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Autore: I_love_Beerus    09/09/2015    2 recensioni
Con un nuovo arrivo allo zoo di Central Park, ad uno dei nostri amici pinguini accadrà qualcosa di veramente impensabile.
Vi ho incuriositi? Spero proprio di sì.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Skipper, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono tre giorni dal disastroso battibecco tra i pinguini e Marlene, avvenuto la sera del compleanno di quest’ultima.
Cambiarono un bel po’ di cose da allora: nessuno rivolgeva più la parola all’altro.
Skipper perse completamente la fiducia del suo braccio destro, Kowalski. Non gli parlava, non lo guardava in faccia, e quando capitava, di sfuggita, gli lanciava uno sguardo carico di rabbia, ma soprattutto di delusione.
Kowalski ci soffriva parecchio. In quei tre giorni aveva provato in tutti i modi di dare spiegazioni a Skipper, ma quest’ultimo non lo voleva ascoltare, faceva finta di niente.
Lo scienziato cominciava a non sopportare l’indifferenza del capo: passava davanti a lui come fosse il gatto di casa.
Un po’ lo comprendeva. Lo aveva tradito alleandosi con Sam e organizzando alle sue spalle un appuntamento tra lui e Marlene; ma non poteva certo dire che gli piacesse essere ignorato in quel modo, come se non esistesse!
Ma era profondamente pentito per quello che aveva fatto, e in fondo sapeva di meritarselo.
Sapeva, però, che Skipper non era arrabbiato solo con lui, ma anche con il resto della squadra.
Il leader non riusciva a credere che i suoi soldati lo avessero oltraggiato in quel modo. Non rivolse la parola neanche a Soldato e Rico, nonostante questi fossero stati più insistenti dello scienziato sulla questione “Perdono”.
Ogni volta, Soldato si avvicinava a lui e lo pregava di perdonarli, gli diceva che avevano sbagliato e che poteva risolversi tutto se c’era in ballo il legame fraterno, l’amicizia…
Ma Skipper faceva finta di non sentire. Il che era strano, dato che quando si trattava di Soldato e delle sue suppliche, si scioglieva.
Il problema era che il leader NON poteva perdonarli, soprattutto Kowalski; era troppo orgoglioso.
Grazie a quella bravata, ora sapeva che a Sam non importava nulla di lui e quel “regalo” era stata la prova schiacciante.
Kowalski, poi, l’aveva aiutata ad organizzare tutto.
Non poteva tollerarlo. Si era confidato con lui, gli aveva aperto l’anima, cosa che non aveva mai fatto con nessuno, ma si era fidato della sua parola.
Se fosse stato di parola, di certo non avrebbe aiutato Sam a organizzare una cosa che lui non voleva. Avrebbe potuto benissimo dirle che il suo capo quelle smancerie da femminucce non le tollerava, e invece no! Non lo ha fatto e ha permesso a una ragazzina di dargli ordini!
Aveva validissimi motivi per essere infuriato con i suoi uomini e non sapeva fino a quando quella storia sarebbe andata avanti. Forse non sarebbe mai cambiata…
 
La caverna di Marlene ora era spaccata in due: c’era la parte di casa per la lontra e la metà per la pinguina Sam.
Le due non facevano altro che fulminarsi con lo sguardo e non si dicevano una parola.
Marlene pensava di non aver mai voluto avere a che fare con una strega che le ha rovinato il compleanno.
Anzi, che le ha rovinato la VITA.
Perché era la verità, se non fosse stato per lei, quella sera l’avrebbe vissuta come nel suo sogno. Invece, essendosi intromessa inutilmente, ha dovuto scoprire che a Skipper non importava nulla di lei e così festa rovinata.
Poi, ha avuto anche la sfacciataggine di chiamarla fifona.
Se c’era una cosa che odiava, era proprio quella.
Non si era per niente pentita di quello che le aveva detto.
Si era accorta solo in quel momento che in realtà quella pinguina voleva farsi credere più forte degli altri, una prepotente.
Si chiese come una stupida perché non lo avesse capito prima, ma era felice di essersi ribellata ad una con un carattere come quello.
Poi, il fatto che non abbia usato la catena, o perlomeno, non le avesse messo le mani addosso, la faceva pensare…
In realtà non sapeva proprio COSA pensare, visto che in quei due mesi, Sam era stata imprevedibile, ogni giorno faceva qualcosa di diverso, ma in quel momento non le importava.
