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Autore: Lena Mason    09/09/2015    1 recensioni
Un mondo diverso da quello che conosciamo. Un mondo dove a regnare sono creature sovrannaturali: una di queste, di natura diversa e unica, cercherà di conquistare il mondo, ma un gruppo di esseri umani con poteri particolari, supportati da amici speciali, la combatteranno per salvare il mondo. Riusciranno a portare a termine la missione? Il mondo che verrà creato sarà migliore o peggiore del precedente?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciannovesimo

 

War – Part First.

 

Era una pigra alba di una domenica di Maggio quando il gruppo di alleati iniziò a marciare verso il nascondiglio del nemico, reso noto dopo il rapimento di Orihime e Misaka, che sembrava avvenuto un secolo prima.

In testa vi erano i vampiri stranieri, poi Zephyr e Byakuya, seguiti dai capitani delle divisioni ed infine dagli umani e dai vampiri di basso livello, resi stabili dal controllo mentale costante.

Misaka si guardava in giro, tesa e preoccupata per tutti i suoi amici: volse il suo sguardo grigio verso Ulquiorra, il quale, probabilmente sentendosi osservato, la fissò di rimando.

Rimasero a fissarsi per qualche minuto, fino a quando non sentirono il rumore di una porta che girava sui cardini e apparve Gin Ichimaru, con il consueto sorriso da faina e una lunga spada tra le mani.

«Vedo che siete venuti numerosi. Anche se non vedo il grande Vlad: non ha accettato la vostra richiesta?» chiese Gin, ridendo e, non aspettando nemmeno la risposta, continuò «Aizen-sama non vuole ferire, o eliminare, dei preziosi vampiri antichi e nobili, così come non vuole sprecare succulente vittime umane, quindi vi chiede di lasciar perdere questa inutile guerra: sarà un imperatore magnanimo e ci sarà di che vivere per tutti».

«Quando hai finito di sparare cazzate, potremo iniziare, Gin» intervenne Rangiku, spostando su di sé l’attenzione dell’albino vice, il quale, anche se cercava di nasconderlo, era rimasto scosso dal vedere una sua creatura nelle fila nemiche.

«Perché hai scelto loro, Rangiku? Sono il tuo creatore, dovresti rimanere con me».

«No, almeno finché non capirai quanto sbagliato è ciò che Aizen vuole fare. Vuole schiavizzare il mondo, te ne sei reso conto?» gli chiese, senza ricevere alcuna risposta: il vice era ritornato all’interno del palazzo sotterraneo, probabilmente per avvisare Aizen della loro scelta e preparare l’attacco iniziale.

Ulquiorra si allontanò dalla seconda fila, avvicinandosi a Misaka. La rossa, come ogni volta che il vampiro le era vicino, sentì il suo vivo cuore umano mancare qualche battito, prima di accelerare, tanto forte da scoppiare. Sapeva che Ulquiorra, e anche gli altri vampiri a giudicare dai sorrisetti divertiti, sentivano il battito cardiaco, ma non le importava: aveva confessato tutto al vampiro e lui le aveva chiesto di insegnargli l’umanità.

«Misaka» la chiamò, mettendosi di fronte a lei «Stai attenta. Devi sopravvivere ad ogni costo».

«Ci proverò, Ulquiorra» gli rispose, sentendo poi la mano fredda del vampiro toccarle la guancia, che si tinse di un bel rosso. Ulquiorra indugiò sulla pelle accaldata di Misaka qualche secondo, prima di darle le spalle: l’angoscia e la preoccupazione di non rivederlo mai più erano molto grandi per Misaka e sentiva che anche la sua amica piccoletta aveva gli stessi sentimenti per Byakuya, il quale si limitò a voltarsi e fissarla, tanto intensamente che, Misaka ne era certa, la piccola Yunalesca avrebbe preso fuoco da lì a poco.

«Neh, nana. So che c’è qualcosa che non mi hai raccontato e, se sopravviviamo, primo la pagherai cara e secondo ti farò sputare tutto nei minimi dettagli» le disse l’amica dai rossi capelli, scossi dall’innaturale vento di quella mattina in cui nessuno si era ancora destato.

