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Autore: MoulinRouge89    05/09/2015    2 recensioni
Rick Grimes e Josephine "Joe" Miller. Due persone sostanzialmente diverse.
L'ex sceriffo si ritrova ad affrontare qualcosa di ben più grosso che un'orda di azzannatori affamati, qualcosa che ha a che fare con la dolce ragazza bionda che da qualche mese a questa parte gli ruba un po' troppi sorrisi.
E se fosse lei la sua felicità? E se fosse lei la sua unica via d'uscita per ricominciare da capo e riuscire ad amare ancora?
* * * *
Shot ambientata tra la terza e la quarta stagione, quando ancora alla prigione era tutto "tranquillo".
Amo incondizionatamente il personaggio di Rick, e volevo buttarmi in un esperimento diverso dal solito.
La protagonista ha il volto della bella Emily Vancamp, e ovviamente il suo personaggio non ha niente a che fare con The Walking Dead, I KNOW. Ma l'ho fatto di proposito, non volevo scrivere di una ragazza che fa già parte della storia reale, e ho deciso così proprio per far "immedesimare" chiunque - o almeno lo spero! ;9
Quindi..buona lettura #TWDfamily!
Vi lascio alle prese con un Rick Grimes ancor più gnocco - se possibile - e nuovamente innamorato.
Ogni tanto ci vuole una spruzzata d'amore e cose belle, no?
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando di corsa piombo alle spalle di Rick, lui è ripiegato su di un barile colmo d'acqua impegnato a sciacquarsi la faccia, provando a togliere gli ultimi residui di sporco sulla pelle dopo aver passato tutto il pomeriggio all'orto della prigione.
‹‹Rick! Cos'è successo!?››.
Col fiatone e l'espressione preoccupata, sbraito quelle parole tenendo premuta una mano contro il fianco destro, cercando invano di placare il forte dolore alla milza.
Lui si gira, la faccia gocciolante e la folta barba arruffata. Alza un sopracciglio e un solo angolo della bocca, nella pessima imitazione di quello che dovrebbe essere un sorriso.
‹‹Dove..dov'è Carl?›› ansimo, agitata.
Lo vedo troppo calmo, troppo tranquillo - e anche troppo divertito dal mio comportamento, a dirla tutta. Con un movimento secco della testa, indica un punto alla mia destra. Carl. Quel moccioso se la sta ridendo con i suoi nuovi amici vicino al recinto dei maiali.
‹‹M-ma..››.
Il mio balbettìo viene subito interrotto dalla risatina sommessa di Rick, che intanto ha ripreso a lavarsi la faccia dandomi nuovamente le spalle.
‹‹Dovresti riposarti un po', Joe›› lo sento mormorare con voce arrochita.
‹‹Ho sentito Carl gridare come un pazzo due minuti fa, ne sono sicura Rick, io..›› protesto, ma i suoi movimenti veloci e repentini fanno in modo che le parole mi muoiano in gola.
Me lo ritrovo davanti in un batter d'occhio, le mani ben salde sui fianchi e la sua solita posa da “sceriffo sexy” - nomignolo che io e Beth gli abbiamo segretamente affibbiato.
‹‹Nessuno ha gridato, qui fuori›› dice serio, prima di fare un grosso sospiro e scuotere la testa ‹‹Te l'ho detto, hai bisogno di riposare. E anche di una doccia, Joe›› chiosa, allungando un braccio e portandomi una ciocca bionda incrostata di sangue dietro l'orecchio.
In effetti non ha tutti i torti: stamani ero di turno insieme a Maggie e Glenn alla recinzione, munita di grembiule e punteruolo per togliere di mezzo un bel po' di azzannatori; poi un boccone al volo insieme a Carol e Beth, e subito di corsa a dare una mano ad Hershel, impegnato nel braccio B per ripulire alcune celle che prima o poi potrebbero servire. Insomma, in poche parole non profumo certo di Chanel n°5. Una doccia ci starebbe proprio a pennello.
Sbuffo e mi passo una mano sulla nuca sudaticcia, stiracchiando il collo.
‹‹Sei stanca. Non ti sei fermata un minuto, oggi. Fai tantissimo, hai sempre voglia di aiutare gli altri, e questo lo capisco. E tutti te ne sono grati, Joe. Ma devi pensare anche a te stessa, non puoi ridurti così›› dice apprensivo, riducendo la voce in un sussurro.
Scuote ancora la testa e si gratta una guancia ricoperta per metà dalla barba brizzolata - cavolo, ci starei delle ore ad osservare la linea dura della sua mascella che si va a nascondere sotto quel cespuglio che gli sta crescendo sulla faccia, e come direbbe sempre la piccola Beth “un brizzolato decisamente carino, che lo rende ancor più affascinante”, parole sue. Ma evidentemente lo penso anche io, visto che mi sono appena imbambolata a fissargli, appunto, la barba. E la bocca, che adesso si sta aprendo in un sorriso luminoso - raramente ho l'occasione di vederlo sorridere così, e quelle poche volte in cui lo fa mi scoppia il cuore di gioia.
‹‹Ci sei tu che pensi a me. Non c'è alcun bisogno che lo faccia anche io››.
Le parole escono da sole, senza che io riesca a frenarle.
Abbasso la testa di scatto, trovando improvvisamente interessanti le punte dei miei scarponcini consumati. Lo sento, il rossore che mi ha appena mandato a fuoco le guance. Percepisco anche il suo sguardo perforarmi la pelle, ma cerco di non farci caso e riprendo a parlare.
‹‹Io..sto bene, tranquillo. Non sono stanca, davvero››.
Quando rialzo il viso, mi accorgo che Rick si è avvicinato di qualche passo, le mani sempre sui fianchi e un'espressione indecifrabile cucita sul viso. Santo cielo, a volte darei la mia razione giornaliera di cibo pur di sapere che cosa gli passa per la testa in certi momenti - io, a differenza sua, sono un libro aperto, incapace di nascondere la benchè minima emozione.
Non riesco a sostenere il suo sguardo e lo sposto oltre le sue spalle, dove in lontananza scorgo Tyreese a fare la guardia sulla torretta.
‹‹Joe›› la sua voce richiama la mia attenzione e torno a guardarlo, trovando un altro di quei sorrisi lì, di quelli che mi rendono felice davvero ‹‹Piccola, a me importa solo vederti stare bene›› mormora mentre mi accarezza una guancia.
Ed è quel piccola il motore di tutto, è quella parolina pronunciata troppo dolcemente che mi fa scattare in avanti a circondargli la vita con le braccia, stringendolo più forte che posso e incastrando il viso nell'incavo del suo collo; Inspiro a fondo, inalando l'odore che emana e che ormai, da un mese a questa parte, ho imparato a conoscere.
Un mese.
E' bastato un misero mese per far sì che le cose prendessero una piega diversa.
Fino a trenta giorni fa ero solo la giovane e temeraria Joe, la migliore amica di Maggie “adottata” dalla sua famiglia quando l'apocalisse ha avuto inizio, portandole via i suoi cari e trasformandoli uno ad uno in quei mostri che barcollano.
Fino a trenta giorni fa ero solo una giovane ragazza di ventitrè anni che si dava da fare per aiutare chiunque avesse bisogno, una ragazza testarda e forte che voleva a tutti i costi seguire Daryl, Merle o Michonne nelle loro spedizioni per riportare le medicine o la cena alla prigione.
Fino a trenta giorni fa Rick mi vedeva solo come la ragazza che badava a Judith e a Carl quando lui non c'era, quella giovane donna che si occupava di lavare quei pochi stracci che tutti avevano e che si preoccupava sempre che ogni bocca venisse sfamata.
Poi, di punto in bianco - o forse no, forse era una cosa che si protraeva nel tempo, non lo so, non me ne sono mai accorta prima - lui ha cominciato a guardarla con occhi diversi, quella giovane donna conosciuta alla fattoria di Hershel.