Più che alla sua “ex amica”, pensava a Skipper, il pinguino di cui era innamorata da sempre.
Le aveva spezzato il cuore sapere che non era innamorato di lei, o che non provava gli stessi sentimenti.
Aveva scoperto da un pezzo che Skipper si stava interessando a Sam.
Non le sfuggivano i momenti in cui negli occhi di Skipper si accendeva una scintilla tutte le volte che la vedeva arrivare.
Quelle volte le facevano male, ma quella sera aveva pensato, aveva CREDUTO che qualcosa sarebbe potuta cambiare. Ma si ricredette quando Skipper aveva incominciato a parlare di Sam. Proprio di lei.
Doveva essere un appuntamento tra loro due e basta, invece Skipper aveva preferito parlare di una che non centrava niente con loro.
Senza farsi vedere da Sam, che era intenta a tingersi il suo ciuffo di nero scuro, versò una lacrima di tristezza che le rigò il viso.
 
Sam era infuriata.
Mentre finiva di passare una pennellata di nero sul suo ciuffo, pensava a quello che era successo tre sere prima.
Non poteva credere che Marlene le si fosse rivolta in quella maniera. A dire il vero non se l’aspettava per niente.
Poche persone avevano avuto il coraggio di parlarle in quel modo. Ma quando accadeva, finiva alla stessa maniera: o le prendeva a catenate o a calci.
Avrebbe tanto voluto farlo anche a Marlene, ma non pensava ne valesse la pena, anche se se lo meritava in pieno.
Era incredibile. Non aveva ancora sentito un “Grazie” dalla lontra per il pensiero che aveva avuto per lei, per il suo compleanno.
Considerava il suo atteggiamento uguale a quello di una bambina. Se l’era presa tanto solo perché si era intromessa nell’appuntamento.
Era stata colpa sua se non aveva funzionato!
Non poteva concepire di come avesse potuto affezionarsi tanto a lei nei due mesi trascorsi. Ma ora, si era finalmente resa conto di aver fatto una stupidaggine.
In quel momento era incavolata anche con i pinguini.
Si erano fatti scoprire come dei mammalucchi.
Ma ce l’aveva di più con Skipper.
Quest’ultimo aveva detto alle sue spalle che la dava per un’insicura.
Questo pensiero le fece stritolare tra le pinne il giornalino che stava leggendo poco prima con l’intento di distrarsi un po’, ma invano.
Aveva intenzione di strangolarlo, per aver detto una cosa del genere. Lei insicura?!
Sam era tutto fuorché insicura, dolce e tutte quelle cose lì.
Si era ripromessa che alla prossima visita del leader lo avrebbe preso a catenate senza pensarci due volte.
Quello non era proprio il suo periodo. Non lo era neanche per i pinguini e per Marlene.
Quei tre giorni erano stati stressanti e per nulla belli per tutti e sei.
Ma chissà se fossero riusciti a chiarirsi e a tornare amici…
 
 
Quella sera, Skipper era intento a guardare la tv mangiando qualche pesciolino.
Kowalski era dietro di lui e si avvicinava titubante.
Voleva assolutamente risolvere quella situazione, era stufo di essere ignorato!
Sapeva che anche quella volta non sarebbe servito a niente, visto la continua indifferenza di Skipper, ma si disse che valeva la pena provarci.
Così, decise di attaccare bottone.
-Skipper- incominciò a dire lo scienziato –vorrei parlarti- annunciò infine.
Il suo capo, come previsto, non accennò a girarsi per sentirlo. Anzi, alzò un po’ il volume della televisione.
Kowalski capì il perché di quel gesto, ma non volle arrendersi.
-Skipper, per favore, ho bisogno che tu mi dia ascolto!- disse ancora Kowalski.
L’unica reazione del leader fu alzare ancora di più il volume.
Kowalski, allora, non ci vide più: riuscì a strappare dalle pinne di Skipper il telecomando e spense la televisione.
Skipper lo guardò truce, ma non disse nulla.
-Skipper, io non ne posso più! Devi parlarmi, sono tre giorni che non mi rivolgi la parola. Lo so che sei arrabbiato, ma ho bisogno che tu mi dica qualcosa, non posso più sopportare tutta questa indifferenza!- disse tutto d’un fiato.
