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Autore: Fuuma    07/09/2015    2 recensioni
Le mani avevano trovato spazio con naturalezza – troppa naturalezza – sui fianchi dell'uomo e la bocca di Charles assaggiava in morsi leggeri l"odore di costoso dopobarba che gli macchiava il mento e il collo.
{ cherik }
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Characters: Charles Xavier; Erik Lehnsherr;
Pairing: ErikxCharles { cherik };
Rating: NC-14
Genre: Introspettivo; Romantico;
Words: 542
Warning: au; slash; molto vagamente erotico;
Prompt di: Alice Sacchini ~ Marvel, Cherik - una sana, semplice pomiciata in discoteca. The hotter the better 8D
Disclaimers: I personaggi degli X-Men appartengono a chi di diritto.
Scritta per l'AU Day della Winter is Coming Week @We are out for prompt
 



Le mani avevano trovato spazio con naturalezza – troppa naturalezza – sui fianchi dell'uomo e la bocca di Charles assaggiava in morsi leggeri l'odore di costoso dopobarba che gli macchiava il mento e il collo.
Raven lo aveva trascinato in quella follia – in quella deliziosa e rumorosa follia, in cui i loro corpi erano incollati e la musica gli gonfiava la testa, la svuotava e poi la riempiva di nuovo di battiti e note –, gli aveva detto di non pensare a niente { Se non la smetti di farti sommergere sempre da tutti quei pensieri, finirai per impazzire, Charles }, di buttarsi, anche se alla fine era stata lei a spintonarlo tra le cosce dell'uomo seduto da solo ad uno dei divanetti della discoteca.
Charles era semplicemente caduto, inciampato sui propri piedi.

«Anche io ho sempre pensato che i preliminari fossero sopravvalutati.»
«Co… come scusa?»
«Sei tra le mie gambe. In ginocchio. Desideri davvero che ti spieghi come può essere vista la cosa dall'esterno?»
L'uomo aveva accennato un sorriso vago, più simile ad una smorfia che Charles non era riuscito a decifrare: una curva divertita ed irritata allo stesso tempo. Dal basso, lui lo aveva guardato per qualche secondo, ancora lì, inginocchiato tra le sue gambe – lunghe, avvolte in un paio di pantaloni troppo costosi per un posto come quello; l'uomo per primo non sembrava c'entrare nulla con quel posto… e forse nemmeno Charles – con le mani ancorate alle sue ginocchia e gli occhi fissi in quelli dello sconosciuto.
Poi l'uomo aveva parlato.
«Balliamo.» lo aveva sollevato di peso e non aveva nemmeno aspettato una sua risposta.

Le mani avevano trovato il loro spazio con la naturalezza di chi si conosce da una vita e non ha bisogno di parole. Non ce n'erano più state, non avevano nemmeno sentito il bisogno di sapere il nome l'uno dell'altro, non quando la bocca dell'uomo si era avvicinata a quella di Charles e alla distanza di un soffio lo aveva aspettato, lo aveva invitato e aveva sorriso – un sorriso vero questa volta, non una smorfia – quando il più giovane lo aveva baciato.
C'era il sapore dell'alcool in quelle bocche – e di qualcos'altro, qualcosa di più intimo che forse non era un sapore, ma solo una sensazione – mentre labbra, lingua e denti si incastravano alla perfezione. E le dita di Charles si erano aggrappate alla cintura dei pantaloni dell'uomo, e le dita dell'uomo premevano ai glutei di Charles, spingendolo contro di sé, a fondere i muscoli con i suoi, schiacciare il petto contro il suo e godendo del gonfiore tra le sue gambe.
Charles aveva gemuto, il capo gettato indietro, la bocca spalancata e così oscenamente rossa; e per un momento la musica, la gente, le grida e l'alcool, erano spariti per lasciar spazio soltanto a loro, soli in un'isola nel mezzo di una discoteca.
Riemerse da quell'isola nel momento in cui l'uomo gli catturò di nuovo la bocca in un bacio lungo, mescolato ad un nome.
«Erik.»
Charles non aveva saputo dire chi dei due lo avesse pronunciato per primo, forse era sempre stato lì, nascosto sotto la sua lingua, nell'attesa di venir rivelato.
«Charles. Xavier.»
 

«Piacere di conoscerti, Charles.»
«Il piacere, amico mio, è assolutamente ricambiato.»

   
 
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