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Autore: Amber    06/02/2009    6 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Perdonoooo!!! Vi giuro non mi sono dimenticata di voi! Ma tra la scuola, il computer con un virus e mia nonna, questo mese ho avuto seri problemi nel postare!! Ma non temete, non mollerò mai finché non l’avrò postata tutta!

Intanto auguro a tutti un felice anno nuovo ^^ con un ritardo galattico, ma meglio tardi che mai… mi impegnerò a fondo nel postare il più presto possibile.. sperando che il computer regga!

Ora passiamo alle vostre recensioni!

 

pretty: ciaoo! Scusa il ritardo! Concordo però con te, il bimbo è un amore e Kagome con lui lo è ancora di più! Insieme sono troppo carini! E la scena con Sango e Inuyasha… spero non mi sia venuta troppo forzata! Ero un po’ preoccupata, lo ammetto! Al prossimo capitolo e grazie per la tua recensione!

 

smartina86: carissima!!! Si, per il giovedì abolisco in pieno… non ce la posso proprio fare con i problemi che sono sorti ultimamente! Anzi, mi spiace moltissimo per questo ritardo immenso… ma vedrò di rimediare se il computer mi assiste! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, spero lo farà altrettanto anche questo xD Grazie della recensione!

 

pillo: ciao!! Grazie per l’incoraggiamento ç_ç giuro che posterò tutta la storia, non mi bloccherei per alcuna ragione al mondo! Miroku è bravissimo, non c’è che dire! Ma se nemmeno lui ha sangue freddo la coppia Miroku/Sango non reggerebbe xD Ci vuole qualcuno che prenda l’iniziativa e sia uomo! E in questo cappy lo vedrai particolarmente! Al prossimo (spero presto) capitolo!

 

damychan: salve!!! Mi scuso enormemente per il ritardo… ma per comprendere leggi bene sopra ç_ç Il piccolino è dolcissimo, hai ragione… anche se non ha un grandissimo ruolo ce lo vedo come piccoletto che gira per casa…con la sua zazzera bionda xD Tranquilla, per la fine ci sono ancora… ben 10 capitoli! Tranquilla, fai tempo a non poterne più della storia xD Comunque per risponderti… in questo momento sono una appassionata sfegatata di Tsubasa… ma per Inuyasha ho ancora talmente tante storie in mente che continuerò ancora un po’ su questo ramo xD anzi, ne sto già scrivendo una nuova che, preciso, sarà MOLTO più corta di N&A!!! grazie della recensione e al prossimo capitolo!

 

Bellatrix_Indomita: ciao! Grazie per la tua recensione e per i tuoi complimenti, mi fanno veramente piacere ^^ Mi spiace di essere scomparsa per un mese e due giorni, purtroppo, come ho spiegato all’inizio ho avuto dei problemi sia sul pc che a casa… però fidati, non mollerò la pubblicazione dei capitoli, la storia è finita e aspetta solo una vostra lettura. Ripeto che non posto per la recensioni, che ne avessi una o mille non mi importerebbe, certo, mi fanno sempre piacere, ma io posto solo perché mi voglio mettere alla prova e per far provare a voi lettori una qualche emozione… e riuscirci, per me, è già bellissimo e importante ^^ Però tranquilla, concluderò il più presto possibile, spero. Di nuovo grazie e al prossimo capitolo!

 

Ecco, ora non aggiungo altro… questo capitolo lungo ben 10 pag ve lo siete meritati ^^

Al prossimo capitolo e buona lettura!!

 

***

 

Capitolo 19

        Matrimonio

 

Lunedì. Ore 17.50

-Si certo. Va benissimo, grazie. Ti dico che è ok!- Kagome annuì esasperata per poi sorridere –Esatto- assecondò girando con la sedia girevole –Benissimo, allora a dopo. Ciao Mikado- Arrossì appena sospirando tremante –Si, anche io… ciao- Posò il telefono sulla scivania e si girò verso il letto incontrando gli occhi smeraldo di Eve, incorniciati dai ciuffi rossi che le ricadevano davanti al viso. Il malizioso sorriso dipinto sulle sue labbra rosee la fecero arrossire come non mai.

Con lei e Tom si risentiva un ragazzina quindicenne a volte!!

-Eve, non ridere-

-Non sto ridendo- mentì subito la rossa seduta a gambe incrociate sul letto dell’amica con il cuscino stretto al petto.

Tom era di sotto con il bambino, lasciando sole le due donne che si erano rifugiate in camera subito dopo pranzo raccontandosi nei minimi dettagli ciò che era successo in quei tre anni di lontananza.

Kagome aveva riso per minuti interi nell’immaginarsi il signor Holsen alle prese con pannolini e il bimbo… il massimo!

Sentire le disavventure avute con la zia di Tom che aveva a cuore Eve… beh, non c’era nulla di meglio!

