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Autore: blackmiranda    20/09/2015    4 recensioni
*INCOMPIUTA* Sette anni dopo la battaglia contro Deep Blue, una nuova minaccia si profila all'orizzonte. C'è solo un problema: le Mew Mew hanno definitivamente perso la loro mutazione e non possono più trasformarsi. Di conseguenza, Ryou è costretto a creare una nuova squadra di combattenti.
Riusciranno le nuove ragazze a sopportare il peso della loro missione e ad uscire a testa alta dal confronto con Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro? E chi c'è dietro a questi nuovi attacchi alla Terra?
I nostri eroi saranno costretti ad affrontare un passato dimenticato e un futuro incerto, riscoprendo, passo dopo passo, l'amicizia e l'affetto che li legavano un tempo.
(Anche se dall'introduzione può non sembrare, in questa storia sono presenti tutti i personaggi dell'anime, più qualche "new entry". Mi impegno a dare a tutti loro il giusto spazio, magari sotto una luce diversa).
Era incredibile come nessuno di loro tre fosse riuscito ad essere immune al fascino di quelle umane ibridate. Cosa avevano mai di così speciale, da farli cadere ai loro piedi in quel modo vergognoso? Che diamine di sortilegio avevano gettato su di loro?(Cap.28)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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25. Christmas in Japan



 

“Aspetta qui, vedo se è tutto a posto.” disse Suika lasciando la sorella appena fuori dall'entrata del locale. Era presto e il Café non aveva ancora aperto ai clienti.

Sakura annuì, ficcandosi in tasca le mani guantate. Quella mattina aveva raccolto un paio di ciocche brune dietro la testa, fermandole con un elastico blu scuro, mentre il resto della chioma era libera di fluire sulle spalle.

Suika entrò, sbottonandosi il giaccone. “C'è nessuno? Shirogane?” chiamò, guardandosi attorno nervosamente. Voleva assicurarsi che non ci fossero alieni nei paraggi prima di far entrare Sakura.

“Suika-chan, sei mattiniera oggi!” la accolse Akasaka con un sorriso.

“Ah, sì, è perché mia sorella voleva vedere dove lavoro, e così...va bene se la faccio entrare? Sennò mi invento una scusa...” balbettò la ragazza facendo un cenno in direzione della porta.

“Non c'è problema.” rispose l'uomo, amabile come il suo solito. Suika gli fece un sorrisone. Dei due scienziati, Akasaka era senza dubbio quello che le piaceva di più.

Andò ad aprire la porta e si ritrovò di fronte la sorella insieme a Nasubi e Ninjin, anche loro mattiniere. “Buongiorno!” le salutò facendosi da parte per farle entrare.

“Buongiorno!” fecero le due compagne all'unisono. Sakura entrò per ultima, guardandosi attorno con gli occhi sgranati. “Wow...questo è il locale più carino che abbia mai visto!” esclamò entusiasta.

Akasaka ridacchiò. “Sono felice che Le piaccia. Mi presento, io sono Keiichiro Akasaka. Gestisco il locale insieme al mio partner Ryou Shirogane.” disse con un inchino.

Sakura arrossì lievemente. “Piacere, io sono Sakura Nakano.” disse inchinandosi a sua volta.

Keiichiro le prese la mano e la baciò delicatamente. “Sono onorato di fare la Sua conoscenza, Nakano-san. Prego, da questa parte...il locale aprirà tra poco, ma se vuole già ordinare qualcosa non faccia complimenti.”

Le due sorelle arrossirono contemporaneamente, una per l'imbarazzo e l'altra per le lusinghe di Keiichiro. Sakura balbettò un grazie molto poco intelligibile, un sorriso ebete stampato in faccia; Nasubi e Ninjin risero sotto i baffi, godendosi la scena, mentre Suika si nascose il viso tra le mani, chiedendosi se di fronte a Kisshu anche lei assumesse quell'aria da perfetta imbecille.

