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Autore: WibblyVale    05/09/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La sua squadra se n’era andata il giorno prima con i ragazzi di Suna. Shiori, invece, era rimasta. Stava studiando le mappe per poter attuare l’ultima parte della sua missione. Inoltre, aveva un appuntamento. Tenzo però era estremamente in ritardo.
Era strano per il ragazzo, che di solito era molto preciso. L’iniziale nervosismo, fu sostituito da una leggera preoccupazione. Si chiedeva se qualcosa lo stesse trattenendo, o se gli fosse accaduto qualcosa.
Aveva passato l’intera giornata a camminare su e giù per il cortile di casa, guardando l’orizzonte sabbioso, nella speranza di veder avvicinarsi l’amico. Ma nulla, il ragazzo non si vedeva.
Al tramonto, quando ormai aveva deciso di andarlo a cercare lei stessa, vide qualcuno avvicinarsi. Tirò un sospiro di sollievo, fino a che non si accorse che non si trattava di Tenzo, ma di Kakashi.
Una fitta le strinse il cuore e le fece mancare il respiro. Perché Tenzo non era venuto? Non aveva mai mancato un appuntamento? Cosa gli era successo?
Kakashi rimase sorpreso nel vederla ad aspettarlo davanti alla porta di casa. Poi notò che, nonostante cercasse di mantenere una parvenza di tranquillità, era in procinto di scoppiare in lacrime. Capì immediatamente la ragione e si affrettò a spiegare.
“Sta bene. È solo ferito, ma guarirà presto.”
Ancora incapace di proferire parola, Shiori si gettò tra le sue braccia. Preso alla sprovvista lui la strinse forte, capendo quanto doveva aver avuto paura in quei pochi secondi.
“Credevo fosse morto!” La sua voce, rotta dalle lacrime, era attutita dalla maglietta del Copia-ninja.
“Ha la scorza dura. Ha solo avuto un brutto incidente.”
Lei alzò il viso verso di lui, e Kakashi passò con il pollice ad asciugarle le lacrime.
“Ciao.” Le disse sorridendole dolcemente.
“Ciao.” Lo salutò lei di rimando. Poi, gli piantò una gomitata in mezzo alle costole, facendogli mancare il respiro. “Solo tu potevi arrivare in ritardo mettendomi in questo stato di agitazione!”
“Scusa.” Disse lui riprendendosi.
Lei camminò avanti, facendogli strada per entrare in casa.
“Hai fame?”
Il ragazzo annuì e la seguì in cucina.
Shiori si mise a tagliuzzare le verdure, mentre Kakashi, dopo essersi lavato accuratamente le mani, prese in mano un coltello per aiutarla.
“Allora com’è successo?”
Il Copia-ninja le raccontò di come Itachi era tornato al Villaggio e aveva combattuto con lui, di come aveva seguito Naruto. Gli raccontò di Sasuke, di come il fratello l’aveva mandato in una specie di coma. Infine, le disse come Tenzo avesse combattuto con lui e Kisame, rimanendo ferito.
La Ninja Solitaria aveva evitato di far trapelare qualsiasi emozione, ma era difficile, quasi impossibile. Che cosa era saltato in mente all’Uchiha? Gliene avrebbe dette quattro.
“Jiraiya e Naruto troveranno Tsuande. Ne sono sicura.” Disse più per convincere sé stessa che il ragazzo accanto a sé. “E a Konoha come vanno le cose?”
“Tutti litigano. Abbiamo bisogno di un Hokage e al più presto. In caso contrario, ho paura che la parola di Danzo possa diventare legge.”
“Quello si che sarebbe tremendo.”
“Tu…” cominciò l’Hatake.
“Asuma se la cava?” lo interruppe lei, mentre andava a scolare la pasta e a condirla con del sugo.
“Si è sommerso nel lavoro. Accanto a lui, però, c’è Kurenai. Starà bene.”
Si sedettero a tavola e cominciarono a mangiare.
“Chi erano quei tizi che ti hanno attaccato?” domandò il Copia-ninja, cercando di farla parlare.
“Creature create da Orochimaru. Sono cloni, imbottiti di farmaci per aumentare la forza e la densità ossea. Non erano svegli, sembravano vuoti, anche se… Be’ non posso dirlo con certezza.” Concluse con un sorriso forzato.
Shiori…”
Lei alzò la mano per bloccarlo. Non voleva parlare di come stava.