Anche se tre anni fa avevano avuto il modo di incontrarsi a Tokyo, forze maggiori avevano impedito alla coppia di potere assistere all’esibizione di Kagome sul palco e la giovane, senza lasciar perdere l’occasione, aveva chiamato subito Mikado per chiedere di tenere prenotato un posto speciale per loro.

Questo aveva inavvertitamente provocato l’ilarità di Eve che la fissava tra il compiaciuto e la curiosità

-Allora…?- le chiese posando i gomiti sulle ginocchia

-Cosa?- domandò Kagome, anche se aveva la strana sensazione di sapere l’argomento che ora la donna avrebbe toccato

-Abbiamo parlato di tante cose… abbiamo parlato di me… della mia vita, di Tom e del piccolo. Con mio sommo rammarico anche di Holsen- disse ironica facendo scattare una risata da parte di Kagome –Ma tu non mi hai detto gran che…- Le scoccò un’occhiata penetrante -… e dalla tua ultima lettera cose di cui parlare ce ne sono parecchie a quanto mi ricordo- Kagome deglutì a vuoto facendo un sorriso tirato

-Eggià…-

-Dai, spara- La rossa la fissò rassicurante e Kagome sospirò sedendole a fianco

-Ok, tanto lo so che non mi molleresti un secondo altrimenti- La donna l’abbracciò con slancio baciandole la guancia

-Non sai quanto hai ragione!-

-Da dove vuoi che cominci?- chiese nervosa

-Beh, direi dall’inizio-

-Ok, ma non sarà un discorso divertente come il tuo- commentò grave

-Non importa, l’importante è che sia tu a farlo- affermò Eve stringendole la mano. Kagome annuì

-Bene. Allora credo sia il caso di cominciare, è un discorso un po’ lungo-

-Sono pronta-

 

Ore 17.55

Mikado entrò nel locale dalla piccola porta sul retro che dava a due distinti corridoi e percorse a passo sicuro quello laterale, passando di fianco al palco dove, quasi ogni sera, Kagome si esibiva.

Non guardò più di mezzo secondo la superficie del palco che gli arrivava al petto e notò, vicino all’entrata principale, lo zio che passava energicamente lo straccio sui tavoli e la scopa in mezzo ad essi

-Ehi vecchio!- esclamò accelerando il passo frettolosamente, deciso ad andarsene alla svelta.

In quegli ultimi anni, con l’entrata in scena di Kagome, c’era stato un incremento di clienti improvviso. Gli incassi erano aumentati e quindi avrebbero potuto tranquillamente ingrandire il locale, rendendolo più spazioso e ampio. Lo zio però era stato piuttosto reticente nel progetto illustratogli dal nipote.

Aveva semplicemente ingrandito la zona bar, istallato delle luci nuove per il palco e comprato amplificatori più moderni.

L’anziano alzò gli occhi circondati da rughe e i capelli, ormai totalmente bianchi, avevano perso quella lucentezza che un tempo gli aveva tanto invidiato. Eppure, vecchiaia a parte, era un uomo ancora attivo, sano e capace, scattante nei movimenti e con uno spiccato senso dell’umorismo.

-Mikado? Non è un po’ presto per venire qui?- chiese. Sorrise improvvisamente con un sospetto luccichio negli occhi –Non è che volevi darmi una mano eh? Ti sentivi in colpa, dì la verità. Dopotutto sono sempre io quello che deve pulire questo posto… mai una volta che mi aiuti e…-

Il giovane sospirò profondamente. Ecco, c’eravamo di nuovo con il solito discorso. Ecco perché odiava andare là così presto…

-No zio no- disse subito deformando il viso in una smorfia di pieno disappunto -È solo che qualcuno non risponde al cellulare e quindi ho dovuto scomodarmi per avvertire il cosiddetto qualcuno di una prenotazione- borbottò fulminandolo.

L’anziano sgranò gli occhi e teatralmente si portò una mano davanti alla bocca

-Oh!- esclamò –Allora eri tu? Effettivamente il cellulare suonava e quando sono andato a vedere chi fosse ho visto un numero sconosciuto, senza contare che come nome avevo messo “ranocchio”… non ricordavo davvero chi avessi messo con questo nomignolo!-

Mikado, prontamente, lo fulminò

-Ah… ah… ah… ma che divertente che sei vecchiaccio. Una battuta bellissima-

-Ma non è una battuta!- lo riprese Takashi.