“Mi ero dimenticata quanto potesse essere cortese la gente qui in Giappone!” esclamò Sakura mentre Keiichiro la faceva sedere ad un tavolo. “In America sono tutti maleducati...”

“Lei studia in America, Nakano-san?” le chiese cortesemente lo scienziato, porgendole il menu. I due iniziarono a chiacchierare amabilmente, mentre Nasubi prendeva Suika sottobraccio. “Vi assomigliate parecchio, tu e lei.” le disse sorridendo. “Colore degli occhi a parte...”

“Già, è come guardarsi allo specchio.” replicò la ragazza mestamente, cercando di scacciare l'imbarazzo che provava nel vedere sua sorella sciogliersi come un budino di fronte al suo capo.

“Akasaka-san è un vero gentiluomo!” interloquì Ninjin battendo le mani.

Suika sospirò. “Sarà meglio andare a cambiarci.”

 

***

 

Un'ora dopo, il locale era già pieno zeppo di gente. Per l'occasione, Akasaka aveva fornito alle cinque Mew Mew dei nastrini natalizi da mettere tra i capelli, ma, dato che quelli di Suika erano troppo corti per essere legati, la ragazza aveva indossato il nastrino rosso attorno al polso sinistro.

“Sorellina, sei troppo carina!” esclamò Sakura, alle prese con una fetta di torta e una tazza di té. “È da quando avevi cinque anni che non ti vedevo così!” ridacchiò alludendo alla sua divisa da cameriera.

Suika finse di non aver sentito, digrignando i denti.

“Sakura-oneesan, mi dai il permesso di rifare il guardaroba a Suika?” cinguettò Sumomo volteggiando fino al suo tavolo. “Non ne posso più di vederla in jeans e t-shirt! Le gonne le stanno così bene! Non credi anche tu?” chiese, ammiccando.

Sakura ridacchiò. “Assolutamente! Hai il mio permesso, Sumomo-chan.”

“Ehi! Guai a te se ti allei con quella matta di mia sorella!” sbottò Suika rivolta a Sumomo, la quale sogghignò malignamente: “Troppo tardi.”

D'un tratto la porta del locale si aprì ed entrarono Minto e Retasu. Quest'ultima salutò tutte e cinque con un sorriso, mentre Minto augurava loro buon Natale. “Dov'è Akasaka-san?” chiese la mora a Ichijiku, che le stava passando vicino in quel momento.

La ragazza si guardò intorno. “Probabilmente in cucina.”

“Grazie.” le fece Minto, avviandosi verso la cucina. Retasu rimase indietro, sorridendo graziosamente a Ichijiku. “Allora, come va?” le chiese incrociando le mani in grembo.

“Uhm...” fece Ichijiku, sorridendo debolmente. “Bene, credo. Il locale è sempre affollato e il lavoro impegnativo, ma...”

“Cameriera, il mio parfait al cioccolato?” le interruppe una cliente seduta a non più di un metro di distanza.

Ichijiku le lanciò uno sguardo infastidito. “Ha ragione, scusa, questo non è il momento adatto per chiacchierare.” si affrettò a dire Retasu, conciliante. “Parleremo un'altra volta.”

La ragazza annuì, andando a recuperare l'ordinazione.

Nel frattempo, in cucina, Minto consegnò un cartoncino color crema dalle scritte dorate a Keiichiro. “Stasera alle otto e mezza. Ci sarà un albero di Natale di tre metri, me lo sono fatta consegnare ieri...”

“Minto-san, non c'era bisogno di tutta questa formalità...” fece Keiichiro rigirandosi l'invito tra le mani.

“Senza la formalità, che divertimento c'è?” replicò lei, ammiccando. “Inoltre, senza invito il mio maggiordomo non vi farà entrare.” aggiunse in tono scherzoso.

“Lo terrò a mente.” replicò Keiichiro prendendo in mano un vassoio di pasticcini. Ninjin, entrata in quel momento in cucina, se lo fece passare. “Tavolo quindici.” le disse il pasticcere, e la bambina annuì, ben attenta a non rovesciare niente.

