IL MIO POSTO
“Il cuore umano è come la gomma:
pochissimo basta a gonfiarlo,
e moltissimo non riesce a farlo
scoppiare.
Se poco più che nulla lo turba,
ci vuole poco meno che tutto per
spezzarlo.”
(Agnes Grey, Anne Brontë)
Leggendo e rileggendo quelle
parole Miranda continuava a chiedersi cosa significassero esattamente. Capiva,
nel suo piccolo, che erano parole importanti e cariche di significato, che per
certi versi avevano influenzato la vita della sua mamma a tal punto che a soli
otto anni lei gliele aveva fatte leggere.
Ipotizzò diverse teorie
e in alcuni momenti, anche se per pochissimi secondi, si chiese come mai la
mamma le leggesse certi libri invece di semplici fiabe.
Quelle parole la
ipnotizzavano e la rendevano confusa. Che fossero un inno alla vita e al
coraggio? Che ci fosse tra le righe un messaggio nascosto che i suoi otto anni
non riuscivano a cogliere?
Rilesse quelle stesse
cinque righe per ore ed ore prima di giungere alla conclusione che era meglio
chiedere spiegazioni.
Stringendo nella
sua piccola mano il libro, tenendolo
aperto nella pagina che conteneva quelle parole, si alzò con calma dal grande
divano e si diresse in cucina:
«Queste parole mi
piacciono mamma ma non credo di capirne fino in fondo il significato.» Le
disse.
La mamma la guardò e
sorrise: «Non importa se adesso non le comprendi. Un giorno le capirai e
saranno qui su questo stesso libro per ricordarti che dentro di te c’è una
forza nascosta che ti farà andare avanti e ti aiuterà quando crederai di non
farcela.»
La bambina rilesse i
versi: «È come quando tu dici Mi piego ma non mi spezzo?»
«Si più o meno è così..
»
Miranda le sorrise e
sembrò riflettere su quello che la mamma le aveva appena detto. Erano belle
parole e grazie alla spiegazione aveva fatto un po’ di chiarezza dentro di sé.
Quei versi erano un inno alla sensibile forza che ognuno ha dentro. Sapeva che
col tempo avrebbe imparato ad apprezzarli maggiormente, ma già da ora si
chiedeva se colei che li aveva scritti li aveva dedicati a qualcuno in particolare,
ad esempio alla “Agnes Grey” del titolo o semplicemente li avesse scritti come
“celato” e poetico incoraggiamento a se stessa durante un momento duro della
sua vita. Forse un giorno l’avrebbe scoperto o forse non avrebbe mai avuto una
risposta. Mentre li rileggeva pensò che comunque, non era poi così importante, Anne
Brontë le
aveva dedicate a tutti quelli che come
lei li avrebbero letti.
Quindici
anni dopo, Miranda era una giovane donna di ventitré anni. Viveva con la madre
a New York, in un bell’appartamento sulla 5th Avenue, ad un passo dallo
shopping.
Sua
madre era un avvocato di successo e di suo padre non ne sapeva praticamente
nulla. Cresciuta in modo abbastanza normale, aveva imparato fin da piccola a
cavarsela da sola in ogni situazione. Non che si cacciasse in guai
particolarmente seri, anzi.. ma era pronta a qualsiasi evenienza.
Non
aveva parecchie amicizie, ma ne aveva due che valevano più di mille. Il suo
migliore amico: Dave, un tipo tranquillo e simpatico
con cui condivideva ogni cosa, e la segretaria di sua madre che lei considerava
una sorta di zia: Maddie… Un tipo un po’ fuori dagli
schemi ma decisamente fantastico.
Al
contrario di molti suoi compagni, Miranda dopo la scuola aveva deciso, pur
essendo una studentessa in gamba, di non frequentare il college, e di dedicarsi
a quella che da parecchio era ormai la sua passione: i dolci.
Preparava
i dolci da quando aveva quindici anni ed era l’unica cosa che voleva fare.
Aveva frequentato un corso nella sua città, partecipato a qualche gara
cittadina e poi aveva trovato in internet l’occasione della sua vita, uno stage
presso la prestigiosissima scuola per pasticceri Hamilton, che si occupava di
dolci dal Medioevo..Ok, non proprio da Medioevo ma da
tanto tantissimo tempo.
Tutto
quello che doveva fare era spedire una domanda di ammissione con le foto di
qualche dolce da lei preparato, se ne aveva degli attestati di partecipazione
ad altri corsi, e una breve motivazione del perché avrebbe dovuto essere
scelta.
A
quel punto aveva preparato torte e biscotti vari per fotografarli, aveva fatto
una copia del suo attestato del corso frequentato a New York e scritto una
brevissima motivazione di due righe: Amo
preparare dolci... Prendetemi e non ve ne pentirete.
Forse
non era una vera e propria motivazione, ma era l’unica cosa che le era venuta
in mente. Ad ogni modo aveva preparato tutto e aveva spedito la sua lettera.
Due
settimane dopo aveva perso ogni speranza di essere presa e mestamente se ne
stava al parco con Maggie, il cane del suo vicino di casa che ogni tanto
portava a spasso..
«Sai
cosa stavo pensando Maggie? Se non mi ammettono allo stage potrei iniziare a
preparare dolcetti per cani… Che ne dici?»
La
risposta che ricevette fu una scodinzolata e due abbai come di approvazione.
Miranda
rise appena. «Sapevo che saresti stata d’accordo.»
Il
cane scodinzolò e saltellò di gioia.
«Il
postino!» Esclamò di colpo Miranda alzandosi dalla panchina su cui era seduta.
«Andiamo a vedere se c’è posta per me…»
Avviandosi
in fretta verso l’uomo, una lieve speranza si riaccese in lei. Attraversò la
strada e raggiunse il postino. «Salve… Sono Miranda Cooper, c’è della posta per
me?»
L’uomo
le sorrise e controllò nella sua borsa.. Dopo qualche minuto tirò fuori una
busta. «Ecco a lei signorina»
Sorrise
e ringraziò l’uomo mentre con una leggera ansia girava la busta per vedere il
mittente. Lesse un paio di volte prima di convincersi che ci vedeva bene.. La
lettera che attendeva era arrivata e lei la stringeva tra le mani. Era l’inizio
di un sogno? O la fine?