“Che uomo insopportabile!” ringhiò tra se stringendo il pugno il morettino

-Quindi?-

-Mi ha chiamato Kagome- cominciò tentando di riprendere la calma perduta Mikado

-Ah si? Non può venire?- tentò

-No! Se aspetti dieci secondi finisco di parlare!- sbottò

-Scusa scusa, ok! Che ragazzo impaziente!-

-Senti da che pulpito!-

-Cosa voleva Kagome?- domandò chiudendo il discorso l’uomo

-Questa sera vengono degli amici di Kagome… la famigliola Holsen a quanto ho capito… insomma, vuole per loro il tavolo migliore- disse. Takashi lo fissò pensieroso

-Capisco… non mi sembra ci siano molte prenotazioni per questa sera visto che è l’inizio della settimana… Comunque ora controllo, così dopo vai a mettere il nome al tavolo. Ti offro qualche cosa?- domandò posando lo straccio su una sedia e dirigendosi verso il bancone del bar

-Ma si dai…- acconsentì sbuffando e seguendolo. Si sedette su una sedia alta posando i gomiti sulla superficie in legno e fece scorrere gli occhi sulle bottiglie in vetro esposte in una vetrinetta dietro lo zio, che intuì dove il nipote stesse rivolgendo i suoi desideri

-Niente liquori nipote- disse irremovibile

-Vecchiaccio- borbottò seccato mentre l’anziano gli metteva davanti un bicchiere d’acqua, suscitando una smorfia contrariata nel proprio volto –Non sono un bambino di tre anni-

-Accontentati per adesso- gli disse scrollando le spalle Takashi e prendendo da sotto il bancone un’agenda e aprendola alla data di quel lunedì, facendo scorrere il dito sulle prenotazioni

-Si si, come al solito vecchio- Mikado si scolò comunque il bicchiere, riempiendolo una seconda volta

-Dunque…- cominciò il vecchio –C’è una prenotazione al tavolo 3 e 6… ti consiglio il 4. E’ davanti al palco e ha una visuale splendida, anche più del 3- disse allungandogli un foglietto con una penna e scrivendo un appunto sull’agenda

-Ah-ah- annuì scrivendo il nome in una bella calligrafia –Chi ha prenotato il tavolo 3?- domandò alzandosi dalla sedia e restituendo la penna

-Non ricordo il nome. Però era una ragazza molto gentile… e anche carina. Comunque ho già messo il nome quindi…- Scrollò le spalle tornando al tavolo che stava pulendo poco prima

-Allora io vado, grazie per il bere-

-Si, ciao Mikado-

-A stasera vecchio- Il giovane si allontanò dirigendosi sicuro al tavolo indicatogli e mise a posto il nome, in bella visuale. Passò davanti al tavolo tre e per pura curiosità controllò il nome, scritto con la grafia spigolosa dello zio: Kana.

Osservò quel nome, aggrottando le sopracciglia, cercando di ricordare dove e quando avesse visto o sentito quel nome. Rimase un minuto immobile, senza staccare gli occhi da quel foglietto, cercando in ogni angolo della sua mente ma non gli venne in mente nulla. Scrollò le spalle e tornò a camminare verso l’uscita rimuginando ancora su quel nome.

 

Ore 18.00

Miroku Kazana entrò dentro la villa, senza guardarsi intorno e con un aria di totale insofferenza. Lo sguardo imperscrutabile anche quando, camminando sul marmo dell’atrio, i camerieri si inchinarono in segno di rispetto, dandogli il bentornato.

Miles corse a prendergli la giacca e Miroku ordinò a una cameriera piccola e castana che gli venisse portato del the nella sua stanza e di avvertire il padre che non avrebbe cenato con loro quella sera.

Fece per salire le scale, diretto alla sua stanza, quando, alzando gli occhi verso la cima, vide la madre adottiva venirgli incontro.

Le mani strette in grembo, il vestito azzurro lungo, senza maniche, che risaltava la figura slanciata e snella e che rendevano ancora più luminosi gli occhi turchesi incorniciati da un viso allegro e giovale, messo in risalto dai capelli biondi acconciati, da soli qualche mese, in morbidi boccoli che scendevano appena sotto le spalle.

-Miroku!- esclamò affrettandosi.

Il giovane, guardandola, pensò che, dopo Sango, fosse la donna più bella che avesse mai visto: aveva classe, era gentile, intelligente, stupenda… un’ottima ascoltatrice e madre.

Da piccolo l’aveva amata, quando aveva creduto che fosse la sua madre biologica e anche quando aveva scoperto la verità aveva continuato ad amarla. Per un momento, in quel periodo buio, l’aveva odiata, ma poi, si era reso conto di quel suo pensiero egoista. Alla fine i rapporti di sangue non contavano nulla (e con la storia di Sango ora ne era più che mai certo), amava quella donna come se fosse sua madre e sapeva per certo che con la sua madre biologica non ci sarebbe mai stato quel rapporto materno e di complicità che lo coinvolgeva con quella donna bellissima.

