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Autore: littleimagination    10/09/2015    0 recensioni
Sandor e Sansa vivono nello stesso appartamento, con un balcone in comune, ma c'è un divisore che blocca la vista l'uno dall'altro. Parlando e aprendosi con l'altro, confessando cose che non avevano mai detto a nessuno, dopo due mesi, finalmente, decidono di incontrarsi faccia a faccia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo 3
IL SUO SORRISO

Mentre camminava accanto Sandor verso la sua machina, Sansa non smetteva di pensare al suo sorriso. Non aveva idea del perchè le piaceva così tanto, ma dal momento che quel piccolo sorriso si era diffuso per tutto il suo viso, Sansa aveva immediatamente deciso che le piaceva molto e divenne determinata a farglelo fare molte altre volte.
Guardando verso Sandor notò che la gamba destra era leggermente zoppa che comprometteva quella che sarebbe stata un' andatura calma e regolare. Sandor non aveva mai menzionato niente di quello che gli aveva causato quell'andatura zoppicante, e ora Sansa si chiedeva se l'avrebbe mai scoperto. Spero di si.
Aprendo la portiera della versione più vecchia di una Jeep Patriot, Sansa ripensò a quando le aveva raccontato della sua auto, di come l'aveva comprata che era un rottame da un uomo anziano che non poteva usarla più, di come aveva usato le sue capacità di meccanico per ripararla fino a che era ritornata come nuova. Aveva capito dal tono della sua voce che era orgoglioso del risultato che aveva raggiunto con la macchina, mentre gli altri gli dicevano che era solo un mucchio di ferrovecchio e di come alla fine aveva provato che si sbagliavano.
Il tragitto fino al ristorante è silenzioso, ma non spiacevole. Sansa non ha idea di dove Sandor la stava portando, quindi si gode la vista del lago mentre guidava accanto ad esso, con questo gigante di un uomo accanto a lei quasi costantemente nei suoi pensieri, e fu costretta a reprimere un sorriso.
Quando arrivano al parcheggio del ristorante, Sansa resta senza fiato. Non sapeva di questo posto, il Rockwall Bar and Grill, ma è situato dal lato opposto del lago dove si erge il loro appartamento e Sansa si prende un momento per pensarci, guardando il loro balcone comune che a malapena vede a causa della distanza. Quel balcone è dove tutto è iniziato, dove Sandor è entrato nella mia vita sbattendo il piede e il mio chiedere se stava bene.
Quando si gira verso Sandor arrossisce, perchè lui la sta fissando, mentre i suoi capelli volavano nel leggero vento pomeridiano. Mentre camminano verso l'entrata, Sandor la sorprende perchè, senza dire una parola, prende e stringe la mano di lei in quella sua calda. Lui la sta già guardando, quando lei alza lo sguardo su di lui e l'angolo della sua bocca alzata in un piccolo sorriso. Sansa allora non si disturba nemmeno a reprimere un sorriso.
Si siedono vicino una finestra che dà sul lago, e nonostante questa era niente di più che una cena tra due amici, Sansa trova lo sfondo incredibilmente romantico, specialmente sapendo che presto il sole tramonterà, e per la prima volta lo guarderanno davvero insieme.
“Cosa vorresti da bere?” La voce di Sandor la riscuote dai suoi pensieri e si volta verso di lui, spaventata dall'intensità dei suoi occhi grigi che la guardano. La sta fissando come se fosse l'unica persona lì intorno, e scopre di di non essere capace di distogliere lo sguardo.
Un cameriere viene per prendere le loro ordinazioni, e dopo aver ordinato da bere, Sandor del vino rosso e lei del sidro di mele, Sansa decide di menzionare il fatto che ha notato la sua gamba destra zoppicante. “Posso chiedere cosa è successo?”
Sandor resta silenzioso per un momento, sembrando che non volesse rispondere e lei è vicina a dire che non importava, che non c'era bisogno di parlarne se non voleva, ma poi alza il suo sguardo dal vino a lei e parlando piano, come se volesse farsi sentire solo da lei, le racconta una parte della sua vita che non sapeva.
