Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: Meramadia94    17/09/2015    2 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Era passato diverso tempo da quando Lunette e D'artagnan erano tornati dal soggiorno in  Guascogna, dove D'artagnan aveva rivisto i suoi amati nonni e aveva condotto con sè Lunette, affinchè potesse vedere con i suoi occhi la casa e le terre che avevano visto nascere il grande amore tra i suoi genitori e poi che avevano visto nascere anche lei.
I sei mesi erano passati alla fine, e come succede alla fine di ogni vacanza, era arrivato per ambedue il momento di tornare alla loro consueta vita parigina.
Da allora, era passato un anno.
Le cose avevano piano piano ripreso il loro corso: D'artagnan era tornato in caserma con i suoi tre amici ed aveva ripreso felicemente la relazione con la bella Costance, e Lunette aveva ripreso il suo lavoro di domestica presso la casa di Aramis.
Insomma tutto come al solito... anzi, per la vita che erano abituati a condurre i moschettieri iniziavano a credere che fosse tutto un po' troppo monotono per i loro gusti.
'' Significa che il mondo è in pace.''- aveva commentato Athos una sera mentre lui e il resto del gruppo cenavano nella loro osteria preferita.
Ma quella pace era destinata a finire presto.
Molto prima di quanto potessero immaginare.
Iniziò tutto con una rissa.
'' LASCIATEMI ANDARE!!!''- strillò una voce femminile.
I moschettieri si voltarono e videro uno spettacolo agghiaciante.
De Jussac ed un gruppo di loro guardie stavano inmportunando una giovane fanciulla, una venditrice ambulante di fiori da cui proprio qualche istante prima Aramis aveva comprato un mazzo di fiori a nome di D'artagnan, suggerendogli di portarlo a Costance per scusarsi del ritardo che stava facendo.
'' Andiamo.... divertiti un po' con noi, e noi compreremo i tuoi fiori.''- fece De Jussac senza lasciarle andare il braccio.
Ecco, se c'era una cosa che un moschettiere non riusciva a sopportare, sia come soldato che come gentiluomo, era che qualcuno abusasse dei propri gradi magari per infastidire una ragazza innocente.
Ragion per cui, il quartetto non si fece troppi complimenti ad intervenire in favore della ragazza e ad azzuffarsi di santa ragione con il vice capitano delle guardie del cardinale e con i suoi tirapiedi.

'' E' stata gentile...''- fece Athos accompagnando Aramis per un pezzo di strada dopo la rissa.
Il risultato li aveva riempiti di soddisfazione.
Moschettieri 1, cardinalisti 0.
Ma sapevano anche che il giorno dopo, quasi certamente, Treville avrebbe dato loro una tirata d'orecchi esemplare.
Poco male, pensarono entrambi, ne è valsa le paena.
Poco dopo, la ragazza che avevano difeso aveva ringraziato Aramis regalandogli un altro mazzo di fiori.
'' A regalarti un mazzo di fiori, voglio dire.''- precisò Athos.
Aramis aveva accettato di buon grado, ma solo perchè doveva fare un regalo.
Era diverso tempo che Lunette era strana.
Era tornata a casa da un anno, dopo la visita alla casa dei suoi genitori ed alla loro tomba, e dopo i primi sei mesi, aveva iniziato a comportarsi in modo strano.
Sì, svolgeva il suo lavoro come al solito, ma se qualcuno di loro le proponeva di uscire per cavalcare o per fare qualcosa che non fossero allenamenti lei rifiutava sempre.
Inoltre, aveva uno sguardo sempre triste e malinconico.
Era passato molto tempo dall'ultima volta, ma Aramis aveva un' idea abbastanza chiara di cosa angustiasse la sua amica.
Nicolàs Montmercy.
Era partito un anno e mezzo prima da Parigi, dicendo di voler tornare a casa per un po' e che poi sarebbe tornato, ma in tutto quel tempo non solo non si era mai fatto vedere ma non le aveva fatto nemmeno sapere tramite un biglietto se era ancora vivo.
E questo riempiva di tristezza la sua giovane serva, che malgrado lo negasse con forza a chiunque e a volte sembrava quasi sincera, si era innamorata del giovane nobile.
Aramis da una parte era felice per lei, come avrebbe potuto esserlo per una sorella minore, ma dall'altra parte era angustiata nel vedere la sua amica così triste per via di quel tizio che stando a lei e ai suoi amici moschettieri, se la stava prendendo decisamente troppo comoda.
'' Magari con questi fiori riesco a farla sorridere.''- pensò la bionda entrando in casa.
Lunette era seduta su una sedia vicino alla finiestra.
Capelli acconciati in una treccia, vestito composto da una camicetta bianca ed una lunga gonna blu.
Tra le mani aveva un libretto rilegato, che sembrava avere diversi anni, ma ultimamente Lunette lo leggeva e lo rileggeva con la stessa regolarità con cui Aramis si cambiava le camicie.
'' E' il diario di tuo padre, vero?''- fece Aramis poggiando i fiori sul tavolo prendendo posto accanto alla sua domestica.
Lunette annuì, abbozzando un sorriso.
Quando Victor, il nonno di D'artagnan, aveva portato lei ed il nipote a vedere la depandance che suo padre e sua madre avevano trasformato nella loro dimora, Lunette era rimasta per molto tempo in particolar modo nella saletta privata del padre.
La stanza in cui passava diverso tempo a leggere, scrivere e molto spesso, lui, Treville ed il padre di D'artagnan si sifdavano in duelli di scherma proprio in quella stanza.

