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Autore: Shurq Elalle    06/09/2015    1 recensioni
Estate 1899.
Albus Silente progetta un grandioso viaggio alla scoperta delle infinite meraviglie del mondo magico insieme all'amico di una vita, Elphias Doge. Ma qualcosa di molto importante e doloroso accadde proprio quell'estate che costringe il giovane Albus a rivedere la sua esistenza e le sue scelte.
E a conoscere il più grande amore e il più grande dolore della sua vita.
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In questa, come in tutte le fanfiction da me scritte, rimarrò molto ancorata all'opera originaria. È probabile che compaiono scene tratte da uno dei sette libri.
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Bathilda Bath, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Per il bene superiore

"Per la morte non c'è spazio,
ma le vite volano e si aggiungono
alle stelle nell'alto cielo.
"
(
Publio Virgilio Marone)


Prologo


Estate 1899

 

«Da dove vorresti iniziare?»
Elphias era seduto davanti a me con il volto tondo che sorrideva eccitato. Condividevo appieno quella sua emozione: era dall'inizio del nostro settimo anno ad Hogwarts che avevamo in programma quel viaggio e nulla e nessuno avrebbe potuto ostacolare quella partenza.
Da parte mia, ero molto felice: quel viaggio sarebbe stato l'occasione per dimostrare chi ero al mondo ed un modo per stare vicino al mio carissimo amico, il quale sentivo di averlo trascurato, a causa dei miei intensi studi, in questi ultimi mesi al castello.
«Per me, sarebbe bello iniziare» feci girare il mappamondo che vi era tra lui e me con la bacchetta «Qui.»
Lo fermai sopra la Francia.
«È un luogo dove la magia regna fervida» proseguii.
«Oppure» ribatté lui «Potremo iniziare anche dalla Grecia.»
Il piccolo globo babbano fece mezzo giro fino a mostrare ai miei occhi il paese ellenico.
«Anche» risposi «Non sarebbe una cattiva idea.»
Il sole splendeva alle spalle di Elphias illuminandogli i capelli biondi. Quel viaggio sarebbe stata davvero la mia sola ed unica opportunità per mostrare il mio talento. I premi che avevo collezionato ad Hogwarts sentivo che non mi bastavano più. Occorreva che il mio talento fosse riconosciuto a livello internazionale. Bramavo tanto che il mio nome fosse conosciuto da tutti.
Era un sogno che accarezzavo dal mio quinto anno. Un sogno che non mi aveva mai abbandonato.
«Va bene allora» decretai «Facciamo come dici tu: partiamo dalla Grecia per poi percorrere tutti i Balcani e, prima o poi, arriveremo anche in Francia.»
«Ci tieni davvero a quel posto?»
«Sì»
Ed era vero. Se fossi passato per quelle parti, le mie opportunità si sarebbero triplicate. Non ebbi cuore nel dirlo ad Elphias: la sua salute cagione per via del vaiolo di drago che aveva contratto da piccolo, lo rendeva ancora fragile. Sapere che stavo sfruttando quel viaggio per un tornaconto personale, non gli avrebbe fatto bene.
«Immagina se dovessimo fare delle nuove scoperte» stava dicendo lui mentre scriveva i nome dei due Paesi appena citati «I nostri nomi diverrebbero...»
Non lo ascoltai più.
La mia attenzione fu catturata da un puntolino che diveniva sempre più grande e puntava verso la nostra direzione. Lo stomaco mi avvertì che non era nulla di buono.
Lo ignorai.
«Diventeremo molto noti!» esclamai mettendoci più entusiasmo del necessario «Credo che farebbe parte del nostro obiettivo, sai? Dare un contributo al mondo magico, potremo divenire dei maghi famosi.»
Lo dissi nonostante fossi consapevole che, fra i due, quello che deteneva più talento ero io. Lo sapeva anche Elphias, ma non lo dette a vedere.
Il puntolino si tramutò velocemente in un gufo bruno che planò dentro la stanza. Nella sua zampetta teneva legato un rotolo di pergamena con su scritto il suo nome.
La grafia mi era familiare. Era mio fratello Aberforth.
Il cuore iniziò a battere velocemente.
Ariana, pensai.
Dovette pensarlo anche il mio carissimo amico perché domandò:«Problemi in famiglia?»
Lui non sapeva bene del problema di Ariana, il tanto necessario affinché non facesse ulteriori domande. Mia madre era sempre stata tassativa su questo fronte: più tenevamo il segreto, meglio era per tutti noi.
Srotolai il foglio di pergamena e decifrai tra gli scarabocchi, gli errori ortografici di mio fratello e alcuni caratteri sbavati a causa di quella che pareva acqua.

