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Autore: arangirl    19/09/2015    2 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un respiro profondo. Un altro ancora.
 

Jaime aveva passato l’ultima ora a concentrarsi sui quei piccoli, essenziali respiri, perché era fermamente convinto che fossero l’unica cosa che riusciva a tenerlo ancora insieme.

 
Da quante ore era in quello stato? Quanto tempo era passato da quando aveva parlato con Renly, da quando gli aveva detto cos’era successo a Brienne?
 

Respirò di nuovo. Guardò la bottiglia di liquore che si era fermato a comprare prima di arrivare a casa, la mente tanto confusa da non ricordarsi nemmeno in quale negozio l’aveva presa, o quando l’aveva pagata. C’era un detto agli alcolisti anonimi, una frase che veniva ripetuta in continuazione, e che lui aveva adottato come mantra di vita da alcuni mesi a quella parte, ma che in quel momento si ricordava solo vagamente, una cosa come “vai avanti giorno per giorno”.
 

In quel momento Jaime non riusciva ad andare avanti giorno per giorno, aveva bisogno di pensare a qualcosa di più piccolo, minuto per minuto, secondo per secondo. Alla fine aveva deciso di andare avanti respiro per respiro.
 

Da quando aveva smesso di bere, mai aveva provato un desiderio così forte di ricascarci, di ubriacarsi fino a perdere qualsiasi tipo di lucidità. Voleva smettere di pensare, di esistere, di sentire tutte quelle emozioni che gli ronzavano dentro.
 

Aprì gli occhi e prese un altro respiro profondo, fissando la bottiglia ancora una volta, provando una rabbia forte come mai l’aveva provata in vita sua, nemmeno quando si era reso conto che la sua carriera era finita. “Maledizione” disse in un sussurro. Perché non poteva bere seduto su quel divano dove si era seduta lei. Dove l’aveva guardato negli occhi e gli aveva detto che credeva in lui, che pensava davvero che lui fosse una brava persona. Non poteva tradire la sua fiducia così.
 

 “Maledizione!” urlò questa volta, prendendo la bottiglia e lanciandola addosso al muro, frantumando il vetro in mille pezzi e rovesciando il liquore sulla parete, il tappeto, la mobilia, dandogli una soddisfazione tanto leggera da non riuscire a scalfire minimamente la sua rabbia. Onore scivolò veloce dalla poltrona in cui stava dormendo e corse fuori con uno scatto, ma Jaime lo vide a malapena, concentrato com’era nel cercare di non buttare all’aria tutta la mobilia di casa per la disperazione.
 

Si accasciò nuovamente sul divano, passandosi la mano sul volto, costatando con leggera sorpresa che aveva le guancie rigate di lacrime. Non si era accorto di aver iniziato a piangere. Una parte di lui cercava di tirarsi su, di sussurrare alla sua mente piena di caos che doveva stare tranquillo, che Brienne non era morta, era solamente dispersa, e che c’era ancora speranza. Ma in cuor suo il sentimento predominante era la rabbia in quel momento, verso il destino che aveva deciso ancora una volta di togliergli di mano l’unica cosa bella che avesse, verso di lei, che aveva voluto tornare in quel maledetto posto, verso di lui, che si sentiva così incapace di tenersi stretta la sua vita, così inutile mentre tutto andava a rotoli.
 

Quando Renly gli aveva detto quello che era successo per un momento aveva riso, convinto che il ragazzo lo stesse prendendo in giro. Non aveva voluto credere immediatamente al suo sguardo serio e triste, anche se dentro di sé aveva già capito che non poteva essere una buona notizia. Aveva sentito la mano di Tyrion stringergli la spalla, mentre suo fratello chiedeva a Renly com’era potuto succedere, mentre lui restava in silenzio, incapace di parlare, di realizzare che stava succedendo davvero. Si ricordava di essersi alzato e di essere uscito dalla casa, incurante delle parole degli altri due. Poi si era ritrovato a casa sua, con la bottiglia in mano e un vuoto enorme dentro.
 

