Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sethunya    20/09/2015    4 recensioni
L'ormai trentenne Levi Ackerman, uomo freddo e apatico, fu costretto a sposare Mikasa, ragazza di venticinque anni anch'essa non troppo loquace, facente parte della famiglia Jaeger. Entrambe le loro famiglie erano di nobili origini, per questo il loro matrimonio fu combinato, per trarci vantaggi sulla società. Levi si oppose in precedenza, ma fu costretto a rassegnarsi; dovette visitare spesso casa Jaeger prima delle nozze e proprio quando ormai si convinse che la sua vita non era come aveva sempre desiderato, apparvero dinanzi a lui un paio di grandi occhi verdi che gli stravolsero la vita.
"Non mi ricordo ancora bene il giorno in cui ho iniziato a contemplare le stelle con te, oppure me lo ricordo così bene che quasi me ne vergogno, dato che non è da me.
Sentimenti che ho tenuto repressi per anni, quasi dimenticando di essere umano e poi, un ragazzino dagli occhi color smeraldo, mi ha salvato, facendomi tornare vivo."
(tratto dalla storia)
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi! Sono tornata! Scusate lo stra-mega ritardo, ho veramente avuto molto da fare! Prometto che mi farò perdonare e aggiornerò sempre il più in fretta possibile!
Ringrazio chi ha recensito il mio capitolo precedente (Irene60, Akira89) e spero che recensiate anche questo, seppure l'ho pubblicato così tardi. Grazie anche a chi continua a seguire questa povera storia.
Spero comunque di non deludervi e che la vostra attesa sia, in parte, ripagata con questo capitolo.
Un bacio,
Sethunya




Capitolo sei
Brutte notizie


Eren's POV:
Io e Levi  facemmo l'amore. Le emozioni che provai furono indescrivibili; se dovessi cercare di spiegarle non ci riuscirei, sarebbe inutile, la mente è vuota ma il cuore pieno, pieno di sentimenti che non hanno fine. 
L'idea di farlo con lui all'inizio mi preoccupava, insomma, con un uomo non mi era mai capitato, né tanto-meno pensavo che sarebbe accaduto. Invece, in quel momento, capii cosa vuol dire la frase "non è solo sesso, ma anche amore". Dentro ero ardente di eccitazione, ma sembrava solo una piccola briciola in confronto a tutto l'affetto che provavo per Levi. Non m'importava di sembrare impacciato, volevo buttarmi e fare la prima cosa che mi passava per la testa, senza pensarci troppo; non ero molto bravo a farlo impazzire con i miei giochetti, ma non sembravano dispiacergli così tanto, quindi continuai, perché volevo molto di più: volevo sentirlo tutto mio. 
Quegli occhi ghiaccio, che al nostro primo incontro mi guardavano come se fossi solo un impiccio, ora erano un oceano di meraviglie; ora, mi osservavano come se fossi la cosa più fragile di questo mondo e, ad ogni suo movimento di bacino, si accertavano che io non mi rompessi.
Qualsiasi cosa succeda tra di noi, non ti dimenticherò mai, Levi!, pensai, ma un attimo dopo ero già perso tra l'infinito che eravamo diventati noi due insieme.

Levi's POV:
Il mattino seguente, quando mi svegliai, Eren era da un lato del letto tutto raggomitolato; era così dolce che mi venne voglia di strapparmi il cuore dal petto. Lentamente, gli spostai una ciocca di capelli dal viso, per poter ammirare meglio la sua espressione da moccioso angelico.
Sembra innocente, pensai e sorrisi alla mia stessa battuta. Sentii che le mie gote stavano arrossendo e non riuscii a togliermi quella faccia da ebete che avevo mentre contemplavo il volto di quel ragazzo. Mi accorsi di essermi cacciato in una trappola diversa da quella in cui vivevo prima: l'amore. 