“Volevo solo chiederti a che conclusioni sei arrivata riguardo al marchio che ti ha lasciato.” Metterla più sul tecnico che sul personale l’avrebbe aiutata ad aprirsi.
La ragazza sapeva cosa stava facendo, ma decise di spiegargli.
“Non è come quello di Sasuke. Non mi da maggiore potere, anzi…” Non riusciva a parlarne senza avere quella stupida inflessione contrita nella voce? “È come se facesse fluire un liquido gelido nel mio corpo ogni volta che provo ad usare le mie capacità, bloccandole.”
“Capisco.” Fece indifferente, anche se dentro di sé fremeva per poter prendere a pugni quel viscido bastardo. “E quanto pensi che durerà tutto questo?”
“Quanto lui vorrà, credo.” Le tremavano le mani. Dovette posare la forchetta per evitare di sporcarsi.
Kakashi scattò in piedi e si inginocchiò accanto a lei. Con una mano le accarezzò il viso.
“Sono io.” Sussurrò. “Non c’è bisogno che tu ti nasconda dietro l’armatura che ti sei creata.”
Lei senza guardarlo ancora in volto, si lasciò andare contro lo schienale della sedia, chiudendo gli occhi.
“Quando me lo ritrovo davanti mi sento così debole, così piccola e inesperta. Ho… ho paura di lui. Quel genere di paura che ti blocca. Io non sono così. Io affronto ciò di cui ho timore, invece…”
Il Copia-ninja continuava a osservarla, senza parlare. Aspettava che si aprisse totalmente.
“Mi mancano.” Disse infine. “Ho passato la vita a credere che, nonostante mi fossero stati utili in più di un’occasione, fossero una maledizione. Ma non è così, sono parte di me. Sentire il vorticare del mondo esterno è… è ciò che mi rende ciò che sono. Questa cosa mi fa infuriare, perché significa… significa che lui ha ragione.” Scagliò un pugno sul tavolo, staccandosi dallo schienale della sedia.
Poi, finalmente, lo guardò dritto nel suo unico occhio visibile.
“Non l’avevo ancora ammesso ad alta voce.” ammise.
“Felice di essere d’aiuto.” Disse con un sorriso. “Tu supererai anche questo. E non importa se Orochimaru aveva o no ragione. Quello che importa è che tu sappia esattamente chi sei e cosa vuoi. Riavrai i tuoi poteri, troverai un modo, e sarai di nuovo completa.” Aggiunse incoraggiante.
Quindi si alzò in piedi e tornò al suo posto a mangiare. Shiori rimase in silenzio a lungo, colpita dai modi di Kakashi e anche dalla sua stessa ammissione.
“Con che scusa sei riuscito ad uscire dal villaggio?” chiese per cambiare argomento.
Così il Copia-ninja le spiegò della missione e ciò che aveva scoperto.
“Potresti stare qui.” Il ragazzo sbarrò gli occhi. “Io e i ragazzi stiamo lavorando alle
ricerche sulle antiche pergamene, ma potremmo darti una mano.” Continuò la Ninja
Solitaria. “Mi farebbe piacere essere utile al Paese del Fuoco.”
Inoltre, lui le mancava terribilmente. Era egoistica come richiesta, ma le piaceva averlo intorno. Si alzò ed iniziò a sparecchiare la tavola, lasciandogli il tempo per pensare.
“Non disturberei?” domandò, fingendo di rimuginarci su. Non avrebbe rinunciato a starle vicino.
“Ma figurati. Dormirai con i ragazzi. Io e Aya abbiamo una camera in comune.”
“Allora d’accordo. Il tuo aiuto mi potrebbe essere utile. Abbiamo sempre lavorato bene insieme.”
Shiori sorrise in risposta e prese a lavare i piatti. Lui le si affiancò asciugando le stoviglie bagnate. Completarono quell’operazione così ordinaria in silenzio, godendo della presenza confortante dell’altro.
“Vuoi farmi vedere cos’hai trovato?” chiese la ragazza quando ebbero finito.
“Preferirei farmi una doccia, se non ti dispiace. Magari di lavoro ce ne occupiamo domani.” Sottolineò la frase con uno sbadiglio. “Preferisco riposare la mente.”
“D’accordo.” Accettò lei.
