Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Mai Valentine    20/09/2015    3 recensioni
Se Merida principessa ed erede di DunBronch si inoltrasse nella fitta foresta e seguendo il suo istinto trovasse un anello di ghiaccio? E se Elsa regina di Arendelle sognasse la coraggiosa e ribelle Merida e un regno devastato dalla guerra? Un viaggio oltre il tempo, un legame oltre ogni confine, una regina e una principessa così diverse unite da uno strano scherzo del destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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DunBroch
 
Il sole splendeva alto nel cielo, non  vi erano  nuvole all'orizzonte e l'aria profumava di primavera. Tutti i Clan erano riuniti innanzi ai quattro troni reali. Fergus con una mano poggiata sul braccioli di legno dormiva profondamente; la notte precedente aveva bevuto un po' troppo. Elinor tossì con forza puntellando il gomito nel fianco del marito. Il re sobbalzò dallo scarno e per poco non cadde in terra sotto le risa generali. I Sutherland aspettavano silenziosi una parola del re.  "Buffone, dovrei sedere io su quel Trono" pensò Shane guardando l'uomo. Ramsay si lasciò sfuggire una risata, mentre suo padre fissava impassibile Fergus.
         «Alzati da terra i Clan attendono che tu dica qualcosa» bisbigliò la regina rimproverando il suo consorte.
         «Che inizino i giochi!» urlò alzando le braccia verso l'alto. Tutti i presenti batterono le mani sul petto e con un grido di giubileo  si cimentarono nelle loro tipiche attività: tiro alla fune, lancio del tronco e non poteva mancare la classica lotta. Solo i Lord e dei rispettivi Clan e gli eredi  rimasero all'in piedi innanzi al re. A loro aspettava l'onore di mangiare con i monarca.
         «Sedetevi» disse la sovrana indicando delle panche di legno di quercia sulla quale troneggiava ogni leccornia: dai dolci, alla carne, dalle fette di pane col burro e miele, al vino rosso. Fergus alzò  la coppa di vino gridando: «alla pace tra i Clan!» le voci degli uomini si confusero le une sulle altre inneggiando insieme alla pace. Fergus fu il primo a bere e a portare alla bocca il cibo venendo imitato dagli altri Lord.  I Sutherland  non toccarono nulla di ciò che era stato offerto.
         «Qualcosa non vi aggrada?» domandò Elinor titubante.
         «Non mi sembra corretto mangiare senza l'erede al trono» rispose Roose serio in volto. La regina non si aspettava una simile risposta. Merida non era ancora arrivata, probabilmente si stava allenando per la gara con l'arco. Ma prima che potesse inventarsi una scusa, l'arciera si precipitò dai genitori e dai Lord con una grande corsa. Porse un veloce inchino e addentò una mela, rossa e succosa. Shane roteò gli occhi al cielo, quella ragazza mancava di grazia e di educazione.
         «Merida!» la voce di sua madre arrivò forte e chiara alle orecchie della ragazza che lanciò il frutto alle sue spalle facendo un inchino.
         «Buon giorno a voi miei Lord, dormito bene?» chiese con finto interesse. Tutti fecero un cenno d'assenso, anche Roose.
         «I cani hanno abbaiato per tutta la notte e ora mi scoppiano le tempie» ribatté Shane guardando dritta negli occhi la giovane. La principessa scrollò le spalle.