-Ciao mamma. Come stai oggi?- La donna rise

-Sei sempre così premuroso Miroku, eppure me lo hai chiesto solo qualche ora fa!- Miroku abbozzò ad un sorriso e la donna addolcì lo sguardo –Non preoccuparti tesoro, sto benissimo. Tu invece?-

-Tutto ok mamma-

-Non credevamo tornassi così presto, pensavo rimanessi via a cena-

-Infatti. Torno via tra due orette. Vado da Inuyasha, ha bisogno di un po’ di compagnia, sai com’è-

-Mi spiace tanto per lui… non capisco perché non abbia voluto venire a vivere con noi. Ci avrebbe fatto così piacere!-

-Si sarebbe sentito inutile e di peso… almeno per una volta non ha pensato a se stesso-

-Miroku, non parlare così. Ha passato un periodo difficile-

-Tu invece mamma sei troppo buona- La donna gli sfiorò la guancia con le labbra

-E’ che ti voglio troppo bene Miroku. Come se fossi il mio bambino-

-Ma io sono il tuo “bambino” mamma… e scusa, ma mi sento offeso!-

-Hai ragione… sei il mio ometto. Così ti piace di più?- Miroku fece una smorfia disgustata

-Non tanto, ma se ti fa felice…-

-A proposito di felicità…- Lei gli lanciò uno sguardo tra il malizioso e il preoccupato –Dov’è che sparisci ogni giorno a tutte le ore? Sempre e solo con Inuyasha o c’è qualche cosa che mi vuoi dire di più intimo e sentimentale?-

-Mamma!- esclamò il ragazzo scandalizzato

-Ehi, ok. Che permaloso! Scherzavo! Ah voi giovani d’oggi…- borbottò la donna drammatica –Comunque… ti farà piacere scoprire che ho dovuto nascondere a tuo padre una cosa per non farlo andare su tutte le furie, sai com’è, ci tengo ancora alla tranquillità di questa casa- Lo guardò con un sorrisetto che la diceva lunga –Te l’ho messa sulla scrivania, immagino ti farà molto piacere… sai, è arrivata giusto stamane ma con il trambusto che c’è stato non ho avuto un secondo libero da passare solo con te per dartela di persona- Lo sorpassò dopo avergli sfiorato la guancia con le dita calde –Non farti beccare mi raccomando e a dopo!-

Il giovane la guardò sparire nel salotto che dava alla biblioteca e pensieroso, ma con un pizzico di curiosità, si affrettò a raggiungere la sua stanza.

Se era arrivata quella mattina non poteva che essere il postino visto che passava sempre il Lunedì o Martedì… una lettere o un pacco?

Si ritrovò a fare due a due i gradini, per poi percorrere il corridoio quasi di corsa.

Se la madre aveva dovuto nasconderla al padre doveva essere importante!

Entrò e richiuse la porta alle sue spalle, ignorando l’enorme letto a baldacchino dalle lenzuola immacolate che emanavano un buon odore di bucato.

Si diresse sicuro verso la scrivania e sfiorando con lo sguardo, indifferente e disgustato, i libri di economi, notò subito l’oggetto rettangolare, totalmente estraneo a quei tomi complicati e noiosi.

La busta, apparentemente immacolata, presentava il suo nome e l’indirizzo con un grafia familiare, eppure, talmente lontano come ricordo da non riuscirlo ad afferrare.

Tentò di localizzare il mandante, ma stizzito, notò che non si erano sprecati.

Sbuffò contrariato e si sedette sulla sedia girevole, che si lamentò puntualmente, cigolando sinistro, mentre le ruote correvano sul parquet, avvicinandolo alla scrivania

“Se è una stupidaggine… e io che mi immaginavo chissà cosa. Invece che mi ritrovo? Una lettera anonima! Non capisco nemmeno perché mia madre abbia dovuto essere così misteriosa con papà… a pensarci bene però lei ha più memoria di me per certe cose…” Prese la busta tra le dita e la rigirò più volte, guardando la grafia ancora più da vicino, come se in quel modo le lettere potessero formare un nome.

Speranza vana, ovviamente.

Eppure… quella “a” così minuta e ovale… dove l’aveva vista?!

Controllò il francobollo sperando in un indizio, ma dovette ricredersi: non conosceva nessuno che abitasse in Grecia

“Non ho conoscenti che abitino là… immagino che sia davvero una cavolata” Senza indugio l’aprì, ma non fece in tempo a tirare fuori la lettera che un colpo alla porta lo avvertì che era pronto ciò che aveva ordinato –Avanti- mugugnò.

La cameriera piccola e minuta a cui aveva dato l’ordinazione entrò portando un vassoio con del the fumante, che appoggiò accanto a lui

-Zucchero e limone sono già stati messi- lo avvertì

-Bene. Mio padre?-

-L’ho informato del suo ritorno e della sua decisione personalmente. Il signor Kazana desidererebbe poi vederla, appena ha finito il suo the, nella biblioteca privata dove lo attende- rispose

-Ok. Va pure e avvertilo che lo raggiungerò tra qualche minuto-

-Si- La castana uscì silenziosa lasciandolo solo a sorseggiare il the rigorosamente alla pesca.