 
Kakashi lasciò che l’acqua della doccia gli sciogliesse i muscoli tesi. Era felice di avere l’opportunità di stare per un po’ in quel luogo con Shiori. Avrebbe potuto esserle utile, forse avrebbe persino velocizzato la sua missione.
Cercò di non farsi prendere troppo dall’entusiasmo. In fondo, non sapeva cosa lei avesse in mente. Uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano alla vita.
Percorse la distanza tra il bagno e la camera, attraversando il salotto, dove Shiori stava scrivendo qualcosa seduta sul divano.
Alzò la testa nel sentirlo passare e fissò il suo sguardo su di lui. Forse rimase ferma più del necessario a squadrarlo, infatti arrossì come conseguenza.
“Ti… ti andrebbe di leggere qualcosa dopo?” chiese. “Ho comprato un libro ad un mercatino e…” cominciò cercando una giustificazione.
“Si, mi va.” Rispose lui. “Non leggo più con qualcuno da… Non ho mai letto con nessun’altro ad essere onesti.”
“Nemmeno io. Ho letto per Amaya, ma nessuno ha  più letto con me.”
Kakashi annuì e si diresse verso la camera per cambiarsi.
Shiori sospirò e si coricò sul divano con le mani sopra il volto.
“Accidenti a te!” esclamò, non sapendo se più rivolta a sé stessa o al Copia-ninja.
Poco dopo il ragazzo la raggiunse e le si sedette accanto. Lei aveva già in mano il libro, dal titolo Il mare. La copertina era rigida e su di essa vi era l’immagine di un mare in tempesta. Il verde, il blu e il bianco si mescolavano in quella distesa d’acqua agitata. Il cielo scuro, quasi nero, era tagliato da bianche pennellate, che rappresentavano i fulmini. In questo turbinio di colori vagava una piccola barchetta con le vele bianche spiegate. Sembrava attraversare i flutti agitati, indifferente a quello che le accadeva intorno.  
“Comincio io?” chiese la Ninja Solitaria.
In realtà, i due shinobi avevano tante cose da dirsi, ma era più facile lasciarsi andare a quella lettura. Era più facile riavvicinarsi in quel modo. Leggere l’uno per l’altra era sempre stato una cosa tutta loro. Mentre raccontavano storie scritte da altri, sapevano di esprimere con forza il loro affetto per l’altra persona.
“Si, ma cerca di non farmi addormentare.” Rispose lui con un sorriso strafottente.
Lei sbuffò. “Taci e mettiti comodo.”
L’Hatake seguì il consiglio e si coricò contro il morbido schienale del divano. Incrociò le braccia dietro la nuca e chiuse gli occhi. Shiori si sistemò accanto, portandosi le ginocchia al petto e appoggiandovi sopra il libro.
Aprì il volume e sfogliò le pagine fino ad arrivare al primo capitolo. Le parole si rincorrevano l’un l’altra per tutta la pagina in caratteri piccoli ed eleganti.
La kunoichi si schiarì la voce e lesse. Kakashi si beò del suono delicato della sua voce, che sembrava trasportare senza grande sforzo i sentimenti che lo scrittore voleva trasmettere.
La storia parlava di un giovane ragazzo che aveva vissuto tutta la sua vita in mare. Lo aveva amato, non credeva ci fosse vita migliore, finché il mare non gli si ritorse contro. Gli portò via la famiglia, composta dal padre, la madre, una sorella più grande e due fratellini più piccoli.
Solo lui si salvò dal naufragio che lo rese orfano. Chiunque altro si sarebbe allontanato dal mare per non farvi più ritorno. Lui, però, per vivere necessitava di avere l’acqua sotto i piedi, come gli atri avevano bisogno dell’aria.
Il libro al suo quarto capitolo stava descrivendo questo doloroso rapporto di amore-odio tra il ragazzo e il mare. Egli era costretto a vivere in un luogo che lo faceva soffrire, che gli aveva portato via tutto, perché non poteva vivere lontano da esso.
La voce di Shiori tremò leggermente nel leggere quel particolare passaggio, costringendo il Copia-ninja, che già dal secondo capitolo aveva appoggiato il mento sulla sua spalla per leggere con lei, a stringerle il braccio in segno di conforto.
Lui stesso si sentiva smuovere da quelle parole, che sembravano piene di significati profondi, e che sembravano davvero vissute pronunciate da quelle labbra.
“Faccio io ora.” Disse, prendendole delicatamente il libro dalle mani.
