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Autore: Kary91    20/09/2015    4 recensioni
[Pre-Saga|One-Shot| child!Finnick & Mags]
Poi, però, la signora-tartaruga cambiò espressione. Sorrideva ancora, ma i suoi occhi divennero bui e annacquati, come il cielo di sera, quando c’erano le nuvole e pioveva pianissimo, una goccia per volta, quasi fosse stanco.
Finnick continuò a tenere le mani sui fianchi, ma la sua aria fiera scomparve: la tristezza della donna-tartaruga gli metteva paura. Lo faceva sentire tutto freddo dentro, come se il sole avesse smesso di riscaldargli il petto e le sue sorelline onde non fossero più in grado di rallegrarlo con i loro tuffi.
Il bambino rimase immobile – non poteva fuggire, lui che era tanto coraggioso! – ma sentì un brivido percorrergli la schiena.
Sorrise comunque, per educazione; sorrise con un sorriso altrettanto triste e tirato, da tartaruga.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair, Mags
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Peter Pan del Distretto 4.'
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Premessa. Questa storia fa parte della serie “Il Peter Pan del Distretto 4”, incentrata su Finnick Odair, Annie Cresta e il loro bambino. La storia è stata scritta per una sfida del Drabble Week-end con il prompt child!Finnick/Mags Mags non gli sembrava affatto simpatica”.

 

La signora tartaruga

 

Correva, come sempre, disegnando orme paffute sulla sabbia.

Correva con un piglio da piccolo marinaio e un sorriso birichino a illuminargli il volto.

Finnick fece una capriola sulla riva, infradiciandosi i capelli e il costumino; non gli importava. A lui piaceva giocare con il mare e sfidare le sue onde fa niente se la mamma poi mi sgrida, che è pericoloso!.

Amava il tappetino d’acqua che gli accarezzava i piedi quando correva sulla riva. Non aveva fratelli Finnick, così aveva deciso che le onde sarebbero state tante piccole sorelline per lui. Voleva loro bene e un po’ le invidiava vedendole così scatenate e giocherellone. Erano libere, perché non andavano a scuola e potevano fare le spericolate senza che la mamma le sgridasse. Erano e allegre e un po’ monelle, vivaci bimbe sperdute, e Finnick se ne prendeva cura, intrattenendole con i suoi giochi altrettanto scalmanati. Lui era il loro capitano e le onde, come un piccolo esercito di ragazzine perdigiorno, le sue fedeli alleate.

Quel pomeriggio, tuttavia, Finnick e le sue amiche d’acqua non erano soli. Stavano giocando a rincorrersi, quando una persona incominciò ad avvicinarsi alla riva. Il bambino si schermò gli occhi con una mano per poterla osservare meglio. Camminava lentamente, come se non avesse fretta di raggiungere l’amico mare, e al bambino ricordò un po’ una tartaruga di quelle che aveva visto qualche volta a casa del suo amico Thomas. Anche loro arrancavano piano e sembravano sempre volersi dirigere in direzione del mare, come se ne sentissero la mancanza. Finnick di solito si stufava di fissarle – a lui piacevano le cose veloci, mica quelle lente! – ma non riuscì a fare lo stesso con la signora-tartaruga. Quando fu abbastanza vicina perché l’ombra che l’avvolgeva potesse scappare via dal suo volto, il bambino la riconobbe: era la signora del porto, quella che quando si avvicinava ai bambini li faceva scappare tutti anche se sorrideva. Il suo amico Danny gli aveva raccontato che era molto pericolosa, anche se non sembrava, perché era un po’ vecchia, ma non tanto – tipo una nonna di quelle con i capelli ancora non tutti bianchi e delle rughe, sì, ma non troppe!

Da giovane, gli diceva Danny, aveva fatto cose paurosissime: aveva ucciso un mucchio di persone con uno di quei tridenti che i loro papà usavano per pescare. Persone piccole, non bambini come loro, ma nemmeno grandi come le loro mamme. Per questo i ragazzini del villaggio ne avevano paura; per questo, i piccoli che giocavano ogni pomeriggio al porto, scappavano quando il sorriso triste della signora-tartaruga si posava su di loro.

Finnick stava pensando a tutto questo mentre, con le manine ben piantate sui fianchi, fissava i movimenti esitanti della donna. La vide avvicinarsi e fermarsi a poca distanza da lui.

A quel punto sembrò farsi piccola piccola, perché la sua testa si schiacciò un po’ all’indentro: proprio come quella delle tartarughe quando cercavano di nascondersi dentro a un guscio. Che avesse paura di lui?

Finnick allontanò quel pensiero buffo battendosi una mano sulla fronte; ma no, non era possibile. Lui aveva solo cinque anni e lei era pericolosa, lo sapevano tutti. Eppure, in quel momento non aveva un’aria così temibile.

Si fissarono a lungo, la donna e il bambino, l’una con la testa incassata e lo sguardo attento e l’altro con l’aria spavalda, il petto in fuori e le manine sui fianchi.

