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Autore: Faith_03    11/09/2015    0 recensioni
Serie di mini storie inventate per dedicare ai personaggi qualcosa di nuovo e particolare
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Nuovo Personaggio, Saori Kido, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Bondage
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Ultimo Saluto Al Maestro

Andromeda era inerme, svenuto e indossava ancora gli abiti di Hades quando Lady Isabel fu portata via dalla divinità dell'oltretomba lasciando in quelle con- dizioni il suo “contenitore”.
Fu allora che qualcosa iniziò a muoversi, da un angolino remoto della Giudecca, la catena di difesa del cavaliere prese vita come un'automa e iniziò a serpeggiare tranquilla.
Di norma la catena di Andromeda si può muovere senza che il cavaliere aprisse bocca, com'è successo già in molti casi per avvertire di un pericolo, ma in quel momento era diverso.
Si alzò come un serpente che osserva e scruta una preda, in quel caso proprio il suo padrone e poi la punta scomparì nel nulla.
La catena sferica iniziò un viaggio nell'inferno proprio com'era successo prima per salvare Pegasus, passò per tutti i gironi, se avesse avuto gli occhi avrebbe visto le più grandi sofferenze che le anime dei defunti dovevano patire dopo la morte. Il suo viaggio continuò finché non arrivò in un posto totalmente diverso, c'era luce e l'atmosfera era primaverile, c'era anche un cielo limpido e azzurro, forse era un'illusione ma sembrava che la catena fosse uscita fuori dal luogo infernale dove giaceva il suo sfortunato padrone.
Quel luogo però non era il mondo esterno, era come se fosse diviso in diversi  posti, anzi epoche, da una parte era pieno di rovine, dall'altra c'erano torri di guardia, molto alti, fatti di pietra e ci giravano persone con grandi armature medievali, da un'altra parte c'erano persone con un'armatura antica e con una croce disegnata sul petto e sullo scudo, i Crociati. Vicino c'erano i cavalieri di Malta, con la croce diversa, poi c'erano anche i cavalieri romani che passeggia- vano tranquilli tra le rovine romane e poi la catena si soffermò su un posto dove c'erano colonne greche antiche di un bianco immacolato.
Tutte le persone erano in pace tra di loro e sui loro volti la paura nei loro occhi era inesistente, la catena sferica si avvicinò a una persona dai capelli biondi e dall'aspetto robusto che appena vide l'arma per un attimo sbiancò in volto:
 “Non può essere...”
l'afferrò con entrambe le mani, sembrava che la catena aspettasse proprio quel gesto, infatti tornò indietro con l'ospite e ricomparve per intero nella Giudec- ca, la stanza di Hades, dove Andromeda era ancora sdraiato sul freddo pavi- mento. L'arma ad anelli si ritirò nel suo punto.
Albione si era per un attimo dimenticato come si respirava, in realtà poteva anche non farlo dato che era morto tempo fa, si avvicinò al suo allievo cercando di svegliarlo:
 “Andromeda... Andromeda svegliati... - cercò di non avere paura ma non era una cosa facile in quel posto – Ti scongiuro apri gli occhi... Andromeda...”
Pur essendo una specie di spirito riuscì lo stesso a girare Andromeda così pote- va respirare meglio, e mise anche una mano sul suo cuore per controllare se batteva ancora.
Intanto, nella testa dell'allievo:
 “Questa voce... La conosco...”
Andromeda iniziò a riprendersi, sentì che il petto era libero e riprese a respira-re e, molto debolmente, aprì gli occhi incontrando quelli del suo amato maestro:
 “Al...Albio...Ne ?!...”
Felice che Andromeda si stava svegliando, Albione gli sorrise:
 “Ciao mi allievo...”
era anche molto commosso per quest'occasione di poter parlare di nuovo con lui.
 “Cos'è....Dove...”
 “Stai tranquillo Andromeda, va tutto bene... Non so cosa sia successo qui e neanche perché hai addosso queste vesti che non ti appartengono... - c'era anche un pizzico di rimprovero nella sua voce – devi dirmi tu cosa ti è successo e perché...”
Andromeda notò subito che il maestro era circondato da una leggera aura bian- ca: 
 “Maestro... lei...”
 “Sì... Ma non ti preoccupare per me... Io sono felice, e vengo dal paradiso dei cavalieri, è un posto fantastico.”
Lacrime tristi iniziarono a scendere dagli occhi color smeraldo:
 “Mi dispiace... - disse leggero come un sospiro – Non potevo immaginare una cosa del genere...”
 “Ehi, Andromeda, stai tranquillo – gli mise una mano sulla fronte – ti ho detto che sto bene... Non ti disperare, va tutto bene.”
sorrise per tranquillizzarlo.