 

f l a s h b a c k

‹‹Non essere stupida, Josephine!›› mi brontola Beth in un sussurro ‹‹Ti mangia con gli occhi, andiamo, non dirmi che non lo vedi!?››.
Daryl e Merle hanno trovato uno stereo scassettato in un bar poco distante dalla prigione, e quando sono tornati con del cibo e delle bottiglie di vino rosso, Meggie e Glenn hanno proposto di rilassarci e di divertirci per almeno una sera.
Sono giorni che tutto fila liscio. Anzi, mesi. Judith sta crescendo forte e sana, il Governatore non si è più fatto vivo, e Rick sembra stare meglio dopo intere settimane passate ad arrovellarsi il cervello per la morte di Lori.
Così, dopo una decisione presa all'unanime, abbiamo deciso per fare un po' di baldoria - per così dire. Calata la notte, ci siamo chiusi dentro e abbiamo imbandito un discreto buffet. E' per questo che ora i bambini corrono da una cella all'altra, ridendo e giocando come non fanno da tempo, e la musica country che esce dallo stereo è bassa per non attirare gli zombie, ma rallegra l'ambiente e culla le nostre orecchie - credo di non ascoltare un po' di musica da troppo tempo ormai, anche se ogni tanto Beth ci delizia con la sua meravigliosa voce cantandoci qualcosa.
C'è chi ha cominciato a fare lo scemo per via del vino, come ad esempio Glenn o Daryl; addirittura vedo Carol che ha preso sottobraccio Hershel e ha cominciato a ballare.
E poi c'è Rick. A quanto pare nemmeno lui regge molto l'alcol, visti gli occhi lucidi e le battutine a doppio senso che iniziato a fare da una buona mezz'ora. Si è appollaiato là in un angolo con l'ennesimo bicchiere in mano, le gambe a penzoloni e un sorrisone mai visto fin'ora a illuminargli la faccia stanca. Scherza con Daryl e ogni tanto urla qualcosa a Carl, scoppiando a ridere subito dopo seguito dagli altri.
Ultimamente ci siamo avvicinati molto; è diventato una persona più debole ed insicura da quando è successo di sua moglie, e io e Beth facciamo a turno per prenderci cura della piccola spaccaculi. Passo molto più tempo con lui, soprattutto la sera, quando rientra alla prigione dopo essere andato a cercare qualcosa da mangiare o dopo aver lavorato tutto il giorno all'orto. E' legatissimo a Carl, e da come ne parla traspare tutto l'amore di un padre verso un figlio. Gli brillano gli occhi, quando ne parliamo, e ultimamente ha imparato ad aprirsi un po' di più: mi racconta di cosa aveva in mente per la sua famiglia, di quali erano i progetti, delle vacanze e dei posti che avrebbe voluto far vedere a Carl. Forse, vedermi con Judith tra le braccia, vedere che mi prendo cura di lei come se fosse una sorellina, gli ha permesso di fidarsi di me, in un certo senso. E stasera non ha fatto altro che puntarmi addosso quegli occhioni azzurri, facendomi sentire addirittura a disagio.
Mi avvicino ad una bottiglia di vino e lo diluisco con l'acqua che ho già nel bicchiere. Meglio non rischiare di ubriacarsi, qualcuno deve pur rimanere lucido. E poi tra un po' devo dare il cambio a Sasha, che nella mensa sta facendo addormentare la piccolina della prigione.
‹‹Jooooee. Non immagini quanto ti voglio bene, tesoro..››.
Due dita affusolate mi pizzicano una guancia, facendomi sobbalzare e voltare verso una Maggie decisamente su di giri. Mugola qualcos'altro e si accascia con la testa sulla mia spalla, sospirando e chiudendo gli occhi. Bene, magari è il caso di cercare Glenn.
Mi guardo intorno alla ricerca dell'asiatico, ma non appena mi volto verso sinistra, m'imbatto negli occhi sorridenti di Rick, che per l'ennesima volta stasera mi stanno fissando. Daryl, accanto a lui, guarda da tutt'altra parte, e si sporge verso l'amico sussurrandogli qualcosa all'orecchio; gli si alza un solo angolo della bocca, piegandogli le labbra in un sorriso malizioso, mentre le pupille non ne vogliono sapere di staccarsi da me.
Scrollo la spalla dopo aver deglutito a vuoto un paio di volte, cercando invano di far alzare la testa alla mia migliore amica. Lui continua a guardarmi, con quella smorfia furba sulle labbra e il bicchiere ormai vuoto tra le mani. Poi ferma Glenn per un braccio e si alza, trascinandolo con sé.
Mi accorgo che sta venendo verso di me solo quando me lo ritrovo davanti e Maggie è già tra le braccia del suo ragazzo; dopo che i due sono ormai lontani e Rick continua a rimanere davanti a me, con le mani affondate nelle tasche e quell'espressione “diversa” dal solito, mi schiarisco la voce e porto il bicchiere alle bocca.
‹‹Ehi..›› la sua voce è bassa, è roca, è.. E'sexy, porcacciatroia.
Non capisco cosa mi prende, eppure non ho bevuto molto, anzi, mi sono decisamente limitata, perchè conoscendomi a quest'ora sarei già a ballare sui tavoli.
‹‹Ehi›› rispondo in un sussurro, nascosta dietro il bicchiere.
Non sto facendo gli occhioni da cerbiatta, no. Non sto sbattendo le ciglia e una risatina sommessa mi sfugge accidentalmente dalle labbra mentre Rick mi sorride, no. Io non sono mai stata brava a flirtare - o come diamine si dice - figuriamoci se inizio a farlo proprio stasera, meno che mai con Rick, santo cielo!
All'improvviso l'ex sceriffo fa un movimento brusco, e si sporge verso di me sovrastandomi con tutto il corpo; allunga un braccio alle mie spalle e afferra una mela dal cesto in vimini che Carol e Michonne sono riuscite a riempire oggi pomeriggio. Continua a fissarmi, addenta il frutto rosso e comincia a masticare, fino a che un po' di succo gli scende all'angolo della bocca e con il dorso della mano corre a ripulirsi.
Mi ritrovo con la mascella a terra e fiumi di bava che scorrono senza sosta.
Vorrei sotterrarmi, giuro. Una sensazione che mi manda completamente in brodo di giuggiole, senza sapere esattamente il motivo.
Così, dopo vari tentativi andati male, riesco a fuggire da lui e dal suo sguardo “strano”, e con la scusa di dover dare il cambio a Sasha per quanto riguarda Judith, mi allontano sparendo in fondo al corridoio.
‹‹Ehi, Sasha››.
Faccio capolino nella mensa vuota, dove al centro di essa Judith sta beatamente dormendo, per niente scalfita dal rumore proveniente dall'altra parte del corridoio.
La ragazza a cui sorrido è accanto a lei, seduta; sulle ginocchia un vecchio libro dalla copertina tutta stropicciata, un fumetto per ragazzi che racconta di un'invasione aliena sulla terra, trovato da Carl in qualche casa abbandonata nelle vicinanze. Io l'ho già letto. Judith un paio di sere fa non ne voleva sapere di addormentarsi, quindi..
Sasha si schiarisce la voce e mi sorride.
‹‹Tranquilla Joe, posso stare un altro po', torna a divertirti››.
No. Proprio no. Non ci siamo decisamente capiti: io DEVO rimanere qui.
Se tornassi di là adesso, dovrei fare nuovamente i conti con gli occhi di Rick, troppo penetranti e troppo azzurri stasera; dovrei fare i conti anche col sorriso di Rick, e con le frasi sussurrate a metà di Rick, quelle che poco fa mi hanno fatta fuggire a gambe levate. E dovrei fare i conti anche con Beth e la sua prima sbronza, che la rende incapace di trattenersi e parlare a vanvera - non fa altro che ricordarmi dello sguardo insistente di Rick che mi squadra da capo a piedi.
Insomma, se tornassi di là adesso, dovrei fare i conti con tante cose, ma soprattutto con luiMa questo Sasha non lo sa - non lo può sapere.