Osservò ancora per qualche minuto la lettera e, quando ebbe finito la bevanda, si alzò, nascondendola dentro un libro dalla copertina verde di economia. Lasciò la tazza sulla scrivania, conscio che, quando sarebbe tornato, essa sarebbe già stata portata in cucina. Si diresse al colloquio con il padre e il cammino verso la biblioteca fu breve e veloce.

Entrò senza nessun indugio e individuò subito il padre, seduto comodamente su una sedia imbottita, intento a leggere un libro, preso da chissà quale scaffale tra le decine davanti a lui.

Il tavolo accanto a suo padre, rigorosamente in quercia, ospitava diversi libri, dalle copertine più o meno variopinte, compreso un fascicolo dentro ad una busta trasparente.

Li ignorò, sapendo che non erano fatti suoi, e avanzò verso l’uomo che alzò gli occhi

-Ehi Miroku-

-Padre- Il ragazzo sedette davanti all’uomo e attese che lui chiudesse il libro appoggiandolo tra i tanti sul tavolo. I due si guardarono qualche secondo poi il signor Kazana si schiarì la voce

-Tua madre mi ha avvertito del tuo ritorno… così ho approfittato del tuo rientro, e del mio raro tempo libero, per parlarti di una cosa della massima urgenza- spiegò. Il figlio, stupito, rimase in silenzio, attendendo che l’uomo continuasse

“Oh Kami” pensò senza fiato. L’ultima volta che il padre aveva iniziato un discorso con una frase simile, lui aveva 5 anni: un discorso molto passionale sull’azienda, i suoi doveri futuri, e baggianate simili

-Figliolo…- ricominciò il padre scrutandolo –tu sai quali sono i tuoi doveri nell’azienda, che presto passerà a te- Il figlio non fece altro che annuire senza capire dove il padre volesse arrivare –Ebbene, anche tu un giorno, dovrai cederla perché troppo vecchio e stanco- Si guardarono –Capisci che intendo?-

Miroku si irrigidì sulla sedia raddrizzandosi. Un terribile sospetto nella mente, l’idea terribile che, come una lampadina, illuminava la lampante realtà

-Ti ha parlato Kyoko vero?- mormorò. L’uomo annuì

-Effettivamente si, anche se era da un po’ che ormai ci pensavo. Miroku, alla tua età io mi stavo per sposare con la tua madre biologica e penso sia ora che anche tu ti muova- Allungò un braccio e liberò il fascicolo dalla busta. 5 curriculum, muniti di foto, spuntarono fuori dalla cartella giallo sporco che Miroku si ritrovò a contemplare senza vederli tra le proprie mani

-Papà io non…-

-Guardale- ordinò –Sono figlie di imprenditori statunitensi, parigini e altro. Le migliori sulla piazza- Lo guardò –Ti lascio la libertà di scelta, ritieniti fortunato-

Miroku lo fulminò stringendo il pugno

-Fortunato? Non ho nemmeno 22 anni papà! Non voglio sposarmi!-

-Io invece dico che lo farai-

-Non esiste!- insistette stringendo i pugni. Il padre lo guardò con sufficienza poi alzò il sopracciglio, scettico

-Urla quanto ti pare Miroku, o la scegli tu o lo faccio io- L’uomo riprese il libro, aprendolo nella pagina in cui si era fermato prima dell’arrivo del figlio –Buona giornata figliolo- Lo salutò quando non lo vide muoversi.

Il ragazzo saltò in piedi e si diresse fuori a gran carriera, arrabbiato con il padre e con il mondo

-Miro…?- Sorpassò la madre senza nemmeno guardarla e andò in camera dove gettò i curriculum a terra guardandoli con odio, sperando che sparissero.

Sango…

Si portò una mano al viso, disperato.

Come poteva dirglielo? Come poteva farle questo? Ma lui… lui… verso suo padre aveva delle responsabilità.

Lo aveva cresciuto, amato… non poteva sbattergli tutto in faccia e andarsene…

Si sedette sul letto e una nuova verità lo scioccò.

Anche Inuyasha si era sentito così.

Anche Inuyasha aveva provato quella disperazione quando Kagome era entrato nella sua vita.

Lo aveva accusato ingiustamente, senza sapere quanta disperazione c’era in quella decisione.

Aveva compreso solo ora quanta angoscia Inuyasha aveva dovuto sopportare ogni giorno, tre anni prima.

E lui, il suo migliore amico, gli aveva sempre dato addosso.

Ma che razza di persona era?

Strinse le labbra, infuriato

“NO!” uscì dalla camera, stringendo tra le dita le chiavi della moto “Non si ripeterà la situazione di Kagome e Inuyasha, non si ripeterà ciò che è successo anni fa, quando Sango mi ha lasciato e che mi venga un accidente se sarò io a commettere certi errori!” Infilò il casco e partì, con il giubbotto che si gonfiava a causa dell’aria e gli occhi nascosti dal vetro scuro.