Albus,
Torna a casa.
Ariana ha uciso* nostra madre.
Non so che far

-A

Il foglio mi scivolò dalla dita.
Sentii il cuore fermarmi.
Il mondo si fermò con lui.
Mia madre aveva cessato di vivere.
I miei fratelli avevano bisogno di me.
«Albus?»
Mia madre era morta.
Mia madre...
Io e i miei fratelli..
Io avrei...
Il mio cervello non pensò più. Non riusciva a realizzare.
«Mia madre... è morta.»
Detto questo, mi smaterializzai.

***

Il pianto incessante e le urla riempivano la stanza.
Mio fratello era inginocchiato accanto al corpo di nostra madre, mentre Ariana stava rannicchiata in un angolo, pallida spaventata, sconvolta.
«Sono qui» gracchiai.
Mia madre era distesa sul pavimento coi capelli castani riversi nel pavimento come se fossero una cascata. Era straordinariamente bella nonostante il pallore che iniziava ad invaderle il viso e le labbra che divenivano piano piano dello stesso viola della mia veste.
Aberforth era assolutamente sconvolto. Il suo pianto era straziante ed irrefrenabile. Lo abbracciai mettendogli la testa sul mio petto, come per proteggerlo.
Proteggerlo da cosa? Dal dolore? Come potevo proteggerlo dal dolore quando nostro padre era ormai deceduto ad Azkaban, mia sorella ormai non aveva più il controllo di sé e nostra madre...
Le lacrime erano bollenti e scivolarono giù, copiose sul mio volto. Non dovevo piangere, dovevo essere forte, forte per Aberforth, forte per Ariana, forte per me.
Mia sorella nascose il volto fra le braccia. Vedere suo fratello maggiore in lacrime era qualcosa di tanto sconvolgente...?
Forse si era resa conto di quello che aveva fatto. Non lo sapevo. Sapevo solamente che il mio volto era inondato dalle lacrime e non sapevo come frenarle.
Mi coprii il volto con la mano, per asciugarle mentre sentivo mio fratello che singhiozzava sul mio petto e una testa leggera appoggiarsi sul mio braccio destro. Non ebbi bisogno di togliere la mano dagli occhi per scoprire che era Ariana.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, di fronte al corpo senza vita di mia madre.
L'unica cosa che seppi è che fu in quel momento che divenni consapevole che ero incatenato a quel posto per sempre.
La mia gloria era ormai fuggita via. 


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*uciso: l'errore grammaticale è voluto.
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Angolo autrice:
Non sono solita nell'inserire un angolo simile in fondo ad un capitolo appena pubblicato: sia perché appoggio a pieno la filosofia di Battisti ("L'artista non esiste, esiste la sua arte", ossia che parlerò attraverso i miei scritti) e sia perché penso che delle mie turbe mentali non vi interessa proprio nulla. Quindi, nel caso in cui, in futuro, vedrete comparire questo simpatico angolo, sappiate che è stato inserito per avvisarvi che l'aggiornamento avverrà meno assiduamente di come sia stato fino a quel momento.
In ultima battuta, nonostante vi sono apparsa, forse, carica di misantropia/acida, sappiate che le recensioni sono gradite; molto gradite sono quelle costruttive, volte a migliorare il mio modo di scrivere e/o rendere i personaggi (le quali sono molto utili, appunto, per la mia crescita personale in questo senso). Ovviamente, non siete obbligati a recensire: il popolo dei lettori silenziosi che mi segue passo dopo passo, è un popolo che amo perché, spesso, faccio parte di loro.
Detto questo, arrivederci al prossimo capitolo.

Shurq

   
 
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