Kisuke, con l’aiuto degli altri nobili richiamati da Byakuya, aveva, infatti, fatto precipitare la popolazione di Karakura in pesante sonno, evitando così inutili perdite di vite umane.

 

 

Il primo ad apparire fu un uomo anziano, dai baffi e capelli bianchi e l’occhio sinistro assente, coperto da una cicatrice.

«Quello è Baraggan! Dovete stare attenti. Ha un potere enorme, in grado di liquefare, letteralmente, i suoi avversari» gridò la piccola Nel alle truppe, mentre Baraggan ghignava.

«Piccola traditrice, è inutile avvisarli. Una volta che avrò espanso il mio miasma, di loro non rimarrà nulla!» disse il vecchio, con voce bassa e roca, prima di concentrarsi e assumere il suo aspetto da vampiro.

Le truppe videro Zephyr fiondarsi sull’anziano vampiro, stupendo tutti per la sua velocità:

«Sai chi sono, vecchio?» gli chiese una volta che fu di fronte.

«Sei il figlio del bastardo che mi ha fatto questo!» gridò, iracondo, il canuto vampiro, indicandosi la cicatrice sull’occhio destro.

«Hai osato uccidere mia madre e la mia futura sposa. Hai scatenato l’ira del conte Dracula. Non rammaricarti di un tuo errore» rispose Zephyr, prima di scagliarsi alla massima velocità contro il nemico.

Il primo colpo del vampiro antico andò a vuoto: infatti il destro diretto al volto di Baraggan venne prontamente schivato da quest’ultimo, il quale cercò di allontanarsi da Zephyr per attaccare le truppe sottostanti; peccato che il vampiro ‘buono’ era molto più antico e sapeva, ormai, la maggior parte delle mosse di attacco e difesa, sia di vampiri che di umani.

Così bloccò Baraggan, con un poderoso calcio all’addome che lo spedì a terra, a parecchi chilometri di distanza.

«A lui ci penso io. Voi restate fermi e occupatevi degli altri: stanno arrivando!» gridò Zephyr ai suoi alleati, scattando poi verso il luogo dove il vecchio si era schiantato.

Una volta arrivato, vide che si stava sistemando un braccio rotto a causa dell’impatto e aveva del sangue che colava dalla testa. Zephyr ghignò soddisfatto: sapeva di poterlo battere, ma era a conoscenza del fatto che rimaneva un avversario di un certo valore. Suo padre, quando si erano scontrati, non l’aveva ucciso semplicemente perché il vecchio era fuggito di fronte all’ira di Dracula che, in questo tempo, si faceva chiamare Vincent Thanatos.

«Tu sei un mostro che ha ucciso due vampire solo per il gusto di farlo e ora, una volta per tutte, pagherai!» gridò il vampiro adolescente, prima di assumere la sua vera forma, sprigionando tutto il potere che possedeva.

Lo sentirono anche i suoi compagni, stupendosi della grandiosità di un vampiro come lui: anche Misaka dovette riprendersi dallo shock di un tale potere.

«È incredibile» disse Yunalesca al suo fianco all’amica, deglutendo a vuoto «Per fortuna ha accettato il tuo rifiuto, Misaka, altrimenti a quest’ora saresti da raccogliere col cucchiaino». Misaka si limitò ad annuire, prima di voltarsi di scatto verso la porta da dove i nemici uscivano.

C’era un altro vampiro, questa volta con l’aspetto di un umano intorno ai trent’anni, che aspettava di essere fronteggiato.

«Sono Coyote Stark e, anche se non ne ho la minima voglia, devo combattervi. Lilinette, avvicinati» disse l’uomo a una figura che spuntò dal nulla, alle sue spalle. Una ragazzina esile dai capelli biondi e gli occhi di un rosa acceso si avvicinò all’uomo, dandogli un violento scappellotto:

«Piantala di lamentarti sempre, dannato scansafatiche! Gli ordini di Aizen sono chiari: dobbiamo farne fuori il maggior numero possibile, quindi preparati allo scontro e piantala di fare l’idiota!».

