Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Mai Valentine    13/09/2015    2 recensioni
Se Merida principessa ed erede di DunBronch si inoltrasse nella fitta foresta e seguendo il suo istinto trovasse un anello di ghiaccio? E se Elsa regina di Arendelle sognasse la coraggiosa e ribelle Merida e un regno devastato dalla guerra? Un viaggio oltre il tempo, un legame oltre ogni confine, una regina e una principessa così diverse unite da uno strano scherzo del destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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DunBroch
 
Il sole tramontava oltre il mare e la strada che conduceva al castello era sgombra da fastidiosi passanti; contadini e mercanti erano già tornati alle loro dimore. Spronò Angus battendo piano i talloni sul ventre e  il destriero nitrì correndo. In un batter d'ali raggiunsero  le scuderie. Con abilità smontò dal cavallo e gli accarezzò il muso.
         «Lo so che vuoi le carote» e sorridente sfilò dalla cesta di una delle servette che passava in quel momento una mela e la offrì al destriero. «Pensi che vada bene lo stesso?» Angus sbatté lo zoccolo per terra sollevando polvere e con un morso afferrò il succoso frutto dalla mano della padrona. Merida rise divertita.
         «Ora devo proprio andare, ho una certa fame» lasciò il destriero alla mela e corse all'interno del grande castello passando prima dalle cucine. Agile e furba come una volpe rubò un vassoio di dolcetti, le cuoche erano  troppo interessare a decapitare galline per  badare a lei. Solo Maudy le lanciò un'occhiataccia torva mentre batteva la carne sul tavolo.  «Buona giornata a tutte voi!» disse scivolando nella sala principale del castello.
         Il re Fergus con una mano reggeva un cosciotto di pollo e con l'altra un boccale colmo di  vino e pieno d'entusiasmo raccontava ai tre piccoli principi, annoiati e stanchi delle solite storie del padre, come aveva catturato  un grande e grosso cinghiali pochi giorni prima.
         «E poi il  cinghiale lo ha sollevato con le sue grandi zanne e sbam — Merida  sbatté sul tavolo il vassoio dando enfasi al racconto — l'ha  scaraventato in terra!» I principi guardarono con ammirazione la sorella riprendendosi così dal loro torpore. Elinor sollevò lo sguardo dalla cena  scuotendo il capo.
         «Però ho vinto io contro quel bastardo!» esultò il re  sollevando in alto il boccale, alcune gocce bagnarono il pavimento di un rosso vermiglio.
         «Ma non ti andrà così bene la prossima volta. Preferirei che tu restassi di più a casa, con i tuoi figli piuttosto che fuori a catturare belve selvagge. Ah, come devo fare con te?» sospirò  la regina  massaggiandosi le tempie.
         «Donna i miei figli impareranno presto a cacciare, ormai si stanno facendo grandi e diverranno magnifici guerrieri». 
         Elinor roteò gli occhi al cielo per posare lo sguardo sulla principessa.
         «E tu cara, cosa hai fatto oggi?»
         Merida fissò la madre, ingoiò in un solo colpo quattro dolcetti e per poco non si strozzò per risponderle.
         «Ho trovato una grotta tutta di ghiaccio. I raggi solari si riflettevano sulle sue pareti creando magnifici giochi di luce e incuriosita vi sono entrata. Ho percorso vie labirintiche  che mi hanno condotta fino a una scala di puro ghiaccio e ho trovato questo su un trono abbandonato» raccontò tutto d'un fiato senza pause e sfilò l'anello dalla borsa  posandolo al centro del tavolo. Elinor, Fergus e i tre principi si sporsero per ammirarlo rimanendone abbagliati. Il re allungò una mano, ma non appena lo sfiorò l'anello emanò una scintilla azzurra che lo scaraventò per aria congelando parte del tavolo. La regina si alzò dalla sedia soccorrendo il marito. Merida  raggiunse suo padre e sua madre per aiutarli.
         «Che caduta ragazzi! Magnifico oggetto» rise il re per nulla preoccupato e ferito.
         «Ma pericoloso» sentenziò la monarca. Merida tornò al tavolo e con il cuore in gola afferrò lo strano oggetto.
         «Merida non lo fare» urlò sua madre. La principessa ignorò le grida della sovrana e abbellì il suo dito indice con l'anello,  non accadde nulla. Per un breve istante delle parole si mostrarono innanzi ai suoi soli occhi che ripeté ad alta voce.
 