“Ah, è proprio un amore di bimba.” osservò Minto. “Quasi non ci credo che Purin aveva la sua stessa età...”

Retasu si affacciò all'entrata della cucina. “È appena arrivata Ichigo!” esclamò.

“Oh, che fortuna! Così mi risparmio di andare a casa sua a consegnare l'invito.” disse Minto.

“Tanto sei in limousine...” mormorò Retasu, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'amica.

Nel frattempo, Ichigo e Masaya erano effettivamente entrati nel locale, insieme ad un'altra giovane coppia. “Non posso crederci, è uguale a com'era una volta!” esclamò una giovane donna dai capelli castani, lunghi appena sopra le spalle, e gli occhi scuri.

“Te l'avevo detto!” esclamò Ichigo, stringendo forte il braccio di Masaya.

“Quanti ricordi!” le fece l'amica, mentre Suika le si avvicinava. “Buongiorno, Ichigo-san, Aoyama-san. Volete un tavolo?” chiese con un sorriso un po' impacciato.

“Buongiorno, Suika-chan. Sì, se non ti dispiace, un tavolo per quattro!” rispose Ichigo, mentre Minto la chiamava. “Minto, anche tu qui? E c'è anche Retasu!” aggiunse la ragazza, sprizzando felicità da tutti i pori. “Minto, Retasu, ricordate la mia cara amica Miwa Honjo? Eravamo nella stessa classe alle medie.”

“Ah, sì, mi ricordo!” esclamò Retasu, facendo un inchino. Ichigo presentò loro anche il ragazzo di Miwa, un giovanotto dinoccolato con gli occhiali e i capelli biondo cenere.

Esauriti i convenevoli, Minto consegnò l'invito all'amica. “Stasera alle otto e mezza. Ovviamente, Aoyama-san, anche tu sei invitato.” disse sorridendo ad entrambi. “Ora, se volete scusarmi, ho molte cose da fare...ci vediamo stasera!” si congedò, e Retasu fece altrettanto.

“A stasera!” ripeté Ichigo, voltandosi poi verso Suika, che era rimasta per tutto il tempo impalata di fronte al tavolo libero. “Ah, scusaci, Suika-chan!” esclamò, andando a sedersi in fretta e furia. “Troppi ricordi in questo locale.” si giustificò, raggiante.

Suika le sorrise: era impossibile non farsi contagiare dall'entusiasmo di quella ragazza. “Non c'è problema. Cosa vi porto?”

 

***

 

La casa di Minto, quella sera, aveva un'aria luminosa e accogliente che in qualche modo temperava il suo profilo austero. Il grande albero di Natale nel salone era, come promesso, alto più di tre metri e rifulgente di luci colorate, palline, campanelle, angeli dalle vesti bianche e le ali dorate, fiocchi, rametti di vischio, festoni e candeline.

Minto e Zakuro erano vestite elegantemente, la prima con un vestito in seta blu notte senza maniche, che lasciava scoperte le spalle bianche e ossute, la seconda con un tubino rosso fuoco intonato al rossetto, che la faceva sembrare pronta per sfilare in passerella.

Ichigo fece una smorfia quando le vide. “Oddio, mi sento una sfigata con questi vestiti addosso...” bisbigliò al fidanzato con una punta di disagio nella voce. Entrambi infatti indossavano abiti semplici, caldi e comodi, che non avevano nulla a che fare con il vestiario di alta classe di Minto e Zakuro.

Masaya sorrise, passandole un braccio attorno alle spalle e accarezzando la morbida lana bordeaux del suo maglione. “Tu sei bellissima qualsiasi cosa indossi.” la blandì dolcemente.

“Anche loro.” sospirò la ragazza, sconsolata. “Ma ti ringrazio.” fece appoggiando la testa alla sua spalla.