«Lilinette…»rispose l’uomo con un tono lamentoso, ma la ragazzina non lo lasciò finire, dandogli un calcio.

I nemici li fissavano con tanto d’occhi, stupiti dal comportamento dei due e dall’età di Lilinette: non dimostrava più di dodici anni, ma la sua reiatsu era davvero forte, nonostante fosse trattenuta.

I due si voltarono verso il gruppo e dissero: «Affronteremo chiunque di voi abbia il coraggio di farsi avanti».

Byakuya si fece avanti, venendo però bloccato da una mano: Grimmjow gli si parò davanti.

«Lascialo a me. Ho un conto in sospeso con lui» disse il vampiro dai capelli azzurri prima di dirigersi verso colui che sarebbe stato il suo primo avversario.

I tre decisero di allontanarsi dal campo principale, non per evitare una strage, ma per avere tutto lo spazio necessario a combattere liberamente.

Il gruppo di umani, nel frattempo, venne circondato da vampiri di livello inferiore e raggiunti anche da Yourichi e Kisuke.

Tutti presero posizione, pronti all’attacco con le armi sguainate: Misaka sentiva il cuore accelerare e la reiatsu di tutti agitata, soprattutto quella di Orihime.

Vide che Ulquiorra voleva avvicinarsi, ma doveva impedirlo:

«Rimanete in posizione! Qui ce ne occuperemo noi! Voi pensate a quelli che sono troppo al là delle nostre capacità» gridò la rossa, vedendo che Tia fermava Ulquiorra che, una volta sicuro della posizione di Misaka, si voltò verso la porta che si aprì per la terza volta.

 

*

Fu nel momento in cui il primo dei vampiri di livello inferiore attaccò, che iniziò la vera battaglia: gli umani si battevano al di là delle loro possibilità, tranciando e riducendo in cenere qualsiasi vampiro capitasse loro a tiro.

I vampiri, dal canto loro, cercavano di colpirli per paralizzarli, ma le protezioni su braccia e gambe che indossavano e che aveva inventato Kisuke, li proteggevano dal veleno, che altrimenti li avrebbe uccisi.

Misaka aveva appena tranciato la testa di uno dei vampiri quando, girando su se stessa, vide Orihime in difficoltà: si stava proteggendo con il suo scudo da tre vampiri nemici, ma stava cedendo sotto i colpi incessanti.

La rossa si scagliò allora contro di loro eliminandone solo uno, il più lento: gli altri scattarono e le sfuggirono, nascondendosi nelle ombre dei vicoli che circondavano il luogo di battaglia.

La rossa rimase in attesa, pronta all’attacco, e disse ad Orihime:

«Va da Nel e fatti aiutare. Qui ci penso io». Ansimava Misaka, stanca come mai era stata: aveva combattuto per quelle che sembravano ore e sapeva che tutto quello che stava vivendo l’avrebbe segnata. Erano morti dei vampiri, ma sentiva comunque la sua katana affondare nella carne, prima che questa divenisse cenere e vedeva che, nonostante la loro natura sovrannaturale, sentivano il dolore e capivano che la morte, quella reale e senza scampo, era vicina.

Si era stupita quando uno di loro, anzi una perché era donna, l’aveva ringraziata per averla eliminata.

Dall’altra parte del campo di battaglia, Yunalesca, schiena a schiena con Rukia, combatteva come una furia, eliminando quanti più nemici potesse: anche la sorella di Byakuya ci dava dentro, così come il resto del gruppo, ma i nemici sembravano non finire.

Sado era stato ferito al collo e ciò gli aveva causato la paralisi ed era stato costretto a ritirarsi per bere l’antidoto e aspettare che facesse effetto.