Cuore impavido e coraggioso,
l'anello ha scelto te come suo alleato prezioso.
Attenta al suo potere che può diventare pericoloso,
se in mano al nemico dovesse cadere.
Un aiuto troverai se oltre  il tempo viaggerai.
 
         «Ma che cosa significa? Odio gli indovinelli» sbuffò la principessa calciando un cosciotto di pollo un po' troppo forte che per poco non colpì Maudy. La cuoca spaventata e terrorizzata dal cibo volante e dal ghiaccio che copriva parte del  tavolo lasciò cadere  il vassoio d'argento che reggeva tra le mani  sul pavimento e  fuggì urlando.
         «Quella donna è davvero sconvolta dalla nostra famiglia!» Fergus scoppiò in una fragorosa risata. Elinor lo guardò torvo e il re abbassò il capo dispiaciuto. La regina afferrò il vassoio caduto in terra prendendo le lettere che vi erano poggiate sopra.
         «In questa confusione generale vi siete tutti dimenticati una cosa: i clan faranno ritorno a DunBroch, come ogni anno per conquistare la mano della principessa, Merida sarai pronta ad affrontarli — si interruppe notando un'altra missiva  —. Oh, sono sorpresa...» disse Elinor guardando le lettere.
         «Cosa c'è cara?» domandò il re avvicinandosi alla moglie abbracciandola.
         «Quest'anno parteciperà un quinto Clan...Non mi aspettavo che gli Sutherland già fossero diventati così famosi» aggrottò le ciglia preoccupata.
         «Che vuoi che sia la nostra Merida batterà tutti, non è vero? Eh, ma dove è andata? Era qui fino a poco tempo fa» si guardò intorno ma della principessa non vi era più traccia.
         Merida era montata in groppa al suo fedele Angus, pronta a partire al galoppo per rimettere al suo posto l'anello. Non era lei l'alleato prezioso di cui parlava quella filastrocca, non era lei che doveva possederlo  e non voleva fare del male alla sua famiglia. Prima di spronare il destriero a una sfrenata corsa tentò di sfilarsi il monile, senza successo. Più provava levarlo, più l'anello mordeva la carne divenendo sempre più stretto.
         «Maledizione... Cado!» scivolò giù dalla groppa di Angus, sputando erba e fieno. Alzò lo sguardo verso l'alto e si trovò sua madre che la guardava con dolcezza. La principessa si alzò da terra fissando sua madre con occhi colmi di paura, come quando erano andate nella capanna della strega per sciogliere l'incantesimo.
         «Ho provato a levarlo ma vedi non si sfila» tentò ancora una volta.
         «Merida, calmati».
         «Non voglio farvi del male, hai ragione è pericoloso e può portarci solo guai meglio che me lo leva» iniziò a morderlo battendo i denti. Elinor sospirò.
         «Merida questo anello ti ha scelto, come i fuochi fatui». Le parole della sovrana calmarono l'animo agitato dell'erede di DunBroch che non tentò più di sfilarsi l'anello di ghiaccio.
         «Allora cosa dobbiamo fare?» chiese con tono preoccupato.
         «Non saprei, forse compariranno altre parole o forse hai mangiato troppi dolci e si sfilerà da solo» ridacchiò cercando di rassicurarla.
         «Mamma» la rimproverò la giovane donna.
         «Forza torniamo dentro, devi preparati a una sfida, gli eredi dei Clan sono più agguerriti che mai e tuo padre non vuole assolutamente che tu sposi un Dingwall».
         «Ho già la vittoria in pugno». Risero entrambe. Tutti sapevano che  i giochi erano solo un modo per incontrarsi e rafforzare così la loro alleanza; il matrimonio era diventato una scusante per divertirsi e non più una pretesa al Trono. Nessuno di quei ragazzi avrebbe mai conquistato il cuore di Merida e di questo la regina ne era consapevole. Elinor  strinse a sé sua figlia con forza. La sua piccola coraggiosa era cresciuta e stava diventando davvero una bella donna indipendente e fiera, non poteva che esserne orgogliosa, e presto avrebbe governato su tutti  i Clan con giustizia e bontà. Ad un tratto si incupì. Il pensiero di un quinto  partecipante ai giochi la innervosì, rimase a fissare il vuoto lasciando che Merida la precedesse.
         «Madre qualcosa la turba?» domandò la ragazza voltandosi indietro avvertendo l'assenza di sua madre.
         «Guarda il tempo è cambiato. Presto, entriamo dentro ».
         Nuvole grigie e cupe si addensarono nel cielo. La pioggia iniziò a battere prima a piccole gocce, poi sempre più forte  sulla terra, sulle loro teste. Corsero al riparo all'interno della mura del castello. Tre uomini vestiti di nero le osservavano con estrema attenzione.
 