In quel momento fecero la loro comparsa Ryou e Keiichiro, entrambi in lucidi smoking neri che sembravano appena usciti dalla boutique di uno stilista, e Ichigo si lasciò andare ad un grugnito di protesta. Masaya ridacchiò.

Fortunatamente per loro, anche Retasu e Purin non erano rigidamente eleganti: Retasu indossava una lunga gonna grigia e una giacca nera con cinturino all'altezza della vita che metteva in risalto le sue curve, mentre Purin, che Ichigo andò a stritolare in un abbraccio, esibiva uno sgargiante maglione variopinto con tanto di Babbo Natale sulla slitta ricamato sopra. “Ahahah Purin, ti adoro!” esclamò Ichigo sbellicandosi dalle risate.

“Ma che diamine...cosa accidenti ti sei messa addosso?!” berciò Minto quando se la ritrovò davanti.

“Daaaii, è Natale!” fu l'allegra risposta della bionda, che stava già occhieggiando il buffet che faceva bella mostra di sé sui lunghi tavoli in mogano.

Le guance di Minto si tinsero di rosso. “Avrei dovuto dire al maggiordomo di non farti entrare.” borbottò, ma un insistente bussare al vetro della finestra la distrasse.

“Ehi, ma quello è-” sbottò Ichigo a bocca aperta.

Minto sgranò gli occhi marroni e si girò di scatto verso Purin, puntando l'indice verso la finestra. “Cosa diamine ci fa lui qui?!”

La ragazza la ignorò, facendo ciao con la mano in direzione della vetrata. “Taru-Taru!”

Minto si lasciò andare ad una serie di esclamazioni molto poco signorili. “Ti avevo detto NIENTE ALIENI! Mi pareva di essere stata chiara, o sbaglio?!”

Purin le rivolse un'occhiata mortificata. “Eddai, Minto...siamo a Natale, e Taru-Taru è tutto solo, lontano da casa...” disse in tono lacrimevole. “Sii gentile...in fondo adesso è nostro amico!”

“Gli alieni festeggiano il Natale?” si sentì Retasu chiedere a nessuno in particolare.

“Questa è una festa privata e per tua informazione è molto maleducato portare ospiti non invitati ad una festa privata!” continuò Minto, le mani puntate sui fianchi.

“Su, Minto, non vorrai privare Purin di Taruto proprio a Natale?” intervenne Ichigo in tono ilare, mentre l'alieno in questione le squadrava una ad una al di là del vetro.

La padrona di casa emise un singulto strozzato, lanciando un'occhiata esasperata a Zakuro, la quale si coprì le labbra rosse con la mano destra, a nascondere un sorriso divertito. “E va bene! Siete tutti contro di me, a quanto pare!” sbottò Minto, andando ad aprire la finestra. “Giuro che è l'ultima volta che-”

“Evviva, grazieeee!” esclamò Purin correndo ad abbracciarla.

Taruto entrò, cauto, appoggiandosi all'intelaiatura della finestra. “Salve a tutti.” fece un po' impacciato, mentre Purin scioglieva l'abbraccio e gli faceva un sorriso raggiante.

“Ehi, togliti da lì, devo chiudere la finestra!” lo rimbrottò Minto, scacciandolo come se fosse un insetto fastidioso.

“Scusa!” si affrettò a rispondere lui, arrossendo e mettendosi a fluttuare ad un paio di metri di altezza.

Minto richiuse la finestra con un colpo secco. “Incredibile. Non so neanche se a voi alieni piace, il cibo umano...” disse aggiustandosi il vestito.

“Oh, abbiamo scoperto che le nostre diete sono più simili di quanto non credessimo!” rispose Purin facendo cenno a Taruto di scendere. Lui ubbidì, atterrandole vicino. Ichigo sogghignò. “Fallo mangiare Purin, deve crescere ancora tanto...”

Taruto le lanciò uno sguardo divertito. “Tu invece diventi più vecchia ogni giorno che passa, gattaccia.”