Uryuu invece si dava da fare uccidendo con le sue frecce intrise di reiatsu un numero impressionante di vampiri: era chiaro che la sua esperienza nella caccia alle creature della notte fosse superiore a quella degli altri; dopotutto poteva vantare una discendenza di cacciatori professionisti.

Kisuke e Yourichi combattevano in coppia ed erano inarrestabili: la donna li bloccava, mentre il mezzo vampiro li eliminava. Era magnifica la loro sincronia, nata da una profonda conoscenza l’uno dell’altra.

Misaka invece si ritrovava da sola, circondata da una decina di vampiri: Yunalesca gridava dall’altra parte del campo. Urlava a qualcuno di aiutare la sua amica, ma nessuno riusciva a liberarsi, tanto che ormai Misaka era certa di rimetterci le penne.

La rossa mulinò di nuovo la katana, tranciando un’altra testa che si ridusse nella solita cenere, ma un nemico ucciso significava l’avvento di un altro: ormai era talmente stanca che si muoveva per forza di inerzia e istinto di sopravvivenza.

Mentre la katana cadeva a terra, troppo pesante per le sue stanche braccia, vide uno dei nemici scagliarsi su di lei, con gli artigli e le zanne sfoderate: il vampiro non arrivò mai a destinazione.

Una folata di potente reiatsu colpì i presenti e i vampiri nemici cominciarono a gridare di dolore: gli umani non capivano cosa stava succedendo, fino a quando non videro la stremata Misaka, trasportata come un sacco di patate da un vampiro sconosciuto e spaventoso.

«Era ora che arrivassi» disse Kisuke, ghignando soddisfatto.

«Kisuke la tua maleducazione è rimasta invariata».

«Così come il tuo essere altezzoso, Vincent Thanatos» rispose il mezzo vampiro, così da far comprendere a tutto chi fosse l’essere dalla reiatsu quasi insopportabile di fronte e loro.

Anche se, una volta che rese visibile il suo viso, gli umani avrebbero capito da soli chi fosse: fisicamente non era altro che la versione adulta di Zephyr con gli stessi occhi cremisi e i capelli corvini lunghi oltre le spalle. Era uno dei vampiri più affascinanti e potenti su cui occhi umani avessero posato lo sguardo.

Misaka, ancora in spalla al vampiro, gemette e si destò, rendendosi conto di essere, primo capovolta e secondo che i suoi piedi non toccavano terra.

La rossa prese ad agitarsi e così Vincent la lasciò cadere malamente a terra, facendole picchiare il sedere:

«Ehi!» gridò la rossa, alzando lo sguardo e rimanendo paralizzata «Oh, santi kami, sei il padre di Zephyr, vero?»

«Ottima intuizione, umana» rispose lui, in tono piatto e monotono.

«Non che ci volesse tanto a capirlo, eh» rispose la rossa, alzandosi a fatica e pulendosi il viso sporco e dirigendosi a prendere la katana «Quei maledetti non finiscono mai. Non abbiamo tempo per convenevoli o riposarci. Sado, ti sei ripreso dal veleno?» chiese all’amico il quale annuì, sciogliendo i muscoli e preparandosi a un nuovo scontro.

I vampiri di livello inferiore erano tornati: Vincent fece per eliminarli, ma Misaka gli si piantò davanti, dicendogli:

«Non sprechi per questi esseri il suo potere, Vincent-dono. Raggiunga Byakuya-sama e gli altri al fronte, per cortesia. Lì ci saranno avversari più potenti» disse tenendo il capo abbassato: con Zephyr si permetteva di rispondere male e comportarsi come qualunque altro dei suoi amici, perché sapeva che il vampiro non l’avrebbe ferita o uccisa. Dopotutto, lo aveva confessato, il vampiro era innamorato di lei.

«Sai, ragazzina dai capelli rossi, mi ricordi una persona che ho conosciuto molto tempo fa» le disse Vincent, prima di sparire.

