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Autore: Deliquium    17/09/2015    2 recensioni
Una manciata di storie. Fugaci occhiate alle vite di alcuni Specters. Tra presente e passato. L'addio all'umanità. I ricordi. Le cose che non faresti mai. E un solo Dio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Garuda Aiacos, Harpy Valentine, Wyvern Rhadamanthys
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Save Our Souls


[ Colui che cambia ]


Guardati, Quirin!
Sprofondato in quella poltrona, la testa incassata nelle spalle, la mano burrosa che si tuffa nel sacchetto per surgelati pieno di patatine fritte, le guance gonfie. Mastichi come un vecchio grasso maiale.
Hai capelli castano chiaro, ma così unti che sembrano neri. Hai la faccia sudata come se avessi corso e gli occhiali spessi un dito che deformano i tuoi occhi. Il tuo sguardo non lo muovi di un millimetro dallo schermo.
Siamo sicuri che sia tu? Io non ne sono tanto sicura.
Sei così grasso che se tornassero al cannibalismo in Africa, risolveresti in parte il problema della fame nel mondo.
Non la senti? Tua madre ti sta chiamando!
Ma che importa! Quella vecchia baldracca non fa altro che urlare urlare urlare... ormai non la senti nemmeno più, vero?
A sentirla sono io. A sentire te, lei, i vicini di casa. Me ne sto qua, accanto a te, e aspetto. Aspetto ... che il destino di compia.
Ma qua, tu vai all'ingrasso, e le mie giunture si stanno arrugginendo.
Che c'è? Sei stanco?
I tuoi occhi faticano a stare aperti. Ti sporgi e guardi l'orologio appeso alla parete. Le tre.
Ti alzi, sistemandoti bene la coperta sulle spalle. Non dirmi che hai freddo, con tutto quel grasso che ti porti addosso?
Ecco che avanzi.
Sei arrabbiato con me? Dimmelo! Perché sei morto, l'ultima volta, e la volta prima ancora? È forse responsabilità mia?
Ah, guardati! Il letto affonda sotto la tua mole, Quirin.
Ma aspetta... ragazzo.... aspetta.

È mattino.
Un eufemismo. In realtà è passato mezzogiorno. La vecchia è uscita, per fortuna. Magari non tornasse, saremmo solo io e te. Ti tiri su a sedere, mezzo addormentato. Strofini gli occhi per svegliarti, per levare quella sgradevole sensazione di appiccicoso.
Sposti le coperte, ti alzi in piedi e il pantalone del pigiama ti scivola giù.
Se fossi in grado di urlare di gioia, lo farei.
Borbotti qualcosa, ma non m'importa. Fisso il tuo corpo con avidità. Il tuo corpo un po' meno grasso rispetto a ieri sera e penso che forse ce la puoi fare a entrare dentro di me.
Tiri il cordoncino con tutte le tue forze.
Che strano, dici a te stesso. Ieri mi andava bene.

Sei di nuovo davanti alla tv. Affondi la mano nel sacchetto pieno, questa volta, di frittelle tondeggianti e ne addenti un boccone.
Se avessi una bocca per ghignare lo farei. Eccoti lì! Il volto che sbianca, gli occhi che se potessero schizzerebbero fuori dalle orbite.
Rotoli giù dal divano, e corri in bagno, inciampando nei pantaloni della tuta che ti stanno ormai larghi.
Credi che permetterei a un ammasso di lardo come te, di indossarmi?
Vomita tutto, da bravo. Così. Vomita tutta la merda che ti porti appresso.
Sto male, sto decisamente male.
Arranchi fino al letto e ti metti sotto le coperte.
Tua madre arriva, ti chiama. Tu dici di stare poco bene.
E figuriamoci. Te ne stai sempre lì, a guardare la tv e a mangiare. Quand'è che troverai un lavoro?! Credi che sarò sempre qui io, eh?, urla di rimando la vecchia.
Tu spegni il cervello, le orecchie e cerchi di dormire. Ma non puoi. Continui a sudare.
Corri di nuovo in bagno. Vomiti. Non sembra cibo. È disgustoso.
Ti senti svuotare, vero? Stai lentamente scomparendo. Il Quirin che eri, il Queen che sarai.
Ti sei di nuovo sdraiato a letto.
Non hai idea di quanto tempo sia passato.
Tua madre non la senti più da tempo, vero? Quanto tempo è passato? Un giorno? Due? Una settimana?
Non mangi da una vita.