         «Allora le converrà dormire con la testa sotto il cuscino» sorrise. Fergus strozzò una risata, mentre Ramsay si morse il labbro per non ridere. Anche il capo Clan degli Sutherland ammirò il coraggio dell'erede di DunBroch, in silenzio. Shane strinse le mani avvolte dai neri guanti di cuoio e fissò la principessa con uno sguardo da far gelare il sangue nelle vene. Merida mantenne la sua posizione, senza vacillare. Quella notte aveva fatto un dolce sogno e non avrebbe permesso a nessuno di rovinargli quel ricordo e quella giornata.
         «Basta così Shane, non siamo qui per fronteggiarci tra noi» la rimproverò Roose. La donna alzò le braccia e tornò a concentrarsi sulla sua colazione, calpestando con il tacco dello stivale il piede di suo fratello.
         «E questo per cosa?» domandò sottovoce.
         «Per aver riso di me. Ricordati che senza il mio potere e i miei anelli non arriverai da nessuna parte». Ramsay stava per ribattere quando il suono di un corno rimbombò per tutto il bosco. Fergus saltò dal trono e rosso in viso per la gioia  corse prendendo sua moglie in braccio verso il centro della radura.
         «E ora cosa accade?» chiese l'erede dei Sutherland.
         «I cacciatori sono tornati, significa che mangeremo carne fresca. Forza andiamo!» esclamò MaCGuffin. I tre restanti Lord e i loro figli si precipitarono dal re accompagnati da Merida. Solo i  Sutherland rimasero indietro.
         «Odio la caccia e la carne, puzza di morto».
         «Tu ami la morte e la carne bruciata» ribatté suo fratello.
         «Quella degli uomini, certo. Padre quando attaccheremo davvero?»
         «Questa notte dopo il tradizionale tiro con l'arco, al far del crepuscolo. Mi sono già stancato di tutta questa storia» si alzò dalla sedia brandendo tra le mani la sua mazza ferrata. «Ramsay con me, Shane ovviamente tu resti qui. Non voglio dare troppo nell'occhio».
         «Devo sempre restare in disparte... Che noia» sbuffò passandosi le dita affusolate  tra i capelli sottili con un gesto  elegante e sensuale. Roose batté una mano sulla spalla del ragazzo facendogli segno di andare.
         «Raggiungi gli altri, devo parlare con tua sorella» ordinò con autorità. Ramsay  si apprestò ad aiutare gli uomini nella caccia, era felice di allontanarsi; lo sguardo spento e cupo di suo padre non permetteva nulla di buono. Corse.
          Roose prese tra il pollice e l'indice il mento della figlia fissandola  dritta negli occhi, sussultò.
         «Sei uguale a tua madre» disse con un sussurro.
         «No, io sono più forte».
         «Proprio per questo tu non devi mostrarti, non ora almeno. Aspetta che tuo fratello prenda il Trono e poi sarai tu a entrare in azione». Shane chiuse le braccia al petto, girando la testa di lato.
         «A me le ossa, eppure mi sembra che sono io a detenere il potere e gli anelli».
         «Tranne uno — Shane lo fulminò con lo sguardo —. Ascoltami lui prenderà il trono e sposerà Merida, loro regneranno solo di nome, ma sarai tu a comandare di fatto. Ci siamo intesi?» La donna annuì. Roose gli baciò la fronte e si allontanò voltandole le spalle.
         Shane rimase in disparte. Osservava  cupamente la scena di caccia, avevano catturato davvero un grosso e grasso cinghiale. Non obbedendo all'ordine del padre sciolse i lacci del guanto lasciando libera la mano sinistra. L'ammirò, la sua pelle pallida risplendeva sotto la luce solare. Con il semplice scoccare delle dita creò un arco, fluttuante e incorporeo come l'ombra. Nascose la sua creazione sotto il mantello. "Anche io ho il diritto di divertirmi un po'".
 