Ed è ovvio, perchè Rick Grimes è il leader di questa grande famiglia che abbiamo pian piano creato, è il padre di Judith e Carl, a cui è morta la moglie solo qualche settimana fa - forse sono già passati due o tre mesi, ma qua dentro è difficile tenere il conto. Mentre io sono soltanto la simpatica e piccola Joe, la figlia “adottata” da Hershel e benvoluta da tutti, minuta e graziosa, con la battuta sempre pronta e i capelli biondi perennemente arruffati, che regala un abbraccio e un sorriso dolce a tutti qual'ora ce ne sia bisogno.
E allora, se fai due più due, capisci che il mio nome, accostato a quello di Rick, non ci incastra proprio un bel niente. Francamente è strano anche per me, associarli insieme. Io appartengo ad un mondo, e lui totalmente ad un altro. Probabilmente, se non fosse stato per l'apocalisse, nonostante vivessimo nella stessa cittadina, le nostre strade non si sarebbero mai nemmeno incrociate. Io troppo presa a finire gli studi per il college, divisa tra gli amici e il fidanzato, qualche lavoretto per mantenermi e un appartamento piccolino in periferia. Lui lo sceriffo della città, con una famiglia da mantenere e una moglie innamorata.
Quindi.. No, Sasha non potrebbe mai immaginare con cosa dovrei fare i conti se adesso tornassi di là.
‹‹Sasha, alza quel culo immediatamente e trascinalo fuori di qui›› sogghigno, cercando con tutta me stessa di sembrare abbastanza convincente ‹‹E poi sono stanca, oggi è stato faticoso, e ne approfitto per riposare un po'›› le sorrido, stiracchiando la schiena mentre mi avvicino a lei.
Sbadiglio a bocca spalancata e finalmente pare arrendersi; si alza e raggiunge gli altri, non prima di avermi schioccato un bacio sulla guancia.
Prendo il fumetto e me lo rigiro tra le mani, mettendomi a sedere dov'era lei; guardo Judith, che ronfa con un'espressione rilassata e distesa sul viso; prendo a dondolarla un po', facendo oscillare col piede quella culla colorata che hanno raccattato in qualche negozio Maggie e Glenn. Poi, dopo un altro lunghissimo sbadiglio, un rumore alle mie spalle mi fa sobbalzare.
Mi volto verso il punto in cui poco fa è sparita Sasha e il cuore perde immediatamente un battito: Rick è lì, affacciato all'entrata della mensa, una spalla poggiata allo stipite e il braccio ciondoloni, mentre in una mano stringe una bottiglia polverosa di spumante - sicuramente recuperata da Merle e Daryl chissà dove.
‹‹Rick›› la mia voce riecheggia impaurita tra le quattro mura dell'enorme stanza deserta.
‹‹Ti ho spaventata?››.
Sorrido e annuisco, provando a ritrovare inutilmente la calma di poco fa - perchè mi sto agitando, è Rick dannazione, non uno zombie!
‹‹Sei scappata››.
Non è una domanda, è una constatazione, e il tono deciso che ha usato nel dire quelle due parole non fa altro che intimidirmi ancora di più - come se a lui non andasse bene che io sia venuta via, come se la cosa gli desse addirittura fastidio.
Deglutisco a fatica e scrollo le spalle, indicando la piccola spaccaculi accanto a me.
‹‹Sasha aveva bisogno di un cambio››.
‹‹Sei scappata da me. Intendevo quello›› controbatte senza esitazioni lui, con voce dura.
Abbassa la testa e la scuote impercettibilmente, e vedo le sue labbra inclinarsi in un sorrisino furbo, di quelli che gli conferiscono un'aria più o meno strafottente; ciondola per un altro po' allo stipite e poi si decide ad entrare. Senza abbandonare quel ghigno, arriva davanti a me; posa la bottiglia sul tavolo alle mie spalle, porta le mani sui fianchi e piega la testa di lato, osservandomi dall'alto. Non ho il coraggio di alzare gli occhi e scontrarmi con l'azzurro dei suoi, così preferisco di gran lunga restare a fissare la cintura in pelle che gli avvolge la vita.
‹‹Grazie›› lo sento mormorare all'improvviso - il tono di voce ora è cambiato, è dolce e gentile.
Quelle sei lettere mi danno la forza di alzare finalmente lo sguardo sul suo viso - ed è lo sbaglio più grande che potessi fare, porca puttana, perchè stasera mi sembra di vederlo più bello del solito, e incontrare quel sorriso che mi rivolge non rende di certo le cose più semplici.
‹‹Grazie? Per cosa?›› farfuglio.
‹‹Per quello che fai. Per Judith, per Carl..›› allunga una mano e accarezza il braccino esile della figlia ‹‹..per me›› sospira serio, tornando a guardarmi.
Cosa dovrei fare adesso? E cosa dovrei dire, soprattutto? Che lo faccio con piacere? Che non deve ringraziarmi perchè adoro stare con i bambini? Oppure mi è permesso tergiversare il discorso su quanto quei pantaloni gli fascino perfettamente il sedere? Ma anche la camicia, sporca e col colletto strappato, mica scherza.
Ma Rick non mi permette nemmeno di pensare in santa pace, non mi lascia neanche il tempo di articolare una frase, perchè afferra di nuovo la bottiglia di spumante e si china sulle ginocchia piegate, portando il viso al pari del mio. Un fremito mi riscuote dalla testa ai piedi, e rimango immobile inchiodata dal suo sguardo. Lui sorride e stappa la bottiglia, cercando di fare meno rumore possibile.
‹‹Brindiamo››.
‹‹C-come hai detto?›› sgrano gli occhi e dischiudo le labbra - sono quasi sicura di aver capito male.
‹‹Briandiamo. A te, che fai tutto questo per me›› fa spallucce lui, come se fosse un discorso del tutto normale ‹‹A te, a me..a noi, che ci siamo trovati. Perchè se qui dentro non ci fossi tu Joe..non so come farei a crescere questa meraviglia›› mormora tutto d'un fiato, posando uno sguardo amorevole sul faccino rilassato della figlia.
‹‹Rick smettila, ce la faresti benissimo anche senza di me, lo sai. E poi ci sono Carol, Beth..Sasha..›› biascico, mentre mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio cercando di mascherare l'imbarazzo.
Lui in risposta scuote la testa, sorridendomi e mormorando un impercettibile “non capisci”, poi alza la bottiglia e beve un sorso di spumante; strizza gli occhi e butta giù. Dev'essere parecchio forte a quanto pare - sarà vecchissimo, magari forse è anche scaduto, chi lo sa.
Rick allunga il braccio e mi porge la boccia in vetro scuro, non prima di aver bevuto almeno altre due sorsate. Titubante, sposto più volte lo sguardo da lui allo spumante, non sapendo cosa diavolo fare: accettare o rifiutare?
Ma sì, se non altro proviamo a dimenticare almeno per una sera tutto quello che c'è là fuori.. Così afferro il collo della bottiglia e tutto d'un colpo mando giù un bel po' del liquido frizzante, che mi incendia subito la gola. D'istinto mi si inumidiscono gli occhi e tossisco, portando il dorso della mano a coprire la bocca. Stringo anch'io le palpebre - si, ora ho la certezza che questo spumante è sicuramente scaduto - e quando le riapro Rick sta sorridendo beato. E mi rendo conto che è troppo - troppo - vicino a me. Riesco addirittura a sentire il suo odore, e il sapone è l'elemento che riconosco subito - odio lavarmi con quelle saponette di marsiglia, ma per ora sono tutto ciò che siamo riousciti a trovare, e non posso non usarle.
Improvvisamente percepisco anche il suo respiro infrangersi sul mio viso, anzi, sulla bocca, chiaro segno che si sta avvicinando ancora di più.
