Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Lena Mason    09/09/2015    4 recensioni
Konohagakure è il villaggio più grande e potente nella terra del fuoco e di quelle limitrofe: qui convivono alcuni dei clan più importanti nell’ambiente degli shinobi. Clan con grandi abilità: gli Uchiha con lo Sharingan, gli Hyūga con il Bykugan, gli Aburame con la capacità di controllare gli insetti a loro piacimento e gli Inuzuka, grandi addestratori di cani ninja, sono solo alcuni tra i più importanti. Dopo lotte intestine, tradimenti e un tentativo di rovesciare l’Hokage, la popolazione degli shinobi di Konoha dovrà unirsi, combattere a fianco con gli altri villaggi e fermare a tutti i costi la guerra che incombe. [Spoiler per chi segue l'edizione italiana]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
shirai

Twenty-first.

 

Ino e Shikamaru erano davanti al chiosco che vendeva gioielli di bigiotteria e vari oggetti per capelli o la bellezza in generale: la ragazza stava contrattando con il venditore sul prezzo di un kanzashi, quando Shikamaru ne attirò l’attenzione.

La bionda kunoichi guardò verso la direzione indicatele dal compagno e vide Shirai ferma di fronte a Saori e Itachi.

«Oh, non sembra nemmeno lei vestita così» disse Ino, mentre Shikamaru si limitava ad annuire.

L’utilizzatrice del Raiton indossava un kimono dai colori caldi: era composto da sfumature che andavano dall’arancione al giallo, mentre l’obi era rosso. Non aveva particolari ricami, ma le gradazioni di colori estivi lo rendevano particolarmente bello nella sua semplicità.

Al posto del solito chignon, aveva arrotolato una treccia, fermandola con un kanzashi dai fiori gialli e arancioni: stava molto bene così e per una volta sembrava la ragazza che era.

Saori era rimasta bloccata nel vedere quanto Shirai fosse diversa vestita come una ragazza e si azzardò a lanciare uno sguardo al suo accompagnatore, trovandolo con il solito sguardo stoico e indifferente.

In quel momento si rese conto che non riusciva a leggere le emozioni nascoste sotto il suo cipiglio serio, non come al solito: Itachi aveva mascherato qualsiasi sensazione al di sotto di strati e muri, costruiti con abilità negli anni di vita da shinobi.

«Oh, konnichiwa Saori-san, Itachi-san» disse Shirai, sorridendo ad entrambi «Lo yukata che indossi è davvero magnifico, Saori-san» si complimentò la ragazza, senza dire nulla sull’abbigliamento del capitano.

«Mh, grazie» rispose l’altra senza, ovviamente, ricambiare i complimenti.

«Ora vado a mangiare i dorayaki, passate una buona serata» li salutò Shirai, inchinando leggermente il capo ed andandosene.

La coppia la guardò andarsene e poi proseguì verso la bancarella dove Saori voleva recarsi prima dell’incontro: mentre la ragazza guardava una stoffa particolarmente pregiata, Itachi si azzardò a lanciare uno sguardo alle spalle, vedendo che Shirai parlava con Shikamaru e Ino.

Lo aveva stupito, non poteva negarlo: non era abituato a vederla vestita in quel modo, ma sempre con vestiti comodi o da kunoichi.

La osservò sorridere ai suoi amici e poi allontanarsi in mezzo alla folla, diretta probabilmente in un luogo dove mangiare i dorayaki: Itachi si ricordò in quel momento che aveva ancora una chiacchierata in sospeso con lei, ma doveva rimandarla ad un altro giorno poiché non poteva abbandonare Saori, non quando era stato lui da invitarla.

I fuochi d’artificio iniziarono verso le undici e Shirai si era rifugiata sulla testa di pietra del Sandaime per guardarli, ovviamente in solitaria: i fiori di fuoco esplosero nel cielo tingendolo di rosso, giallo, azzurro e altri colori sgargianti.

Il rombo delle esplosioni rimbombava nella cassa toracica delle ragazza e nelle orecchie, ma non era fastidioso.

Il finale fu la parte migliore: le esplosioni di colore si susseguirono rapidamente creando un’enorme fontana di fuoco dai colori aranciati e rossastri.

Alla fine dello spettacolo pirotecnico la popolazione di Konoha applaudì e con lei anche Shirai, con un bel sorriso stampato.

