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Autore: _Fenixx    18/09/2015    3 recensioni
"Allora è una promessa?!"
"Che cosa?"
"Mi prometti che lo salverai?"
"Salvarlo? Non dipende da me, dipende tutto da quel che c'è sotto quel groviglio d'alghe..."
"Promettimelo."
Alzò lo sguardo leggermente incuriosito dal tono improvvisamente serio e lievemente minaccioso. Squadrò quel ragazzino attraverso il fumo della sigaretta, notando il suo cipiglio determinato, gli occhi scuri d'un tratto maturi e severi.
*fanfiction partecipante al primo 'Five Days For ZoSan' indetto dal Forum FairyPiece-fanfictionimages*
{STORIA SOSPESA A DATA DA DESTINARSI}
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Parole usate: Sakè, Sigaretta.


Prologo




Chiuse la porta di scatto, le mani che gli tremavano, la testa che girava vorticosamente come se volesse staccarsi dal collo.
Riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti, le immagini sfuocate che gli arrivavano al cervello lo colpivano come migliaia di luci abbaglianti.
Si voltò cercando la tazza del gabinetto, ma scivolò su una chiazza bagnata che luccicava sul pavimento di marmo e sbattè la testa contro il lavandino.
Il dolore lo trafisse acuto e istantaneo, come se un pugnale rovente stesse affondando qualche centimetro nella sua tempia come nel burro.
Si rialzò tenendosi una mano sulla fronte, sentendola fradicia di sangue.
Un doloroso conato lo investí inaspettatamente, lo stomaco si contorse e le viscere sembrarono prendere fuoco per il dolore bruciante che le attraversò. A carponi raggiunse la tazza, strisciando sulle ginocchia, e vomitò.
Strizzava gli occhi per non guardare e placare almeno in parte il senso di fastidio che lo attraversava a ogni rigetto. La testa gli faceva cosí male che appena poteva stringeva i denti, fin quando non sentì anche il sapore del sangue nella sua bocca.
Dopo un tempo che gli parve infinito, riuscí a calmare i tremori che lo attraversavano dalla testa ai piedi e si arrampicò con le mani sudate sul bordo bianco del lavandino. Alzò lo sguardo.
Strisce di luce lunare trafiggevano la stanza dall'alta finestra, le persiane abbassate per metà, illuminando su un piccolo specchio ovale il riflesso di un ragazzo sui vent'anni dai capelli verdi prato.
Portava i segni di una bellezza sfiorita, una giovinezza tirata e conclusa troppo in fretta. Gli occhi erano acquosi e semi chiusi, e anche se un tempo probabilmente erano stati ridenti e vispi, ora erano solo lo specchio di una vita in decadenza, spenti e vuoti. La pelle era di un colorito giallastro decisamente poco sano, la fronte e i capelli mantidi di sudore, le labbra gonfie quasi completamente esangui.
Roronoa Zoro si squadrò senza riuscire a trattenere un gemito di disgusto.
Si detestava, per quella sua debolezza. Ma ancor di piú detestava quel suo amato vizio.
Alcune bottiglie vuote (molte delle quali in frantumi) giacevano abbandonate sul pavimento del salotto, colpevoli delle sue sofferenze.
Sakè, sakè e ancora sakè.
Un circolo vizioso profondo e terribile nel quale Zoro aveva provato ad estinguere il suo dolore.
Un toccasana per la sua psiche e un veleno per il suo corpo.
Ma con l'alcool riusciva a dimenticare, dimenticando riusciva a resistere. Era una scappatoia che funzionava troppo bene per smettere di ubusarne.
Ma vedersi cosí malridotto gli faceva tornare la nausea. Dove era il suo aspetto fiero? Dove era il vero Roronoa Zoro, forte e sicuro di sè?
"Morto" borbottò mestamente il ragazzo, "Morto con lei" si sciacquò il viso, voltò le spalle al suo riflesso e uscí dal bagno.