E poi vorrei tanto sapere come mai mi accorgo solo adesso delle mille sfumature che ci sono dentro all'azzurro dei suoi occhi, come mai non ho notato prima d'ora tutte quelle pagliuzze dorate che glieli rendono - se possibile - ancora più meravigliosi. E perchè mi rendo conto solo ora che profuma dannatamente di buono, nonostante quel sangue ancora un po' incrostato sui vestiti e le scarpe sporche di terra? E poi perchè adesso mi sta fissando come se fossi un delizioso cupcake alla vaniglia ricoperto di praline al cioccolato?
Una scintilla accende improvvisamente il suo sguardo, e mentre il mio cervello cerca disperatamente delle valide risposte a tutte quelle domande, Rick scatta in avanti e mi stringe il mento con le dita, premendo con forza le labbra contro le mie.
Pietrificata. Non reagisco, non ricambio, non riesco a muovermi.
Ma nel momento esatto in cui lui si accorge che non rispondo al bacio e si stacca da me, osservandomi con espressione indecifrabile, trattengo il respiro e rabbrividisco.
Capisco finalmente che non è “questo” quello che voglio: non voglio che lui si stacchi da me, non voglio averlo lontano. Ecco, nel momento in cui Rick si allontana dal mio viso, tutto mi è più chiaro: la sua bocca, premuta contro la mia, combacia alla perfezione, e realizzo che non è poi così male. O così “strano”, dovrei dire.
Rick e Joe. Ok, magari un po' strano lo è.
Ma nel giro di un secondo tutto mi passa davanti agli occhi: ricordo il momento in cui ci siamo visti per la prima volta, nel soggiorno dei Greene, e la disperazione nei suoi occhi mentre stringeva Carl tra le braccia; ricordo anche di quando, insieme a Shane e Andrea, mi insegnò a sparare per la prima volta, alla fattoria, infilandomi il suo cappello da sceriffo e dicendomi che ero veramente carina con quello in testa; e conosco bene anche tutti quegli sguardi rivolti solo a me quando parte per una delle tante spedizioni, mentre tengo in braccio sua figlia e lo rassicuro con un sorriso che andrà tutto bene, che quando tornerà Judith sarà ad aspettarlo con il pancino già pieno.
Una sua mano calda posata sulla guancia mi riporta alla realtà, facendomi sbattere le palpebre un paio di volte; lui è a pochi centimetri da me, mi accarezza il viso e mi fissa le labbra dischiuse. Ho il respiro accelerato, e indugio qualche altro secondo prima di alzare una mano e posarla dietro la sua nuca, infilando le dita tra i riccioli che gli stanno crescendo alla base del collo.
‹‹A cosa..a cosa stai pensando?›› mi domanda in un sussurro, studiando attentamente ogni mia espressione per cercare di capire cosa diavolo mi passa per la testa in questo momento.
Scuoto il capo, continuo a puntare gli occhi nei suoi, poi sospiro e mi decido a rispondere.
‹‹Al perchè di tutto questo. Perchè io, perchè sta succedendo.. Perchè, Rick?››.
La mia voce è un lamento, l'espressione affranta e sofferente.
‹‹Io non-›› mormora bloccandosi immediatamente, le parole che gli muoiono in gola ‹‹Non lo so, Joe. I-io..non lo so. Però sono sicuro che è tutto ciò che voglio, tutto ciò di cui ho bisogno adesso›› biascica, poggiando la fronte contro la mia e sospirando.
‹‹Perchè io? Perchè io e non Sasha, o Maggie, o..che ne so, Michonne?›› riprendo, ignorando le sue parole - e subito mi maledico per quello che ho detto, ma che razza di domanda è?
Rick infatti sembra spaesato, non ha senso quello che gli ho appena chiesto; poi si schiarisce la gola, deglutisce e prova a rispondere.
‹‹Perchè tu sei Joe›› scrolla le spalle e mi sorride con quanta più dolcezza io gli abbia mai visto tirar fuori da quando lo conosco ‹‹Sei tu quella che mi giro a cercare ogni volta che rientro alla prigione dopo una spedizione - e non solo per sapere come sta Judith, non solo per lei. Sei tu la ragazza che ogni sera addormenta mia figlia e poi rimane ad ascoltare i miei stupidi sfoghi. Perchè sei tu che con il tuo sorriso mi regali l'unico momento di pace prima di chiudere gli occhi ogni sera, dopo una giornata schifosa passata ad uccidere quei cosi là fuori o a cercare qualcosa da mangiare. Il tuo sorriso, Carl e Judith. Non abbiamo più una casa, una famiglia, non ci è rimasto più niente, Joe.. Ma ogni volta che vado in cella per cercare di dormire un paio d'ore e trovo te che stai cullando tra le braccia mia figlia, con quegli occhioni pieni di speranza che mi guardano, vedi..tutto acquista un sapore diverso. E' strano sentirmelo dire, lo so, ma in quei pochi momenti finalmente mi sento felice›› si ferma e prende un grosso respiro, la fronte corrugata come se si sforzasse di trovare le parole più giuste ‹‹Perchè sei tu. Perchè hai qualcosa che le altre non hanno, ecco perchè..›› la sua voce ora si è ridotta ad un sussurro, a stento riesco a sentirla, mentre lui abbassa la testa e si morde le guance, chiaramente preoccupato per aver confessato una cosa del genere, per essersi sbottonato così tanto e temendo magari una brutta reazione da parte mia.
Un sospiro mi sfugge dalle labbra, confusa da quelle parole e sopraffatta dalla sua sincerità; Rick ha ancora gli occhi puntati su di me - sulla mia bocca, sulle guance accaldate, sul mio collo.. E quando abbassa ancor di più lo sguardo, lasciandolo cadere spudoratamente nella scollatura della maglietta grigia,il cervello mi va in tilt, facendomi perdere completamente la ragione.
Con la mano ancora sulla sua nuca lo attiro verso di me, facendo scontrare nuovamente le nostre bocche; lui non si fa certo pregare e prepotentemente la sua lingua corre a cercare la mia. Mi spingo in avanti sbattendo contro il suo torace, la sedia che vacilla e scricchiola sul pavimento rovinato. Rick mi afferra per la vita, mi stringe a sé, tirandomi su in un gesto secco e deciso e facendomi alzare, mentre con la bocca è sceso ad esplorare il mio collo, avido. Mi mette a sedere sul tavolo, lo spumante che si rovescia a terra e i suoi piedi che incespicano nella sedia.
Tutto quel baccano che rompe improvvisamente il silenzio intorno a noi ci blocca, facendoci restare immobili a fissarci: i nasi che si sfiorano, i respiri che si mescolano, gli occhi sgranati. La paura di aver svegliato Judith.
Ma Rick non ne vuole sapere di fermarsi, non ne ha alcuna intenzione. E lo capisco dal sorrisino sghembo e malizioso che gli storce la bocca perfetta.
La bocca è perfetta, la sua barba incolta è perfetta, i capelli leggermente più lunghi sono perfetti, per non parlare dei muscoli che guizzano ad ogni tocco deciso dei miei polpastrelli. Stasera, tutto di Rick, mi appare dannatamente perfetto. Com'è possibile?
Si abbassa di nuovo su di me, le mani che dai miei fianchi sono salite e ora percorrono la mia schiena da sotto la stoffa di cotone. Mi morde un labbro, lo stringe piano fra i denti e lo tira, succhiandolo subito dopo con una calma snervante, mentre le sue iridi azzurre sono puntate nelle mie.
Sta cercando di capire cosa voglio, se può o non può andare avanti. Mi studia, il fiato caldo e accelerato che si spezza sulla mia bocca.
E io, schiacciata contro il tavolo sotto il peso del suo corpo, con la sua erezione che sfrega contro il mio bacino, non posso fare a meno di volerlo: sì, voglio che continui, sì, voglio baciarlo ancora e sì, voglio qualcosa di più. Non mi piace che si fermi, meno che mai che si allontani da me.