-Meriteresti di peggio, in realtà- lo informò il leader con voce piatta.
Kowalski sussultò nel sentire di nuovo quella voce, visto che era da tre giorni che non la sentiva più.
Era come se se ne fosse dimenticato.
-Skipper, io voglio chiarire…- disse Kowalski, ma fu interrotto bruscamente dal leader.
-Non c’è niente da chiarire, Kowalski- gli disse in tono sbrigativo.
-Invece sì, capo. E non me ne andrò fino a quando non accadrà!- disse Kowalski con determinazione.
-Hai permesso ad una bambina di comandarti! Ti rendi conto?! Sono solo IO il tuo capo e nessun’altro! Per non parlare del fatto che hai organizzato tutto senza che il sottoscritto sapesse qualcosa!- gli disse sprezzante, guardandolo male.
-Quella era una sorpresa per Marlene, Skipper- gli spiegò Kowalski, cercando di restare calmo.
-Appunto, Kowalski, era per Marlene, non per ME. Questo vuol dire che avresti potuto benissimo mettermi al corrente di tutto quanto! Invece non hai fatto nulla. Se lo avessi saputo, avrei avuto un’idea di come comportarmi, ho ferito Marlene e per di più ho scoperto che è innamorata di me! Mi hai deluso, Kowalski. Io mi sono fidato di te, e tu mi hai tradito in questo modo.
Tu, Soldato e Rico dovreste vergognarvi per quello che avete fatto!
 -E’ vero, non ti ho detto nulla, ma non ti ho tradito! Se non sbaglio, quel giorno, ti promisi di non dire niente a proposito del fatto che tu sei innamorato di Sam, ma io non l’ho detto a nessuno, quindi non ti ho tradito affatto! Skipper, io non tradirei mai il mio capo!- gli disse con uno sguardo di supplica.
Skipper ci rifletté per un secondo: in effetti aveva ragione. Aveva mantenuto il segreto …
Ma non avrebbe mai dovuto fare niente alle sue spalle!
Era troppo orgoglioso per chiedergli scusa.
-Kowalski, non m’interessa cosa pensi. Sta di fatto che hai agito in segreto, e questo mi dà ai nervi!- disse Skipper.
-Andiamo, Skipper, quante volte ancora vuoi sentirmi chiederti scusa? Sono tre giornate che non faccio altro, solo per farmi perdonare, cosa ti costa?!-
-Niente. Ma se accettassi le tue scuse l’avresti vinta tu e non impareresti la lezione- lo informò il leader.
-Skipper, per favore! Non avrei proprio niente vinta. E’ solo una scusa perché è una questione del tuo dannato orgoglio, vero?!- gli urlò in faccia.
Skipper rimase a guardarlo in silenzio. Un silenzio di cui Kowalski riuscì a capirne il significato.
-Ho ragione, non è vero? Sei troppo orgoglioso per perdonarmi!- gli ripeté Kowalski.
-Non t’importa se è il mio orgoglio o meno! Io non posso sopportare il fatto che tu ti sia divertito alle mie spalle! Ti sembra forse poco?!- gli chiese Skipper.
-Io non mi sono divertito affatto! Sono stato il primo a pentirmi delle mie azioni, questo non ti basta?- gli chiese un Kowalski arrabbiato.
-Certo che no! Lo hai comunque fatto e avresti dovuto pensarci prima!- disse, prima di afferrare di nuovo il telecomando dalla pinna di Kowalski e accendere la tv.
-D’avvero non t’importa?- chiese lo scienziato in tono amaro.
Skipper si rigirò verso di lui.
-Di cosa parli?- chiese non capendo il senso della domanda.
-Di fare la cosa giusta- rispose semplicemente.
Skipper gli rivolse uno sguardo interrogativo.
-Capo, io so che ho sbagliato e fa bene a pensarlo. Ma so che in fondo vuole risolvere anche lei le cose. Io vorrei solo che tornassimo buoni amici, che dimenticassimo tutto e che chiarissimo anche con le ragazze. Per una volta, potrebbe mettere da parte l’orgoglio e ascoltare i consigli del suo braccio destro?- propose lo scienziato, guardandolo speranzoso.