Apri gli occhi.
Era ora.
Non sai da quanto tempo ti stiamo aspettando?
Ti tiri su a sedere, sbatti la testa contro la parete alle tue spalle. Sembra quasi che tu voglia entrarci in quella parete.
I tuoi occhi sono sbarrati, ma non è me che guardi. È lui.
Indossa un completo elegante e ha i capelli biondi tagliati corti.
Hai l'impressione di averlo già visto, non è vero?
Ma certo che l'hai visto. L'hai visto molte volte. Sei sempre stato al suo fianco. Nella vita precedente, e in quella ancora e ancora, quando …
Se avessi una bocca, le mie labbra sarebbero deformate e livide per il ricordo.
Lui siede su una sedia. Le gambe accavallate. Ti guarda.
Coraggio, chiedigli chi è? Che diavolo ci fa, lì?
Ti alzi in piedi. Lo sguardo sempre fisso su di lui. Cerchi di muovere un passo, ma io so, lo sento. Cadi a terra. È inevitabile.
Tu non ti sei ancora visto, ma noi ti vediamo. Adesso sei perfetto per me. Sei come ti ho sempre voluto ed io mi aprirò per te, ti accoglierò e saremo una cosa sola.
Io e te.
Ti alzi, aggrappandoti ai mobili. Lentamente, arranchi fino allo specchio dell'armadio.
L'espressione del tuo volto riflesso, esprime terrore. Il terrore di chi si vede e non si riconosce.
Allunghi una mano, le dita sfiorano il riflesso del tuo volto. Non puoi toccare te stesso, vero?
«Le Surplice sono state modellate sul nostro corpo migliaia di anni fa. Se da una parte la nostra reincarnazione è assoluta. Dall'altra, possono subentrare fattori imprevedibili. Nel tuo caso è stato il peso.»
Ti volti di scatto.
Lui ha parlato in un tedesco impeccabile, con un lieve accento britannico.
Vedo le domande scorrere nei tuoi occhi e la paura che le sommerge impedendoti di formularle.
Lui scosta la manica della giacca.
«Non ci vorrà molto.» dice a sé stesso.
Ecco, le tue labbra si schiudono. Una parola.
Se tu potessi sentirmi, udiresti una risata. Il momento è giusto. Ti pieghi di colpo su stesso. Il dolore ti devasta. Lo conosco bene quel dolore. Ti ho visto provarlo ogni volta.
I sensi ti vengono strappati. Non vedi e non senti più nulla. Stai bruciando. È come se avessi una palla incandescente che rotola dentro il tuo stomaco. Non riesci nemmeno a gridare.
«Il Cielo Malefico. Il cielo...» ansimi.
Sì, Queen. Sì. È la stella.
La Stella arde, brucia, distrugge il passato e del Quirin che eri non resterà che cenere.


«Lord Radamantys, signore.»
«Come ti senti, Queen?»
«Frastornato, signore.»

 


Note dell'Autrice - In un'intervista a Kurumada, tradotta, che io il giapponese non lo so, ho letto che mentre i cloth si adattano al possessore, le Surplice costringono il possessore ad adattarsi a loro. Poiché in Sincretismo pongo come premessa una certa ciclicità della reincarnazione – nel senso che sono identici anche nell'aspetto fisico, tenendo conto degli eventuali cambiamenti di sesso – gli adattamenti che il corpo di uno Specter subisce per entrare nella corazza sono – per fortuna sua – minimi. Oddio, si fa per dire... a un paio gli si sono spostate le ossa che sembravano dei licantropi, ma non importa. Si dice che la mente cancella il dolore troppo forte.

   
 
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