inizio delle lezioni squillava
rumorosamente. Roxas saliva in fretta i gradini dell’ingresso
principale, a disagio. Era nervoso perché era il suo primo
giorno come matricola, e non aveva idea di cosa lo aspettava.]
Pubblico ora una storia che mi entusiasma davvero molto, un AU dove i membri dell'Organizzaizone si ritrovano all'Università!
Io sono sempre stato un fan delle famose commedie americane su questo genere, quindi mi ci sto divertendo parecchio. Ecco il primo capitolo!
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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NOBODIES UNIVERSITY – PARTE QUINTA

Le stelle brillavano nel cielo notturno. Non era nemmeno troppo tardi, ma essendo il finire dell’anno, le giornate erano più corte. Roxas incedeva tra i viali, seguito da vicino da Lexaeus. Certo, non si poteva dire che passassero inosservati, ma la mole del gigante teneva alla larga qualsiasi importuno. Non che ce ne fossero troppi, comunque: solo qualche coppietta intenta ad amoreggiare al chiaro di luna, e occasionalmente qualche studente anziano che aveva alzato un po’ il gomito.
Roxas si sentiva però ancora un po’ a disagio dal silenzio della sua taciturna scorta, quindi provò ad avviare una conversazione.
“Ehm, bella serata, vero? Ci sono un sacco di stelle… e molti studenti che si divertono!”
“Già.”
“Mi vergogno a dirlo, ma provo un po’ di imbarazzo… io non ho mai avuto una ragazza! E, e tu, invece? Se posso chiedere…”
“No.”

Dopo quel tentativo, Roxas lasciò perdere, anche perché pensava di averlo ormai offeso, con quella domanda un po’ troppo riservata. Era ovvio che Lexaeus gli avesse proibito di chiederglielo.
Ma rimase sorpreso quando Lexaeus sorrise, incrociando le braccia. “No: non ne ho mai avuta una. La mia statura ha sempre provocato un certo timore a chi mi sta attorno. Ma in realtà non rifiuto mai una buona conversazione.”
“Davvero? Mi era parso che non volessi parlare, rispondevi solo a monosillabi.”
“Questo perché le tue erano domande di pura circostanza: non ti sarebbe nemmeno interessata la mia risposta. Io ritengo che le parole abbiano un giusto peso a seconda delle circostanze. Se c’è qualcosa che veramente mi vuoi chiedere, fai pure.”
Roxas pensò che ormai doveva avere i suoi pensieri scritti in faccia, visto che tutti lo leggevano come un libro aperto. Oppure era capitato assieme a persone davvero uniche, persone che sentiva di voler conoscere meglio.
“Allora, dimmi: come mai ti sei unito ai Nobodies? E che interessi coltivi?”
“Ah, due domande interessanti. E collegate fra loro, più di quanto si pensi. Dunque, io adoro leggere, come forse quel chiacchierone di Demyx ti avrà detto. Poesia, classici, romanzi, lettere… è tutto magnifico, ai miei occhi. Centinaia di parole e immagini che si combinano per dare luogo a storie e pensieri sempre nuovi. Tuttavia, diciamo che l’ambiente dove sono cresciuto non era proprio culturalmente stimolante, e ho dovuto imparare a difendermi. Qui, le cose sono addirittura peggiorate: Xemnas e i suoi aboliscono qualsiasi forma di libero pensiero, e spezzano chiunque non si pieghi. Ma io non sono così facile da spezzare… non fisicamente, almeno: quindi mi hanno attaccato sull’immagine. Per tutto il primo anno, hanno messo in giro voci sul mio conto, che ero violento, che nella mia scuola avevo anche mandato un professore all’ospedale, che ricattavo quelli più deboli. Nessuno si avvicinò più a me, dopo queste diffamazioni.”
Roxas ascoltò tutto questo, ammutolito. All’inizio, anche lui si era fatto trarre in inganno dalle apparenze, e pensava che il gigante fosse una specie di guardia del corpo. Ma ora vedeva Lexaeus sotto una nuova luce: era un fine pensatore, e un patito dell’arte. E il biondino poteva anche capire che dietro a tutte quelle parole c’era un animo sensibile, che non apprezzava la violenza. E il pensiero che fosse stato soggetto ad un simile bullismo psicologico, solo perché aveva tenuto fede ai suoi principi, lo riempiva di rabbia cocente, tanto che dovette imporsi di smettere di stringere le mani.
Lexaeus intanto era come perso nei suoi pensieri, lo sguardo fisso in lontananza.
“Poi, l’anno successivo, arrivò una giovane matricola che mi parlò come se nulla fosse. Credevo fosse costretto da una specie di penitenza, era già successo prima, ma lui iniziò ad attaccare bottone, a parlarmi dei suoi interessi e dei suoi progetti. E alla fine, mi chiese se mi andasse di unirmi a lui e al piccolo gruppo che stava mettendo in piedi. ‘Ci farebbe comodo uno col tuo spirito e il tuo amore per la lettura’, aveva detto. Era la prima volta che qualcuno vedeva in me altro oltre ai muscoli. Così conobbi Axel e i Nobodies.”
Mentre parlavano, erano ormai arrivati al dormitorio delle matricole. Roxas salì le scale, si voltò e disse: “Grazie. Non solo per avermi scortato, ma per avermi detto tutto ciò. Vedrai che le cose cambieranno.”
Il gigante sorrise, con quel suo sorriso goffo, ma con una sincerità ineguagliabile. “Bene, cadetto. Ma ora riposati. Finora hai visto le stoccate, ma presto osserverai un vero colpo in stile Nobodies.”
I due si congedarono, e Roxas entrò nell’edificio.