Shiori esitò qualche secondo, poi appoggiò la testa sul petto del ragazzo, mentre lui le passò un braccio sopra le spalle e strinse il volume tra le mani. Così anche lui inizio a leggere.
La voce di Kakashi era profonda e avvolgente. La kunoichi apprezzava come le parole da lui pronunciate sembrassero arrivare all’orecchio dirette e essenziali, rivelando loro stesse con la stessa semplicità con cui i sentimenti delle persone si rivelavano a lei quando ancora poteva sentirli.
Non c’era nessuno che conosceva meglio dell’Hatake. Ogni inflessione della voce, ogni accento, ogni movimento del suo corpo le rivelavano ciò che aveva dentro, ciò che voleva trasmettere.
Il ragazzo era attraccato su un isola, avrebbe cercato di vendere le merci che aveva acquisito e il pesce che aveva pescato per guadagnare qualche soldo. Fu lì che conobbe la bella principessa dai lunghi capelli dorati.
Lei gli diede una ragione per restare, per allontanarsi da quel mare che tanto lo faceva soffrire. Presto però fu costretto a ripartire. Il padre di lei non aveva accettato quell’unione e lo avrebbe ucciso se fosse rimasto.
“… Così, pur sapendo che ne avrebbe sofferto, la principessa lo lasciò andare, perché lo amava troppo per stare con lui.”
A quelle parole Kakashi si voltò verso Shiori, che aveva alzato lo sguardo verso di lui. Chiuse il libro tenendo il segno con l’indice della mano destra, mentre allungava la sinistra per accarezzarle il volto.
Lei si alzò arrivando all’altezza del viso del compagno e posando la propria mano sulla sua. Socchiuse gli occhi e si avvicinò ancora di più. Si scambiarono un casto bacio, dopo che lei tirò giù la maschera, che andò approfondendosi sempre di più.
Fu prima che le loro lingue si incontrassero che la Ninja Solitaria scattò in piedi, ansimante, allontanandosi da lui.
“No, no, no, no, no…”
“Scusa, io…” cominciò lui, appoggiando il libro sul divano e alzandosi.
Lei allungò un braccio per fermarlo.
“Non ti avvicinare. Noi, non siamo in grado di comportarci in modo maturo.”
“E dai era solo un bacio.” D’accordo stava minimizzando, ma lei stava dando di matto. Cos’altro poteva fare?
“Non è vero. E lo sai anche tu.” Si passò una mano sulla fronte. “Perché dobbiamo sempre farci del male?”
Noncurante di ciò che gli sarebbe potuto capitare, Kakashi la raggiunse e strinse le sue braccia tra le mani.
“Io non voglio farti del male.”
“Lo so. Ma così complichiamo le cose. Noi… non siamo più quelli di una volta.”
Lui la liberò dalla sua stretta. “Si, è vero.”
“Forse è meglio andare a letto.” Annunciò, senza aspettare risposta si diresse verso la sua camera.
Chiuse la porta e vi scivolò contro. Aveva scelto lei quel maledetto libro, ma cosa le era saltato in testa? I passi di Kakashi si fermarono proprio davanti alla sua porta. Lo sentì scivolare lungo essa, inginocchiandosi.
“Se hai cambiato idea riguardo al farmi restare…” cominciò.
“No, voglio che resti, ma per ora me ne starò chiusa qui dentro.”
“Va bene. Allora buonanotte.”
“Buonanotte.”
Stava reagendo in maniera eccessiva? Non voleva che lui soffrisse, e dargli false speranze non faceva altro che peggiorare la situazione. Lei stessa non sapeva se lui avrebbe ancora amato la persona che era diventata. Stava già affrontando dei problemi emotivi piuttosto pesanti, non aveva bisogno di altri.
Sperava che la notte le portasse un po’ di tranquillità e qualche utile consiglio su come portare avanti quella situazione nel migliore dei modi.
 
La mattina successiva, Kakashi si alzò presto, sperando di rimediare alla serata precedente preparando una buona colazione. Sapeva di aver oltrepassato il limite, anche se continuava a credere che Shiori avesse reagito esageratamente.
Era vero che erano stati lontani anni e che, con molta probabilità, lui sarebbe dovuto, di nuovo, tornare a casa da solo. Aveva smesso di importargli però. Forse perché l’Hokage era morto, ricordandogli ancora una volta che la vita era così sfuggente.