***
 
         Al tramonto tutti gli arcieri erano in posizione. Servi, guardie, uomini, donne e bambini erano tutti stretti gli uni agli altri spintonandosi tra di loro per avere la posizione migliore per guardare il tiro con l'arco. Elinor fissava sua figlia, con le mani strette al petto pregava per lei. Fergus batteva nervosamente la mano sul bracciolo; il primo a scoccare sarebbe stato MaCGuffin. Il ragazzo biondo e dal corpo taurino, con il passare del tempo era diventato un gigante e si era molto allenato al tiro con l'arco, ma non sarebbe mai stato bravo o abile come quanto lo era ad affondare navi con i tronchi. Tirò. La freccia sfiorò il centro. Ci fu uno scrosciare di applausi. L'erede dei Macintosh era diventato ancora più alto, più tatuato e più sicuro di sé e della sua bravura. Lanciò un'occhiata a delle giovani ragazze alle sue spalle che esultarono di gioia, un ragazzo svenne. Anche per lui fu il momento di scoccare. La freccia si andò a conficcare troppo sopra al cerchio blu. Come ogni anno anche questa volta si disperò gridando e saltando. "Per l'amore del cielo" bisbiglio Shane. Il piccolo DingWall guardò spaesato il bersaglio, era l'unico che nel corso del tempo era rimasto uguale. Scagliò la freccia, quasi centro. E quando finalmente toccò a Ramsay Sutherland Shane spintonò il fratello facendolo cadere in terra prendendone il posto. Rosse strinse con rabbia il manico di legno e ferro dell'ascia. Era furente.
          La donna lanciò uno sguardo di sfida alla principessa e scoccò. La freccia squarciò il bersaglio andandosi a conficcare oltre il terreno. Elinor si alzò dal trono incredula, solo sua figlia possedeva così tanta bravura. Fegus portò alla bocca l'otre di vino facendo un lungo sorso. Merida accettò la sfida. Raccolse il suo arco, si mise in posizione, il vento soffiava sul viso e tra i capelli ricci e mossi, aspettando il momento adatto. Inspirò a lungo e scoccò. La principessa aveva scelto lo stesso bersaglio di Shane,  tirando da una distanza maggiore, e come aspettato la freccia della principessa andò a conficcarsi accanto a quella della donna. Di due centimetri più avanti. «Nessuno può battermi in questo gioco» se ne andò lasciando da sola una Shane sorridente.
 
***
 
         Nella sala principale del Castello di Dunbroch si erano radunati tutti i Clan. Gli uomini ballavano, ridevano, mangiavano e bevevano. Re Fergus combatteva contro un orso immaginario raccontando come aveva perso la gamba contro Mor'Dur. A nessuno importava quel giorno che quella storia fosse vecchia, bastava l'alcol a rendere ogni storia interessante e nuova. Maudie e le serve portavano continuamente cibo, vino e birra in tavola rendendo euforici i presenti.
         Elinor si era ritirata nelle sue stanze a leggere, odiava la confusione. Merida aveva preferito seguire l'esempio di sua madre, scusandosi con tutti i Lord per la sua assenza, preferiva stare lontano dai Sutherland, da Shane Sutherland. Quella donna le incuteva timore e si era ritenuta molto fortunata a vincere la gara con l'arco, eppure un dubbio le attanagliava la mente: da dove era uscito quell'arco d'ombra?.
         I festeggiamenti come previsto durarono per tutta la notte e Ramsay partecipò attivamente alla festa prendendo parte all'allegria generale. Roose sicuro di non essere visto si  avvicinò alla figlia che disegnava sul tavolo di legno una mappa del luogo. Il Lord sbatté le mani sul tavolo. Shane sollevò il sopracciglio, guardandolo con la coda dell'occhio.
         «Il tuo gesto di oggi è stato davvero sconsiderato... Non dovevi mostrare i tuoi poteri» ringhiò.
         «Nessuno se ne è reso conto. Volevo solo divertirmi un po'. Sono tratta sempre come una bambolina e mi annoio». Roose emanò un verso gutturale, molto simile per lui a una risata.
         «Mia figlia si sente una bambolina? Allora ti divertirai a diventarlo davvero, una bella bambola di fuoco se la prossima volta non mi ascolterai». Shane strofinò le mani e Roose percepì il potere di sua figlia diventare più forte.
         «Va bene, ho capito. Vai dagli uomini e di loro che è il momento di attaccare. Il castello è in difeso».
         «Con immenso orgoglio padre» e avvolgendosi nel mantello scomparve in una nuvola di fumo nero. Shane raggiunse un'altura, intorno a lei verde e vita. Sorrise. "Presto ci sarà morte, ci sarò io". Gli uomini dei Sutherland aspettavano un cenno dal loro Lord e da giorni erano radunati sull'altura coperti dai neri mantelli e da una nebbia densa e nera. Il capitano dei Sutherland avvertì una strana presenza. L'ombra si dissolse e innanzi a loro apparve Shane. L'uomo fece un passo indietro, il suo cavallo nero nitrì spaventato.
         «Ci aspettavamo il Lord» esordì  cercando di scrutare nel buio la donna.
         «Il Lord è impegnato ad ascoltare stupide storie e mio fratello sta ballando con un orso. Sono io a prendere il comando, ora» annunciò leccandosi le labbra coperte dalla maschera nera. Il Capitano guardò i suoi uomini e fece un lungo respiro.
         «Cosa dobbiamo fare?»
         «Bruciare tutto. Ah, gli unici che devono restare in vita sono i DunBroch  e i capi degli altri Clan, il resto uccideteli pure se vi capita».
 
