C APITOLO 2
Dopo aver salutato i propri genitori, Bilbo si fermò davanti ad una pensilina della fermata del pullman e attese. Era agitato, si notava dal fatto che continuava a picchiettare le dita sulle gambe.
< < Il pullman che arriverà, mi porterà alla scuola “Albertelli”? > > chiese timidamente ad un uomo accanto, il quale annuì.
< < Grazie, perché sono nuovo in questa città e non so come orientarmi > > continuò Bilbo per far passare il tempo.
< < Esistono le mappe ragazzo! > > disse l’uomo freddamente.
Bilbo lo guardò sconcertato. Non era abituato a questi comportamenti.
Certo, Bilbo non aveva amici nel suo paese, però . . tutti si rispettavano ed erano cittadini dalle buone maniere.
Appena il pullman arrivò, tutti salirono. Timbrarono il biglietto e cercarono posto.
Bilbo osservò i sedili e ne vide uno libero vicino ad un giovane dal cappello strano.
< < Posso? > > chiese Bilbo timidamente.
< < Certo! > > rispose il giovane appoggiando lo zaino per terra, per fargli posto.
Bilbo fece per sedersi, quando vide un’anziana cercare posto. Appena notò che tutti i posti erano occupati, si attaccò al palo del pullman.
< < Prego signora > > la chiamò Bilbo.
L’anziana si sorprese e dopo aver ringraziato Bilbo, si sedette.
Bilbo indietreggiò e cercò un palo dove attaccarsi.
Alla seconda fermata, salirono altre persone, la maggior parte erano studenti.
Bilbo era basso e in mezzo a loro si sentiva molto inferiore.
Ad un certo punto qualcuno lo schiacciò e Bilbo finì con la guancia contro il finestrino del pullman.
< < Oh mi spiace > > si scusò immediatamente il giovane che gli era appena andato addosso. Era uno studente robusto, dai capelli color carota.
< < Tranquillo > > disse Bilbo.
< < Bombur! Eccoti! Finalmente sei arrivato! > > gli urlò Bofur.
< < Mi ero svegliato tardi > > disse Bombur ansimando.
Bombur aveva fatto tardi, per questo aveva perso il pullman. Così, aveva corso fino alla seconda fermata.
Il viaggio non durò molto e dopo dieci minuti, giunsero alla scuola e gli studenti scesero dal pullman.
C’erano tantissimi giovani all’ingresso della scuola, che si abbracciavano e sorridevano.
Bilbo, invece, si sentiva a disagio e timidamente, entrò nell’istituto per dirigersi dal preside.
Intanto, Thorin e suo fratello Frerin giunsero davanti alla scuola.
Appena videro i propri amici, li raggiunsero.
< < Thorin carissimo, come va? > > gli domandò Dwalin battendogli un cinque.
< < Bene > > si limitò a dire Thorin. Non aveva proprio voglia di iniziare l’anno scolastico.
< < Inizieremo bene l’anno > > sorrise Nori maliziosamente facendo l’occhiolino ad una cheerleader, che stava in compagnia delle sue amiche.
La ragazza sorrise. Nori divenne rosso come un peperone in faccia e sussultò.
< < Mi ha sorriso! > > disse entusiasta.
< < Non vorrei rovinarti i sogni, ma stava guardando Thorin > > Bofur lo fece tornare sulla realtà.
Thorin era da sempre amato da molte ragazze per via dei suoi occhi azzurri e il suo sguardo serio.
Ma Thorin non era innamorato di nessuna. Preferiva essere un tipo libero.
< < What? > > chiese Bifur.
< < A girl was looking Thorin > > rispose Bofur.
Bifur era il cugino di Bofur e Bombur. Da piccolo si era trasferito in Inghilterra con i suoi genitori, in seguito, in prima superiore si era trasferito a Roma e stava ancora imparando a parlare in italiano.
La campanella suonò, ma Bilbo stava ancora percorrendo i corridoi, finché trovò la presidenza.
Bussò alla porta.
< < Avanti > >
Bilbo entrò e salutò il preside. Era un uomo alto e dalla lunga barba grigia. Non indossava la classica camicia e giacca nera, anzi, indossava un maglione verde stropicciato e dei jeans larghi.
< < Piacere, sono il preside Gandalf, Gandalf Il Grigio – si presentò – sei nuovo. Ho conosciuto tuo padre, piacere di conoscerti Bilbo Baggins > >
< < Piacere mio > > disse Bilbo.
Dal primo impatto, Bilbo lo trovò già simpatico.