Avevo così tante domande a cui avrei voluto rispondere -"perché mi piace un ragazzo", "cosa comporterà questa relazione"- ma si azzeravano nell'istante in cui Eren mi era accanto. Ora valevano poco, ora volevo solo vivere il presente, ora volevo solo volare con lui. Avrei voluto proteggerlo da tutto e da tutti, invecchiare con lui sperduti da qualche parte, con pochi spiccioli ma con tanto amore; avrei voluto svegliarmi sempre in questo modo, con il suo viso ad un centimetro dal mio: sarei stato l'uomo più felice del mondo.E io ci credevo, ci credevo eccome! Sapevo che ce l'avremmo fatta e non mi perdevo ad affogare tra i pensieri negativi, bensì stavo a galla in quelli positivi. Sì perché, quando hai un sorriso così bello accanto, non puoi far altro che pensare che andrà tutto bene.
Ora la mia mano era appoggiata sulla sua guancia e, sebbene il mio tocco fosse lieve, Eren si svegliò. Io ritrassi la mano, imbarazzato. Lui aprì dolcemente gli occhi e sorrise, poiché notò che ero io quello che l'aveva accarezzato.
-Inutile che fai finta di niente, ti ho beccato! Buongiorno, Levi- disse, strofinandosi i palmi delle mani sulle palpebre.
-Zitto, moccioso.- dissi io, girandomi dall'altra parte più imbarazzato di prima. -Scusa se ti ho svegliato- aggiunsi poi, senza mai voltarmi verso di lui.
-Non fa nulla, non mi è dispiaciuto.-
Abbassai la testa in segno di resa, sorridendo, nella speranza che lui non mi vedesse in faccia, sembravo una ragazzina innamorata.
-Dai, adesso sbrigati, dobbiamo andare dal sarto.- riferii ad Eren, con fare superiore.
Lui si limitò ad annuire un po' contrariato, mettendosi a sedere sul letto e strofinandosi una mano tra i capelli. In fondo si era appena svegliato, ma la situazione in cui eravamo mi mise a disagio, quindi aggiunsi qualcosa per cambiare discorso e per non parlare più delle mie "carezze rubate di nascosto". 
Ci lavammo entrambi per poi andare a fare colazione al piano di sotto nella locanda di Pixis.
-Buongiorno ragazzi!- esclamò l'uomo, -avete dormito bene?
-Sì, grazie.- risposi, accennando un lieve sorriso -puoi portarci qualcosa da mangiare? Andiamo un po' di fretta.
Pixis annuii energicamente e si precipitò in cucina, uscendone con i mano dei dolci, della frutta e qualche bevanda. Lo ringraziammo entrambi e non ci facemmo scrupoli nel mangiare. Eren sembrava un bambino incapace di consumare qualcosa senza sporcarsi e, seppure la cosa mi risultava dolce e buffa allo stesso tempo, esordii con un: "Fai schifo, Jaeger." 
Lui arrossì, si coprì velocemente la faccia con il braccio e cercò di pulirsi quello che gli era possibile. Non riuscendo bene nel suo intento, gli spostai dolcemente il braccio che aveva gelosamente tenuto davanti il viso, e con il mio fazzoletto gli pulii gli angoli della bocca.
-Tipica scena da film.- disse, -manca solo il bacio.
-Tch, non provarci, moccioso.- ribattei, trattenendo una risata, ma tenendo comunque lo sguardo apparentemente da duro.
La sua espressione ora era combattuta tra il divertimento e l'amarezza, ma cercò di ricomporsi subito, gonfiando il busto e tossendo per finta. Io lo fissai, partendo dai capelli: potevo sentire la loro sofficità sotto le mie mani; scesi a guardare gli occhi, quelli che mi colpirono già dal primo giorno in cui ci incontrammo. Per me non erano solo due banali iridi verdi, ma erano molto di più: era come se tutte le cose belle contenute su questa terra, si incontrassero lì dentro, dando vita ad un bellissimo color smeraldo. Arrivai al naso e, successivamente, contemplai le labbra: per me erano perfette. Ero fermo, la tazza in mano vicino la bocca, gli occhi vispi che andavano su e giù per scrutare ogni minimo particolare di quel ragazzo, finché lui se ne accorse.
-Sono ancora sporco?
