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Autore: Soul Sister    07/09/2015    1 recensioni
Blaine decide di organizzare il suo ventitreesimo compleanno nella tenuta dei suoi nonni, a qualche ora da Westerville. Ha invitato tutti i suoi vecchi e nuovi amici, di New York, Lima e Westerville, vuole fare una cosa in grande perché, insomma, sono poche le occasioni per poterlo fare, ora che sono adulti. Per questo vuole che tutte le persone a cui vuole bene siano lì. In particolar modo, vuole che i suoi due migliori amici siano presenti. Ma Kurt ha la macchina in panne e tutti i suoi amici di Westerville sono già tutti lì. L'unica persona disponibile è l'altro suo migliore amico, Sebastian. Il problema? I due si odiano a morte.
Estratto: “Continuo a pensare che non ci sia assolutamente dell’attrazione tra Kurt e Smythe.” Rimbrottò Rachel, impettita. “Quei due si detestano.”
“Chi disprezza scopa, Berry, non lo sai?”
“E’ chi disprezza compra, Santana--”
“Comunque l’attrazione c’è eccome. Secondo me si sono evitati per questo per tutto questo tempo. Sono orgogliosi come delle galline. Vuoi scommettere?” la sfidò, porgendole la mano dalle unghie smaltate di un rosso intenso.
Rachel la guardò paonazza, prima di afferrarle la mano con fare stizzito. “E va bene.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Elliott/ Starchild, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona sera bestiole! Come va la vita? Probabilmente male, ora che sono tornata io con la mia piccolina. *wink wink*
So che ci ho messo tanto - più di quanto avrei dovuto, actually, dato che il capitolo - che di per sé è piuttosto corto - era già pronto da un pezzo. Ma sono una scrittrice compulsiva con l'egoistica, fallimentare pretesa di gestire fanfiction in due lingue diverse e certe volte finisco per incasinarmi da sola. Meh. Perdonatemi.
Comunque, bando alle ciance. Ecco qui la seconda parte del primo capitolo. Finalmente vedremo il punto di vista dei nostri protagonisti aka la Mangusta e Gay Face.
WARNING: presenza di parolacce. Non troppe però.
Volevo usufruire del mio angolino di ciance per ringraziare le persone che hanno speso del tempo per leggere, ricordare, preferire e recensire lo scorso capitolo. Grazie mille ;___; Mi ha fatto piacere sapere che la storia interessa. Bless you and your kind souls. Spero di non deludere. Gneh.
Ora vi mollo. Un bacio, muà.

CAPITOLO 1.B

Quando Blaine gli disse che – tra tutti i suoi conoscenti e amici – la persona che aveva offerto di dargli un passaggio fino alla proprietà dei nonni di Blaine era niente di meno che quella faccia da suricata di Sebastian Smythe, Kurt rise. No, scoppiò a ridere, di una risata grossa e rumorosa, di quelle che fanno lacrimare gli occhi e dolere gli addominali. Questo mostrava quanto esilarante era l’affermazione.

“Molto divertente, Blaine” rispose, asciugandosi una lacrima all’angolo dell’occhio, “Quindi, chi mi accompagnerà lì? Jeff? David?”

Blaine non rispose immediatamente. Dall’altro capo del telefono si sentì quello che aveva tutta l’aria di essere un sospiro rassegnato e Kurt sentì il proprio stomaco contrarsi in modo spiacevole. “Blaine, dimmi che scherzavi.” Dimmi che scherzavi o che sei sotto l’effetto di allucinogeni molto potenti, pensò, mentre una brutta sensazione iniziava a stringergli il cuore.

“Non sto scherzando. Gli ho appena parlato, è d’accordo al cento per cento. Gli altri non si fermano in Ohio, Sebastian è l’unico che è ancora a Westerville.”

Kurt deglutì a vuoto, la sua gola completamente secca. La sua lingua sembrò carta vetrata sulle sue labbra, quando tentò di umettarle invano. “Blaine, davvero, posso semplicemente affittare un’auto-”

“No” Blaine lo interruppe, “Hai speso già troppo per venire, non voglio che tu sprechi altri soldi quando non ce n’è bisogno.”