‹‹Rick..››.
Il mio è solo un gemito che esce un po' strozzato, un misero e debole sussurro: il suo nome pronunciato per la prima volta in modo totalmente diverso dal solito.
E a lui basta solo sentire la mia voce che lo chiama, a lui basta solo sentirmi sospirare e riversare subito dopo la testa all'indietro, lasciando il collo completamente alla mercè dei suoi morsi, per continuare e avventarsi famelico sul mio esile corpo, delicato e minuto rispetto al suo.
Quando poi con una mano si fa strada in mezzo alle mie gambe, risalendo piano lungo una coscia, chiudo gli occhi e mi lascio andare a dei mugolii sconnessi, permettendogli di sfilarmi con urgenza i jeans strappati e andando completamente in estasi quando si abbassa a baciarmi proprio sotto l'ombelico, raggiungendo lentamente il centro del mio piacere.




 

E sì, quella sera l'abbiamo fatto. Abbiamo fatto l'amore su quel tavolo, dove tutti i giorni alcuni di noi si riuniscono per mangiare qualcosa, dove Carol prepara la sua armatura, dove Hershel si riposa e legge qualche racconto ai pochi ragazzini della prigione. Ma soprattutto, quella sera abbiamo fatto l'amore con la piccola spaccaculi che dormiva beata proprio accanto a noi, accanto alle nostre gambe che si intrecciavano, alle nostre bocche che si cercavano.. La nostra prima volta.
‹‹Non..non mi sembra il caso, Joe. Dai..››.
Rick mi passa un braccio dietro la schiena, trattenendosi il più possibile per non ricambiare l'abbraccio. Riesco a sentire il tocco delicato della sua mano attraverso il tessuto della maglietta consumata, riesco a percepire il fatto che si stia frenando, e che non mi stringerà mai come sto facendo adesso io con lui. Almeno, non sotto gli occhi di tutti. Non qui fuori, con Carl che gioca insieme ai suoi amici poco distante da noi e Tyreese sulla torretta con un fucile in mano.
Sospiro contro la sua spalla e piano mi stacco, sofferente.
‹‹Vado..a farmi la doccia›› biascico, imbronciata.
I suoi occhi mi scrutano, stanno attenti ad ogni mia più piccola espressione, e quando mi volto e sto per allontanarmi, le sue dita mi circondano un polso, trattenendomi. Mi giro a guardarlo, e lentamente vedo nascere un sorriso che gli stira le labbra, un sorriso dolce e felice, che ultimamente rivolge solo a me.
‹‹Michonne ieri ti ha trovato un rasoio, da qualche parte›› pigolo, con la fronte corrugata ‹‹Se vieni con me, magari ti posso aiutare ad usarlo. Sai, non è molto semplice con una barba come quella›› gli indico il mento e prendo a camminare all'indietro, continuando a guardarlo allusiva.
Lui si gratta una guancia e inarca un sopracciglio, sorridente.
‹‹Dici?››.
‹‹Mh-mh›› annuisco ‹‹Non lo puoi fare da solo, combineresti un guaio. E poi te la toglieresti tutta, e non sono d'accordo. Se vieni con me ci penso io›› mi mordo un labbro, conscia di quanto quel piccolo gesto lo faccia impazzire.
E' titubante, lo vedo esitare e correre con lo sguardo a cercare Carl. Poi sospira e scuote la testa, cominciando a venirmi incontro. Quando mi raggiunge, mi spinge con una spallata facendomi barcollare e ridere.
‹‹E se io volessi togliermela tutta, questa boscaglia?›› mi punzecchia, accarezzandosi il mento “brizzolato”.
‹‹Non te lo permetterei››.
Qualche altro passo, e siamo davanti alla porta che porta alle docce.
‹‹Ah, si? E come mai?››.
Allunga un braccio e spalanca l'uscio arrugginito, lasciandomi entrare per prima.
‹‹Perchè con un po' di barba sei molto più..più..››.
‹‹Più..?›› mi sprona lui, mentre si richiude la porta alle spalle e il buio ci avvolge.
‹‹Sei più carino, signor Grimes›› trillo, soffocando una risatina.
Mi sento spingere contro il muro appiccicoso e umido, e in un attimo il corpo di Rick mi schiaccia; la sua bocca cerca la mia, le lingue che si rincorrono; le sue mani sotto la maglietta, il tessuto già lacerato che si strappa un po'. Lo sento sorridere contro le mie labbra, compiaciuto di quello che mi ha appena sentito dire. Gli passo le mani tra i capelli, scompigliandoli e tirandoli leggermente all'indietro.
Faremo un po' di fatica a raggiungere le docce, già lo so, ma giuro che alla fine io mi laverò e lui si farà la barba. Lo giuro.

 
 
 

* * * * * * * *

 