Il tocco del maestro sulla fronte di Andromeda ebbe un effetto fresco, aveva sentito alcune voci che se si passava attraverso un fantasma si sentiva freddo ma quello del maestro era più delicato, come una brezza primaverile, poi la sua voce sembrava quella di un padre preoccupato dopo che il figlio ne aveva combinata una delle sue.
Il cavaliere sentiva un gran peso nel cuore per quello che aveva combinato anche se era in buona fede:
 “Lo so... Ho sbagliato e non ne vado fiero ma, se avessi messo un freno a tutto... Tutta le sofferenze del mondo... Ero pronto a sacrificarmi per questo... Per la libertà e la pace... Ho dato il mio corpo ad Hades in persona, per salvare tutta l'umanità e Atena.”
Non c'era bisogno che Andromeda gli spiegasse il motivo, lo conosceva anche troppo bene le sue scelte, anche se non si aspettasse di certo che si offrisse ad Hades. Quel nome lo fece tremare per un secondo soltanto, poi rassicurò l'allievo:
 “Avresti sacrificato te stesso per salvare il mondo intero, e cosa sarebbe successo se alla fine il vero nemico non era veramente Hades ma un altro? E a tuo fratello che hai ritrovato non pensi, Andromeda? I tuoi amici, Atena? Io so che hai un cuore  puro e credi tanto nella giustizia come ti ho insegnato io, ma per fare in modo che essa prevalga, bisogna combattere e vincere... E sono contento che tu sia sopravvissuto a quest'impossessamento, sei il mio allievo prediletto e per quanto so che  nelle battaglie si soffre, non voglio che ti succeda nulla di male...”
Andromeda ascoltò le parole del maestro, sapeva il grosso guaio che aveva co- mbinato e che senza l'aiuto di Atena sarebbe morto, di sicuro Rune l'avrebbe mandato nel girone più sofferente di tutti per essere scampato anche lì. Forse sarebbe annegato con tutte quelle anime nel fiume Acheronte o chissà cosa... 
Tutto questo solo per aver osato provare a uccidere un Dio.
Per fortuna che era ancora vivo e stava parlando di nuovo con il suo maestro, di sicuro nessun altro avrebbe avuto quest'occasione del genere.
 “Maestro – Andromeda era sempre più debole – mi dispiace...”
 “Ti dispiace per cosa ?”
anche se la domanda dell'allievo lo stava confondendo, lui sembrava sereno,
 “Mi dispiace per la sua morte... Lei non doveva morire...”
 “Andromeda, non è assolutamente colpa tua, e io non intendo dartela, se sono morto è per aver salvato la vita a te e ai tuoi compagni d'addestramento, un maestro deve fare quello che è giusto per gli allievi, non per se stesso... C'è una sola cosa che rimpiango, e ora finalmente posso dirtela. Io sono fiero di te Andromeda.”
L'ultima lasciò di stucco Andromeda:
 “Voi, cosa ?! Cosa c'è da essere fieri in un allievo come me ? Ho ucciso un sacco di nemici, ancora non sono riuscito nemmeno ad andare nell'Isola di Andromeda per portarvi un fiore, e poi questo – indicò le vesti di Hades – non credo proprio che voi siate fieri di uno come me.”
 “Lo sono perché nessun altro cavaliere sarebbe stato in grado di ospitare una divinità per eliminare il male, tranne te... Sapevi anche che eri l'allievo più forte 
durante l'addestramento ma, tu non segui il cervello, a differenza di molti cavalieri, tu segui il cuore, e proprio per questo che sei arrivato lontano e anche   perché non voglio rimangiarmi quello che ti ho appena detto, semmai te lo ripeto, io sono fiero di te, Andromeda, e non di Reda o Salzius, ma proprio di te.”
Finalmente sul volto di Andromeda nacque un sorriso sereno, una cosa era senti- rsi dire quelle parole da un'altra persona, e l'altra invece era sentirle dalla voce del suo maestro. Anche Albione sorrise e poi alzò lo sguardo per pochi secondi:
 “Ora Andromeda devo andare, il paradiso dei cavalieri mi attende... - vide che Andromeda s'intristì di nuovo – Non essere triste Andromeda, non dovrei dirtelo per via delle regole dell'inferno ma io veglio su di te...”
Alla fine Andromeda vide il suo maestro dissolversi in un fiume di stelle come fecero i tre cavalieri d'oro di Gemini, Capricorn e Aquarius.
Andromeda era di nuovo solo anche se sentiva ancora le parole del suo maestro e, per una volta, si sentì orgoglioso e più forte, non intendeva deludere gli amici e il fratello, era sopravvissuto per salvare Atena, ed era proprio quello che vo- leva fare.