Gli sembrava semplicemente impossibile che una cosa del genere fosse successa a Brienne, a loro… erano cose che sentivi nei telegiornali, che vedevi nei film, ma mai Jaime avrebbe pensato di viverle in prima persona. Non avresti mai pensato nemmeno di innamorarti di una ragazza semplicemente leggendo le sue lettere, si ricordò da solo. Era tutto così assurdo, e lui non aveva idea di cosa fare, di come comportarsi. Prese in mano il telefono e realizzò con sconcerto che erano le quattro di mattina; ma lui non aveva sonno, non aveva fame, o sete… non riusciva a sentire nulla in quel momento se non un sordo dolore al petto che non riusciva a diminuire.
 

Guardò distrattamente l’elenco di chiamate perse, da Renly, Tyrion, persino da Tysha, e solo dopo qualche minuto di riflessione si fece convinto ad ascoltare i messaggi che gli avevano lasciato in segreteria.
 

Il primo era di Tyrion, quando la sua voce roca e leggermente incerta gli risuonò nell’orecchio, Jaime realizzò che quello era probabilmente il primo messaggio che il fratello gli lasciava in segreteria. “Jaime… io… mi dispiace davvero tanto per quello che è successo. Ma Brienne è una tosta, sono sicuro che se la caverà. Per qualsiasi cosa io ci sono, d’accordo? Tysha e Joanna ti mandano un abbraccio. Chiamami.”
 

Il secondo era di Renly, e Jaime capì subito dalla sua voce che doveva essere sconvolto quanto lui. “Jaime, mi dispiace che te ne sia andato così; so che non è facile, io più di tanti altri posso capire cosa vuol dire. So che in questo momento ti senti inutile, ma non c’è nulla che possiamo fare, non da qui. Ho provato a chiamare chiunque conosca che possa saperne qualcosa in più, ma non mi dicono nulla, è come se fossi diventato un estraneo per loro, dannazione! Ma Loras mi ha detto che hanno una pista, e se c’è qualcuno che non mollerà finché non l’avrà trovata è proprio Loras, Brienne è come una sorella per lui. E se conosco i miei uomini posso dirti che anche lei farà qualsiasi cosa per tornare a casa. Quella ragazza è più testarda di un mulo.” La risata che uscì dalle labbra di Jaime suonò più come un singhiozzo, mentre la sua unica mano si stringeva quasi spasmodicamente attorno al telefono. “Ti chiamerò non appena avrò notizie. Ma tu non esitare a chiamarmi, per qualsiasi cosa. La riporteremo a casa Jaime, è una promessa.”
 

Jaime rimase ancora una volta solo con i suoi pensieri, terribili e confusi, mentre mille e più scenari gli passavano per la mente, uno peggiore dell’altro. Non poteva continuare così. Si alzò dal divano a fatica, versò dei croccantini nella ciotola di Onore e la lasciò fuori di casa, in caso il grosso gatto fosse tornato affamato. Poi recuperò il cofanetto in cui teneva le lettere di Brienne e ricominciò a leggerle una per una, cercando di sentirla più vicino possibile, sperando che lei riuscisse a sentire in qualche modo, che lui era lì per lei.

 
 
Brienne prese un respiro profondo prima di cercare di alzarsi in piedi, la mano appoggiata alla polverosa parete accanto a lei “Non credo sia una buona idea.” Podrick la guardava preoccupato, ma Brienne lo ricambiò con un’occhiataccia “Se sto ferma ancora per un secondo potrei morire.” Podrick annuì, ma rimase a guardarla con espressione preoccupata mentre lei cercava in qualche modo di muoversi senza pesare troppo sulla gamba dolorante.
 

“Mi dispiace così tanto Brienne. E’ tutta colpa mia se siamo in questa situazione… tu, gli altri ragazzi sull’elicottero. Avrei dovuto parlare prima. Quest’uomo… io, io non pensavo che fosse capace di qualcosa di così spregevole.”
 

Brienne rimase in silenzio per un attimo prima di rispondergli, cercando di prendere fiato dopo lo sforzo “Non è colpa tua Pod, non lo è per niente. Quest’uomo, questo Petyr Baelish… è un folle. Non devi assolutamente rivelargli nulla.” Podrick rimase in silenzio per qualche minuto prima di trovare il coraggio di risponderle “Ho il timore che non stia scherzando Brienne. Ti farà del male.” Brienne lo guardò negli occhi, sorprendendosi ancora una volta di quanto fosse giovane, di quanto apparisse spaventato; era quella l’espressione che portava anche lei in viso? Aveva cercato di essere forte, di non darsi per vinta, ma non poteva ignorare quella terribile sensazione di paura che le attanagliava le viscere.
 

