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Autore: Juliet Leben22    11/09/2015    3 recensioni
Castiel ha richiamato i suoi fidati cacciatori per assegnargli una missione di vitale importanza che potrà cambiare l'esito di alcuni loro scontri: dovranno proteggere una ragazza, dal carattere forte con sfumature velate di fragilità, con un potere molto speciale.
Riusciranno i due fratelli a compiere la missione e a fermarsi solo alla sua "protezione"?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
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Capitolo 6° “Calls and Agreement"

 
I giorni passavano e almeno Kevin, rimasto nel bunker, sembrava aver voglia di umanità, socialità. Elenie fece subito amicizia con il profeta. Loro si capivano, così soli e emarginati, che dir si voglia.
La stanza di Kevin era praticamente in salotto, salvo quando si decideva ad andare nella sua stanza, accanto a quelle di Sam.
Sam Winchester era preoccupato, soprattutto per il fatto che Dean e Elenie non si rivolgessero la parola seriamente da almeno una settimana. Il clima non era dei migliori e loro non facevano altro che aumentare la tensione.
Aveva già messo in conto che parlare con suo fratello non sarebbe servito a nulla ma, forse, parlare con la ragazza non sarebbe stato vano.
Aspettò che passasse la giornata, fino a che lei si sedette davanti al camino con un libro. Lui la imitò.
-Posso parlarti, Elenie?-
Lei annuì, richiudendo il libro, girandosi verso di lui e appallottolandosi nella coperta.
-Spero tu capisca che… la situazione non è delle migliori in questa casa.-
-Certo, lo avverto anche io.-
-Ecco, ora vorrei che provassi ad abbassare, non togliere ho detto abbassare, il muro che hai nei confronti di Dean.-
-Non posso.- sancì lei, tristemente- Mi dispiace davvero, ma dovrebbe provarci prima lui. Inoltre non è affatto stupido e sa che dovrebbe essere lui a fare qualcosa.-
-Elenie non-
-Sam volevi parlare con me e chiarire la situazione? L’hai fatto, ho davvero capito. Ma…-
Lui annuì. –Ho capito Elenie, voglio solo che tu sappia che siete due cretini.-
 -Cosa? No Sam. Non stai davvero parlando sul serio…-
-Dovreste essere in una stanza e non davanti al fuoco a leggere con un amico.-
-A parte che sei praticamente il mio migliore amico ormai, ma… dovrei essere con chi nella stanza? Ah, con Castiel. A fare cosa? Parlare. Se era questo il ragionamento, hai tutto il mio appoggio.-
Scosse la testa e scoppiò a ridere. –Sei incredibile. Testardi uguali, allucinante. –
Lui sbuffò. -Ma voi non avete delle missioni da compiere in questi giorni?-
Sam annuì. –Pomeriggio partiremo e torneremo fra due giorni. Sopravvivere tu e Kevin?-
-Ehm… non è che avete un arco da prestarmi?-
 
 
Sam e Dean erano partiti per un caso di sparizione particolarmente strana a pochi chilometri. Il telefono sul tavolo di Elenie squillava almeno una volta al giorno: Sam non mancava mai di chiamare, salvo urgenze. Erano via da una settimana ormai e alla ragazza mancavano i fratelli Winchester, c’era un silenzio assordante in quel bunker. Certo,  Kevin si dimostrava sempre presente, mentre impazziva nel tradurre  le tavole.
-Elenie, sei troppo silenziosa.-
-Cosa?- disse alzando il capo dal libro che stava leggendo.
-Non parli, stai male?-
-Non che sia particolarmente loquace, eh…-
-Sì, ma sono strani questi silenzi. Come se… fossi distante.-
Lei scosse la testa. –Se hai bisogno, sai che sono qui. Non voglio disturbare la tua concentrazione. -
-Riguarda un ragazzo che conosco, vero?-
-Cosa?- domandò lei, stringendo il libro al petto.
-Riguarda Dean, non è vero?- inclinò la testa, sorridendo.
-Ma cosa… come ti viene in mente, Kevin! Dean? Ma cosa dici!-
Lui scoppiò a ridere: era bello lasciarsi andare ad una risata liberatoria… una risata normale.
-Grazie Elenie.-
-Perché?-
-Tu mi hai portato un po’ di sana normalità. Mia madre ne sarebbe contenta.-
-Normalità? Parli sul serio? IO?-
Lui le sorrise, scuotendo la testa. –Ti manca?-
-Chi? Castiel? Sempre, ma perché mi preoccupo e lui lo sa.-
-Hai mai avuto sentimenti per lui?-
-Nel senso se volessi qualcosa di fisico con lui?- scosse la testa- Ha scelto un bel corpo come contenitore, ma lui è come un fratello maggiore per me. Sì, se intendo affetto… tanto. Forse più di quanto si converrebbe ad un umano per un angelo.-
Il Profeta le sorrise. –Invece Sam?-
-È un bravo ragazzo. Spero davvero che trovi una persona che lo merita.-
-Invece Dean?-
Elenie rimase in silenzio, cercando di rispondere a quella domanda. Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa provava?
-Elenie? Ci sei ancora? Stai fissando il vuoto…-
Lei annuì. –Scusami, cosa mi avevi chiesto?-
-Non importa. – rise- mi hai già risposto!-
-No, aspetta! Ripeti scusami!-
Kevin rideva di gusto, mentre trascriveva la parola che non gli veniva in mente.
Doveva mandare in crisi più spesso la ragazza.
 