Ma appena si alzò ebbe un calo di pressione e svenne nuovamente sul pavimento di fronte al trono di Hades, vicino all'armatura si sentì di nuovo la voce di Albione:
 “Hai bisogno che te lo dica lui?”
come se avesse ricevuto un'ordine, l'armatura prese di nuovo vita e si posizionò addosso ad Andromeda, era tornato il cavaliere di sempre, degno della sua armatura e di essere l'allievo prediletto di Albione.
Nuovamente da svenuto non ebbe quel che si dice un “momento di pace” almeno per riposarsi soltanto. Dentro la sua testa sentì un'altra voce, questa volta femminile. Essa era leggera come un sussurro:
 “Andromeda...”
 “Lady Isabel ?! È lei ?! Sta bene ?”
la voce rispose:
 “No, non sono Atena, ma sono lo stesso una divinità...”
Andromeda si sentiva confuso, non conosceva altre ragazze che erano la reincarnazione di divinità femminili, a parte Daisy, ma quella non sembrava la sua voce.
 “Non capisco...”
Anche se aveva gli occhi chiusi vide formarsi nella sua mente, come un sogno una figura ma sembrava dietro a una stana nebbia perché vedeva delle macchie sfocate.
 “Non devi avere paura, non sono una nemica per te, non sono nemmeno vicino a te... Ti sto contattando da tutt'altro posto e epoca... Piuttosto non mi ringrazi ?”
Il suo tono di voce non era di rimprovero, piuttosto era il contrario, era dolce e rassicurante.
 “Ringraziarti ?! Per cosa ?”
chiese il ragazzo sempre più confuso, la voce rise delicatamente e rispose:
 “Per averti fatto parlare con il tuo maestro un'ultima volta, questo non è successo solo perché lo spirito di Hades è lontano, ma anche perché ho guidato io la tua catena fino al paradiso dei cavalieri.”
 “Grazie...”
rispose Andromenda, più vedeva attraverso la nebbia e più la figura iniziava a vedersi meglio, vedeva lunghi capelli castani e qualcosa di bianco, un vestito forse. Fu allora che chiese:
 “Come ti chiami?”
 “Il mio nome è Lachesi, e sono una delle Parche.”
 “Parche ?”
 “Le Tre Dee del Destino.”
Andromeda non ne  aveva mai sentito parlare di queste tre divinità. Aveva sempre pensato che il destino fosse solo un caso, invece ce n'erano tre, se l'avesse saputo Phoenix...
Il volto della ragazza era ancora seminascosto,
 “E cosa vuoi da me ?”
 “Ti ripeto, non sono una tua nemica, ti sono giunta in sogno per avvertirti di una cosa molto importante. Presto, molto presto,  arriverà una bambina che viene dal futuro, lei sarà la mia reincarnazione e sarò anche dentro di lei... Stai tranquillo, nemmeno lei sarà una nemica ma la sua vita è legata a te e agli altri cavalieri, lei sarà la vostra speranza...”
Finalmente Andromeda la vide, Lachesi era una ragazza molto carina, alta, ma- gra, i suoi capelli erano lunghi e castani scuri e lisci con due ciuffi più corti ai lati del viso, un colore che gli ricordava forse qualcuno. Il suo abito era in stile greco, di un bianco brillante, le maniche erano lunghissime, fino quasi al ginocchio e aperte, finendo a punta. Sulla fronte aveva un copri fronte bianco con un la testa di un diamante al centro
Ancora teneva gli occhi chiusi però solo guardandola aveva una sensazione di nostalgia:
 “Come si chiama questa bambina ?”
 “Si chiama Hikari... La riconoscerai appena la vedrai, è  uguale a me solo, – aprì gli occhi e Andromeda quasi venne un colpo, erano come quelli di Hades quando lo vide la prima volta, solo che anziché rossi, erano neri – più piccola e gli occhi normali...”
Il cavaliere non si aspettava di certo che, dopo Albione avrebbe avuto la visita di una Dea del Destino, quegli occhi gli facevano paura anche se lei era bella e sembrava delicata come una rosa bianca. Rabbrividì anche a quel pensiero.
 “Purtroppo questa bambina non avrà una vita facile, sarà in pericolo fin dalla nascita perché io sarò dentro di lei e a volte parlerò attraverso lei...”
 “Mi sento un po' confuso.”
confessò Andromeda, la Dea rise di nuovo e rispose:
 “Non preoccuparti ora, questa bambina ti assicuro che sa badare a se stessa, ha solo bisogno di un po' di sostegno, che solo uno come te può dare.”
Per un secondo nacque un sorriso sul volto di Andromeda, anche lui si sentiva rassicurato da una divinità come lei, forse gli dei li osservavano davvero, poi tornò in sé:
 “E perché io ?”
Lachesi sorrise:
 “Perchè tu sarai il suo protettore quando lei nascerà...”
La Dea scomparve nel buio e Andromeda ritornò a dormire, dimenticandosi di Lachesi.
   
 
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