 
***
 
 
         Nel cuore della notte i Sutherland conquisteranno  la città mettendola ferro e a fuoco. Fu un attacco imprevisto che sorprese coloro che stavano dormendo e chi era sveglio non era in grado di combattere. In poche ore il Castello era in mano ai Sutherland. Molti vennero fatti prigionieri.
         Merida si svegliò di soprassalto aveva udito orribili rumori, aveva afferrato il suo arco e aperto la porta della stanza quel tanto che bastava per vedere ciò che stava accadendo. Qualcuno la vide. La principessa afferrò la spada appesa alla parete e si scagliò contro il nemico. Si fermò riconoscendo il volto di sua madre. Il cuore di Elinor batteva a mille. Abbracciò la figlia stringendola con forza a sé. «Grazie al cielo sei ancora viva» pianse lacrime di gioia.
         «Che costa sta accadendo? Dov'è Fergus, dove sono gli altri Clan. Chi ci ha attaccato? E cosa vogliono? Devo combattere» corse verso la porta.
         «No! Devi fuggire. Per noi non c'è più speranza. I Sutherland ci hanno conquistato e ti vogliono! Vogliono il tuo anello e te. Devi tornare a quella grotta... E raggiungere la ragazza del sogno forse lei potrà aiutarti». Merida tentò di svincolarsi dalla presa della madre.
         «Io sono una guerriera!» gridò.
         «Non questa volta. Shane è una strega, un mostro. È stata lei a ferire tuo padre con un cane dagli occhi rossi, dalle zanne affilate e terribili,  e dal corpo d'ombra. Non hai speranze contro di lei. Roose e Ramsay possono essere sconfitti, ma lei no. Per questo ti chiedo di fuggire e di trovare la ragazza del sogno. Non è stato un caso che tu abbia trovato l'anello e l'abbia sognato. Deve aiutarci e forse anche lei è in pericolo». E mentre parlava le sfilò la camicia da notte infilandola in fretta l' abito verde e le cinse il collo con il suo ciondolo regalandolo alla figlia. Merida era confusa e quando tentò di opporre resistenza Elinor aprì la finestra e chiamò Angus, per fortuna il cavallo era lasciato libero di pascolare ovunque e quel momento non si trovava nelle scuderie date alle fiamme.
         «Ti voglio bene»  la getto giù dalle finestra. Merida cadde sulla groppa del suo destriero. Il cavallo  galoppò allontanandosi da DunBroch. Poco dopo degli uomini entrarono nella stanza della principessa. Elinor accarezzò l'elsa di un pugnale che aveva trovato sul tavolo. Oppose resistenza per far guadagnare tempo a sua figlia, riuscì a graffiare il fianco di uno dei soldati, combatté come una leonessa, come mai aveva fatto in vita sua.  Altri tre uomini entrarono nella  camera. Venne catturata e trascinata in catene innanzi al Trono. La sala che prima era colma di festa e allegria, adesso si era tramutata in desolazione e morte. Elinor venne legata insieme a suo marito e agli altri lord, mancavano i piccoli principi. Shane sedeva sullo scarno di legno.
         «Dove sono i miei figli?» gridò la regina.
         «Dovresti dirmelo tu, Elinor».
         «Bugiarda» urlò.
         «Se non me lo dirai ucciderò tuo marito con il mio cane» accarezzò la testa alla bestia feroce accucciatale accanto. Elinor sgranò  gli occhi, spaventata.
         «Tu sei pazza».
         «Può darsi. Allora, dove sono i tuoi figli?»
         Tacque.
         «Cucciolo, uccidi!» Prima che il cane potesse scagliarsi contro Fergus e l'urlò di Elinor squarciare il cielo, Ramsay entrò nella sala.
         «Merida è scappata».
         «Come immaginavo. Ramsay insegui e portala qui».
         «Vacci tu, il trono è mio» ringhiò il fratello. Roose annuì. Shane si alzò dallo scarno e con un manipolo di uomini uscì dalla sala.
  