“Sai che nella mia famiglia erano già tutti morti quando avevo 17 anni, quindi ero solo dopo questo. Non ho avuto, crescendo, la migliore delle vite. Ma questa è una coversazione per un'altra volta, o un'altra cena. Comunque, come ti avevo detto un po' di tempo fa, mi sono trasferito qui perchè volevo andare via da Perth e i ricordi c'erano lì per me. Non potevo più rimanere lì. Quindi, ho impacchettato le poche cose che avevo, ho preso i soldi che mi avevano lasciato, e sono venuto qui.  La vita non migliorò dopo tutto questo, comunque, infatti diventò fottutamente peggiore.” Sandor si ferma qui e sembra che si stia sforzando di trovare le parole giuste. Dopo un breve momento continua. “Ho cominciato a bere tutto il tempo, cercando di dimenticare tutto e a sentirmi intorpidito. Ha funzionato per un po', ero maledettamente senza emozioni. Ma dopo un po' di tempo passato a bere così tanto ho cominciato ad arrabbiarmi. Arrabbiato perchè ero solo, arrabbiato con chiunque distoglieva lo sguardo dalla mia faccia...” Gli occhi di Sandor sono diventati più scuri durante il suo discorso, e sussurra il resto della frase, “arrabbiato con me stesso.”
Sansa si sente terribile ad aver chiesto ora, perchè ora si è creata tensione e lei ha come la senzazione che lo ha turbato teribilmente. “Sandor, non devi continuare se non vuoi.”
Sandor scuote la testa e continua, “Nel mio ventiquattresimo compleanno ho deciso di uscire a bere con dei tipi con qui frequentavo i bar dellla città. Ricordo appena quella notte. Quello che ricordo mi appare in flash, quasi come fotografie. Ho bevuto come facevo sempre, poi l'altra cosa che ricordo è che ero fuori il bar, sulla mia moto, sul punto di fare una gara sulla strada con un tizio che nemmeno conoscevo. Penso di averlo sfidato, non capendo che idea del cazzo fosse nel mio stato ubriaco, che cosa fottutamente stupida fosse. Non ricordo nemmeno di aver perso il controllo della moto, mi ricordo solo di esermi svegliato in un ospedale pochi giorni dopo. Mi hanno detto che ero stato coinvolto in un incidente e che ero fortunato ad essere vivo. La mia gamba era rimasta incastrata tra la mia moto e il palazzo contro la quale mi sono schiantato e la mia coscia ha avuto il peggio del danno. Non è più stato lo stesso da allora. Mi è stato detto che probabilmente rimmarrò zoppo per tutta la vita. Il che non mi dispace se devo essere onesto. é un promemoria di com'era la mia vita, un promemoria del fatto che non potrò più cadere così in basso. Bevo a malapena di questi giorni, non sono affato arrabbiato, sono in grado di controllare il mio temperamento, e se qualcuno non mi piace lo semplicemente a qual paese. Ho trovato un buon lavoro come meccanico, e mi sono fatto qualche buon amico li. E ho incontrato te.”
Le ultime parole le dice in un tono soffice, all'opposto di come aveva parlato dell'alcolismo e dell'incidente. Il cuore di Sansa batte più veloce quando lo dice, ma lei è troppo impegnata a rielaborare tutto quello che le aveva detto per preoccuparsene. Si sentiva triste per lui, per la vita che aveva avuto, ma anche orgogliosa, per essere stato in grado di andare avanti e crearsi una vita migliore. Dubitava che lo avrebbe incontrato se non fosse cambiato, o se lo avrebbe fatto, dubitava che si sarebbe fermata per conoscere l'uomo che era.
Sansa allunga la mano sul tavolo e le stende sopra quelle di lui. “Penso che sei davvero forte per aver passato tutto questo ed esserne uscito come un uomo migliore. E sono grata per avermi incontrata. Anche se ci conosciamo da poco, signifchi molto per me, Sandor.”
“E tu per me, Uccelletto.” replica Sandor guardandola negli occhi mentre intreccia le loro mani insieme.
