Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Vanel    19/09/2015    1 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Occhi ghiaccio




Natale, Capodanno, la Befana, erano passati.
Il sette gennaio si tornava  a scuola, ed io mi ero ripromessa di non pensare più a Michele.
Nonostante la mia mente fosse brava ad ingannarmi, il mio cuore lo sapeva, sapeva che una parte di me l'avrebbe amato per sempre.
Mat era sorridente e disegnava qualcosa sul banco, la lezione era noiosa, la prof già stanca.
"Che disegni?"-Le chiesi
"Un manga, in particolare te in versione manga!"
C'era una ragazza con un libro in mano (io adoravo leggere) ma con la faccia pensierosa.
"Perchè mi hai fatto con questa espressione?"-Chiesi
"Ehm... forse perchè ce l'hai?"
"Già, è stato un Natale piuttosto... altalenante"
"Ti va di parlarne?"
"Scusami, ma no"
"Tranquilla"

Fu strano, ma mi ritrovai a ringraziare i professori per i tanti compiti che ci assegnavano, avevo sempre la mente occupata, da qualcosa che non fosse lui.
Talvolta accadeva che a pranzo, o a cena, Carlo parlasse di Michele.
Ma io sapevo che quello non era il vero Michele.
Ambra era triste quanto me, cosa poteva esser accaduto al nostro musicista?

Il ventisei gennaio, ero al Bar preferito da me e Ambra, quello vicino la scuola.
Ero sola visto che lei stava male, ordinai una cioccolata calda guardando distrattamente l'orologio.
"Oggi si entra in seconda! :)"-Mi scrisse Mat.
Sospirai, sarei rimasta per un'ora dentro il bar, almeno faceva caldo.
Al bancone si era appoggiato un ragazzo, lo riconobbi subito dalle air force blu, i capelli mori rigorosamente spettinati e la postura superba, era Luca.
Si girò verso me, pregai che non venisse a tormentarmi.
Ero già pronta ad andarmene.
E invece, lui si avvicinò, e si sedette nella sedia di fronte la mia.
"Oggi non è giornata"-Cominciai
"Dobbiamo sempre iniziare così?"-Mi chiese.
Mi sorprese il tono da lui usato, sbaglio o era stato gentile?
"Ah non chiederlo a me"
"Come va dentro la casa Grandi?"-Disse facendo una smorfia di disgusto nel pronunciare la parola "Grandi".
"Bene, e a te?"
"Bene"
Si portò una mano sui capelli, aveva un livido blu sulle nocche, sospirai.
Era ancora alla ricerca di zuffe a scuola.
"Come ti trovi nella tua nuova scuola?"-Mi chiese
"Meglio"-Risposi fredda, ripensando alle sue prese in giro.
"Sono contento per te"-Mi disse sincero.
"Come mai tanta premura?"
"Non lo so, volevo solo parlarti, per vedere se fossi davvero cambiata"
"Sono sempre stata così, credimi"
"Invece no"
"No? Tu non mi hai mai conosciuto"
"Senti, Anastà, ti conosco meglio di qualunque altro"
Feci per andarmene ma lui mi trattenne.
"Posso parlarti? E poi te ne vai, va bene?"
Acconsentii, sembrava sincero.
"Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto o fatto, ma c'è una motivazione più grande che però, preferisco tenere per me"
"Se mi riguarda, dovresti dirmela"-Risposi a tono piatto.
"Ti darebbe solo altri problemi che, se permetti, non ti riguardano"
"E quindi?"
"Posso farmi perdonare in un modo?Un 5% di perdono?"
"Cioè?"
"Il ciondolo che ti ha regalato tuo padre al compleanno, tua madre l'ha nascosto nella sua camera"
"Ecco perchè non lo ritrovavo... come lo sai?"
"Finestra e cannocchiale"
Scossi la testa, odiavo dover condividere la mia vita anche con lui.
E come sapeva che quello era stato un regalo di mio padre!?
"Cosa c'entra con il perdono?"
"Ti accompagno a riprenderlo, davvero, voglio farmi perdonare"
Sospirai, ma perchè voleva farlo?
"Va bene"
"Andiamo allora"
"E la scuola?"-Chiesi.
"Figurati"
Lo seguii a debita distanza, lui se ne accorse e si girò.
"Non ti mangio"
"Sto aspettando la fregatura!"
Scosse la testa.
"Sono sincero"
"Come faccio a fidarmi?"
Non rispose.
Salimmo sopra il bus, era zeppo di persone.
"Stammi vicina"-Borbottò.
"Non posso muovermi"-Dissi
Era a quattro persone di lontananza da me, stranamente, mi sentivo più calma così.
Mi stavo davvero fidando di lui? Il ragazzo che per anni mi ha presa in giro?
Era assurdo, sapeva addirittura del ciondolo... ed io stavo tornando lì, in quella casa che aveva un sapore agrodolce, perché lo stavo facendo?
Qualcuno mi poggiò la mano sulla spalla, mi girai, era un uomo pallido e tozzo.
Mi spaventai subito e gli diedi un calcio, ma lui non si mosse.
"Lasciami! Aiuto!"-Dissi, ma nessuno mi aiutava.
L'uomo continuava a stringermi come se fossi stata la sua fidanzata da anni, credo che fosse proprio quello l'obiettivo, dato che si girò verso l'amico e disse.
"Hai visto? Lei è la mia fidanzata! Vero, tesoro?"-Mi disse strizzandomi l'occhio e mimando con la bocca: E' solo uno scherzo.
Ma scherzo o meno, a me dava fastidio, perciò gli conficcai le unghie sulla carne e lui mi lasciò subito andare.
Mi girai, e vidi Luca che prendeva la rincorsa spintonando le persone, ci raggiunse e assestò un pugno sul volto dell'uomo.
Tutti iniziarono a gridare e il bus si fermò.
"Non toccarla! Hai capito? Figlio di puttana, hai capito!?"
"S-scherzavo"
"Non me ne frega un cazzo! Non la devi toccare! Neanche con un dito!"
A causa della confusione non mi resi neanche conto che il bus era fermo.
L'autista ci raggiunse.
"Cosa succede?"
"La stava molestando!"
Luca rese la situazione più complicata di quanto era in realtà, i due uomini vennero fatti scendere, e l'uomo pallido non fece altro che ripetermi "Scusa", alla fine mi fece un po' pena.
"Trent'anni alla cazzo!"-Gridò Luca
"Calmati"-Gli dissi
"No, stammi vicina adesso, qua ti lascio un attimo e ti saltano tutti addosso"
Mi prese la mano senza neanche chiedere il mio permesso e la strinse energicamente.
Nonostante fossi tentata, non la lasciai andare, anzi, mi sorpresi della rigorosità con cui manteneva il contatto.