Uno strano rumore provenne dall’ingresso, seguito da un rumore di passi nella sua direzione. Sull’attenti, il Copia-ninja si preparò ad attaccare gli intrusi. Quattro persone entrarono nella cucina.
“Tu non sei Tenzo.” Constatò il più anziano del gruppo.
“Voi chi siete?” fece ancora guardingo, anche se il fatto che sapessero chi fosse Tenzo lo aveva fatto rilassare.
“Siamo la squadra di Kasumi.” Spiegò  l’unica ragazza con un sorriso. “Tu sei il ninja che è arrivato tardi agli esami dei chunin.”
“Ah si!” esclamò uno dei due ragazzi identici. “L’idiota sempre maledettamente in ritardo.” Ricordò, facendo scoppiare a ridere il fratello e beccandosi un occhiataccia dalla ragazza.
“Si, Kasumi è solita descrivermi così.” Fece con un sorriso rilassato.
“Piacere di conoscerti,io sono Kenta. Questi invece sono Aya, Takeo…” indicò il ragazzo che gli aveva dato dell’idiota. “… e Hisoka.”
“Piacere mio.”
In quel momento furono raggiunti da Shiori. La ragazza ancora in pigiama sbadigliò e salutò i suoi compagni.
“Già fatto?” domandò colpita, rendendosi conto solo allora che erano tornati.
Il gruppo annuì all’unisono.
“Immagino abbiate già conosciuto Kakashi.”
“Si ci siamo presentati.” Affermò questi, attirando la sua attenzione.
La Ninja Solitaria arrossì non appena i loro sguardi si incrociarono.
“… Ragazzi, ci lascereste un momento per favore?”
“Ma abbiamo fame!” si lamentarono i gemelli.
“La colazione non è ancora pronta. Andiamo a sistemare la nostra roba.” Li esortò Kenta che, aiutato da Aya, li guidò fuori dalla stanza.
“Senti…” dissero in  coro i due shinobi, quando furono usciti.
Il ninja dai capelli argentati fece un gesto del capo per indicare che cominciasse lei a parlare.
“Mi dispiace, credo di aver reagito in maniera eccessiva.”
“Solo un po’.” Ironizzò lui.
Lei si morse un labbro per evitare di insultarlo.
“Non so quando tornerò a Konoha. Qui le cose…”
“Tsunade-sama potrebbe vederla diversamente rispetto al Terzo, magari lei non è interessata a questo…”
“Kakashi. Non posso permettere che Orochimaru o chiunque altro lo trovi.”
“Lo so.” Ammise lui con un sorriso triste. “È che… tu mi…”
“Anche tu a me.”
Lei andò verso la credenza e tirò fuori le tazze da mettere sulla tavola.
“Mi dispiace non esserti potuta stare vicino in questo momento. Deve essere stata dura per te.”
“L’Hokage è morto proteggendo ciò a cui teneva di più. Ciò non rende meno difficile accettarlo.”
Shiori si avvicinò al lui e lo abbracciò. 
“So di essere lontana e mi dispiace, ma di qualunque cosa tu abbia bisogno io sarò sempre pronta ad aiutarti.”
“C’è una cosa in effetti…” Lei lo guardò dritto negli occhi, intimandogli di parlare. “Smettila di dire che ti dispiace. Stai facendo del tuo meglio per salvare il mondo, quindi…”
Un  bacio gli fece morire le parole in gola.
“Mi è sempre piaciuto il tuo metodo per chiudermi la bocca.”
“Non ce n’è mai stato bisogno spesso.”
“Magari potrei cominciare a diventare un chiacchierone…”
“Kakashi!”
“D’accordo la pianto.” Lei lo osservò sorridendo. “Ora che c’è?”
“Sono felice che tu sia qui.”
“Anche io.”
I ragazzi li raggiunsero per fare colazione. Il gruppo si sedette attorno al tavolo. Il gruppo di Shiori lanciava occhiate curiose al nuovo arrivato. Se la blu si fidava di lui anche loro l’avrebbero fatto.
“Kakashi si tratterrà per un po’. Ci darà una mano con le nostre ricerche, mentre noi lo aiuteremo con le sue.” Annunciò la Ninja Solitaria.
“E dormirà con noi?” chiese Takeo. “Quella stanza è già piccola!”
“Non ti sei lamentato nel periodo che Aya l’ha divisa con voi.” Gli fece notare Shiori.
“Io… be’… È diverso! Lui non lo conosciamo.”