 
***
 
         La principessa galoppava aggrappata alla criniera di Angus, il cavallo non era serrato. Lacrime copiose sgorgavano dai suoi occhi. Stava fuggendo come una qualsiasi codarda, senza combattere. Sentì qualcosa, anzi qualcuno abbracciarla con forza, erano i tre piccoli principi. Gli occhi di Merida si colmarono di gioia.
         «Voi siete vivi! Come avete fatto... Mamma». I bambini annuirono. Rumore di zoccoli proveniva alle loro spalle.
         «Ci hanno già visti. Angus, vai, vai!» il destriero galoppò più che poté. Shane le era affianco. Merida strinse a sé i fratelli e sguainò la spada. La donna la ferì al fianco, un profondo taglio, bruciava. La principessa non cadette, doveva sopravvivere per sua madre, per suo padre, per i suoi fratelli e il suo Clan. Fu allora che l'anello di ghiaccio, mentre Shane le estraeva la lama dalla carne, si illuminò e un'ombra a forma di drago di ghiaccio divorò l'ombra di Shane. L'anello la stava proteggendo.
        
         Se la strada vuoi trovare nel tuo cuore devi cercare.
         Nel futuro devi andare, se il tuo tempo vuoi salvare.
         Il Drago di Ghiaccio devi pregare.
 
         «Di nuovo!» esclamò la ragazza. Innanzi ai suoi occhi si presentò la grotta. Angus saltò le stalattiti e vi entrò galoppando. Non vi erano più scale o vie labirintiche solo il Trono che diventò uno specchio d'acqua. Lo attraversò.
 
 
Arendelle
 
I raggi del sole riscaldavano il corpo di due giovani amanti avvinghiati l'uno all'altra. Anna aprì gli occhi stiracchiando le braccia al cielo. Kristoff  le accarezzò la schiena nuda mordendole i fianchi.
         «Questa volta avevi ragione, non me l'aspettavo che saresti stata capace di trovare un posto così accogliente — toccò il morbido materasso — tu che sei abituata a perderti in uno sgabuzzino*» scherzò l'Ice Master. Anna lo fulminò con lo sguardo.
         «Mi dispiace solo per Olaf e Sven che hanno dovuto dormire in stalla, ma proprio non ne volevano sapere di farli entrare» rispose la ragazza alzandosi dal letto.
         «Ci faremo perdonare».
         «Finalmente possiamo tornare ad Arendelle! Lo sapevo che non era stata colpa di Elsa» esultò la ragazza guardando fuori dalla finestra.
         «E io farti finalmente quella proposta» disse mentre indossava la camicia azzurra e il gilet di lana.
         «Oh, no. Dobbiamo muoverci» annunciò la principessa vestendosi di tutta fretta.
         «Che succede?» chiese il ragazzo prendendo al volo i panni lanciati dalla sua fidanzata.
         «Gli uomini in nero di ieri sono qui».
         «Per tutte le renne».
        