Era in anticipo di un ora e più, ma se ne infischiava bellamente! Scese, dalla moto e strinse il pugno contro un’ inferriata metallica del cancello, mentre suonava insistentemente il campanello.

 

Ore 18.20

Sango cambiò canale annoiata.

Non vedeva l’ora di uscire. Miroku l’avrebbe portata fuori a cena verso le 19.30 e per prepararsi mancava ancora un sacco di tempo, ma in televisione non c’era nulla di interessante con cui passare il tempo.

Sua madre, accanto a lei seduta sulla poltrona, sembrava totalmente disinteressata dal programma a quiz, anzi, stava leggendo attentamente 5 fascicoli dalla carta ingiallita. Il padre era in cucina a preparare la cena e dal chiacchierio accompagnato dal rumore dei piatti spostati, anche Kohaku doveva essere di là con lui.

Sbuffò, cambiando per l’ennesima volta canale, cercando qualche cosa di lievemente interessante, ma il notiziaro, dava troppe situazioni deprimenti per il suo animo, quel giorno a terra.

Di certo Miroku l’avrebbe tirata su di morale.

“Speriamo arrivino presto le 19.30…” pensò. Guardò il proprio abbigliamento, che usava di solito per studiare: maglietta bianca a mezze maniche, blue jeans vecchi e strappati in più punti, treccia raccolta alla sommità del capo in uno chignon.

Alzò il sopracciglio. Aveva decisamente qualche cosa che non andava per vestirsi in quella maniera assurda ma comoda.

Improvvisamente, il campanello trillò.

Accigliata, guardò la porta, che si intravedeva dal divano su cui era sdraiata.

Ma chi poteva essere? Per Miroku era troppo presto e nessuno aveva chiamato per avvertire di una visita…

-Mamma? Aspetti qualcuno?- chiese alzandosi a sedere.

Kyoko la guardò da sopra i fascicoli stringendo la presa su di essi

-Forse… vai ad aprire per piacere?-

La giovane annuì e si alzò dirigendosi verso la porta che spalancò guardando fuori. Sgranò gli occhi quando vide Miroku stringere la sbarra del cancello, con il casco sottobraccio e uno sguardo indecifrabile. I capelli spettinati ricadevano sugli occhi freddi, impassibili, arrabbiati quasi

-Miroku?- Sango corse ad aprirgli, ma lui nemmeno la guardò camminando verso la casa. La giovane lo seguì quasi correndo, annaspando –Ma che fai già qui? Non è troppo presto?- chiese fermandolo, vedendo che non l’ascoltava –Miroku!- Lui la fissò intensamente e lei si morse il labbro inferiore “E’ decisamente arrabbiato” pensò –Ehi ma…-

-Sono in anticipo, lo so. Vai dentro e vatti a cambiare- ordinò perentorio

-Ma che hai?-

-Vatti a cambiare senza discutere per una volta accidenti!- esplose il ragazzo fulminandola crudelmente.

Sango, immobile, ci mise un secondo per assimilare ciò che il suo ragazzo le aveva appena detto. Fece un passo indietro, come se avesse ricevuto un pugno in faccia, sgranando appena gli occhi, senza mai smettere di guardarlo in viso.

Appena ebbe avuto la piena e totale comprensione della frase detta da Miroku, si ritrovò a stringere i pugni e a fulminarlo come mai aveva fatto.

Era arrabbiata. Offesa. Delusa.

Girò i tacchi e si allontanò da lui, sbattendogli la porta di casa in faccia, salendo poi in camera sbattendo i piedi

“Ma come osa? Non mi ha mai detto certe cose, non mi ha mai dato ordini! Ora viene qui, incavolato nero e se la prende con me? Con ME, che sono la sua ragazza? Ma che cos’ha dentro quella testa bacata che si ritrova? Segatura?!”

Sfilò i jeans e prendendo una maglia a caso a tinta unita se la infilò, decisa a sapere che diavolo succedeva quel giorno in casa sua.

 

Miroku, guardandola andare via, strinse ancora di più il pugno, arrabbiato con se stesso. Perché quando era arrabbiato doveva dire certe cose stupide?

Entrò in casa e notò subito Kohaku fare capolino dalla porta della cucina sorpreso. Gli corse incontro, arrancando e lo abbracciò con slancio

-Ciao fratellone! Come mai Sango si è arrabbiata? Tu che ci fai qui?- Miroku gli scompigliò i capelli e tentò, almeno con lui, di mantenere una certa calma

-Credo di avere esagerato prima in cortile- rispose. Cioccolato e cobalto si scontrarono, rimanendo incatenati alcuni secondi

-Miroku? Ma che ci fai a quest’ora qui? È successo qualche cosa?-

-Kohaku, tu sei troppo intuitivo per la tua età- commentò facendo sorridere il ragazzino che scrollò incurante le spalle

-Oh beh sai… vivendo con due donne così particolari o ti dai una svegliata o rimani indietro-

-Vero anche quello. Dov’è tua madre?- domandò cambiando immediatamente espressione.