 
Dean era steso un letto d’albergo scomodo e di misura troppo piccola. Non riusciva a dormire. Inoltre, in quel minuscolo appartamento, l’odore di chiuso e di muffa era pregnante e faceva venire mal di gola.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’inferno era lì.
Bobby gli stava dicendo addio.
Sua madre veniva inghiottita tra le fiamme senza che lui la potesse salvare.
Si sollevò di scatto, per l’ennesima notte insonne e si sedette sul tavolo. Sam stava sonnecchiando, tutto raggomitolato. I suoi piedi uscivano di gran lunga dal letto. Praticamente dalla caviglia in giù.  Allucinante come riuscisse a dormire ovunque.
L’odore di marcio gli faceva mancare il respiro, perciò decise di prendere una boccata d’aria, quando vide il telefono di Sam sul tavolo.
Quella sera non avevano chiamato né Kevin, né Elenie. Non che lui chiamasse…
Prese il telefono tra le mani e digitò il numero del Profeta.
Dopo vari squilli, rispose una voce femminile.
-Sam? Sono Elenie… Kevin non può rispondere al momento. Tutto bene?-
La sua voce.
-Sam? Ci sei?-
Uscì velocemente dalla porta. –Sono Dean.-
Silenzio.
-Elenie?-
-Sono qui, pensavo fosse Sam. State bene?-
-Sì. Voi state bene?-
-Sì. Kevin è stato gettato in doccia contro la sua volontà.-
-Non aveva un buon odore, eh?-
Lei, da dietro il telefono, si fece coraggio. –No. Ma non è neanche colpa sua! Quelle tavole lo assorbono completamente!-
A Dean scappò un sorriso. Era bello riuscire a respirare tranquillamente.
-Il caso, come va?-
-Routine. Gente scomparsa, patti con demoni… sai, ordinaria amministrazione.-
-State attenti-sussurrò.
Deglutì. –Castiel è passato a trovarvi?-
-Due giorni fa, circa. Credo sia in giro. Aspetta che tornate a casa per dirci qualcosa e l’attesa è frustrante.-
-Immagino…-
-Se siete stanchi, vi lascio riposare.-
-Sono le tre del mattino, forse dovresti riposare tu e poi Sam dorme da ore, credo.-
-Non riesci a dormire?-
Un trambusto dietro il telefono lo fece allarmare. –Elenie, stai bene? Che sta succedendo?-
-Ehm niente… ho fatto cadere una statua mentre camminavo…-
Dean Winchester scoppiò sonoramente a ridere, incurante di chi avrebbe potuto esserci, di chi avrebbe svegliato. Quella statua doveva essere stata fatta in mille pezzi.
-Mi prendi in giro?- domandò ilare.
La sua risata non sembrava voler finire. Eppure quel suono la rallegrava.
-La smetti?- mise il broncio.
-Bruco- l’appellò.
-Cosa?-domandò, fintamente  sconvolta.
-Sei ancora un bruco, no?-
-Ci vogliono mesi per diventare una bella farfalla, non lo sai?-
Ridacchiò. –Certamente.-
Il silenzio calò, ma non era opprimente. Era strano.
“Elenie”, si sentì al telefono. Era Kevin che la insultava per averlo lanciato in doccia.
-Mi sa che sto per morire- sussurrò lei.
-Passami Kevin-
Qualche secondo in attesa e il ragazzo asiatico cominciò ad inveire al cellulare contro la ragazza. Indossava solo una camicia e un paio di pinocchietti e aveva i capelli tutti bagnati. –Senti un po’ Dean! Se non torni qui e te la porti via, io l’ammazzo con le mie mani! Mi ha lanciato in doccia, capisci? In doccia! Come se non ne fossi in grado, poi-
-Se ti ha lanciato in doccia significa che non avevi un buon odore, Kevin. Mi sbaglio?-
Il profeta stava per ribattere, ma rimase con la bocca aperta per qualche istante.
-Comunque… come sta andando la convivenza? È difficile, eh?-
-Affatto Dean. Se voi poteste solo accettare…-
-Anche tu no, Kevin. No. Non le voglio ascoltare queste cazzate!-
“Kevin cosa stai dicendo? Guarda che ti rigetto in doccia”, Elenie non voleva che si parlasse di lei.
-Vedo che va tutto benissimo-
Sbam. Bum.
-Che rumore era stavolta, cosa ha rotto?-
-Ma è pazza, Dean! Mi ha lanciato una bottiglia di plastica vuota in testa!- esclamò Kevin, sconvolto.
-Chissà che dolore. Posso solo immaginare…- lo prese in giro- non fare la femmina, comportati da uomo!-
-Cosa vorresti dire con questa frase?-
-Kevin sei solo in casa con una ragazza. Una bella ragazza. Da una settimana.-
Il Profeta alzò gli occhi al cielo. Incredulo. Possibile che entrambi non volessero capire?
-Dean non tocco ciò che è di un amico.-
-Non so a cosa tu…-
-Lo sai Dean. Inoltre non mi degna nemmeno di uno sguardo. Stiamo diventando amici.-
“Smettetela di parlare di me! Io sono qui a bruco e sono qui!”
-Ma l’hai fatta bere?-
-No, è così di natura, amico!  Inoltre dovresti…-
Sbuffò, mentre si appoggiava al muro della casa. –Facciamo che andate a dormire e la smetti di rompermi?-
-Te la passo.-
-No Kevin,no.-
Una voce femminile proruppe nel discorso. –Volevi dirmi qualcosa? Kevin mi ha passato il telefono repentinamente…-
-Buonanotte. A domani, Elenie.- era l’unica cosa che gli era venuta in mente in quel trambusto. Una semplice parola che racchiudeva un milione di significati.
-Buonanotte, Dean. Il telefono è sempre a portata di mano.-
 