“Pagherei la benzina di Sebastian in ogni caso.” rispose Kurt, sperando in cuor suo che Blaine cambiasse la sua idea.

“Sì, beh, pagare per la benzina non è come pagare per una macchina noleggiata. Non ne vale la pena. Starai qui per giorni e non la useresti nemmeno una volta.” Blaine lo confutò, chiaramente un po’ scocciato. “E comunque, ho già parlato con Sebastian e, come ti ho detto, a lui va bene.”

Kurt non era esattamente sicuro della veridicità delle parole di Sebastian. Lo aveva sempre disprezzato. Se lo stava facendo, non era per magnanimità, ma probabilmente perché Blaine lo stava ricattando o qualcosa del genere. Dubitava che Sebastian fosse tanto masochista. Il fatto che entrambi avrebbero presenziato alla festa di compleanno di Blaine era già un’eccezione – un’eccezione potenzialmente distruttiva, nonché segno evidente di quanto entrambi volessero bene a Blaine.

Passare insieme cinque lunghe ore di auto in uno spazio di due metri cubi però? Questo era da suicidio. Sarebbe stato un miracolo se entrambi fossero giunti integri a destinazione. Dio solo sapeva cosa sarebbe potuto succedere. Chiaramente, né lui né Sebastian aveva voluto scoprirlo, se quei cinque anni di evitarsi come la peste erano un’indicazione. Ma apparentemente Blaine aveva il desiderio di tirare ancora di più quel sottile filo di equilibrio tra di loro.

“Blaine..” Kurt tentò ancora, scoraggiato, ma il suo migliore amico lo interruppe.

“No, Kurt, ascoltami, okay? Tu e Sebastian siete i miei migliori amici. So che avete cose in sospeso e che nessuno dei due ha mai digerito l’idea di dovermi “condividere” – anche se mi fa sentire leggermente come un oggetto. Comunque, sono passati cinque anni – cinque stupidissimi anni che vi odiate senza motivo e che rendete la mia vita un casino con i vostri capricci. Sono stanco di questa situazione. Cavolo, è tempo di crescere, non pensi? Dite entrambi che tenete a me, che siete i miei migliori amici – e lo siete. Ma mostratemelo per una volta. Cercate di comportarvi come adulti, provate a mettere da parte le vostre paranoie e i vostri stupidi pregiudizi. E’ ora.”

Woah. Questo sì che era uno sfogo. Kurt era abbastanza sicuro di non aver visto – o, beh, sentito – Blaine così sconvolto dalla loro rottura. Non era di fronte a lui, ma Kurt riusciva ad immaginarselo, con i pugni stretti, le guance rosse, gli occhi lucidi per lacrime di frustrazione mal trattenute e il petto affannato per aver buttato fuori tutto quello che si era tenuto dentro per chissà quanto tempo.

Il senso di colpa lo assalì in un secondo e gli chiuse lo stomaco. Le parole di Blaine erano arrivate come uno schiaffo in faccia, come un secchio d’acqua fretta dritta in faccia che gli aveva fatto realizzare di star affondando in un mare di egoismo.

Perché era questo che erano lui e Sebastian: due bastardi egoisti. Pensavano di fare la cosa giusta per Blaine, evitandosi in questo modo, assicurandosi di non coinvolgerlo mai personalmente in quell’inutile faida, ma lo avevano forzato ad adattarsi a quel loro gioco senza nemmeno chiedergli cosa ne pensasse.

E ouch. Era un amico pessimo. Il peggior amico di sempre (dopo Sebastian, ovviamente). Ma se la sua offerta era un’indicazione – e Kurt sperava lo fosse – Sebastian aveva realizzato le stesse cose ed era disposto – come lui, d’altronde – a cambiare le cose, ad essere più maturo di fronte ai loro problemi. Come aveva detto Blaine, era ora di crescere.

“Blaine?” incalzò, assicurandosi che il suo migliore amico non avesse riattaccato.

“..Sì?” Blaine rispose, dopo qualche secondo, cautamente. Se Kurt lo conosceva bene – e lo conosceva più delle sue tasche – Blaine si stava sentendo in colpa per aver vomitato tutte quelle cose. Ma non doveva esserlo, aveva ragione.