Gli umani ripresero così a combattere, Misaka compresa che, dopo le cure di Nel, si era ripresa quel tanto che le permetteva di reggere la katana: sapeva che prima o poi il suo corpo avrebbe ceduto, come quello di tutti gli altri suoi compagni, ma fino ad allora avrebbe combattuto, spegnendo la sua umanità. Non poteva fare altro se voleva che il mondo fosse  ancora libero alla prossima alba.

*

Dopo la comparsa di Coyote Stark e compagna, altri nemici erano apparsi, anche se la maggior parte non impensieriva i vampiri alleati: erano più potenti di quelli che avevano attaccato gli umani, ma non ancora a livello tale da dare problemi a vampiri come Byakuya.

Il vampiro Nobile, dopo l’ultima decapitazione, vide che anche i nemici si erano bloccati: la sentiva quanto e più di lui quell’aura potente, minacciosa, soffocante e annichilente che si avvicinava a una velocità impressionate, rivelando così il nuovo giunto.

Vincent Thanatos si erse in tutto il suo splendore e in tutta la sua potenza, spaventando a morte i nemici che, nonostante ci avessero provato, divennero cenere prima di scappare.

«Cosa mi sono perso? E, più importante, dov’è mio figlio?» chiese Vincent, guardandosi in giro, senza scorgere il figlio, ma sentendone la reiatsu. Gli alleati videro che ghignava, mostrando le zanne bianche candide «Sento che sta affrontando una feccia che a me era sfuggita. Bene. Non avrà scampo. Ora ditemi, dov’è il nemico che tanto spaventa?».

«Non ha ancora mostrato la sua brutta faccia, Vincent-dono» rispose Tia, inchinandosi di fronte al vampiro, il quale sorrise.

«Oh, bene. Pensavo di essermelo perso. Ora, se qui non avete bisogno di me, andrò a vedere come se la cava mio figlio» disse prima di sparire e riapparire qualche chilometro più in là, dove la sua presenza bloccò lo scontro dei due vampiri.

Zephyr sorrise al padre, mentre il vecchio Baraggan sapeva che la sua fine era prossima: il piccolo Thanatos era un avversario ostico, ma il padre di questi era impossibile da battere.

«Finalmente ci rivediamo, codardo» disse Vincent, ringhiando verso il vecchio «Devi ancora pagare per quello che hai fatto e oggi non mi sfuggirai».

Il vampiro si scagliò verso il vecchio Baraggan iniziando a colpirlo da più parti, mostrando una velocità incredibile anche per dei vampiri e riducendo il nemico in brandelli. Baraggan cercò di difendersi con il suo potere di liquefare l’avversario, ma Vincent era troppo antico e troppo esperto per lasciarsi fregare e così, con un violento colpo al petto, strappò il cuore privo di sentimenti del vecchio e lo ridusse in polvere, vendicando così la sua splendida moglie Aurora e la fidanzata del figlio.

Zephyr attese che il padre ritornasse calmo e si avvicinò: sapeva che era stato vicino agli umani e doveva chiedergli come stavano.

«Padre, posso chiedervi una cosa?» disse Zephyr.

«Dimmi, figlio».

«Sei stato sul campo di battaglia degli umani, vero? Stanno bene?»

«Sì, se la cavano.»

«Ci sono morti o feriti?» .

«Zephyr, non girarci intorno. Di chi t’interessa la sorte?» gli chiese Vincent, la cui poca pazienza era nota.

«Il suo nome è Misaka ed ha i capelli del fuoco» disse il vampiro adolescente.

«Capisco» rispose semplicemente il padre, ghignando in modo ferino «Quindi è quell’umana ad averti condotto su questo campo di battaglia? A combattere una guerra che non c’entra con la nostra famiglia?».

«Sì, padre, è lei la causa di tutto. O meglio, sono i miei sentimenti verso di lei a portarmi qui. Devo difenderla e deve vivere».

«Sta bene, tranquillo. È forte e fiera, come lo era tua madre» gli rispose Vincent «Peccato che non ti ricambi vero?».

«No, purtroppo qualcun altro ha il suo cuore» rispose, rassegnato, Zephyr, prima di seguire il padre, di ritorno sul campo di battaglia principale.


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