Cercò di darsi un contegno, di apparire più sicura di se che poteva, e nonostante la difficoltà del momento, alle parole che pronunciò in quel momento credeva più che in ogni cosa “Posso sopportare il dolore. Non potrei sopportare di tradire il mio paese. Per favore Pod, non dire nulla.”
 

Podrick emise un verso che Brienne non riuscì a distinguere chiaramente, a metà tra un cenno di assenso ed un singhiozzo, e lei allungò la mano e gli strinse la sua, in un gesto di conforto che avrebbe trovato strano poco tempo prima. “Vedrai che andrà tutto bene Pod. Non siamo soli.”
 
 

“Ci sono novità?” Chiese Loras per la quinta volta in quasi un’ora. Tutta quell’attesa lo stava uccidendo. Il Caporale lo guardò con espressione contrariata “No, Tyrell, e come ti ho detto le altre quattro volte, se scopriremo qualcosa, verrò personalmente a dirtelo.” Loras si trattenne a stento dallo sbattere i piedi a terra come un bambino; non gli capitava spesso, ma in quel momento avrebbe tanto voluto avere accanto sua sorella. Aveva pregato Renly di avvertirla della situazione, visto che gli era stata concessa una sola telefonata, e le aveva anche scritto, ma non era la stessa cosa. Margaery avrebbe preso in mano la situazione, sarebbe riuscita a trovare una soluzione, ci riusciva sempre.
 

“E Tyrell…” Loras alzò lo sguardo, allontanando quei pensieri “Pensavo che la chiamata dell’altro giorno fosse per un parente di Brienne.” Loras arrossì violentemente, conscio di aver detto una mezza bugia al suo superiore “Brienne non ha nessun parente in vita signore. Ho chiamato…” “Hai chiamato il capitano Baratheon sì… l’ho intuito perché adesso non passa ora senza che cerchi di mettersi in contatto con me o con i nostri superiori.” Loras arrossì ancora di più, abbassando lo sguardo “E’ solo preoccupato per Brienne.” “Lui non ha alcun diritto di sapere cosa succede qui, non più.” Loras alzò lo sguardo, guardando il caporale con una punta di rabbia “Questo non è giusto, lui è…” “Lui è solo un civile ora Tyrell. Non accetto discussioni a riguardo. Abbiamo altre cosa a cui pensare; ora torna al tuo posto. Ti verrò a chiamare se ci saranno novità.”
 

Loras si allontanò a passo spedito, furioso con se stesso per aver messo nei guai l’amico, ma Renly doveva sapere, meritava di saperlo. E qualcuno doveva pur avvisare Jaime, pensò con una punta di preoccupazione. Chissà come aveva preso la notizia l’amico di Brienne. Andò verso il poligono di tiro, desideroso di sfogarsi come poteva. Quella notte non aveva dormito se non per qualche ora, ed era stato comunque un sonno disturbato e pieno di incubi. Il senso di colpa lo attanagliava come non mai.
 

Svuotò un intero caricatore quasi a caso, senza prendere la mira in modo preciso, contento solo di sentire il boato dei proiettili intorno a lui, così forti da coprire i suoi pensieri. Con il secondo fu più preciso, cercando di incanalare la rabbia e la frustrazione che aveva provato in quei giorni, sparando ad ogni respiro. Era una cosa che gli aveva insegnato Brienne quando ancora lui era alle prime armi, e tratteneva il respiro per tutti il tempo in cui sparava; lei gli aveva detto che doveva continuare a respirare, di farlo ogni volta che un colpo partiva, in modo che l’arma diventasse quasi un tutt’uno con il suo corpo. Da quel momento la sua mira era migliorata in modo sensibile, e probabilmente anche le sue possibilità di sopravvivenza.
 