“Hai ragione. E voglio scusarmi. Sono stato un amico terribile, ma voglio rimediare.” Blaine rimase in silenzio dall’altro lato, per cui Kurt si schiarì la gola e continuò. “Accetto la proposta di Sebastian.”

***

Sebastian maledì per l’ennesima volta il giorno in cui decise che Blaine Anderson era il suo cazzo di migliore amico. Fanculo Blaine, fanculo i suoi grandi, dolci occhioni da cucciolo e il suo sorriso carino, fanculo la sua amabile persona. Era per colpa sua se era sull’orlo di un aneurisma.

E fanculo anche a se stesso, perché se non fosse stato così dannatamente debole, se non si fosse affezionato, non sarebbe stato lì ad aspettare di sapere se stava per davvero per passare cinque estenuanti ore con quel palo nel culo di Kurt Hummel e, per questo, vicino ad un crollo nervoso.

Se fosse diventato completamente matto, la colpa sarebbe stata di Blaine. E se Kurt Hummel fosse improvvisamente sparito, anche in quel caso sarebbe stata colpa di Blaine. Era stata una sua idea, dopotutto. Lui gli aveva chiesto di trasportare la persona che odiava di più fino alla proprietà dei suoi nonni.

“L’auto di Kurt è rotta.” Gli aveva detto Blaine, come se a Sebastian avesse potuto interessare. “E ha speso già troppi soldi per venire da New York, non voglio farlo pagare anche per noleggiare un’auto. E poi tu sai la strada.”

Sebastian avrebbe voluto sbraitare qualcosa sul fatto che il padre di Hummel fosse un fottuto meccanico, che erano cazzi di Hummel se aveva speso troppo per viaggiare fino in Ohio da New York, magari ricordargli l’esistenza dei GPS e sottolineare che un sacco di persone sarebbero state disponibili ad aiutarlo. Dopotutto, tutti amavano Kurt Hummel, tutti lo volevano a quella festa. Quindi perché proprio lui? Non era un mistero che non si sopportassero. Sebastian non lo esternava troppo con Blaine per rispetto, ma era comunque abbastanza evidente in ogni caso.

Ed era evidente che Hummel condivideva il sentimento. Ecco perché non si erano visti in quasi cinque anni, nonostante entrambi fossero importanti per Blaine. C’era questo patto tra di loro, questo accordo silente basato sulla completa assenza di contatto tra di loro che rendeva quella tregua possibile. Erano come la Russia e gli Stati Uniti nella guerra fredda: facevano della diplomazia la loro unica arma, perché sapevano bene che un conflitto diretto sarebbe stato distruttivo per loro stessi, per chi li circondava e, soprattutto, per Blaine.

Sia lui che Hummel erano riusciti a gravitare intorno a lui, cercando sempre di essere presenti nella sua vita, in una danza sincronizzata che permetteva loro di non incrociarsi mai, cosicché quel fragile equilibro tra di loro non si rompesse e le loro amicizie fossero in salvo.

Né lui né Kurt volevano condividere Blaine con l’altro, ma allo stesso tempo non lo avrebbero mai posto di fronte ad una decisione. Non erano né così stupidi, né così crudeli.

Quindi cercavano semplicemente di dimenticarsi dell’esistenza dell’altro in ogni modo possibile. E questa danza, questo sacro accordo aveva funzionato così bene fino a quel momento. Così bene che Sebastian era quasi riuscito a dimenticarsi di Kurt Hummel.

Quasi, perché far finta che Kurt Hummel non esistesse era fottutamente difficile, quando il mondo intero sembrava adorarlo, manco si fosse trattato di una creatura mistica.

Se si trattava di Blaine, Sebastian era disposto a sopportare chiacchiere e scleri da ragazzina. Dopotutto, Hummel era il suo primo amore e diamine, se quel sedere non era un tesoro in quei pantaloni aderenti. Il problema era che Blaine non era il più ossessionato. Di fatto, il suo migliore amico non parlava quasi mai di Kurt con lui, dato che Sebastian aveva chiaramente affermato di non volerne parlare.

