Avresti dovuto vederti prima, allora odiarti non ti sarebbe stato così semplice.
Avresti dovuto vederti, sembravi uno di quei Angeli Caduti di cui si narra spesso sui libri antichi. 
Dormivi beato sul mio letto di morte: gli occhi chiusi dolcemente, con le ciglia bagnate forse da un breve e leggero pianto. Avevi il volto segnato dalla tristezza e dalla stanchezza, non del corpo, ma più dell'anima.
Vegliavi su di me come un protettore. Vegliavi su di me combattuto dal sonno di cui poi sei caduto preda. Vegliavi su di me con occhi velati da una speranza apparente, nascondendo il terrore e l'angoscia che provavi per la tua amata.
E mi vergogno di me stesso per averti tenuto incatenato lì, in quella stanza in cui la morte era così palpabile quanto vera, mentre il tuo cuore ti conduceva altrove, oltre quelle soffocanti mure di pietra.
Se solo lo avessi saputo prima, forse sarei stato più cauto e non ti avrei lasciato solo con così tanta angoscia.
I segreti sono tra le cose più terribili da mantenere. Pesanti negli animi, crudelo nella mente, capaci di creare murie invalicabili tra le persone.
Mi chiedo se tra noi vi fu mai stato quel muro di menzogne. Mi chiedo cosa ti abbia portato a celare cosí affondo il tuo desiderio per lei ai miei occhi, cercando invano di dimenticarlo e farlo appassire nel tuo cuore.
Amore, forse?
O pietà, infinita pietà verso una creatura segnata già da tempo dalla morte?
Il velo tra queste è così sottile che nemmeno a distanza di cento anni riesco a scorgerne il lato esatto.
Eppure eri lí mentre perivo lentamente e tra mille sofferenze in quel letto, eri lì , insieme al tuo dolore, insieme al tuo odio per te stesso e insieme al tuo amore cieco per tutte quelle persone che tu avevi sempre creduto rocce su cui poterti sorreggerti, ma che in quel momento, vacillavano come foglie in autunno sospinto dal vento e pronte a cadere dai rami degli alberi.
Non vi fu mai più stata decisione più dura per me che quella di averti lasciato andare. Andare a compiere ciò che le mie mani e le mie gambe non riuscivano a fare. Andare a salvarla, e non solo per me, ma per entrambi.
Avrei voluto poter usufruire più tempo di quella vita, almeno quel tanto che bastava per averti potuto rivedere un ultima volta con occhi veri e mortali, e non attraverso quel velo di sottile apatia che cela ogni Fratello Silente al mondo.
S'é rotto troppo tardi quel giuramento che mi vincolava a loro, e tu a quel tempo eri già morto da un pezzo, da un tempo di cui pochi avevano memoria. E non mi ero accorto, in quella falsa vita, che il dolore per la tua morte mi era scivolato addosso come acqua, colpendomi con lo stesso dolore di una carezza.
Adesso che sono nuovamente mortale, invece, il dolore mi si è rovesciato nuovamente addosso, colpendomi non più come acqua, ma come fuoco; quello stesso fuoco che brucia e fa a pezzi gli animi.
E fa male, così tanto male da uccidere.
Ti senti scoppiare gradualmente, mentre le forze ti abbandonano, e la voglia di vivere si fa meno.
È come se mi avessero riaperto una vecchia ferita sul petto, una ferita che, questa volta, tarderà troppo a ricucirsi e richiudersi per sempre.
Vorrei rivederti un'ultima volta, ho lasciato troppi conti aperti con te, a partire da quella promessa che per anni aveva legato i nostri cuori e le nostre menti in un solo pensiero, e un unico ritmo, scandito dal tempo di un'unica anima, divisa in due corpi.