Era così concentrato sul bersaglio che non sentì la persona avvicinarsi alle sue spalle finché non finì i proiettili e si fermò per ricaricare. “Caporale! Da quanto tempo è qui?” L’uomo sorrise “Abbastanza da vedere che sai fare il tuo lavoro Tyrell.” Loras strinse le spalle e si alzò in piedi “Abbiamo scoperto qualcosa. Come pensavamo, l’attacco era premeditato, il ragazzo era il loro bersaglio. Ma ora dobbiamo capire chi c’è dietro. Nell’attacco alla città abbiamo catturato alcuni uomini. Volevo andare a sentire le loro opinioni riguardo a questo attacco. Vuoi venire con me?” Loras annuì convinto “Bene, fra un ora davanti alla tenda di comando.” Loras alzò la mano in segno di saluto “Sì signore, grazie.”
 
 

Quando la porta della cella si aprì con un tonfo sia Brienne che Podrick sobbalzarono per lo stupore, e Brienne sentì un brivido freddo lungo la schiena. Petyr Baelish entrò con un sorriso mellifluo, seguito da un uomo alto con un mitra in mano, che dagli indumenti Brienne giudicò come uno del luogo. “Dunque, come stanno i miei ospiti? Avete dormito bene?” Né Brienne né Podrick risposero, rimanendo impassibili all’espressione cordiale di Baelish; a Brienne ricordò improvvisamente una serpe, e provò l’istintivo impulso di ritrarsi, ma lui continuò imperterrito “Spero che la notte vi abbia portato consiglio.” L’uomo guardò Podrick, ma fu Brienne a parlare “Non abbiamo intenzione di rivelarti nulla.” Il ragazzo accanto a lei si limitò ad annuire, e  il sorriso di Baelish vacillò leggermente.
 

Poi Brienne fece appena in tempo a vedere il riflesso metallico dell’arma che l’uomo aveva preso in mano prima di sentire un dolore lancinante al piede destro, che le fece perdere completamente il già precario equilibrio che aveva e cadere a terra. Nelle sua mente rimbombò il suono dello sparo e dell’urlo di Podrick accanto a lei. Baelish del resto, rimaneva impassibile “Non stavo parlando con te signorina. Ma con il mio amico Podrick. Allora Pod, vogliamo cominciare a parlare di affari o devo riempire la tua amichetta di piombo? Non ho tempo da perdere.” A Podrick bastò uno sguardo per capire che lei non aveva cambiato idea, e rimase in silenzio.
 

Baelish fece un cenno all’uomo accanto a lui, che si avvicinò a Brienne con passo sicuro. Podrick cercò di mettersi tra lui e la donna, ma l’altro lo colpì all’addome con un calcio e lo fece rotolare a terra, lontano da lei “Attento, lui mi serve intero”. L’uomo non rispose, ma posò il piede sul torace di Brienne, esattamente dove si trovavano le sue costole incrinate, e cominciò a spingere. Suo malgrado, Brienne cominciò ad urlare dopo qualche secondo.
 

“Basta!” Podrick si era rialzato in piedi, e guardava Brienne e Baelish con espressione disperata “Non è necessario.” Si avvicinò a Brienne, che ora respirava a fatica per il dolore “Posso sopportare il disonore del tradimento. Non posso sopportare di vedere qualcuno soffrire a causa mia.” Si girò di nuovo verso Baelish “Ti darò quello che vuoi.”
 

Lo stivale lasciò il petto di Brienne ad un cenno di Baelish, che sorrise nuovamente “Visto? Non ci voleva poi tanto. Podrick adesso verrai con me, e farai una lista del materiale che ti serve. Tu” disse all’uomo accanto a Brienne “Rimettila in sesto. Il nostro amico avrà bisogno di un aiutante.” Brienne fece appena in tempo a vedere Podrick uscire dalla porta seguito da Baelish prima di svenire.
 
 

“Cosa vuol dire niente?” Jaime avrebbe voluto mandare al diavolo Renly dall’altra parte della linea telefonica, ma rimase in silenzio mentre l’amico parlava “Sono giorni che provo a contattare il Caporale di Brienne o qualcuno del centro di comando, ma non ho ricevuto risposte. O almeno nulla di esaustivo. Stanno tutti sul vago da quando hanno capito che non sono più in servizio.” “Maledizione.” Jaime si passò il moncherino vicino al volto, mimando un gesto automatico che lo fece irritare ancora di più. Realizzò che dovevano essere giorni che non si faceva la barba… o che si prendeva un attimo per guardarsi allo specchio.
 