Quando scendemmo, le gambe iniziarono a tremarmi.
La mia vecchia casa.
Era ancora in buono stato, nonostante l'incendio.
Mi tornarono in mente le macchine della polizia, e mio padre che non c'era più.
"Stai bene?"-Mi chiese Luca.
Scossi la testa ma andai avanti.
"Dimmi dove andare"
Lui annuì e mi fece strada.
Fortunatamente, portavo per abitudine le chiavi della mia vecchia casa.
Dentro si sentiva puzza di muffa e di chiuso.
"Saliamo su"
Inspirai l'aria più volte, quelle stanze...
Iniziarono a salirmi le lacrime agli occhi, Luca se ne rese conto e si fermò.
"Puoi farcela"
Lo guardai, perché era così premuroso adesso? Nei suoi occhi non vi lessi niente di diverso, forse ero troppo confusa io...
"Si"
Arrivammo dentro la camera di Carmela, era tutto sottosopra.
La finestra era coperta da un telone, lo tolsi per far entrare luce.
"Era malata, tua madre"-Commentò Luca.
Non risposi, davvero credeva che facendo così si sarebbe fatto perdonare!?
"Ecco il tuo ciondolo"-Me lo porse.
Iniziai a piangere.
Sii felice.
Le parole di mio padre mi tornarono in mente.
Come se lui sapeva che avrei dovuto affrontare tutto questo.
Luca mi guardò triste, non ricambiai lo sguardo, non se lo meritava.
Nonostante tutto però, apprezzai il suo gesto, era già un passo avanti.
"Grazie per questo"-Dissi.
Lui si guardò intorno a disagio.
"Possiamo andarcene adesso?"
"S-si, tu inizia a scendere, voglio stare un attimo da sola"
"Va bene"
Luca scese le scale mentre io restai dentro la camera di Carmela.
L'avevo vista una sola volta.
Mio padre sapeva ciò che conteneva?
Stavo per scendere, quando il mio occhio cadde sulla finestra di fronte, quella della camera dei genitori di Luca. (Riconobbi il letto matrimoniale)
Stella, la mamma di Luca, stava piangendo.
Sapevo che dovevo scendere e farmi i fatti miei, ma rimasi immobilizzata.
Quella donna era piena di lividi.














 
NOTE AUTRICE:

Torna il personaggio di Luca, non l'avrei abbandonato per nulla al mondo, molte di voi sono sempre state incuriosite da Luca, siete finalmente accontentate, lo sentiremo sempre più spesso nei prossimi capitoli...

Vanel
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Vanel