         Stavano camminando da ore e tutto innanzi a loro era coperto da un alto strato di neve. Il vento soffiava così forte da costringere a chiudere gli occhi. L'unico al proprio agio era Olaf. « Ti sei sbagliata, Anna!» la rimproverò l'Ice Master. La principessa mise il broncio e con sguardo furente minacciò il ragazzo. «Io non mi sono persa»
         «E allora dimmi dove siamo!» esclamò esasperato Kristoff. Anna tacque. Rumori provenivano alle loro spalle. Non erano lupi. Furono circondati da un gruppo di uomini tutti vestiti di rosso e nero. «E questi cosa vorranno?» domandò Olaf,
          "Non credo caldi abbracci". L'Ice Master spinse al galoppo Sven gli uomini li inseguirono. Il ragazzo tuttavia seguì il suo istinto e lasciò le redini ad Anna, la principessa aveva uno strano intuito per queste cose. Dopo una lunga cavalcata seminarono gli uomini in nero e giungessero per caso, per destino o per fortuna  innanzi alla porta di una locanda "La storta signora". Entrarono.
         Era un locale pulito e soprattutto caldo, vi erano alcuni tavoli liberi. Il locandiere un uomo di bassa statura e da fluenti capelli rossi si rivolse con un sorriso.
          «Cosa posso fare per voi?" domandò gentilmente.
         «Cibo e una stanza per quattro» rispose Anna come se far dormire una renna in una stanza fosse la cosa più normale del mondo.
         «Mi dispiace signorina ma le renne devono stare bella stalla e anche strani pupazzi...» guardò con fare sospetto Olaf. Anna e Kristoff annuirono e con dispiacere lasciarono i loro amici nella stalla, ma nessuno di loro due  aveva bisogno di un letto e di un camino caldo. Sicuri di non essere più inseguiti poterono godersi la serata.
 
 
         Fino al giorno dopo.
         La porta della stanza da letto venne spalancata. Uomini dai mantelli neri e rossi entrarono con passi felpati, non trovarono nulla solo abiti disseminati sul pavimento e un letto sfatto, caldo al tocco. Guardarono oltre la finestra e in quel momento si resero conto che stavano fuggendo.
         Anna e Kristoff si erano gettati dalla finestra e avevano corso verso la scuderia saltando sulla slitta. Olaf li aveva salutati con un caldo abbraccio e in tutta fretta erano fuggiti.
         «Ma  perché ci inseguono? Si saranno offesi per non averli abbracciati?» domandò ingenuamente il pupazzo di neve.
         «Non lo sappiamo Olaf, ma prima li seminiamo e prima facciamo».
         «Quindi niente caldi abbracci?»
         «Dopo, Olaf» rispose Anna.
         Ad un tratto furono costretti a fermarsi, Sven era inciampato su un masso di neve troppo denso, venendo scaraventati fuori dalla slitta atterrarono sul manto morbido e freddo. Kritoff si guardò alle spalle, la strada era deserta. Olaf e Anna  aiutarono la  renna a rialzarsi, quando la principessa vide la neve sporca di sangue e una mano.
         «Aiuto!» gridò spaventata.
         «Anna!» corse Kristoff brandendo una padella.  Eugene, il marito di Rapunzel*  cugina di Anna ed Elsa, aveva raccontato loro in una lunga lettera come aveva sconfitto  delle guardie reali con una padella e come in tutto il loro regno fosse stata sostituita alle spade, consigliando alla monarca di seguire il  loro esempio. Kristoff l'aveva trovata una prospettiva interessante. L'Ice Master si avvicinò alla ragazza.
         «Cosa succede?»
         «Una persona... Aiutami a tirarla fuori».
         «Olaf fai la guardia».
         «Si Kristoff». La buffa creatura scrutava l'orizzonte con estrema attenzione, Sven gli teneva compagnia.
         La principessa e l'Ice Master sollevarono dalla neve il corpo di una giovane donna, stretta a lei vi erano  tre piccoli bambini, posandolo sulla slitta. Indossavano  abiti di lana grezza, strane sciarpe erano tenute ferme alla vita con una cintura d'oro che legava a se dei buffi gonnellini dal colore verde, per quanto riguardava i tre ragazzini. La ragazza, invece, portava un lungo abito verde squarciato in più punti. Anna incuriosita girò il ciondolo d'argento e vi lesse parole scritte in una lingua a lei sconosciuta.
         «Non sembravano di queste parti» si grattò la testa Kristoff, confuso.
         «Non sembrano di quest'epoca» insinuò Anna. A un tratto videro Olaf fuggire  sollevando neve.
         «Ci attaccano!» gridò il pupazzo. Provarono a fuggire, di nuovo, ma questa volta vennero circondati da troppi uomini tutti insieme. Kristoff brandiva la sua padella, Anna serrò i pugni in posizione d'attacco.
         «Non vogliamo farvi del male, vostra altezza».
         Tutti puntarono lo sguardo su un uomo che avanzava tra la neve sicuro di se, era alto e magro, dagli occhi verdi e da un sorriso enigmatico. L'uomo scese da cavallo facendo un profondo inchino.
         «Chi sei tu?» gridò la principessa. Kristoff coprì il corpo di Merida e dei tre ragazzi  con una coperta di lana, aveva un brutto presentimento.
         «Io sono Ramsay Sutherland, ospite di vostra sorella Elsa al Castello».
         «Perché ci avete inseguiti?» chiese l'Ice Master.
         «Non vi stavamo inseguendo, vi stavamo salvando dalla bufera, come mi aveva chiesto la regina. Purtroppo i miei uomini sono stati fin troppo bruschi e rozzi, chiedo perdono» portò una mano sul cuore.
         «Allora torniamo al castello, mia sorella mi dirà la verità» lo guardò con sospetto.
         «Bene, allora vi precederemo. Uomini si ritorna ad Arendelle».
         «Ti fidi di lui?» domandò kristoff prendendo le redini.
         «Neanche un po'» rispose Anna.
 