“Pensi che abbiano paura di una fuga di notizie?” Renly sbuffò “Anche… più che altro penso che stiano brancolando nel buio. Loras mi ha detto che questo… questo Podrick Payne era una pedina importante, qualcuno ha voluto rubarlo all’esercito, e solo Dio sa cosa gli stanno facendo fare in questo momento. Ma sembra che non abbiano ancora capito con chi hanno a che fare.” “Come non l’hanno capito? Stanno combattendo i terroristi no? Saranno stati loro.” Jaime non ci aveva mai capito nulla di quella guerra, e si rendeva conto solo adesso di quanto fosse profonda e preoccupante la sua ignoranza; contro chi stavano combattendo?
 

Renly esitò un attimo prima di rispondere “Non è così facile. Qualcuno deve averli avvertiti che Payne si trovava proprio in quell’aereo. Temono che ci sia una talpa tra le loro file.” “Ma mi hai detto che non ti avevano dato informazioni.” Renly emise una risata strozzata “Infatti, ma quando ci sei stato dentro per un pò di tempo come me, sai come ragionano. Stanno cercando di capire chi gli ha traditi. Potrebbero… loro…” Jaime avvertì la nota preoccupata nella voce di Renly “Potrebbero cosa?” “Potrebbero sospettare anche di Brienne.” Jaime rimase in un silenzio allibito per un attimo “Come? Perché? E’ impensabile! Maledetti bastardi!”
 

“Jaime, calmati. Non sappiamo ancora nulla, ma pensaci. Lei era nell’elicottero con loro, è l’unica sopravvissuta a parte l’obiettivo. Non ho detto che lei ha qualcosa a che fare con questo, sai che non potrei mai pensarlo, ma loro non la conoscono come noi. Potrebbero indagare sulla vita di Brienne.” “E allora non troveranno nulla. Brienne non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Piuttosto sarebbe morta.” “Lo so, lo so. Ma finché non verrà fuori la talpa, sospetteranno di tutti. E non riveleranno nulla, soprattutto a noi.”

 
Jaime rimase in silenzio per qualche secondo “Non dovrebbero perdere tempo su queste cose. Dovrebbero indagare sul passato di Payne.” “Lo penso anche io… Non mi sono mai sentito così inutile in tutta la mia vita… Bloccato qui mentre lei… se ci fossi stato io forse non sarebbe successo.” Jaime si sentiva preda dello stesso senso di impotenza “Non è stata colpa tua… Io, ci penso anche io. Prima che partisse, le avevo chiesto di restare, di rimanere qui con me. Ma lei è andata comunque. Avrei dovuto insistere di più.” Renly rise, ma non c’era gioia nella sua voce “Sai com’è lei. Non sarebbe mai rimasta.” Jaime si sentì pizzicare gli occhi al pensiero dell’ultimo sorriso che lei gli aveva rivolto; e se fosse stato l’ultimo? “Renly io… io devo andare, scusami. Chiamami se ci sono novità.”
 

Jaime chiuse la conversazione senza aspettare una risposta, e rimase lì, in piedi nel mezzo di casa sua senza avere la minima idea di cosa fare. Se solo fosse stato più intelligente, più scaltro, forse avrebbe potuto fare qualcosa, cercare informazioni, ma lui non era mai stato nulla di tutto questo…. Non era nemmeno abbastanza tosto per fare una cosa del genere. Bloccò per un momento il filo dei suoi pensieri quando si rese conto di conoscere esattamente la persona che poteva fare al caso suo; quello di cui aveva bisogno in quel momento, di cui Brienne aveva bisogno, non era un eroe, ma della regina delle stronze.
 
 

Cersei inarcò il sopracciglio molto più del solito quando lui entrò a testa bassa nel suo ufficio “Jaime! Chi non muore si rivede…” la voce di Cersei era piena di sarcasmo, ma Jaime ingoiò il rospo senza ribattere, non poteva permettersi di tenere testa alla sorella, non quel giorno “Cersei… ho bisogno del tuo aiuto.” 



Note: Eccomi qui di nuovo, con un altro capitolo! Mi scuso per il ritardo, ma questo capitolo è stato un pochino ostico da scrivere, non sapevo bene da che punto partire, come andare avanti, infatti ho provato a seguire diversi punti di vista, spero che vada bene lo stesso! Grazie mille di seguire la storia e recensire, una abbraccio e alla prossima!
  
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