Skipper non rispose. Preferì non dire niente.
Si girò verso la tv e ricominciò a guardarla per non guardare Kowalski in faccia.
Quest’ultimo parve arrendersi a quel gesto e s’allontanò scuotendo la testa.
Skipper, mentre lo vedeva allontanarsi, si mise a riflettere.
Forse Kowalski aveva ragione.
Infondo era tutto di buona fede quel regalo per Marlene, e un po’ gli dispiaceva vedere i suoi soldati tristi per l’accaduto, ma non si sentiva ancora pronto per perdonare i suoi uomini, dare loro una pacca sulla spalla e abbracciarli per lui era chiedere troppo e si vergognava.
Si convinse che quel famoso giorno sarebbe arrivato piuttosto tardi, visto che in quel momento nel suo animo prevalse come al solito l’orgoglio da leader.
 
Marlene si stancò di pizzicare con le dita le corde della sua adorata chitarra spagnola; decise di farsi uno spuntino, dato che si stava avvicinando l’ora di pranzo. Ma mentre si avviava verso il frigorifero, sbatté contro Sam, che in quel momento si era alzata da dove era seduta e si era girata di botto.
-Ahi! Perché non guardi dove vai?!- chiese bruscamente Sam, colta di sorpresa.
-Senti chi parla… Guarda che sei stata tu a girarti all’improvviso! Perché per una volta non ammetti che ad avere il torto sei tu?!- sbottò la lontra irritata.
-Ma non vedi come sei?! Te la prendi sempre per delle sciocchezze campate in aria! E da te non ho ancora sentito un “grazie” da parte tua, non dico per il regalo, ma anche solo per il pensiero che ti ho fatto!- le ricordò la pinguina, che non vedeva l’ora di rinfacciarglielo.
-Non te lo meriti, perché sei stata tu a rovinare il tuo stesso “pensiero”!- esclamò Marlene, stanca di quella storia.
-Con questo che cosa vuoi dire? Che non ti è piaciuto?!- le chiese provocatoria.
-No, Sam. Non mi è piaciuto perché ti sei intromessa inutilmente!!- urlò Marlene infuriata.
Sam non l’aveva mai vista così arrabbiata.
Non poteva credere che la lontra tenesse a spezzare la loro amicizia per una sciocchezza del genere.
-D’accordo, Marlene. Fa’ come ti pare, ma sappi una cosa: la nostra amicizia finisce qui!- le disse grave Sam.
-Pensavo fosse già finita, Sam… e pensavo anche che non volessi più parlare con me, mi sbaglio?- chiese con aria di sfida.
-Non sbagli per niente! Da ora in poi non ti rivolgerò più la parola, scordati che esisto!- disse la pinguina prima di darle uno spintone e precipitarsi verso l’uscita per prendere una boccata d’aria.
Non poteva credere a quello che aveva sentito.
Per Marlene era LEI la causa di tutto quel casino, non riusciva ad accettarlo!
Decise seriamente di chiudere tutti i rapporti con tutti. Non si sarebbe più fidata di nessuno.
Da quel momento in poi ci sarebbe stata solo LEI e basta.
Sarebbe sopravvissuta, si ripeteva la pinguina.
Ma la verità era che Sam non era niente senza i suoi amici, anche se non lo avrebbe mai detto a nessuno, neanche sotto tortura.
Sam aveva sempre pensato che tutti avevano bisogno di un amico, di un compagno di vita.
Ed era quello che pensavano TUTTI in quel preciso istante.
Marlene lo sapeva da sempre, come d’altronde anche Kowalski, Rico, Soldato e Skipper.
Gli amici sono quelli senza i quali la vita non sarebbe vita, un tesoro da custodire e da proteggere, più prezioso dell’oro.
Ma il problema era che alcuni di loro non volevano ammetterlo, anche se lo sapevano benissimo.
Ma chissà se si sarebbe potuto risolvere tutto, il giorno dopo…
 
ANGOLO AUTRICE: SALVE, GENTE! HO SCRITTO UN ALTRO CAPITOLO, MA NON SONO CONVINTISSIMA. DITEMI SE CI SONO ERRORI E IO CORREGGO SUBITO.
SPERO VI SIA PIACIUTO, ALLA PROSSIMA :)
BACI, NATYSTAR
   
 
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