Lui, lui mica poteva aver paura di una signora-tartaruga, si disse facendo del suo meglio per mostrarsi sicuro di sé.

A quel punto la donna fece una cosa strana: scosse la testa in un’espressione divertita e gli sorrise.

Per un attimo il bambino si sentì rassicurato, perché se una persona ti sorrideva non poteva essere così cattiva, anche se Danny gli aveva detto che i bambini del porto scappavano lo stesso, in quei momenti.

Poi, però, la signora-tartaruga cambiò espressione. Sorrideva ancora, ma i suoi occhi divennero bui e annacquati, come il cielo di sera, quando c’erano le nuvole e pioveva pianissimo, una goccia per volta, quasi fosse stanco.

Finnick continuò a tenere le mani sui fianchi, ma la sua aria fiera scomparve: la tristezza della donna-tartaruga gli metteva paura. Lo faceva sentire tutto freddo dentro, come se il sole avesse smesso di riscaldargli il petto e le sue sorelline onde non fossero più in grado di rallegrarlo con i loro tuffi.

Il bambino rimase immobile – non poteva fuggire, lui che era tanto coraggioso! – ma sentì un brivido percorrergli la schiena.

Sorrise comunque, per educazione; sorrise con un sorriso altrettanto triste e tirato, da tartaruga.

Fu quello il momento in cui decise che Mags non gli sembrava affatto simpatica.



*

Più tardi, mentre il padre cercava di acciuffarlo per mettere a letto, Finnick tornò a pensare alla donna in riva al mare.

“Papà” mormorò a quel punto, lasciandosi prendere in braccio. “Tu la conosci la signora del porto? Quella che fa paura ai bambini?”

Gannet Odair inclinò il capo verso destra e indirizzò un’occhiata meditabonda al figlio.

“Certo, tutti la conoscono” rispose infine, sedendosi sul letto del bambino. “Ma tu non devi averne paura: è una brava persona.”

“Danny dice una volta ha ucciso tantissima gente” spiegò Finnick, allungandosi sul materasso per recuperare la sua barchetta di legno.

Il padre sospirò; per un attimo, a Finnick sembrò di riconoscere nel suo sguardo la stessa tristezza spaventosa che quel pomeriggio aveva visto negli occhi della donna.

“Non erano persone qualunque” spiegò Gannet, prendendo la barchetta e spingendola contro il pancino del figlio, che sorrise divertito. “Erano pirati; e quella donna ha dovuto sconfiggerli per poter tornare a casa dalla sua famiglia. Un po’ come ha fatto tante volte Capitan Sebastian[1]” concluse, alludendo al protagonista della favola preferita del figlio.

Il volto di Finnick si illuminò.

“Dici davvero?” chiese, infilando il dito nelle aperture della barchetta. “E l’ha fatto tutto da sola, quando era piccola?”

“Già” confermò l’uomo, arruffandogli i capelli. “Non era contenta di fare del male, ma ha dovuto combattere per salvarsi la vita.”

“Allora non è poi così cattiva” osservò Finnick, stringendosi il giocattolo al petto. La sua espressione, da pensierosa, tornò vivace come sempre. “Domani lo racconto a Danny! E anche agli altri bambini, così non avranno più paura di lei: secondo me la farò contenta.”

Il padre gli sorrise.

“Sei proprio un bravo bambino, Capitano[2]” esclamò, spostando le coperte per posare il figlio sul materasso.

Le labbra del piccolo si incresparono a formare un sorriso birichino.

“Non sono un furfante? Tu dici sempre che lo sono.”

Il padre si mise a ridere.

“In effetti… Allora diciamo che sei un bravissimo furfante” concluse, facendogli il solletico.


Il bambino rise, divincolandosi per sfuggirgli.

“E sono anche un Capitano! E un amico del mare e delle onde. E dei pesci. E di Capitan Sebastian. E della signora tartaruga. E….”

Il padre interruppe quel fiume di parole, posando un bacio sulla fronte del bambino.

“Buonanotte, Capitano” mormorò, appoggiando la barchetta sul cuscino.

Il piccolo gli rivolse un ultimo sorriso malandrino, prima di chiudere gli occhi.

“Buonanotte, papà.”

Accarezzò il legno levigato per un po’ e, quando sentì la stanchezza appesantirgli i movimenti, indirizzò un ultimo pensiero al sorriso stanco della signora sulla riva.

“Buonanotte, signora-tartaruga.”



[1] Riferimento alla storia “Footprints in the sand”, dove il piccolo Finnick ha una prima conversazione con Mags e le spiega che suo padre le ha detto che ha combattuto contro i pirati. Anche la storia di Capitan Sebastian viene introdotta in “Footprints in the sand”.

[2] “Capitano” è il soprannome che il signor Odair ha scelto per Finnick, come era già stato accennato in “Footprints in the sand” e in “Un bacio per Peter”.

   
 
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