Decise di scendere dalla testa del Sandaime e andarsene a casa, ma percepì il chakra di Sakura e Sasuke in avvicinamento e decise di salutarli prima di andarsene.

«Sapevamo di trovarti qui, Shirai» le disse Sakura, ridacchiando.

«Sono piuttosto prevedibile, neh?».

«Decisamente. Hai visto nii-san stasera?» le chiese Sasuke.

«Hai! Era con Saori. Indossava un gran bello yukata, neh?» rispose Shirai, mantenendo il sorriso.

«Mh. Lo yukata era davvero come dici, ma lei è sempre la solita vipera appiccicosa» rispose il moro, con un cruccio sul viso.

«Yare, Yare, Sasuke. Non dovresti parlare così della ragazza di tuo fratello!» disse Shirai, ridacchiando per l’espressione dell’Uchiha, che voleva essere arrabbiata, ma lo rendeva un po’ ridicolo.

Non riusciva a capire perché lui non sopportasse Saori in quel modo: era forse la sua gelosia verso il fratello?

«Ora vado a casa, ragazzi! Passate un buon fine serata, neh? Ci vediamo domani in giro! Buonanotte!» disse Shirai che scomparve dalla loro vista appena loro ebbero ricambiato i saluti.

La ragazza sapeva che lo yukata non era adatto a saltare da un tetto all’altro e decise di andare a casa camminando come una normale cittadina di Konoha, riuscendo così ad apprezzare la fine del festival.

Le famiglie si stavano dirigendo a casa, con i bambini al seguito che parlavano in modo entusiasta dei fuochi, descrivendoli con il loro modo infantile.

Le coppiette camminavano vicine, tenendosi per mano o a braccetto, e si scambiavano sussurri e dolci parole. I chioschi erano ancora al lavoro, servendo gli ultimi paesani che avevano ancora fame o volevano prendere qualche oggetto, il quale aveva attirato la loro attenzione.

Shirai non vide nessuno dei suoi amici e un pensiero divertente la fece sghignazzare da sola: se li era immaginati nascosti da qualche parte a scambiarsi effusioni.

Al pensiero di Sasuke che diceva parole dolci a Sakura dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, donde evitare di sembrare una matta: peccato che qualcuno la trovasse già completamente fuori di testa.

Infatti una voce profonda le chiese: «Hai bevuto di nascosto o sei impazzita completamente, Shirai?».

Voltandosi alla sua destra vide Itachi Uchiha, da solo, appoggiato ad un muro tra un chiosco di maschere e uno di stoffe: i venditori guardarono con stupore e timore il genio degli Uchiha, seguendo i suoi movimenti con circospezione.

Alcuni dei negozianti erano esterni al villaggio di Konoha ed erano giunti lì da altri piccoli paesi nella Terra del Fuoco e conoscevano Itachi e il Clan Uchiha solo per le leggende dove venivano descritti come shinobi straordinari e spietati.

Itachi si avvicinò a Shirai, la quale iniziava seriamente a credere di avere la sfortuna appollaiata sulle spalle e, una volta che le fu davanti, sovrastandola con i suoi otto centimetri di differenza, le chiese:

«Perché non mi hai mai raccontato nulla?».

«Eh? Di cosa stai parlando, Itachi?».

Lui la guardò un attimo e, dopo essersi passato una mano tra i capelli che sfuggivano alla coda per la frustrazione, le disse: «La sera in cui abbiamo salutato Naruto, Sasuke mi ha fatto notare che avevi qualcosa che non andava e quindi ti ho seguita quando te ne sei andata con lui e Sakura» le disse, facendola prima impallidire e poi assumere una faccia infastidita.

«Dovresti smetterla di origliare le mie confessioni … Sembri un fastidioso spione» rispose lei, con la seria intenzione di troncare lì la discussione.

Peccato che Itachi fosse di tutt’altro avviso e le chiese perché non gli avesse mai raccontato nulla, preferendo farlo con Sasuke e Sakura.

«Perché non ero pronta ad affrontare quell’argomento con te, Itachi. È un episodio molto duro della mia esperienza a Kumo e, inoltre, ti sei espresso chiaramente: non vuoi che io mi innamori di uno shinobi straniero» fece una pausa e aggiunse, guardandolo da sotto in su «Avevo paura della tua reazione se ti avessi confessato di essermi innamorata di Taichi».