L'intera sala parve trattenere il fiato, mentre Ichigo socchiudeva gli occhi. “Minto, ho cambiato idea: sbattilo fuori di nuovo.” disse, inacidita. Masaya sembrava essersi comicamente congelato sul posto, un bicchiere di acqua tonica in mano.

Minto sorrise malignamente. “L'hai voluto, adesso te lo tieni.” replicò, divertita suo malgrado.

“Vieni Taru-Taru, ti faccio assaggiare la zuppa di funghi.” disse Purin tirandolo per un braccio. Ichigo intanto borbottò: “Incredibile, tutti questi anni non gli sono certo serviti ad imparare un po' di educazione..!”

Keiichiro intanto si era avvicinato all'alieno, aspettando che Purin gli passasse un piatto in finissima porcellana, un cucchiaio d'argento e un mestolo di zuppa. “Davvero riesci a mangiare il nostro cibo senza star male?” gli chiese, sinceramente interessato.

Taruto, preso alla sprovvista, inghiottì il cucchiaio di minestra calda tutto d'un fiato. “Uhm, a quanto pare.” rispose tossicchiando.

Keiichiro gli sorrise. “Perdonami se te lo chiedo, ma di solito cosa mangiate, sul vostro pianeta?”

“Ehm...vediamo...” balbettò l'alieno, mentre Purin sorbiva in silenzio la sua zuppa di fianco a lui. “È un po' difficile da spiegare, Pai sicuramente saprebbe farlo meglio di me. Fino a qualche anno fa mangiavamo quasi esclusivamente ndgatr. È una specie di...pastella che si può cuocere oppure bere liquida. Il sapore non è male. La ricaviamo da un fungo che cresce sottoterra.” Purin gli scoccò un'occhiata sorpresa. “E mangiavate solo quello?” chiese, sgranando gli occhi.

Taruto si strinse nelle spalle. “Non c'era molto altro. L'agricoltura era scarsa e difficile da praticare...ma in questi ultimi anni le cose sono molto migliorate, nonostante la guerra.” Fece una pausa per ingollare un'altra cucchiaiata. “Questa non sa di ndgatr, proprio per niente.” fece in tono riconoscente. “Comunque, ora la superficie è abitabile e i nostri scienziati sono riusciti a clonare il DNA di alcuni semi che i nostri antenati si erano portati dietro dalla Terra...”

Senza che se ne rendesse conto, anche gli altri invitati gli si erano avvicinati per sentire quello che aveva da dire. Si guardò attorno di sfuggita, sentendosi vagamente a disagio.

“Quanti siete, sul vostro pianeta?” chiese Ryou in tono noncurante, ma Taruto era pronto a scommettere che fosse più interessato alla risposta di quanto non lasciasse trasparire.

“Di preciso non lo so.” rispose scrutandolo attentamente. “L'ultimo censimento è stato fatto dopo l'insediamento della regina, e mi pare che la cifra si aggirasse attorno al miliardo.”

“Vuoi dire un miliardo di persone?” intervenne Retasu. “Noi qui sulla Terra siamo sette miliardi...”

Taruto fece un sorriso amaro. “Sì, siamo pochi, e per lo più concentrati nell'emisfero sud. Gran parte del pianeta è disabitato, ma ci stiamo organizzando per colonizzarlo. Il governo ha approvato una politica di incremento demografico...”

“Un miliardo di soldati sono comunque una cifra impressionante.” osservò Ryou incrociando le braccia. Non si fidava, realizzò Taruto rifiutandosi di distogliere lo sguardo da quelle iridi color ghiaccio. “Sul vostro pianeta ogni persona vivente è un soldato?” replicò in tono di sfida. Non si sarebbe fatto mettere all'angolo: lui e i suoi fratelli erano tornati sulla Terra per aiutarli, non per fare loro la guerra!

Ryou non rispose, limitandosi a guardarlo. Taruto scosse la testa. “Non crediate che tutta la mia specie sia in grado di volare, o di creare Chimeri, esattamente come non tutti gli esseri umani sanno usare le vostre armi o pilotare le vostre macchine volanti.”