***
 
         Elsa chiusa nella sua stanza attendeva il ritorno di Anna. La camera era ricoperta di neve e freddo ghiaccio. La sovrana camminava innanzi e indietro, ansiosa di ricevere notizie. La tazza colma di cioccolato caldo era poggiata su mobile accanto al letto intatta. La sovrana si torturava le mani cercando di cacciare dalla mente i cattivi pensieri. Si torturò i capelli con le mani, guardandosi e riguardandosi allo specchio. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte e solo alle prime luci dell'alba la bufera era passata. Erano le dieci del mattino e di Anna nessuna notizia. Ad un tratto bussarono alla porta.  «Maestà,  il Lord è tornato e con lui c'è vostra sorella».
Le porte del cancello del castello vennero aperte lasciando entrare il Laird Ramsay con i suoi seguaci. Elsa si precipitò per le scale abbracciando con affetto e preoccupazione la sorella.
         «Anna!» esclamò con enfasi controllando se fosse ferita.
         «Anche io sto bene» mugugnò Kristoff.
         «Sono felice anche per te» ribatté la regina sorridendogli. Era contenta di vedere tutti loro. Olaf le saltò in braccio stringendole il collo con le sue braccia, pizzicandola. La  monarca versò lacrime di gioia e felicità. Ramsay sorrise. Elsa si ricompose per un attimo e si rivolse al principe straniero.
         «Ramsay Sutherland vi ringrazio per quello che avete fatto per me. Potete chiedere ciò che vorrete».
         «No, maestà. Vostra sorella è arrivata a casa da sola, noi l'abbiamo trovata solo questa mattina e ci è stato un piccolo malinteso tra noi». La sovrana alzò un sopracciglio.
         «Oh avevo creduto che volessero ucciderci, sai ci hanno rincorso tutta la notte e il giorno dopo ancora, con spade sguainate e ferocia. Non sapevo che fosse un principe venuto a cercarci».
         «Malinteso perdonato. Ora credo che sia meglio per voi e anche per me riposarmi, alcuni lupi ci hanno attaccato durante la notte. Ho il vostro congedo, maestà?» si inchinò.
         «Congedo e gratitudine. Sarei comunque ben liete di soddisfare le vostre richieste».
         «Non c'è niente che io voglia». "Tranne te" pensò.
Il Laird si accomiatò dalla regina dirigendosi nelle sue stanze. Anna, Kristoff ed Elsa rimasero soli. Olaf si era precipitato a mangiare cioccolata raggiungendo le cucine di gran corsa.
         «Che uomo inquietante» disse la principessa guardando sua sorella.
         «Sarà nostro ospite per un po', fino al giorno del mio compleanno» rispose Elsa appoggiandosi alla slitta. Con la mano sfiorò qualcosa di morbido e sodo. Sobbalzò. Una ragazza cadde ai suoi piedi dalla slitta. Aveva lunghi capelli rossi, ricci e mossi, e occhi color dell'acquamarina e un sorriso dolce e furbo. Era la ragazza del sogno.
         «Merida» sussurrò.
 