Le sue parole interruppero il flusso dei miei pensieri, che andavano da quelli più dolci a quelli più "sporchi", facendomi tornare con la mente alla realtà.
-Oh...no, tranquillo.- spiegai, riprendendo a sorseggiare dalla mia tazza.
Lui rimase un po' incredulo, perché probabilmente sapeva che nascondevo qualcosa e non lo stavo guardando senza un motivo; nonostante ciò, riprese a mangiare e non parlammo fino alla fine del pasto.

Uscimmo dalla locanda di Pixis -salutandolo e promettendogli che lo saremmo andati a trovare- per andare a ritirare i vestiti che, ormai, dovevano già essere pronti. Non parlammo più della nostra intenzione di scappare, forse perché troppo preoccupati che il nostro piano non funzionasse o forse perché troppo eccitati per farne parola; comunque sia, Eren mi raccontò vari aneddoti della sua vita, in modo che potessi conoscerlo meglio. Io non proferii parola sul mio passato, non perché non mi fidassi di lui, ma poiché non volevo turbarlo con racconti tragici rispetto ai suoi più allegri. 
In un batter d'occhio arrivammo al negozio, più sistemato e pulito del giorno precedente: il sarto l'aveva presa sul serio la mia battuta.
-Salve, siamo venuti qui per ritirare i nostri abiti.- dissi, stando sulle mie.
-Oh, sì, son proprio qui. Cambiatevi, se volete...lì, dietro il paravento. Purtroppo ne ho solo uno, dovrete cambiarvi assieme, ma non penso sia un problema, dal momento che siete due uomini.
Nessun problema signore, anzi.
Lanciai uno sguardo provocatorio ad Eren e lui rimase zitto, fissando dall'altra parte rosso in viso e allargandosi il colletto della camicia che, probabilmente, in quel momento stava diventando troppo stretto. Non importava se la sera prima avessimo fatto l'amore, era un'altra situazione, un'altra atmosfera; in quel momento, anche se si trattava solo di cambiarsi, l'imbarazzo c'era, ma io amavo divertirmi stuzzicando Eren, quindi non persi l'occasione. 
Prendemmo i vestiti e andammo dietro il paravento; il ragazzo mi chiese se fosse necessario che lui si girasse mentre mi sarei cambiato e io, ovviamente, negai. Per gentilezza gli chiesi lo stesso, ma lui rispose con un "no" un po' impacciato.
-Forza, cambiati o faremo tardi.- gli raccomandai.
Lui non disse niente, si affrettò a svestirsi tenendo sempre lo sguardo basso e non proferendo parola, quindi io parlai di nuovo:
-Suvvia, Eren, sciogliti un po', ieri sera sembravi un leone, mentre adesso sembri uno struzzo che si nasconde.
-Levi!- divenne rossissimo. -Non dire cose così imbarazzanti con tanta disinvoltura!
-Sei veramente divertente, lo sai?- risposi poi io, mordendomi il labbro e fissandolo dritto negli occhi.
- M-mi fa piacere...- disse, iniziandosi ad abbottonare la camicia, ma sbagliando la sequenza dei bottoni.
-Si vede che sei un moccioso, eh... Dai, vieni qui, faccio io.
Così dicendo mi avvicinai, gli presi tra le mani la camicia e iniziai ad aggiustargliela come di dovere. Lui teneva gli occhi puntati verso l'alto trattenendo il respiro, deglutendo a fatica e rumorosamente. Richiamai la sua attenzione e, non appena il suo sguardo incontrò il mio, gli diedi un bacio, aggrappandomi alla cravatta ancora slacciata. Lui in un primo momento rimase immobile, ma poi mi diede uno strattone.
-Levi! Non capisco cos'hai stamattina! Se ci vedesse qualcuno?
-Calmo Jaeger, ho controllato, non avrei mai baciato un moccioso come te in pubblico.
Non ribatté, bensì iniziò ad annodarsi la cravatta nervosamente. Io ero più esperto con questo tipo di vestiario, quindi feci più in fretta e, quando fui pronto, con prepotenza, gli ripetei di muoversi; lui annuì e io andai nell'atrio del negozietto, quando entrarono anche Annie e Mikasa.