Lo scienziato parve momentaneamente soddisfatto di quella risposta. Keiichiro si fece avanti. “Prima parlavi di politiche di incremento demografico?” chiese, mostrando abbastanza cortesia per tutti e due.

Taruto sollevò un sopracciglio. “Perché ti interessa tanto?”

L'uomo sorrise. “Chiamalo 'interesse antropologico', sebbene il termine non sia completamente adeguato.”

“Hmm.” fece l'alieno, finendo la zuppa. Un piacevole senso di calore gli si era diffuso in tutto il corpo, fino alla punta delle orecchie. “Beh, sì, dato che ora possiamo permettercelo, la regina ha ritenuto opportuno cercare di aumentare le nascite. Questo significa matrimoni più frequenti e ad un'età più bassa rispetto a una volta. Cose del tipo 'mostra di amare la tua patria sposandoti e facendo figli'.” spiegò sghignazzando.

Purin sobbalzò. “Vuol dire che...anche tu..?” domandò, un'espressione ferita dipinta sul volto.

Taruto si sentì sprofondare. “No, no! Cioè, non è che ti costringono, ecco. È, diciamo, una cosa fortemente incoraggiata, ma non è...insomma...Kisshu è più vecchio di me e non ne vuole sapere, figurati!”

Ichigo sorrise amaramente. “Immaginavo che non fosse il tipo.” si lasciò sfuggire, e Taruto dovette reprimere un moto di rabbia improvvisa nei suoi confronti. Se solo sapesse..., pensò stringendo le mani a pugno. “Da noi, una volta sposati lo si è per sempre.” mormorò osservandola attentamente.

“Avete considerato la poligamia? Certo sarebbe la cosa più conveniente da fare, se l'obbiettivo è la ripopolazione con un pool genetico il più ampio possibile-” intervenne Keiichiro, ma Taruto lo interruppe bruscamente: “No, la poligamia è fuori discussione.” Senza staccare gli occhi da Ichigo, sperando che il messaggio le arrivasse forte e chiaro, aggiunse: “Non so se si tratti di una cosa genetica o culturale, ma per noi amare più persone alla volta è...inconcepibile. Esiste solo un'unica persona, punto.”

Retasu si fece avanti timidamente. “Anche per noi è così, o almeno per la maggior parte di noi...”

Calò un silenzio imbarazzato. Ichigo sembrava come pietrificata. Taruto, soddisfatto di quella reazione, distolse finalmente lo sguardo, andando a posarlo nel piatto vuoto che ancora teneva in mano.

Ryou spezzò il silenzio dicendo: “Sembra che sul vostro pianeta abbiate delle regole piuttosto rigide.”

Taruto non rispose. Purin gli posò una mano sulla spalla, sorridendogli incoraggiante, gli occhi castani pieni di affetto. “Tutto ok?” gli sussurrò, e il suo stomaco prese a fargli le capriole. Realizzò solo allora il guaio in cui si era cacciato. Fino ad allora avevano scherzato, capì, ma non potevano più permettersi di fare i bambini. Era giunto il momento di tornare seri. La sua mente volò istintivamente a Pai, che la sua scelta l'aveva fatta già da un po', e mentre si sforzava di rassicurare Purin una domanda pulsante gli premeva dolorosamente sul cuore: cosa ne sarà di noi due?

 

***

 

La festa proseguì in modo più rilassato dopo che Keiichiro si scusò con Taruto se per caso l'aveva offeso con le sue domande. L'alieno e Purin passarono parecchio tempo insieme, dato che la ragazza sembrava essersi messa in testa di fargli assaggiare tutte le pietanze e le bibite presenti nel buffet.

Zakuro raggiunse Ryou mentre quest'ultimo se ne stava in disparte, lo sguardo perso oltre il vetro di una finestra, un bicchiere di champagne mezzo vuoto nella mano destra.