Il loro cibo arriva presto, Sansa con un risotto di zucca arrostita con piselli e feta persiana e Sandor un arista di maiale grigliata con salsa speziata di sidro di prugne . Mantengono la conversazione leggera dopo la confessione di Sandor e guardano il sole che tramonta, ma la vista non è neanche lontanamente buona a quella del loro balcone. parlano delle loro occupazioni, della vita universitaria di Sansa, degli amici che hanno. Sandor le racconta dei suoi amici Bronn e Drogo al lavoro, di come Bronn sia uno delle persone più belle che abbia mai incontrato, è molto sarcastico, ma alla fine sempre onesto, di Drogo, un uomo molto simile a Sandor, sposato con una donna con una personalità grande quanto il marito, anche se era piccola quanto Sansa. Sansa gli racconta della sua migliore amica Margaery, che per lei c'era sempre stata, e che cercava sempre di sistemarla con i ragazzi che incontrava fino a che Sansa non si rifiutò di incontrarne ancora, di come Margie, come la chiamano tutti, mette constantemente gente insieme, ma sembra non trovare nessuno per lei. e anche se Sandor scherza sul fatto di sistemarla con Bronn, Sansa lo considera per davvero.
Sansa è meravigliata di come è facile parlare con lui, di come, anche dopo due mesi dove ha condiviso quello che pensava fosse tutto, c'è ancora tanto di cui parlare.
Durante la serata aveva notato che Sandor le guardava spesso i capelli, e dopo aver realizzato che forse poteva averli incasinati, glielo chiede.
Sandor sogghigna e ridacchia alla sua domanda: “Non c'è niente che non va nei tuoi capelli, è solo che il colore mi ricorda il tramonto e io, lo sai” Sandor guarda in basso, passandosi una mano dietro il collo prima di tornare a guardarla, “mi piace il tramonto, è bellissimo.” Sansa non ricorda l'ultima volta che è arrossita così tanto, per quanto ne sa, lui le sta dicendo che è bellissima. Sandor le sorride di rimando quando vede la sua reazione e sembra orgoglioso di se stesso.
Vuole baciarlo, realizza mentre guarda il suo sorriso, le sue labbra. Anche l'angolo della sua bocca è bruciato ma scopre che non le importa, lo vuole baciare comunque, vuole sapere se un suo bacio avrebbe fatto battere il suo cuore allo stesso modo di quando le parla con la sua voce bassa, o quando la guarda così profondamente che si perde nel suo sguardo
“Mi piace il tuo sorriso” Sansa lo dice prima di pentirsene, e immediatamente vuole coprirsi la bocca con le mani perchè si sente un'idiota per aver detto una cosa così a caso, e Sandor, da parte sua, sembra scioccato alla sua uscita ma improvvisamente sogghigna, guarda le sue labbra, la vede arrossire ancora di più e sorride ancora di più. È così imbarazzante, le mie guance saranno molto probabilmente dello stesso colore dei miei capelli. Non che penso che gli dispiaccia, gli piacciono i miei capelli…
La serata continua più o meno così, con chiacchierate casuali, più sorrisi, più fissare gli occhi o la bocca dell'altro, molto più arrossire da parte di Sansa. Per dessert Sansa ordina le sue preferite, tortine al limone, che fortunatamente apparivano sul menu. Sandor dice di non averle mai provate, ma lei capisce dal modo con cui finisce avidamente la seconda che gli piacciono. Sansa è felice del fatto che gli piaccia qualcosa che lei ama.
Dopo aver pagato la cena, che Sandor insiste nel pagarla lui, lasciano il ristorante per tornare a casa. Ancora una volta il viaggio avviene in un silenzio confortante, ma entrambi hanno accenni di sorrisi sui loro volti.
Quando arrivano alla schiera di appartamenti, è Sansa che prende la mano di Snador questa volta, e insieme salgono le scale, Non appena raggiungono la porta, è sul punto di dire a Sandor quanto si era divertita e quanto le sarebbe piaciuto spendere più tempo con lui, quando lui, senza preavviso, la gira cosicchè la sua schiena è premuta contro il muro e la circonda con le sue braccia, mettendole ai lati della sua testa, e lei si sente catturata, come se non potesse scappare da lui se ci provasse. Non che io voglia. E non che lo farò.
Sandor si abbassa su di lei, tutto questo mentre fissa la sua bocca. Sansa sa esattamente cosa lui stia facendo, e sa che lo vuole quanto lui, quindi alza la sua mano sul suo petto e finalmente può sentire quanto sono forti i suoi muscoli, e si sporge in avanti per incontrare le sue labbra.

NOTE DELLA TRADUTTRICE: sono ritornata dopo anni (?) di silenzio, ma la Vita Vera è una grande bastarda a volte! Corro a tradurre le risposte alle recensioni! P.S. mi dispiace se Sandor è più OOC di Joffrey sano di mente...
   
 
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