Kohaku si allarmò, non tanto per l’espressione nera di Miroku, ma tanto per l’aggettivo possessivo usato nella sua frase. Quando veniva da loro, Miroku per fare piacere alla sua madre biologica, la chiamava sempre “Mamma” o “Madre” o cose simili, anche se Kohaku aveva sempre avvertito con certezza in quella parola l’indifferenza totale. Adesso invece, che aveva usato quel possessivo… era come se avesse distaccato totalmente, come se si fosse estraniato dalla loro famiglia completamente.

Era un bene, o un male?

-Mamma è in salotto…- rispose mordendosi il labbro inferiore. In quel momento, da dietro il ragazzino, comparve il padre di Sango che, appena lo vide, gli sorrise

-Miroku, che piacere averti qui! Come stai ragazzo?-

-Molto bene grazie-

Mito alzò il sopracciglio alla palese bugia, celata in quelle tre parole, ma volle sorvolare

-Kyoko è di là se vuoi parlarle-

-Grazie. Vado subito- Si allontanò dai due che rientrarono in cucina chiudendo la porta, così da non privare la loro privacy.

Kohaku tenne comunque l’orecchio ben premuto contro la porta, volendo capire come mai Miroku era tanto arrabbiato

“Tanto presto inizierà ad urlare…” pensò appiccicandosi ancora di più alla porta.

 

Ore 18.30

-Beh… credo che questo sia tutto- concluse Kagome umettandosi le labbra secche –Alla fine non è successo gran che…-

Eve alzò il sopracciglio ma rimase in silenzio.

-Cioè, mi vuoi dire che dopo il vostro incontro qui, in piena notte, in questa camera e dopo qualche parola… lui se né andato via?- chiese scettica. Kagome arrossì leggermente e annuì

-Certo… te l’ho detto. L’ho mandato via-

-Kagome?- Le due si guardarono finché la mora non abbassò gli occhi facendo ridere l’amica –Non sei mai stata molto brava a mentire con me-

-Tu… tu… io non…-

-Calma Kagome… respira- Lei ubbidì –Non devi vergognartene…-

-Ah non devo?! Sono passati tre anni e io… io… io ho Mikado!- esclamò –Lui non farebbe mai quello che mi ha fatto Inuyasha!-

-Effettivamente hai dei gusti strani-

-E l’hai capito solo ora?? Comunque è stato solo un errore, un incidente! Non si ripeterà mai più!-

-Beh, l’importante è che tu sia sicura di non stare facendo una stupidaggine-

-Lo sono… e poi che stupidata dovrei fare?- Eve sospirò

-Kagome è da tre anni che ti convinci che lui non ti piaccia più e che i tuoi amici ti hanno tradita… è da tre anni che vedi il mondo o bianco o nero. Passi Inuyasha ma… e i tuoi vecchi amici? Sei sicura che non ti abbiano detto niente perché ti vogliono bene?-

-Se me ne avessero voluto me ne avrebbero parlato-

-E se non ne avessero avuto il coraggio?-

-Eve, non voglio parlare di loro- sbottò. La rossa sorrise

-Non vuoi parlarne perché sai che ho ragione o cosa?- domandò. Kagome strinse le labbra

-Non voglio parlarne, punto-

-Secondo me invece di fare l’orgogliosa dovresti iniziare a perdonare-

-Non faccio l’orgogliosa-

-Ok, ok, stendiamo un velo pietoso-

-Ti ringrazio- commentò ironica Kagome

-…almeno com’è stato dopo tanto tempo?- chiese curiosa Eve. La morettina si morse il labbro e abbassò gli occhi

-Il problema purtroppo sta qui… io non... non ho fatto nulla per fermarlo capisci? È stato così intenso che non ho… mi sono sentita così strana… come se fossi un’altra persona, con pensieri e sentimenti diversi- Eve annuì con l’aria di chi la sapeva decisamente lunga

“Chissà Kagome… forse lentamente stai tornando com’eri prima”

 

Ore 18.35

Sango scese le scale piano e lentamente, cercando di sentire la conversazione che si stava tenendo in salotto. La porta della cucina era chiusa e la giovane si accucciò sulle scale, proprio sopra la porta della sala dove la tv era stata spenta.