“Serata interessante.” esordì la donna, affiancandoglisi senza però avvicinarsi troppo.

Ryou ridacchiò. “Già, chi l'avrebbe mai detto che avere un alieno ad una festa potesse rivelarsi così interessante...” disse voltandosi verso di lei. “Sei...splendida, stasera.” aggiunse. Lei sorrise. “Anche tu non sei male.”

In tutta risposta, Ryou sollevò in aria il bicchiere, portandolo poi alle labbra.

“Ho letto il diario.” fece Zakuro dopo qualche momento.

“Hmm.” fece Ryou, deglutendo. “Come ti è sembrato?”

“Interessante.” fu la laconica risposta di lei.

Lui corrugò la fronte. “Solo interessante? Mi aspettavo un commento più articolato. In fondo, è il lavoro di una vita.”

Zakuro sollevò un sopracciglio. “Molto interessante.”

Ryou fece una smorfia. “Già meglio.”

“La parte dedicata alla Mew Aqua ha degli spunti intriganti.”

“Sì, sarebbe bello poterla studiare in modo più approfondito, se l'avessimo ancora a disposizione.”

“Il fatto che Ichigo potesse usare il Mew Aqua Rod...” continuò Zakuro con voce pacata.

Ryou annuì. “Sì, quell'oggetto fu ritrovato da mio padre nelle rovine della città aliena. Ancora non sono certo del motivo per cui MewIchigo è stata in grado di utilizzarlo. Onestamente, non ho idea del perché gli antichi alieni abbiano creato la Mew Aqua, né come siano riusciti a farlo...”

Ci fu un momento di silenzio. “Ho letto anche un'altra cosa che mi ha colpita.” confessò la donna, fissandolo con i suoi occhi blu come zaffiri.

Ryou le lanciò un'occhiata interrogativa.

“Quello che succede a chi non è in grado di fondersi con il DNA degli animali a codice rosso.”

Ryou non disse nulla, perfettamente immobile, il volto una maschera indecifrabile.

“Nessuna di loro ne è al corrente, per ora.” continuò Zakuro, “ma se leggeranno il diario...”

“Solo Kei lo sa, e se fosse stato per me non l'avrei detto nemmeno a lui.” replicò freddamente lo scienziato.

“Non hai paura?” gli chiese Zakuro, seria quanto lui.

“No.”

“Nemmeno di far soffrire le persone che ti amano?”

Ryou sorrise amaramente. “Non ho persone del genere nella mia vita.”

“Questa è una convinzione molto egoistica. E una bugia bella e buona.”

Rimasero in silenzio a guardarsi per un tempo che sembrò infinito. Alla fine, fu Ryou a prendere la parola: “Non dirlo a nessuno, ti prego.”

Zakuro annuì. “Hai la mia parola.”

Lo sguardo di Ryou la oltrepassò, andando a posarsi su Retasu.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte! :) Ecco, stavolta ci ho messo di più ad aggiornare perché ho avuto gli esami, e poi mi sto preparando per il tirocinio. Comunque, eccomi di nuovo qui. ;) Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ho cercato di approfondire un po' il mondo e il background dei nostri alieni, per come me li immagino io. Il fatto che sia Kisshu che Taruto nell'anime siano piuttosto bassi (sì, Kisshu è bassino, credo sia poco più alto di Ichigo...nel manga si vede meglio xD) l'ho voluto collegare alla malnutrizione che hanno subito durante gli anni dell'infanzia: se un bambino è malnutrito è anche più gracile e più basso rispetto ad uno nutrito come si deve (sapevatelo!).

Spero che le ragazze siano sempre IC. Vi lascio con il cliffhanger di Ryou (cosa avrà voluto dire Zakuro?) e con la speranza che recensirete! Intanto voglio ringraziare di nuovo la gentile lettrice che mi ha contattata su Facebook per farmi sapere che apprezza la mia storia. :) Baci! 

   
 
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