Il problema erano tutti gli altri. E per tutti gli altri Sebastian intendeva tutte le persone che avevano incontrato almeno una volta Kurt Hummel e che – per qualche ragione incomprensibile – si erano innamorate di lui. In modo figurato e non. I suoi amici della Dalton? Loro erano incapaci di non parlare dei vecchi giorni della Dalton con la Klaine, anche quando non c’entravano niente con la discussione. Sebastian ancora non sapeva come o perché, ma Kurt Hummel era sempre citato o tirato in ballo in qualsiasi contesto. Era onnipresente e velenoso per ogni persona a cui Sebastian teneva. E lui non capiva il perché.

Lo aveva conosciuto lui, Kurt Hummel. Al tempo era solo una prima donna gelosa e snob con una voce così irritante che avrebbe potuto snervare un santo. Lo ricordava sarcastico e pretenzioso, con una lingua in grado di far piangere anche l’uomo più tosto se voleva, e che era decisamente in grado di tenergli testa. Ma oltre a questo, Kurt Hummel non gli era sembrato nulla di ché, tant’è che Sebastian credeva di strappare facilmente Blaine dalle sue grinfie.

Non era andata così. Fortunatamente, i due erano veramente innamorati (anche se lui non vedeva Kurt niente più che un bel culo) o Sebastian avrebbe scopato Blaine e lui non sarebbe diventato il suo più caro amico.

In ogni caso, Kurt Hummel non era così interessante. Certo, Sebastian si divertiva un mondo a flirtare con Blaine e ad arruffargli le penne, ma oltre a quello Kurt non gli era rimasto impresso. Avrebbe potuto facilmente dimenticarlo, se non fosse diventato la più grande spina nel fianco della sua vita senza neanche provarci.

Il disprezzo aveva cominciato a sostituire l’ iniziale indifferenza quando Hummel e Blaine si erano mollati, quando lui e Blaine stavano abbandonando i ruoli di semplici conoscenti per essere veramente amici. Sebastian ricordava bene come Hummel fosse sempre nei pensieri di Blaine, come fosse la causa delle sue lacrime; si ricordava le ore passate a consolare Blaine quando, affranto e singhiozzante, gli aveva confessato di aver tradito Kurt perché si sentiva solo e gli mancava il suo ragazzo, ma suddetto ragazzo era troppo preso dalla sua nuova, luccicante vita da Newyorkese per adempiere ai suoi compiti di fidanzato. Si ricordava il suo odio crescente quando Kurt non rispondeva ai messaggi e alle chiamate di un disperato Blaine, l’irritazione quando – dopo tutto – Hummel aveva deciso di ritornare nella vita di Blaine perché era ancora il suo migliore amico.

E dio, Blaine era così fottutamente felice, così entusiasta di avere il suo ex di nuovo nella sua vita, così desideroso di recuperare il tempo perso.
Sebastian aveva avuto paura. Paura di perderlo, paura di diventare un’inutile ombra nella sua vita. Era geloso e quella gelosia cominciò a diventare rivalità quando Blaine gli aveva detto – senza darci peso – che Kurt ci era rimasto male al sapere l’entità del loro rapporto.

Ma Hummel aveva deciso saggiamente di aderire a quel silenzioso patto di non aggressione tra di loro. Per Blaine. Come Sebastian.

Perché lui era uno stronzo, ma aveva un cuore – un cuore che era debole di fronte a Blaine Anderson. Specialmente quando la sua voce si incrinava e si faceva piccola e tenera.

Questo era il motivo per cui aveva deciso di accettare quella stupida idea. Semplicemente odiava sentire e vedere Blaine piangere. Sperava solo che Hummel fosse più tosto quando si trattava di un piangente Blaine. Dopotutto si era mostrato più che insensibile in passato.

Mentre pensava ciò, il suo telefono cominciò a suonare. Sebastian guardò giù allo schermo, dove la faccia sorridente di Blaine lo fissava in modo inquietante. Dio, doveva cambiare quell’immagine di contatto prima che gli provocasse incubi.

Con un sospiro accettò la chiamata. “Cosa ha detto?” domandò, andando dritto al punto e incrociando le dita sul tavolo. Ti prego Hummel, dimmi che sei stato furbo per una volta.
“Ha accettato.”

Ma porca troia.

  
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