< < Spero che ti troverai bene nella nostra scuola signor Baggins > > disse il preside alzandosi e avvicinandosi al ragazzo.
Gli cinse le spalle con un braccio e lo accompagnò nella sua aula.
Percorsero tanti corridoi e salirono al terzo piano. Il preside bussò ad una porta.
< < Avanti > > disse una voce femminile.
Gandalf entrò e salutò la classe e l’insegnante di latino, Galadriel, una donna bellissima e amata da tutti gli studenti per la sua bontà.
< < Buongiorno ragazzi – disse il preside – spero che le vacanze siano andate bene, bentornati a scuola > > sorrise.
< < Io non vedo l’ora di imparare nuove cose > > disse Thranduil, un ragazzo biondo e dagli occhi azzurri alzando la mano. Egli era il bulletto della classe, non amava studiare, inoltre, anche lui era circondato da molte ragazze.
< < Che gran lecc . . . > > stava per mormorare Dwalin, quando Dori, accanto a lui, gli diede una gomitata.
< < Thranduil, sono contento di vederti così attivo, sono contento che tu abbia messo la testa a posto > > sorrise Gandalf.
Si inchinò e si voltò. Sgranò gli occhi appena notò che Bilbo non era ancora entrato.
< < Sono venuto per presentarvi un nuovo studente – disse uscendo e prendendo Bilbo per il braccio facendolo entrare – si chiama Bilbo Baggins. Si è trasferito da poco. Viene dal Trentino Alto Adige > >
Bilbo deglutì a fatica appena vide una classe composta da 28 studenti. Lo stavano osservando curiosi, altri, invece, lo deridevano già per i suoi vestiti colorati e particolari.
< < Piacere di conoscerti > > sorrise Galadriel stringendogli la mano.
< < è uno studente da voti eccellenti, siamo fortunati ad averlo nella nostra scuola > > sorrise Gandalf.
Alcuni ragazzi già lo fulminarono con lo sguardo. Lo consideravano un intruso. Questa era solo invidia.
Gli amici di Thorin, invece, non vedevano l’ora di conoscerlo.
< < Bene. Vi lascio alla vostra lezione > > salutò poi il preside andandosene.
< < Bilbo, guarda, là c’è un posto libero > > disse l’insegnante Galadriel facendogli segno con il dito.
Bilbo guardò verso la sua direzione e vide un banco vuoto, accanto ad un ragazzo dai capelli neri, occhi azzurri e lo sguardo serio, che stava giocherellando con la matita.
Lo inquietava non poco. Lo salutò e si sedette.
< < Ciao, come ti chiami? > > gli chiese Bilbo prendendo un respiro.
< < Thorin > > rispose freddamente il ragazzo senza guardarlo in faccia.
Bilbo sospirò e guardò dritto a sé, per ascoltare l’insegnante che avrebbe spiegato il programma del nuovo anno.
Appena suonò la campanella dell’intervallo, tutti uscirono dalle proprie aule per fare uno spuntino.
Thorin si alzò immediatamente e si diresse verso Dwalin, lasciando Bilbo solo, sul suo banco.
Mentre Bilbo stava rimettendo i suoi libri nello zaino, qualcuno si avvicinò.
< < Ciao. Piacere, sono Bofur! – si presentò il ragazzo che Bilbo aveva visto sul pullman – ci siamo già visti sul pullman > >
< < Ah, sì mi ricordo > > sorrise Bilbo.
< < E loro sono Bombur, mio fratello, Bifur, mio cugino, Nori, Ori, Dori, Oin e Gloin > > disse facendo spazio agli altri che si avvicinarono a stringergli la mano.
< < Dunque, tu abiti in Trentino > > disse Bombur.
< < Sì, nella Valle di Primiero > >
< < E com’è? Ti manca? > > chiese Gloin, un ragazzo dai capelli rossi e lunghi.
< < è un luogo di montagna molto bello, mi manca molto, non volevo venire, avrei preferito rimanere là > > rispose Bilbo tristemente.
< < Dwalin! Thorin! Avete sentito? Abita in montagna! > > disse Bofur voltandosi verso di loro, i quali annuirono.
In realtà, a loro non interessava affatto conoscere Bilbo.
< < Non farci caso Bilbo, sono timidi > >
< < Noi NON siamo timidi! > > sbottò Dwalin.
< < Andiamo. Siate un po’ più gentili con il nostro nuovo arrivato > >
I due amici rotearono gli occhi e uscirono dall’aula, mentre Bilbo abbassò lo sguardo tristemente.