Itachi la guardò un attimo, prima di sospirare, incredulo di fronte alla poca fiducia che avesse in lui, ma non poteva biasimarla: erano stati lontani tanto tempo e dovevano imparare a conoscere i cambiamenti avvenuti nell’altro durante quel periodo.

«Ora ti senti pronta a raccontarmela?».

«Non credo ce ne sia bisogno, dopo tutto hai sentito tutto, neh?» gli chiese, retoricamente, piegando la testa di lato e sorridendogli lievemente.

«Sì, ho sentito tutto, ma voglio che me lo racconti guardandomi in faccia, come hai fatto con gli altri» le disse, facendola sbuffare.

«Itachi, non è facile per me ripercorrere quei momenti e non ho intenzione di farlo, nemmeno per te. Dovrai accontentarti di sapere tutto perché hai spiato. Fine della questione» gli disse, prendendo a camminare e venendo raggiunta dall’Uchiha che l’affiancò.

«D’accordo, ma posso farti una domanda?».

«Mh».

«Lo prendo come un sì. Sei ancora innamorata di lui?» le chiese, facendola bloccare, testa bassa e spalle piegate, come se fosse sotto il peso di un macigno.

Si voltò poi verso di lui e con un sorriso sereno, rispose: «Hai!».

Itachi rimase completamente paralizzato davanti a quella risposta, perché in quel momento capì quale fosse la ragione che lo spingeva a seguire Shirai ovunque, anche solo con lo sguardo quando lei non se ne accorgeva nemmeno, troppo presa a ridere e prendere in giro qualcuno.

Il suo rapporto con Shirai stava mutando ed ora che ne era consapevole si ritrovava di fronte a un grosso problema: come poteva farle dimenticare Taichi? Come poteva battersi contro un morto per lei?

 

*

Il tempo scorreva inesorabilmente e Konoha si ritrovò ben presto nella seconda metà del mese di Gennaio: quell’anno aveva anche lievemente nevicato e i bambini del villaggio ne erano rimasti entusiasti, prendendo a palle di neve chiunque capitasse loro a tiro.

Persino Itachi non era rimasto immune ai loro scherzi e la mattina del venti di quel mese entrò nell’archivio con i capelli umidi e ancora qualche pezzo di neve addosso.

Shirai scoppiò a ridere di fronte a quella vista e gli chiese, quando ne ebbe il fiato, perché non le avesse semplicemente schivate.

«Shisui mi ha tenuto fermo… Ed è stato lui quello che mi ha preso in testa» le rispose, facendola ridere ancora di più.

Saori entrò in quel momento e, se Itachi era un po’ bagnato, lei era fradicia: l’acqua le gocciolava dai vestiti e dai capelli, formando delle piccole pozzanghere sul pavimento liscio e lucido.

Shirai cercò di trattenersi dal ridere, ma proprio non vi riuscì e questo causò la rabbia di Saori che attivò lo Sharingan, minacciandola di usare un genjutsu se non avesse smesso di ridere.

La ragazza prese dei respiri profondi, più che altro perché era senza fiato e non per la minaccia dell’Uchiha, che aveva preso a tremare per il freddo.

Si propose quindi di recuperare loro degli asciugamani ed uscì dall’archivio, diretta verso il deposito presente nel palazzo e tornò dai due pulcini bagnati in fretta: trovò Itachi senza maglia, poiché impegnato a strizzarla in uno dei cestini vuoti.

Shirai rimase un attimo bloccata e, nonostante sapesse che sia lui sia Saori la stessero guardando, diede una bella occhiata: Itachi era sufficientemente muscoloso, con gli addominali ben definiti e la pelle solcata da alcuni segni.

Cicatrici di qualche nemico abbastanza abile, o molto fortunato, che era riuscito a colpirlo. Solo la voce seccata di Saori la fece rinsavire e vide un ghigno divertito sulle labbra di Itachi: un sorriso che prometteva prese in giro a non finire.

Lo vide togliersi l’elastico dai capelli e, afferrata la salvietta portagli da Shirai, prese a frizionarli, mentre Saori faceva lo stesso con i suoi.

Vide poi la ragazza estrarre un rotolo dalla sacca bianca in dotazione ad ogni shinobi e, dopo i sigilli, apparvero degli abiti di ricambio per lei e per Itachi.

La vista le fece storcere il naso: erano così intimi che lei si portava un cambio anche per lui appresso?