 ‹‹Avanti, come si chiama? A me puoi dirlo. Chi è?››.
Michonne si avvicina e si siede accanto all'ormai ex sceriffo, accovacciato sull'ultimo gradino delle scale rovinate. E' lì fuori da almeno mezz'ora, in lontananza il sole che sta per tramontare dietro la distesa di verde che circonda la prigione e qualche vagante quà e là oltre la recinzione.
E' quasi ora di cena, e anche se non mangiano mai tutti insieme - purtroppo qualcuno deve sempre stare di guardia, e a rotazione si scambiano i turni per passare la notte sulle torrette - la donna si è comunque accorta che Rick non è rientrato.
I due cenano quasi sempre insieme, allo stesso tavolo. I due ultimamente stanno imparando anche a conoscersi, e pian piano sta nascendo una bella amicizia.
Sono passate ormai diverse settimane da quando Michonne è apparsa davanti al cancello della prigione con pannolini e latte in polvere dentro ad una cesta. Sono passate parecchie settimane da quando Rick, il leader di questo enorme gruppo - di questa famiglia - ha deciso insieme agli altri di farla entrare e di accettarla tra loro. Col tempo si è creato uno strano legame fra loro, che si sta rafforzando sempre di più in quest'ultimo periodo, dopo giorni interi passati a studiarsi, ad annusarsi, a cercare di capire l'uno le intenzioni dell'altra.
‹‹C-cosa? Come si chiama chi?›› chiede stralunato l'uomo, le sopracciglia che schizzano in alto e la testa che si gira verso il sorriso furbo dell'amica.
Lei sospira e scuote la testa, osservando divertita l'espressione di Rick.
‹‹Rick, stavi fissando il vuoto sorridendo, a chi pensavi?›› snocciola melliflua e risoluta Michonne, alzando le spalle con fare ovvio.
Non sfugge mai niente a quella donna, mai. Nemmeno un insignificante dettaglio, o uno zombie nascosto in qualche anfratto, o un'impronta scappata per caso agli occhi attenti e allenati di Daryl durante uno dei suoi inseguimenti a qualche strano animale.
Figuriamoci quindi se le sfugge la faccia imbambolata di un uomo innamorato.
Il silenzio di Rick incoraggia Michonne a continuare, un sorriso dolce a storcerle le labbra piene.
‹‹Sai, una volta anch'io ero innamorata..›› ridacchia, giocherellando con la fodera della sua spada.
‹‹Io non sono innamorato, ma cos-››.
La voce rauca dell'uomo viene subito interrotta e sovrastata da quella squillante di lei.
‹‹Fammi finire›› lo minaccia, pungolandogli un dito magro sulla spalla.
Rick abbassa lo sguardo e ride sommessamente, grattandosi la barba sempre più folta e lunga - solo una volta è riuscito nell'intento di tagliarsela, anzi, di accorciarsela, ma poi il suo lato selvaggio ha preso il sopravvento su di lui e adesso eccola lì, la solita boscaglia brizzolata.
‹‹Una volta anch'io ero innamorata. Ed era la sensazione più bella che potesse esserci. Davvero›› gli occhi le sorridono e sbrilluccicano, una cosa che ultimamente non capita mai a Michonne ‹‹Ero persa per lui, volevamo creare una famiglia bellissima e magari un giorno anche sposarci. Quando ero a lavoro, ricordo che non facevo altro che pensare a lui per tutto il tempo, mi estraniavo dal resto e pensavo a quando sarei rientrata a casa e lui sarebbe stato sul nostro divano ad aspettarmi, con la cena già pronta nel forno. E' una cosa che fai senza accorgertene, succede e basta. Un giorno ti ritrovi a pensare a quella persona senza volerlo veramente, è assurdo›› si lascia scappare una risata cristallina, buttando la testa all'indietro e poggiandola poi sulla spalla dell'amico ‹‹Io..io la riconosco quell'espressione, e tu hai la faccia di un uomo innamorato, Rick›› dice in tono serio tornando a guardarlo.
‹‹E invece ti sbagli›› sospira lui, alzandosi e sgranchendosi le gambe per sviare il discorso.
‹‹No che non mi sbaglio. E lo sai che ho ragione›› continua a punzecchiarlo Michonne, poggiando i gomiti allo scalino dietro di sé e continuando ad osservarlo con curiosità.
Rick sorride e si morde una guancia, spostando lo sguardo verso l'ultimo spicchio di sole rimasto; sa che lei sta dicendo la verità, sa che a Michonne non sfugge mai niente. E non può farci nulla, se non dirle le cose come stanno. Dopotutto, sono passati diversi mesi da quando tutto è iniziato, e non ne può più di restare nascosto. In fondo, a qualcuno deve pur dirlo, deve avere almeno una persona a cui confidare quel peso sullo stomaco.
‹‹Io..››.
Ma nel momento esatto in cui inizia a parlare, una porta dall'altra parte del piazzale si spalanca, mostrando Josephine Miller in tutto il suo splendore: i capelli biondi appena lavati che le ricadono liberi sulle spalle, la canottiera aderente rammendata in più punti a fasciarle il seno perfetto, i jeans strappati che lasciano intravedere le gambe abbronzate, gli occhioni spalancati e un sorriso luminoso rivolto al ragazzino accanto a lei, Carl, mentre insieme tengono tra le mani un cesto in vimini da riempire con frutta e verdura dell'orto.
Rick si volta, rimane a fissare inebetito la scena, finchè la porta non si richiude e il rumore assordante dell'acciaio che sbatte attira la sua attenzione. In lontananza il figlio lo chiama, come per salutarlo, e Joe cerca il suo sguardo, sorridendo ancora di più non appena i loro occhi si trovano. L'uomo cerca di nascondere il sorriso dolce che sta per alzargli un angolo della bocca, ma non ci riesce, è più forte di lui. E non appena si schiarisce la voce e torna a guardare Michonne, l'amica lo sta fissando con tanto di occhi sgranati e espressione incredula, mentre un attacco isterico sta per avere la meglio su di lei.