***
.
          Ramsay seduto su una morbida poltrona della sua stanza sorseggiava del vino caldo, la legna scoppiettava nel camino riscaldandolo. Si torturò la pelle del viso con la mano libera. La strega lo fissava con il capo chino.
         «Te l'avevo detto che non l'avresti trovata. Quando arriverà al castello tu la ucciderai, non prima, non dopo» annunciò la vecchia.
         «Taci» urlò l'uomo.
         La finestra si spalancò. Il fuoco si spense e un'ombra di donna apparve sulla parete accanto al camino. L'uomo si alzò di scatto, rovesciando in terra la sedia. Spaventato sguainò la spada, pronto a colpire.
         «Non si può uccidere un'ombra».
         «Ah, sei tu» disse riponendo la spada. La strega sgranò gli occhi fissando incredula la parete.
         «Ti avevo detti che ti sarei venuta a trovare» l'ombra si staccò dalla parete divenendo umana. Ramsay le baciò la mano.
         «Hai già trovato Merida?» chiese portando alla bocca il calice di cristallo  sorseggiandone il vino.
         «No, non dove sia. Spero di ucciderla presto».
         «Ucciderla?» Shane strinse troppo forte il bicchiere, mille pezzi di vetro caddero si sparsero sul tappeto persiano.
         «Tu non devi ucciderla. Vuoi forse morti tutti i Sutherland? Lei deve tornare nel passato e compiere il suo dovere». La donna si rese conto in quel momento di un'altra presenza nella stanza. La vecchia si era nascosta tra l'armadio e la parete.
         «É stata lei a suggerirtelo, vero? Idiota. Quante volte ho detto di non fidarti delle sue parole? Lei rivuole i suoi anelli e  morti tutti i Sutherland. É stata lei a giocare con il tempo per cambiare il destino anche se il destino non si può cambiare. Per questo ho mandato te ad Arendelle, perché sapevo dove sarebbe andata e tu devi riconsegnarci la ragazza o non nascerai mai mio caro Ramsay XIII». La strega tentò di fuggire trasformandosi in un uccello, Shane chiuse la finestra con la sua magia. «Non puoi sfuggirmi, io sono più forte di te». La vecchia venne imprigionata mani e piedi con serpenti d'ombra.
         «Cosa stai pensando. Il tuo piano non si limiterà solo a governare su DunBroch... Cosa vuoi fare davvero Shane? A quale gioco stai giocando?»
         «A un bel gioco, diventare signora del tempo e regnare in ogni epoca presente, passata e futura. Tu conquista Elsa, ottieni il suo poter e fai in modo che non conosca Merida e nulla potrà fermarci». Lo baciò sulle labbra e sparì avvolta dalle tenebre. Ramsay rise.
        
        
 
 
Angolo Autrice:
Salve a tutti e buona domenica. Spero che in questo capitolo siano state chiarite alcune cose e che vi sia piaciuto (forse vi ho confuso ancora di più le idee, non vi preoccupate anche io sono perennemente confusa).
1*La battatuta che fa Kristoff dello sgabuzzino l'ho "rubata" dalla recensione di Ray46 che ringrazio per l'idea.
2*Si dice che Rapunzel sia cugina di Elsa e Anna ed essendo Eugene suo marito sono quindi imparentati tutti. Mi sembrava un'idea divertente vedere Kristoff usare la padella come la Rapunzel.
Ringrazio di cuore tutti voi per le recensioni e ringrazio chi mi segue e chi legge. A presto, Mai Valentine. 
   
 
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