-Il nano malefico è arrivato prima di noi- esordì la biondina.
Io non risposi, mi limitai a fulminarla con lo sguardo mentre mi mettevo i guanti.
Eren finalmente ci raggiunse e, nel vederlo, ammisi a me stesso che quel completo gli donava. Nel taschino della giacca aveva un fazzoletto dal colore verde che richiamava tantissimo quello dei suoi occhi; i capelli erano portati all'indietro e, nel momento in cui me ne accorsi, capii il perché ci avesse messo così tanto a cambiarsi, sebbene gli donavano un aria da vero "figo".
-Che bello che è mio fratello!- esclamò Mikasa, con Annie visibilmente sbalordita.
Misi da parte i miei pensieri da teenager sdolcinata e rimproverai le ragazze per esser arrivate così in ritardo, aggiungendo che le avremmo aspettate solo se avessero fatto in fretta.
Sì, odio i ritardi, se non si fosse ancora capito.
Dopo una manciata di minuti, si presentarono con due bellissimi vestiti di seta che cadevano sui fianchi, accentuandoli, e che scendevano con una serie di drappeggi fino alla caviglia: Mikasa ne aveva uno dal colore porpora che richiamava quello del mio fazzoletto, mentre Annie dal colore verde che richiamava quello di Eren. Le avevano pensate proprio tutte per questo pranzo; d'altronde, Erwin era un pezzo grosso della società e fare brutta figura non ci era concesso, anche se era un mio grande amico.

La carrozza ci venne a prendere come fu stabilito e, quando arrivammo, il "sopracciglione" (così nominato per le sue sopracciglia eccessivamente grandi) ci stava aspettando all'entrata della sua dimora. Ci salutammo tutti e ci presentò la sua futura moglie, Hanji Zoe; era una donna slanciata, magra, con i capelli castani raccolti e, dietro gli occhiali rettangolari, nascondeva gli occhi color nocciola. Era logorroica, soprattutto sul suo lavoro ma, allo stesso tempo, era molto disponibile ad ascoltare. Un po' si notava quella pazzia di chi ha a che fare con casi rari umani, ma non era di certo un problema. 
Il pranzo si svolse molto bene, con discorsi sia lievi che maturi; era un susseguirsi di dibattiti con toni disciplinati: dopotutto, Erwin, era anche il capo degli incontri mensili tra capifamiglia, quindi era naturale che mantenesse atteggiamenti da persona dotta; in seconda poisizione -se così si può dire- c'ero io, poiché ero capace di assecondare i suoi discorsi grazie alla vita che, giorno per giorno, mi stava rendendo sempre più saggio con i suoi insegnamenti. Purtroppo, tra questi, c'era quello che avevo appreso maggiormente, ovvero che la felicità è una stronza e, quelle volte in cui si mostra, non hai nemmeno il tempo di assaporarla fino in fondo che, alla fine, sparisce.
-Levi- disse Erwin, -dopo discorsi molto profondi e, talvolta, anche violenti, noi del consiglio siamo arrivati alla conclusione che tu dovrai diventare re.- 
Quasi sobbalzai dallo stupore, non sapevo se esserne felice o meno, ma i miei dubbi non durarono tanto poiché l'uomo continuò il suo discorso e la scelta mi sembrò più che evidente.
-Di conseguenza, il tuo matrimonio dovrà concludersi tra due giorni. Non ti preoccupare dei preparativi, ci sto pensando io, tu prenditi del tempo da passare con Mikasa. Allora, ne sei felice?-
Rimasi scioccato, con la bocca asciutta, senza parole.
Ho sentito male, vero?
Non avevo il coraggio di guardare in faccia Eren, non sapevo come comportarmi, non avevamo ancora preparato niente, nemmeno il nostro cervello a questa "fuga d'amore".
Il pensiero di rinunciare ad Eren mi fece venire i brividi e il cuore mi si fermò. 
Mi ricordo anche che, in quel momento, pensai che sarebbe stato meglio se non avesse più ripreso a battere.
  
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