L'uomo spalanca la bocca, vorrebbe dire qualcosa - qualsiasi cosa - ma l'unica cosa che gli riesce è boccheggiare come uno stupido pesce.
‹‹Non ci credo..›› farfuglia la donna coprendosi la bocca con una mano, mentre il suo sguardo vaga dall'ex sceriffo alla ragazza nell'orto ‹‹Non..non è possibile, io non-››.
Ma non riesce a parlare, perchè una ridarella nervosa le parte dallo stomaco travolgendola in pieno; si tiene la pancia, si dimena, si tappa la bocca per fare meno casino possibile. Ma non le riesce di smettere.
‹‹La vuoi piantare?›› ride Rick, tirandole un calcio nello stinco.
Lei si asciuga le lacrime, si massaggia le guance che le fanno davvero male, e sconvolta continua a fissare l'uomo davanti a sé.
‹‹Joe›› mormora incredula ‹‹La piccola e dolce Joe. Non ci posso credere, io non riesco a..›› scuote la testa, lasciando cadere il discorso e osservando da lontano la giovane ragazza che sta rientrando mentre scompiglia i capelli del ragazzino al suo fianco.
‹‹Lo sapevo che avresti reagito così›› sospira Rick, guardando anche lui la testa bionda sparire dietro l'uscia arrugginito.
‹‹Oh mio Dio, Rick, io.. Quanti anni ha? Diciotto, diciannove? Forse non avrà finito nemmeno il liceo, come..›› con il solito sorriso stravolto e l'espressione stupefatta, guarda l'amico e le parole le muoiono in gola, allibita dalla situazione.
‹‹Ne compie ventiquattro il mese prossimo››.
La voce di lui è seria, adesso non ride più, e si rimette a sedere nello stasso posto di poco fa, stropicciandosi la faccia con entrambe le mani.
‹‹Ah››.
Silenzio. Non vola una mosca. Fino a quando Michonne si riaccoccola accanto a lui, prendendolo sottobraccio e attirando la sua attenzione con una leggera spallata.
‹‹Da quanto tempo va avanti?››.
‹‹Qualche..qualche mese, più o meno›› mugugna Rick, puntando nuovamente lo sguardo a terra.
‹‹Non l'ho capito soltanto dalla tua faccia, sai?›› sorride amorevolmente lei.
Lui si gira verso Michonne, la fronte corrugata, cercando di dare un senso alle parole dell'amica; segue la traiettoria del suo sguardo, andando a finire sul proprio anulare sinistro, lì dove, ormai da qualche giorno, non c'è più la fede a circondargli il dito, ma solo il segno della pelle più chiara.
‹‹Dovevo toglierla. Dovevo farlo, Michonne›› mormora, deglutendo a vuoto e cercando disperatamente di controllarsi e non rischiare di piangere davanti a lei.
La donna allunga una mano e la posa su quella sinistra dell'uomo - su quella che lui ora sta stringendo con forza conficcandosi le unghie nel palmo; la circonda con la sua, calda e più piccola, accarezzandone la pelle abbronzata mentre un sorriso affettuoso le nasce spontaneo.
‹‹E' giusto così, Rick. Non è sbagliato, non devi sentirti in colpa per questo›› sussurra, vicina al suo braccio ‹‹E non devi sentirti in colpa nemmeno per quello che sarai, per quello che col tempo diventerai. Perchè si cambia, ogni giorno. Siamo costretti a cambiare. Non siamo più gli stessi, da quando è cominciato tutto. E domani non saremo più quello che siamo oggi. Si può amare Rick, si può amare ancora, e ancora, e ancora.. Non averne paura, mai. L'amore è l'unica cosa bella che ci rimane, non credi?››.
Una lacrima non ce l'ha fatta a rimanere dov'era ed è corsa giù a rigare la guancia dell'uomo, che frettolosamente l'asciuga e guarda la donna accanto a sé; le labbra sono distese in un sorriso ora, e gli occhi sono lucidi ma molto più tranquilli.
‹‹E' vero, hai ragione›› ammette, osservando a lungo gli occhi scuri di lei ‹‹Bhè, pensavo che quello saggio qui dentro fosse Hershel››.
Michonne scoppia a ridere, seguita a ruota da Rick.
‹‹Avete..avete intenzione di nascondervi ancora per molto?›› domanda lei tornando per un attimo seria.
Lui si gratta il mento mentre scruta ancora una volta l'orizzonte, pensieroso.
‹‹Non lo so›› sospira infine ‹‹Sai.. è strano, no? E' strano dirlo agli altri, è strano dire a tutti le cose come stanno. E se non sono tutti d'accordo? Se non capiranno? E se Carl.. Magari Carl la prende male. Lei sta con lui tutti i fottuti giorni, Michonne, non voglio che..››.
‹‹Cosa te ne importa degli altri, Rick?›› brontola la donna, alzandosi e puntando le mani sui fianchi ‹‹Da quando in qua ti interessa tanto del giudizio degli altri, eh? E Carl è un ragazzo intelligente, capirà. E poi la adora, ma li hai visti quei due? Come potrebbe odiarla, o anche solo non volerla vicino a suo padre? Pensaci un attimo›› si picchietta un dito sulla tempia e lo guarda con aria di sfida.
Rick sbuffa e si stiracchia, mordendosi un labbro; poi annuisce.
‹‹Sì, hai ragione
›› constata pensieroso ‹‹In effetti Carl è pazzo di lei›› sogghigna infine, passandosi una mano tra i capelli.
Michonne, dall'alto, sorride e alza un sopracciglio, le braccia che si incrociano sul petto.
‹‹Bhè, anche il padre è pazzo di lei, quindi..›› borbotta con fare saccente.
L'uomo scoppia a ridere, colpendo la donna sulla coscia con una manata, poi si alza e a passi lenti si incamminano insieme verso l'ingesso della prigione.
‹‹Sai..all'inizio avevo paura››.
‹‹E' normale›› controbatte lei con un sorriso e un'alzata di spalle.
‹‹Si, bhè..il punto è che mi ero promesso di non affezionarmi troppo, che ci sono cose molto più importanti a cui pensare››.
‹‹E poi ti sei ritrovato a pensare alla piccola Joe in ogni momento della giornata››.
Michonne si gira a guardare l'amico e lo vede sorridere, uno di quei sorrisi luminosi che non gli vede fare spesso, purtroppo. E capisce che sì, ha ragione lei - ha sempre avuto ragione lei - quella di Rick è la faccia di un uomo innamorato.