Si appiattì alla ringhiera tentando di cogliere le parole della madre

-…non puoi fare come ti pare-

-Ma cosa diavolo ne sai tu? Non devi impicciarti della mia vita!-

-Sono tua madre!-

-Mi hai abbandonato, non ti devo niente!-

-Lo sai che non lo avrei mai fatto se tuo padre…-

-Ah bene, ora dai la colpa a qualcun’altro?-

-Non ha senso parlare del passato, devi pensare al tuo futuro!-

-Ci penso da per me grazie, non c’è bisogno che tu mi controlli e che tu scelga tra… queste!-

Il rumore di fogli che cadevano a terra spargendosi la fecero sussultare tanto era presa dal discorso e dal cercare di capirci un minimo

-È necessario! Non voglio che tu scelga una persona che non è degna di te, mio figlio!-

-Tu non devi intrometterti nella mia vita, in che lingua devo dirtelo?! Decido io quando e dove sposarmi, non tu!-

Il cuore di Sango mancò un battito a quelle parole e quelle dopo la ferirono come non mai facendole tremare le gambe

-No Miroku. Tu purtroppo, della tua vita in questo momento e in questo campo puoi decidere ben poco-

-Non voglio sposarmi-

-Perché? Hai forse una donna?-

Le lacrime cominciarono a scorrere mentre Miroku, sconfitto, negava. Le mani erano gelate e sentiva lo stomaco dolerle. Si alzò in piedi e corse in camera, senza preoccuparsi del fatto che sbatteva la porta e pestava forte i piedi.

Non era possibile…

Non poteva essere…

Era assurdo…

Chiuse la porta a chiave e ci si appoggiò contro, senza curarsi nemmeno delle lacrime. Cercava una spiegazione logica e non lo trovava, tentava di auto convincersi che sarebbe finito tutto bene, ma non ce la faceva…

Sentì un colpo alla porta, forte, deciso e seppe subito chi era, eppure non riusciva ad aprire

-Sango apri-

-Vai al diavolo Miroku!- sibilò

-Sango, apri questa cazzo di porta!- ringhiò e dal tremore della voce sembrava incollerito

-Sparisci chiaro?!- gridò

-Maledizione Sango io ho bisogno di te adesso! Perché mi sbatti la porta in faccia??-

-Ti odio Miroku! Vattene via!-

Si aspettò un nuovo colpo e altre parole, una sfuriata o chissà cos’altro… e invece, seguì solo il silenzio.

Sbatté le palpebre che rilasciarono nuove lacrime e si voltò verso la porta, sentendo un terribile peso sullo stomaco

“Miroku…?” Fece scattare la serratura e spalancò la porta –Mi…- Il ragazzo la spinse dentro e richiuse la porta dietro di lui chiudendola a chiave.

La guardò e gli occhi le si riempirono di lacrime

-Pensavo… te ne fossi andato via…- mormorò

-Prima o poi da quella porta dovevi uscire- rispose freddo. Lei gli si avvicinò

-Non è vero che ti odio…- sussurrò rilasciando le lacrime

-Lo so-

-È solo che... quando ho sentito quelle cose io… io…-

Lui le si avvicinò e le circondò la vita con le braccia, affondando il viso nell’incavo del suo collo

-Sango, io non mi sposo- disse –Lo dico e lo ripeto, che facciano quello che vogliono, io non mi sposerò mai- La giovane singhiozzò e gli circondò il collo con le braccia alzandosi in punta di piedi

-Miroku… io ti amo… ti amo così tanto… non voglio che tu sia costretto a scegliere tra la nostra famiglia… non voglio che tu soffra- singhiozzò

-Ma io ho già scelto Sango- Le baciò la tempia –Io ho scelto te- La giovane pianse, scossa da singhiozzi violenti

-Perdonami Miroku… ti prego… non voglio che tu vada via, non voglio che tu mi lasci… voglio stare così, sempre… sempre… sempre…-

-E sarà così, per sempre- Lei annuì stringendosi ancora più a lui

-Anch’io te lo prometto Miroku, anch’io ho scelto te e te solamente. Sei stato il primo e sarai l’ultimo, te lo giuro-

-Solo noi due Sango, semplicemente-

 

***

 

Chissà se la fine vi ha riempito un minimo di commozione? Mentre la scrivevo, e quando la rileggo, giuro che mi scende sempre una lacrima… A volte penso che sarebbe bello se, a suo tempo, anche Inuyasha avesse fatto così xD però poi mi rendo conto che senza quel suo piccolo gesto d’egoismo e d’amore verso suo padre, questi capitoli non ci sarebbero mai stati, quindi alla fine è meglio l’originale?

A voi l’ardua risposta.

E ora, un altro piccolo premio: anticipazioneeee!!

 

[…]

-Tu non hai idea di come era Kagome quando l’ho trovata, tu non lo immagini nemmeno. Quindi evitami le tue stupidaggini e sparisci- sibilò

-E tu, Tom Holsen, non hai idea di come ho passato questi tre anni lontano da lei. Non lo immagini nemmeno- Si sfidarono con gli occhi e il giovane fece per andarsene ma si fermò girandosi verso di loro –Io me la riprenderò Tom, dovessi dannarmi-

[…]

 

Al prossimo capitolo!!! xD

  
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