Arendelle
 
 Il sole era già tramontato oltre il mare da molte ore e non sarebbe apparso fino al mattino dopo per poi scomparire ancora in un ciclo infinito. Elsa avrebbe voluto essere come il sole, irradiare luce e calore ogni giorno, invece si rendeva conto di essere lontana e fredda come la luna, o così appariva agli occhi di molti dignitari venuti dai paesi più lontani per conoscere la regina delle nevi, quell'epiteto le era stato cucito addosso con estrema perfezione. Quella mattina aveva dovuto affrontare molte udienze, firmare carte e provvedere ai beni commerciali di Arendelle. Era stanca. Poggiò il gomito sull'elegante scrivania di mogano e la testa sulla mano chiusa a pugno. Sospirò. Pensò al sogno; cercò di  portare alla mente ogni dettaglio  ma riusciva solo a vedere il volto di quella ragazza  dai lunghi e ricci capelli rossi e dagli occhi color dell'acqua marina. Si torturò le mani nel tentativo di controllare il suo potere,  su gran parte delle pareti si addensava freddo ghiaccio e tutto il suo corpo era avvolto da candida neve. Bussarono alla porta. Elsa trasalì.
         «Si?» domandò la regina celando il nervosismo.
         «Maestà il Laird* Sutherland di Dunbroch è giunto dalla Scozia  e chiede di essere ricevuto» le comunicò Kai. Silenzio. «Maestà cosa devo dire al principe?» insistette il servitore.
         «Oh, si che lo riceverò nella sala delle udienze, a breve» rispose con gentilezza.   «La ringrazio, maestà».
         Sentì i passi di Kai allontanarsi dall'uscio della porta. Al centro  della stanza turbinava una bufera, ancora non riusciva a domare alle perfezione le sue emozioni quando era sola e libera di agire.  Si guardò allo specchio e passandosi una mano tra i capelli prese fiato, incontrare nuove persone, soprattutto principi la rendeva particolarmente nervosa.  
         «Prima lo conoscerò e  prima la tortura finirà». Con passi leggeri ed eleganti uscì dalla sua stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
          Quando Elsa giunse nella sala delle udienze trovò il Laird al centro della stanza fermo come una statua greca. Indossava il tipico abito della sua terra: un kilt dal tartan nero e rosso, erano i colori del suo clan; al di sopra del gonnellino era vestito con una giacca nera che lasciava intravedere il colletto della camicia bianca. La regina lo fissò per imprimere al meglio il volto di quell'uomo nella mente. Il viso era spigoloso, altero e nobile. I capelli neri erano raccolti in un nastro verde scuro che si intonava al colore dei suoi occhi, gelidi lucenti. Per un attimo un brivido freddo le accarezzò la schiena. Era un volto privo di sentimenti. Provò paura.  Il nobile si inchinò al cospetto della regina.
         «Me l'avevano detto in molti che la vostra figura era superba e splendida, ma non credevo fino a questo punto. Ho fatto bene a compiere questo viaggio per poterla ammirare altezza».
         «Se è giunto fino a qui per questo credo che abbia sprecato tempo inutilmente» chiuse le braccia al petto, sfidandolo. Il Laird arricciò le labbra sottili in un sorriso.
         «No, non solo per questo, ma è certo che ne sarebbe valsa a ogni modo la pena» prese una lunga pausa, accorciando le distanze dalla regina. Si trovarono viso contro viso, la sovrastava di molto in altezza. «Comunque sia sono qui per porle un affare che renderà vantaggio al vostro regno e al mio» scrutò con attenzione la sovrana. Elsa vide il pavimento ghiacciarsi sotto i suoi piedi e fece un passo in avanti celando la magia, il gesto veloce e nervoso  non sfuggì agli occhi vigili dell'uomo che la guardò con interesse.
         «Sono pronta ad ascoltarla» le mani tremarono, qualcosa nello sguardo del Laird la spaventata, anzi la terrorizzava.