Appena entrato in stanza, la prima cosa che notò furono i vari gomitoli grigi appallottolati sul pavimento. Preparandosi già mentalmente al peggio, chiamò il compagno di stanza. “Luxord, e questi cosa sono?”
Questi arrivò subito, tenendo nelle mani due… Roxas non poteva crederci. “Ah, Roxas, tempismo perfetto. Potresti aiutarmi, qui? Non riesco da solo.”
“Luxord, perché hai in mano due CONIGLI? No, non dirmelo. Volevi fare il numero del cilindro.”
“Ah, non un semplice numero del cilindro, mio caro amico! Il doppio numero del cilindro! Doppi roditori, doppia magia! Ma c’è stato un contrattempo, io non sapevo… il venditore mi aveva assicurato che erano maschi tutti e due!”
A quelle parole, Roxas si voltò verso i gomitoli per terra, e notò come si muovevano debolmente. Non è che non potesse crederci. Non VOLEVA crederci. “Lux, il tuo incantesimo ha avuto i cuccioli!”
“Sì, lo so… domani provvederò a riportarli al negozio, ora però aiutami a raccoglierli!”
Dopo che ebbero sistemato la nidiata in uno scatolone, il biondino si accasciò sul letto, sfinito dalla giornata. “Sai, forse supereresti l’anno se ti impegnassi di meno in queste cose. Non dico che devi abbandonare le tue, ehm, inclinazioni, ma almeno moderarti!”
Il prestigiatore sbuffò. “Oh, avrò tutto il tempo di moderarmi, in futuro! Questi sono gli anni migliori, amico mio! La libertà, le occasioni, le ragazze! Devo sfruttare questo tempo finché posso!”
Roxas scosse la testa, troppo stanco per ribattere. Eppure, mentre pian piano scivolava nel sonno, non poté fare a meno di pensare che forse anche Luxord avrebbe combinato qualcosa di buono… forse si stava soffermando troppo sulle apparenze anche con lui.

Larxene rovistava tra gli oggetti del club, in piena agitazione. Vestiti volavano, soprammobili finivano in terra, ma a lei non importava. Nulla importava, tranne ritrovarlo. Dove poteva essere? L’aveva messo nella borsa! Se non saltava fuori – o peggio, se saltava fuori in posti sbagliati – la sua reputazione era rovinata. Eppure, per quanto cercasse, non lo trovava, nonostante stesse sprecando preziose ore di sonno per assicurarsi di non essere scoperta dalle amiche. Furibonda, capovolse l’ennesimo cassetto per l’ennesima volta.
“Non c’è! Non c’è da nessuna parte!”
“Perso qualcosa?”
Xigbar sostava sulla porta, con un’espressione di divertimento sul volto. Larxene gli si avventò contro, in preda al panico. “Tu! Se sei stato tu, giuro che-“
“Calma. Non so nemmeno cosa hai perso. Ma mi sono fatto un’idea di cosa è successo. Vedi, dopo che sei venuta a cercarmi, sostenendo che ti avessi mandata a chiamare io, ho iniziato a pensare a questo… buffo malinteso. E poi mi sono chiesto: chi avrebbe interesse nel creare confusione e metterti in ridicolo?”
“I Nobodies.” Larxene riacquistò la calma, e valutò la situazione. “Ma non è possibile. Non è il loro stile, e sarebbero troppo riconoscibili.”
“Ah, ma non tutti. Vedi, pare che abbiano reclutato un nuovo cadetto, un nuovo volto a cui far fare il lavoro sporco. Axel è stato visto i primi giorni, mentre fraternizzava con lui-“
“Taglia corto. Chi è? Chi è il colpevole? Dimmi il nome!”
Xigbar sorrise ancora di più, viscido. “Pare si chiami Roxas. Capelli biondi, basso, porta una polsiera a scacchi. E sembra sia lui il responsabile del piccolo furto ai tuoi danni.”
 Xigbar aveva la fama di essere un ragazzo senza paura e coi nervi d’acciaio, abbastanza da fare da intermediario con Xemnas. Eppure perfino lui si fece istintivamente indietro, alla vista della faccia di Larxene. Quella gelida furia era anche peggio della rabbia cocente che mostrava di solito.
“Va bene, allora. Vogliono la guerra? E guerra avranno.”
Il ragazzo sorrise. “Perfetto. Posso contarti tra i nostri, allora? Ci sono cose che vorremmo tu facessi per noi…”
   
 
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