'' Una volta, con una stoccata, ha messo fuori combattimento persino Treville.''- aveva detto Victor, causando l'incredulità del nipote.
'' Non sapevo questa cosa sul conto del nostro capitano...''- fece il guascone leggermente divertito nell'immaginarsi la scena.
Lunette guardava tutto ciò che era nella stanza con palpitante curiosità, quasi come se le cose presenti potessero parlare e raccontarle storie sui suoi amati genitori, ma non potè trattenersi -'' E ti conviene tenerlo per te, se ci tieni al tuo lavoro.''

Ed era proprio in quella stanza, che la ragazza aveva trovato quel libretto.
Il diario di suo padre.
Quel quadernetto sul quale aveva annotato tutto da prima de torneo di scherma dino al giorno in cui smise di scrivere.
L'ultimo appunto era un saluto per lei.
'' Adorata bambina mia, se stai leggendo questo vuol dire che il tuo papà è morto in battaglia. Spero che il cielo mi assista e mi faccia ritornare da te, tesoro mio, ma nel caso io non dovessi rivederti mai più... voglio che tu sappia che io e tua madre ti abbiamo amata più di qualsiasi altra cosa al mondo e che saremo sempre orgogliosi di te, qualsiasi cosa tu farai.
Il tuo papà.''
Ma al momento, la giovane non stava leggendo.
I suoi occhi erano fissi su un disegno che raffigurava due persone. Un uomo e una donna.
L'uomo aveva uno sguardo fiero, indossava una camicia bianca ed una giacca color terra, aveva la carnagione olivastra, dei baffi molto eleganti e gli occhi azzurri, molto profondi. Capelli neri come le ali di un corvo.
La donna era bellissima nel suo abito  d'organza bianco non ricco, ma ugualmente stupendo nella sua semplicità. Aveva i capelli scuri, leggermente più chiari rispetto a quelli del marito, e al posto degli occhi pareva avere due scheggie d'ambra incastonate nelle orbite.
Sorrideva amabilmente e sembrava non poter essere più felice di così. E vi era un dettaglio che non lasciava dubbi, sull'identità dei due.
Il bracciale che la donna portava al polso.
Lo stesso che Lunette aveva portato con sè per tutta la vita.
'' Ti mancano vero?''- fece la bionda mettendole un braccio intorno alle spalle per consolarla.
Lunette annuì.
Non li aveva mai visti nè conosciuti.
Eppure le mancavano da morire.
'' Spero solo di non deludere le loro aspettative...''- borbottò Lunette.
Aramis la guardò sconcertata e poi le sorrise amichevolmente.
'' Credimi, non le hai deluse. Anzi... hai contribuito a salvare la Francia, sei rimasta una ragazza dolce ed onesta, malgrado tutto quello che il tuo vecchio padrone ti ha fatto passare, non hai paura di dire la tua... ed hai salvato me.''
Ora era Lunette ad essere sconcerta.
'' Come prego?''
'' Mi sei sempre stata vicino, sempre e comunque. Persino quando era palese che stavo tradendo i miei amici, tu non hai esitato a restare con me pur conoscendo i rischi.
E mi hai impedito di commettere un delitto che mi avrebbe torturato per il resto della vita.
Credimi, non potrebbero essere più orgogliosi di così.''
Le due donne si strinsero in un abbraccio fraterno, uno di quegli abbracci che non si davano più da prima che Lunette partisse per la Guscogna.
Si erano invertite i ruoli.
Da che Lunette consolava Aramis per la perdita del suo amore, adesso era Aramis a dover rassicurare la ragazza e starle accanto.
'' Nicolàs...''- fece dentro di sè con un moto di rabbia -'' Sbrigati a tornare, prima che la tua Lunette se la porti via qualcun altro.''

  
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