         «Potremmo unire i nostri regni in un contratto matrimoniale. Arendelle ha un sovrano intelligente, abile e forte, tuttavia è priva di un esercito. Certo i  poteri di vostra altezza sono sorprendenti, eppure mi chiedo cosa farebbe mai se un intero esercito piomberebbe qui, quanti riuscirebbe a sconfiggerne? DunBroch, invece,  pur essendo un piccolo regno è  forte e pieno di validi combattenti pronti a proteggerla». Elsa lo guardò dalla testa ai piedi con alterigia, aveva rifiutato molti pretendenti, scartando ogni proposta di matrimonio, tutti volevano il suo potere e quell'uomo che aveva di fronte non era da meno e mai e poi mai avrebbe permesso  ad un esercito di entrare  nel suo regno per quanto forte e valoroso potesse essere. Arendelle avrebbe mantenuto la sua indipendenza per sempre.
         «La mia risposta è no. Non posso sposare un uomo che non conosco e sopratutto del quale ignoro il nome» alzò un sopracciglio, sicura della sua vittoria. Il Laird porse un nuovo inchino.
         «Io sono Ramsay Sutherland, erede e primogenito di DunBroch, la mia famiglia è potente e famosa in quelle terre, purtroppo non lo erano i suoi predecessori— un sorriso enigmatico si dipinse sul suo volto —. Ma  basta divagare, attendo una sua nuova risposta».
         «No» rispose secca e decisa. Ramsay abbassò il capo sconfitto.
         «Mi avevano detto anche questo, la regina di Arendelle è davvero una donna  bella e fredda come il suo potere».
         Elsa ingoiò un boccone amaro, era questo che pensavano tutti di lei? Scosse il capo, non era quello il momento adatto per lasciare spazio ai sentimenti.
         «Per scusarmi del lungo viaggio che ha dovuto affrontare la invito a restare ad Arendelle, nel mio castello, per la festa del mio compleanno che si terrà a breve. Kai e Gerda vi accompagneranno nella vostra stanza. Ora con permesso dovrei andare, ho molto lavora da svolgere».  Girò le spalle al Laird e uscì dalla sala con il cuore che le martellava nel petto. Voleva scappare da quell'uomo il più lontano possibile. Lo aveva invitato al castello seguendo il protocollo di gentilezza e cortesia, anche quando un ospite non era gradito bisognava mostrarsi cordiali e disponibili,  mai rendere palesi le proprie antipatie a viso aperto, questo gli aveva insegnato suo padre. Celare, domare, mai mostrare. 
         Correndo raggiunse la sua stanza e rifugiandosi sbatté la porta, appoggiando la schiena al duro legno scivolò in terra. Aveva mantenuto le apparenze fino a quel momento, era riuscita a reggere quello sguardo così crudele e lucido, se vi fosse stata Anna con lei tutto sarebbe stato diverso... Sua sorella dov'era? Era già buio da molto. Si alzò e corse alla finestra. Il vento soffiava battendo sui vetri, incessantemente. Presto sarebbe giunta una bufera. Anna e Kristoff non potevano essere così irresponsabili da non rientrare al castello prima della tempesta. Sicuramente presto avrebbe udito la voce di Anna esultare di gioia spalancando la porta della sua stanza. Sorrise e quel pensiero rassicurante la convinse a distendendersi sul letto; aveva bisogno di riposo. Chiuse gli occhi.
         «Io sono Merida erede e primogenita di DunBroch e sono qui per riconquistare la mia terra». "E ti prego Elsa non abbandonarmi ora". 
        
 
 
 
Angolo Autrice:
         Salve a tutti e buona domenica. Come avete potuto notare in questo capitolo ho aggiunto un nuovo personaggio, totalmente di mia invenzione, tranne per il nome che mi sono lasciata ispirare dal Trono di Spade e il cognome che appartiene davvero a un clan scozzese; spero che questa nuova figura vi abbia almeno un po' intrigato e incuriosito. Anche la Filastrocca che recita Merida è di mia invenzione.
         Il termine Laird può essere tradotto anche come Lord, erano ricchi proprietari terrieri che governavano sui clan loro affiliati.
          Ringrazio i lettori e chiunque deciderà di lasciarmi una recensione, sia positiva, sia negativa, sono qui per migliorare. nBr
   
 
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