A tutti quanti, Aya esclusa, scappò un leggero sorriso.
“Non vi ucciderò nel sonno promesso. Ormai non faccio più queste cose.” Rivelò in tono tetro, facendo tremare solo con il suono della sua voce i due giovani ninja.
La kunoichi della Foglia scosse la testa esasperata.
“Kakashi potrà anche esservi utile a migliorare le vostre tecniche. Potrebbe vedere come combattete. Sapete, mi ha insegnato la Palla di Fuoco Suprema.”
I due lo guardarono impressionati. Si forse non sarebbe stato facile conciliare quei due mondi così lontani e che facevano a cazzotti per guadagnarsi la sua attenzione, ma Shiori credeva che forse, quel periodo, sarebbe potuto diventare piacevole.
 
 
Itachi lanciò un’occhiata a Kisame che dormiva rannicchiato nel sacco a pelo accanto al suo. Osservò le stelle e sospirò. Era stata una settimana difficile.
Dopo l’assalto a Konoha da parte di Orochimaru aveva voluto controllare di persona che le cose stessero riprendendo per il meglio. Per quello aveva proposto ai suoi capi di fare una perlustrazione per studiare il Jinchuriki della Volpe.
Kakashi l’aveva affrontato. Il suo sguardo indifferente aveva una velata sfumatura di delusione. In fondo, lui era stato il suo sottoposto, si era fidato e lui aveva tradito tutto ciò in cui credeva.
Poi anche suo fratello si era messo in mezzo. Emotivamente era stato il più difficile da affrontare. Vedere quell’odio nei suoi occhi… Si, era stato lui a volere che lo odiasse, anzi nel loro ultimo incontro aveva fatto in modo che lo facesse ancora di più, ma… Non era stato facile.
Amava quel ragazzino più di qualunque altra cosa al mondo, avrebbe voluto che avesse una vita diversa. Forse Shiori aveva ragione, farlo vivere nel desiderio di vendetta non gli faceva bene. Lui, però, era l’unico che poteva punirlo per i suoi crimini. L’unico che ne aveva il diritto e che ci sarebbe riuscito, grazie all’odio che provava per lui.
Era riuscito anche ad incontrare Naruto, anche se per un secondo aveva creduto che non ce l’avrebbe fatta. Quel ragazzino sembrava essere la persona più sbagliata per portare quel potere così immenso. Era impulsivo e non particolarmente dotato. Nonostante ciò portava quel fardello con un coraggio che pochi, nelle sue condizioni, avrebbero avuto.
Era soddisfatto per averlo raggiunto, aveva promesso ad Isobu-sama che avrebbe consegnato il messaggio alla Volpe. Era una di quelle promesse che non avrebbe voluto mantenere, ma che altro avrebbe potuto fare? Aveva deciso tanto tempo prima che avrebbe protetto questo mondo qualunque fosse il costo. Anche se ciò significava mettere a rischio una delle poche persone a cui teneva. Si potevano contare sulle dita di una mano, ed erano anche tante per la vita che conduceva.
Certo ora era tutto nelle mani del Kyuubi e di lui non ci si poteva di certo fidare. Il Tricoda però gli aveva assicurato che in questo caso, suo fratello avrebbe portato a termine il compito.
Presto avrebbe dovuto raggiungere Shiori. Aveva bisogno di parlarle. Sapeva già che lei gli avrebbe dato una bella strigliata.  Forse prima di andare da lei sarebbe dovuto passare al suo nascondiglio, tanto per vedere come stava Amaya. Per quanto si sentisse a casa ogni volta che passava di lì, andarci lo faceva stare male.
Sospirò nuovamente. Non ci sarebbe andato, Kisame si faceva già troppe domande. Proprio in quel momento il suo compagno si mosse dentro il suo sacco a pelo e si alzò.
“Sta a me il turno di guardia.”
L’Uchiha annuì, infilandosi lui stesso nel suo sacco a pelo.
“Quando abbiamo finito la nostra missione, vorrei passare nel Paese del Vento.”
“Perché?”
“Devo raccogliere alcune informazioni.”
“D’accordo.” Disse per nulla soddisfatto dalla risposta, ma accontentandosi.
Dopotutto il suo compagno non era così male, poteva capitargli di peggio.
Itachi chiuse gli occhi, sapendo già che nella notte i suoi fantasmi sarebbero giustamente tornati a tormentarlo.
  
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