 
Nel covo in cui Crowley aveva deciso di nascondersi per progettare il suo piano, comparve un angelo che ben conosceva. Aveva i capelli ricci mossi e aveva due occhi chiari che ben ricordava, che ben si erano impressi nella sua anima. Avevano passato dei momenti fugaci su un’isola caraibica ma… lui se ne era andato.  È così che era andata, ma lui non se ne pentiva affatto.
-Noemi- sorrise sardonico Crowley- è un piacere rivederti.-
-Risparmia il fiato, Crowley. Dov’è la ragazza?-
Sogghignò, malvagiamente. –Molto più vicina e in pericolo di quanto immagini.-
L’angelo si avvicinò, spiegando le ali  in segno di superiorità, ma il Re dell’Inferno non si scompose.
-Devo forse ricordarti con chi stai parlando?- roteò gli occhi al cielo.
-Allora non parlare per enigmi!- urlò.
Lui sorrise, calmo e placido.  –Collabora con me, Noemi. –
Lei parve pensarci.  –Hai già un piano, sai come darmi il corpo di quell’umana impudente?-
Il Re dell’Inferno rise. –Molto di più, mia cara. Diventa mia socia e avrai ciò che desideri.-
Noemi ripose le ali al loro posto, avvicinandosi di un passo al demone.
Si guardò attorno, notando la struttura in pietra  di quel magazzino in cui si erano nascosti.
Sembrava dovesse cadere da un momento all’altro, fatiscente com’era. Eppure non c’erano pericoli: prima cadeva, meno avrebbero lasciato tracce.
-Cosa rispondi?- domandò nuovamente il demone.
Noemi non sapeva proprio dove osservare, cosa guardare. Da quando Castiel aveva disegnato quei simboli di protezione, lei non sapeva neppure dove fossero.
-Accetto. – borbottò- Ma ad una condizione…-
-Frena, Noemi. Le condizioni le faccio io. Sono IO che ho le informazioni, perciò… non hai nessun diritto di pretendere altro che la tua ricompensa.- ribatté.
L’angelo digrignò i denti, consapevole che il demone, una volta suo amante, aveva più che ragione.
-Sigilliamo tutto con un bacio?-
Lei sgranò gli occhi. –Stai scherzando?-
-OH, dopo di me non avuto più amanti e non ti ricordi come si fa? Sarò paziente e ti insegnerò.- disse ironico.
-Crowley. Smettila. Cosa vuoi in cambio?-
Rise. –Lasciami i poteri della ragazza. Tu non li puoi nemmeno tenere. Concedimi di vedere completamente il futuro, te ne renderò partecipe.- sussurrò, come se dovesse convincerla, manipolarla.
Noemi chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dai ricordi che quella voce riportava alla mente.
 
Loro due sulla spiaggia, nudi, ancora in balia di un piacere che si erano appena donati.
Libertini, questo erano. Loro amavano il loro amante sinceramente. Ma questo amore, poi finiva.
Eppure erano tornati tante volte in quell’isola. Sempre da soli.
 
-Stai ripensando a noi, vero Noemi?- sogghignò.
Lei aprì gli occhi e sollevò incredula il sopracciglio. –Non sperarci.-
-Allora, ci stai?-
Lei si avvicinò e premette le labbra su di lui. –Un patto è un patto.-
 
 
 Note dell'autrice: Ciao a tutti! Grazie a chi sta seguendo questa storia, fatemi sapere sempre cosa ne pensate. Sia negativamente che positivamente.
Volevo ringraziare in particolar modo Artefenis per il magnifico banner. 
Grazie di cuore!

Juliet 
   
 
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