 

P O V  Rick
 

‹‹Michonne?››.
‹‹Si?››.
‹‹Puoi smetterla di tirare frecciatine a quella povera ragazza, per favore?››.
‹‹Vuoi dire a quello splendore di biondina che ogni sera ti sbatti di nascosto in qualche angolo buio di questa prigione?››.
Stronza, bastarda Michonne.
‹‹Esatto, proprio a lei. Almeno fino a stasera, quando lo diremo a tutti››.
Stasera. Chissà come reagirà un uomo tutto d'un pezzo come Hershel?
‹‹Cosa? Che avete una tresca di nascosto? Ma lo sai che sospetto la stessa cosa di Daryl e Beth?››.
Oh santo cielo, ancora con questa storia..

 

TO BE CONTINUED....




Ta-daaaann! *corre a nascondersi in un angolino*
Eccomi qua, saaaalve.
Bhè, lo so, chi è arrivato fin qua e sta leggendo queste poche righe color viola, allora vuol dire che ha letto (credo) anche tutto il mio delirio qua sopra.. XD
ehm-ehm Bando alle ciance.
Dunque, non ho molto da aggiungere, se non che morivo dalla voglia di buttar giù qualcosa su quel popò d'uomo che è Rick Grimes (Andrew Lincoln lo interpreta alla perfezione, lo amo..si vede che adoro quell'uomo??).
Qua sul fandom non se ne leggono molte di cose su di lui, e secondo me invece bisognerebbe farlo, assolutamente, perchè il mondo ha un bisogno disperato di persone come lui, il mondo ha bisogno di RICK GRIMES! *-* Ok, ok, sto delirando di nuovo, scusatemi..
Comunque, per chi segue la serie, ho già spiegato nell'intro che questa shot è ambientata - più o meno - tra la terza e la quarta stagione, quando il gruppo è ancora stabile alla prigione e tutto sembra essere tranquillo. Poi arriva quell'imbecille del Governatore e sappiamo come vanno le cose, ma vabbè.... -.-'
Emily Vancamp la ADORO, è semplice, fresca, genuina e molto bella (secondo me, eh), e si prestava perfettamente al faccino che cercavo per la dolce e simpatica Josephine. Quindi..bhè, il resto è venuto da sè.
Ditemi cosa ne pensate e, se non lo farete, sono contenta lo stesso, spero solo di riuscire - con questa "strana" shot - a farvi passare almeno una buona ventina di minuti.
Bye-bye..
Ah! Quel "to be continued...." significa che ho già qualcos'altro in mente, ed è più che altro riferito all'ultima frase di Michonne, riguardo Beth e Daryl....EHM-EHM..
Ok, sparisco, ciaoooo!

MARTI

  
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