Shirai decise di lasciarli soli ad asciugarsi e si diresse al suo luogo di lavoro, quando Shikamaru entrò nell’archivio e doveva essere un’emergenza: sembrava trafelato e Nara Shikamaru non lo era mai.

«Itachi-san, abbiamo bisogno di te e dello Sharigan. Shizune-san ha finito con l’autopsia» disse il ragazzo.

L’autopsia a cui si riferiva era quella che Shizune aveva eseguito sul corpo di Pain che Jiraiya aveva mandato in punto di morte a Konoha, insieme ad un messaggio, per la cui decifrazione l’intervento di Naruto era stato essenziale e uno shinobi di Amegakure, sotto interrogatorio da parte del padre di Ino.

Dovevano scoprire tutto ciò che sapevano su Pain, poiché oltre ad essere il capo dell’Akatsuki era anche incredibilmente potente. Dopotutto era riuscito a sconfiggere Jiraiya.

Shirai e Saori rimasero quindi da sole nell’archivio: la prima riprese a lavorare, mentre l’altra si mise a riflettere sul motivo per cui avessero bisogno dello Sharingan per decifrare i risultati di un’autopsia.

Itachi non rientrò per tutto il giorno, lasciandole lavorare nel silenzio, rotto solo dalle fusa di Kuro, che aveva raggiunto Shirai dopo pranzo.

 

Itachi, in compagnia di Shizune e Shikamaru cercava di capire a cosa potessero servire le sbarre estratte dal cadavere di uno dei nemici combattuti da Jiraiya: il braccio destro della Godaime li aveva informati che erano fatti di un materiale strano.

Con lo Sharingan attivo, Itachi vide delle leggere tracce di chakra residuo e l’ipotesi che passò per il suo cervello geniale fu una, che venne prontamente esplicata agli altri.

«Credo che quelle sbarre siano sensibili al chakra. Riesco a vederne delle tracce.»

Shizune allora concentrò un po’ di chakra nella mano, ma la sbarra non si mosse né cambiò caratteristiche. Shikamaru intanto continuava a ponderare su ciò che Itachi aveva detto e concluse che poteva esserci sono una spiegazione a quelle sbarre.

«Reagiscono solo ad un chakra particolare. Probabilmente a quello di Pain» disse.

*

Gennaio scivolò tranquillo verso la sua fine, che decretò anche la chiusura della punizione per Shirai, Saori ed Itachi: ovviamente per la prima significava che da quel giorno in poi tutti sarebbero stati dedicati all’allenamento, tra una missione e l’altra, anche se Tsunade tendeva a lasciare uscire poco gli shinobi del villaggio, poiché sospettava che prima o poi l’Akatsuki sarebbe venuto alla loro porta per prendersi Naruto e il Kyūbi.

 

Così Shirai iniziò ad allenarsi duramente con Itachi, il quale la fece combattere sia contro Ayane che contro Shisui, risultando in un pareggio il primo e in una sconfitta totale il secondo.

Shirai sentiva di essere migliorata molto grazie ad Itachi, il quale le aveva anche chiesto se avesse stipulato un contratto con qualche animale da evocare al bisogno.

Itachi le suggerì di scegliere un animale che avesse una buona difesa, poiché, nonostante il suo chakra fosse aumentato, se usava la Raiton No Yoroi quando lanciava il Railgun di questo riusciva a scagliarne solo due e con fatica.

Shirai lo guardò dubbiosa, non sapendo quale animale scegliere ed Itachi le suggerì l’armadillo.

Entrarono in un ala dell’archivio riservata dove vi erano enormi rotoli ricoperti di polvere: altri non erano quelli usati per stipulare un contratto con un animale da evocare.

Shirai vide Itachi cercare quello che serviva e uscire di nuovo dall’archivio: qui aprì il rotolo e le fece cenno di avvicinarsi.

«Ora devi mettere la tua firma qui. E la devi fare con il sangue, Shirai» le spiegò, mentre lei impallidiva, ma afferrava comunque un kunai e si incise il polpastrello dell’indice della mano destra sufficientemente a fondo per scrivere il suo nome.

Una volta finito Itachi le mostrò i segni - cane, cinghiale, gallo, scimmia e pecora – e le disse di poggiare la mano a terra.