***


"Ahio!"
Zoro portò alle labbra il dito sanguinante, sentendone il gusto ferroso contro la lingua.
Stava buttando via i cocci delle bottiglie che erano rimaste nel suo salotto dalla sera prima, e raccogliendone una con un po' troppa disinvoltura e disattenzione si era tagliato.
Dopo essersi succhiato per un po' la punta dell'indice e aver notato che il flusso non accennava a fermarsi, o quantomeno a diminuire, sgusciò in cuscina frettolosamente in cerca di qualcosa per tamponare la ferita.
"Dove diamine sono i cerotti?!" sibilò il verde, scoprendosi un po' troppo preoccupato per quello che, alla fine, era un semplice taglio, e di sicuro non meritava tutte queste attenzioni.
Riprese la ricerca con piú calma, e alla fine trovò qualcosa con cui sbrigarsela.
Alla fine del suo intervento chirurgico, dopo qualche imprecazione contro la sua manualità inesistente, un grosso e informe brandello di cotone gli avvolgeva il dito, tenuto fermo con pezzi di nastro isolante nero.
Tornò fuori ricominciando a raccogliere le bottiglie con piú prudenza.
Notò che ce ne erano anche alcune sparse per il giardino, cosa non gli piacque affatto; doveva essere stata davvero una serata pessima, e il non ricordarsi cosa fosse accaduto di preciso non faceva che innervosirlo ancora di piú.
"Mamma, mamma guarda!"
Alzando lo sguardo, Zoro potè vedere una bimbetta sui sette anni che fissava la sua mano con occhi sgranati dalla meraviglia.
Subito il ragazzo lasciò cadere la bottiglia vuota e la frantumò con un piede prima che la madre potesse voltarsi.
"Anch'io voglio lo zucchero filato!"
Zoro tornò leggermente infastidito al proprio lavoro. Il fatto che la sua medicazione fosse stata scambiata per un dolce non lo rendeva particolarmente allegro.
"C'è anche la liquirizia attaccata!" il tono della ragazzina si era fatto sognante, e Zoro si voltò dalla parte opposta, nascondendo la mano davanti a sè.
"Lascia in pace quel signore" la voce della madre gli arrivò alle orecchie facendogli spuntare un sorrisino soddisfatto sul viso.
"Lasciagli mangiare quello che vuole in pace, hai visto che lo hai messo in imbarazzo?"
Zoro si voltò indignato, con tutta l'intenzione di dire a quelle due orbe che il suo era un bendaggio perfetto e riconoscibilissimo, ma la signora aveva già trascinato la gnoma dall'altra parte della strada.
Tornò al suo lavoro sbuffando, e si pulí la fronte con la mano.
Stava sudando davvero troppo, considerando il fatto che non stava facendo un particolare sforzo, ed essendo gli inizi di ottobre, il caldo aveva già lasciato posto ad un pungente autunno.
Dopo essersi tolto la maglietta che era diventata appiccicaticcia e ingombrante andò a buttare tutto nel cassonetto piú vicino.
Il rumore delle bottiglie contro il fondo del cassone lo fecero sorridere sollevato.
Quello era l'inizio della fine.
Aveva deciso di darci un taglio dopo quella sera che per lui significava solo un grande buco nero.
Non si sentiva debole e intrappolato come poche ore prima, qualcosa della vecchia fierezza si era risvegliato e ora sgomitava per farsi ascoltare.
Avrebbe smesso di bere, e la sua vita sarebbe tornata quella di prima.
Niente piú sbronze, niente piú buchi di memoria che si dilagavano per ore intere, niente piú sotterfugi. 
Doveva lasciarsi alla spalle quella parte della sua vita per riconquistare quello che aveva perso. A cominciare dalla scherma.
Da quando aveva cominciato a bere assiduamente alcolici, aveva perso interesse per tutto ciò di cui si occupava prima.
Persino l'arte della spada, disciplina che l'aveva affascinato fin da giovane e in cui eccelleva, era stata risucchiata dal germe che lo infettava da quasi un anno.
Era stata la sua ragione di vita, un impegno faticoso ma tremendamente gratificante, e ricominciare da lí gli sembrava perfetto. Qualche allenamento e si sarebbe riappassionato a quello stile di vita fatto di allenamenti e sacrifici che aveva tanto amato.
Tornò in casa e trovate le sue tre spade (gli ci volle piú del previsto, proprio non si ricordava dove le aveva lasciate) in un polveroso armadio dello sgabuzzino, le sguainò una a una per controllarle.
Non le lucidava da tempo, ma erano ancora in buono stato. Un leggero formicolio attraversò la sua mano ogni volta che stringeva una delle tre else, come se avessero rincontrato una vecchia amica.
Menò qualche fendente tagliando l'aria. Leggere e veloci, le lame scintillavano impazienti di essere usate, dopo essere state rinchiuse cosí tanti tempo nell'oscurità.
Zoro sorrise; se la cavava ancora bene, anche se un po' arrugginito. Si sistemò le tre spade alla cintura, uscí di casa e si avviò per il marciapiede, diretto alla palestra, sereno come non lo era da tanto tempo.
A ogni passo si sentiva piú leggero e speranzoso; poteva ricominciare da capo, il suo inferno quotidiano poteva finalmente volgere al termine.
Erano sette ore che Roronoa Zoro non assumeva alcool.







Angolo della pazzia:

Salve a tutti! Questa long sperando che non lo sia così tanto inizia oggi appena in tempo per celebrare il primo FiveDaysForZosan!
Spero che ci sia qualcuno a cui piace, ma qualunque consiglio, critica, e parere è ben accetto!
Buon quinto giorno a tutti,
Fenicerossa.
 
  
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