Shirai eseguì, mettendo una quantità non troppo alta di chakra nella tecnica e davanti a lei apparve un armadillo di medie dimensioni: era di colore blu scuro, con un musetto allungato, orecchie non molto grandi a punta, coda dalla forma conica, una corazza spessa e all’apparenza molto forte e delle zampe tozze con artigli non molto lunghi.

«Majiro-kun è pronto alla battaglia!» disse l’animaletto con voce nasale e muovendo il musetto come se stesse fiutando qualcosa «Dove sono i nemici?».

Si voltò verso Shirai ed Itachi guardando prima una e poi l’altro in successione.

«Oh! Tu sei quella che ha stipulato il nuovo contratto? Era da molto che nessuno lo faceva!» le disse avvicinandosi e facendole notare che era alto poco meno di lei.

«Sono Shirai Nakamura, lieta di fare la tua conoscenza Majiro-san».

«Puoi chiamarmi Majiro! Per ora riuscirai ad evocare solo me ed è già un buon risultato. Ci alleneremo per vedere dove posso esserti utile, d’accordo?» le disse «Però da domani. Ora devo riferire al Re degli Armadilli che sei adatta a divenire la nostra evocatrice» aggiunse, prima di salutare e sparire in una nuvola di fumo bianco.

Shirai si voltò verso Itachi e, felice, lo abbracciò di slancio ringraziandolo per averla aiutata, riservandosi uno sguardo vacuo dall’altro, che non era abituato a certe dimostrazioni di affetto da parte sua, non nell’ultimo periodo.

«Andiamo, ci alleneremo tra di noi. Chiama il tuo gatto, voglio vedere se è abbastanza maturo per essere usato in battaglia» le disse, mentre Shirai annuiva e lanciava le tre onde di chakra per richiamare Kuro.

*

Si allenarono con Majiro l’armadillo ogni giorno e grazie a lui Shirai ora poteva lanciare quattro Railgun, poiché non doveva più preoccuparsi della propria difesa: per testare la potenza del colpo i due shinobi si erano allontanati dal villaggio, ma anche così a Konoha si sentivano le esplosioni dovute al loro allenamento.

«Speriamo che non ci sia mai la necessità di usare uno di quei cosi all’interno del villaggio: farebbe moltissimi danni» disse Ino alle altre, quando una nuova esplosione riverberò nell’aria.

«Sono sicura che Shirai lo userà solo se estremamente necessario, non ti preoccupare» rispose Tenten, mentre Hinata confermava con un cenno del capo

«Speriamo non lo usi contro Saori. Vi immaginate se dovesse carbonizzarla? Gli Uchiha si rivolterebbero tutti contro di lei!» disse Sakura, mentre Sasuke sbuffava.

«Io non lo farei, anzi le stringerei la mano e la ringrazierei. E fidati non siamo in pochi a pensarla così. Saori è indisponente anche verso i suoi compagni di Clan. Lo è persino verso di me, anche se sono il fratello di Itachi» disse Sasuke.

Il gruppo rimase un attimo in silenzio, sentendo il chakra di Shirai – debole come sempre dopo gli allenamenti con Itachi - in avvicinamento: la videro spuntare alla fine della via con il suo pacchetto di escoriazioni, lividi e sudore.

Sakura si alzò immediatamente e prese a curarle le ferite più importanti, anche se non erano per nulla gravi: se Itachi avesse fatto davvero sul serio Shirai sarebbe stata ridotta a un colabrodo.

*

Tra allenamenti e missioni varie gennaio si trasformò in febbraio: Naruto era ormai via da due mesi per il suo allenamento speciale con i Rospi e dall’Akatsuki non vi era nessuna notizia.

La Godaime, però, non era per niente tranquilla: era sicura che quella fosse la quiete prima della tempesta e teneva tutti gli shinobi di Konoha sempre all’erta.

Shirai quella mattina del dodici febbraio stava camminando verso il campo di allenamento numero zero quando sentì la prima esplosione proveniente dal quartiere a nord del villaggio: voltandosi verso la direzione da dove era provenuto il fragore, vide del fumo nero alzarsi in volute.

«Cosa sta succedendo?» si chiese, mentre altre esplosioni si succedevano una dietro l’altra.

Shirai decise di fare l’unica cosa sensata che le venisse in mente: raggiungere Itachi.



E sono di nuovo in ritardo assurdo... Odiatemi pure... ç_ç

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Lena Mason