Fandom: Harry Potter.
Pairing/Personaggi: Fleamont Potter; Euphemia Penderghast
Potter (Nome nubile non canon); Ophelia Penderghast
(OC).
Rating: Verde.
Chapters: 1/1.
Genere: Commedia.
Words: 1812
Note: Basato sulle
informazioni rilasciate da J.K. Rowling
riguardo la Famiglia Potter, che trovate qui.
Altre note a fine capitolo!
Fleamont è un nome bellissimo.
«Stai
forse insinuando che vorresti addossare a tuo nipote una tortura come quella
toccata a te, Fleamont?»
chiese la donna, continuando allegramente a sferruzzare un capo del cappellino
verde acido per il futuro Potter che avrebbe allietato quelle silenziose
stanze.
Suo
marito, placidamente accomodato nella vecchia poltrona, si limitò ad alzare gli
occhi dalla pagina sportiva della Gazzetta del Profeta, con le sopracciglia
così alte da raggiungere l’attaccatura dei capelli, ancora pazzi e indomabili
nonostante l’età.
«Tu
non sei la stessa che ha detto a nostra nuora che sarebbe assolutamente delizioso poter trasmettere quella
pulciosa coperta di famiglia ad una nipotina?» ribatté quindi lui, dopo averla
osservata in silenzio per qualche istante, tornando però a scorrere i titoli
del giornale.
I Cannoni di Chudley
avevano vinto ancora, maledetti. Prima o poi la sfortuna sarebbe caduta anche
su loro!
«Passare
una coperta non significa necessariamente voler trasmettere anche il nome, Fleamont» la
Signora Potter sottolineò di più il nome del marito, stringendo fra le dita
affusolate il ferro da maglia e la bacchetta, usata come sostituta del ferro
mancante. Lo strano tic all’occhio sinistro lasciava bene intendere all’uomo,
che aveva sposato più di quarant’anni prima, che
avesse colto benissimo il reale significato del riferimento alla copertina.
«Invece
sì, mia cara, se su quella coperta pulciosa c’è ricamato il nome Euphemia con filo
d’oro» le disse infatti, senza riuscire a nascondere una risata al rossore
apparso sulle guance solitamente pallide della moglie.
I
successivi tre minuti trascorsero in un silenzio praticamente assoluto,
interrotto solo dal rumore di bacchetta e ferro che si scontravano nella
disperata lotta per la realizzazione del berrettino per il futuro nipote o
nipotina. Naturalmente, Fleamont Potter conosceva
abbastanza quella donna da sapere di non essere affatto riuscito a spuntarla.
«E
comunque Euphemia è un bellissimo nome, Lily è d’accordo
con me» mugugnò infatti la strega, abbassando con uno scatto le braccia e
guardando male il marito, ancora più sghignazzante di prima. Quella sua
risatina ridicola, simile al respiro di un cane asmatico, che l’aveva convinta
ad accettare la sua corte, quasi mezzo secolo prima. Un paio di secondi e
l’irritazione scemò dai suoi occhi scuri, che si alzarono al cielo per
nascondere un vago divertimento. «Nonostante ciò, dubito fortemente che sarà
una bambina. Lily ritiene che la testardaggine con cui James afferma che avrà
una femmina abbia spinto il piccolo ad essere maschietto. Testardaggine Potter,
capace di sconfiggere il caso»
Una
risata asmatica scosse le spalle di Fleamont, che
scosse il capo da dietro le pagine del giornale.
«Ridi
perché pensi anche tu sia così?»
«Non
so se lo ricordi, mia cara, ma anche io volevo una femmina»
Questa
volta a ridere fu la Signora Potter.
Ai
piedi dell’uomo, Pluffa il gatto si stiracchiò pigramente, mostrando il
fondoschiena al camino. Era una fredda serata di febbraio, la neve ricopriva
completamente Godric’s Hollow
ed il vecchio gatto non era mai stato un amante delle temperature così rigide.
«Ci
stiamo preoccupando per niente, comunque» si intromise, nel silenzio, il Signor
Potter, mettendo definitivamente da parte il suo giornale. Leggere altre
carognate sul povero Puddlemere United gli aveva fatto venire prurito al naso.
«Sappiamo benissimo che nostro figlio farà completamente di testa sua. Spero
solo che Lily avrà abbastanza forza d’animo da tenerlo buono»
«Qual
era il nome che aveva proposto l’ultima volta?» chiese Euphemia,
senza tuttavia spostare il suo sguardo dallo sferruzzamento
ancora in corso. Aveva giurato a se stessa che avrebbe finito il regalino per
suo nipote senza far ricorso alla magia e, per tutti i rospi, niente l’avrebbe
distratta!
«Elvendork, cara. Lui e Sirius ne erano particolarmente
entusiasti» rispose Fleamont, senza il minimo
entusiasmo, allungando il piede per stuzzicare il gatto appisolato. «Sai, è
speciale ed unisex»
Dall’altra
stanza, si udì un pop da smaterializzazione, seguito da passi tranquilli nel
corridoio.
«Come
rischiano di diventare loro, se Lily dovesse scoprirlo» commentò la donna
appena arrivata, con ancora addosso la veste da Guaritrice del San Mungo.
«Unisex, intendo, non speciali. Sempre che non si intenda “speciale” nel senso
“da ricovero”» spiegò, con un sorrisino divertito, avvicinandosi alla coppia e
piegandosi per lasciare un bacio sulla guancia ad entrambi.
«Ophelia, cara, non stai avendo dei turni troppo massacranti?»
chiese la signora Potter alla nipote, allungandosi per dare qualche colpo allo
spazio vuoto accanto a lei, sul vecchio divano, in un chiaro invito ad
accomodarsi.
La
giovane Guaritrice si limitò a stringersi nelle spalle, accettando però
l’invito. Con un gesto che tradì la sua reale stanchezza, si stropicciò
l’occhio destro – così arrossato che, considerando il color castagna dell’iride,
sembrava più iniettato di sangue del normale – e fissò la donna con l’altro.
«Non preoccuparti per me, zia. L’epidemia di vaiolo di drago scoppiata a Londra
ha messo tutti in agitazione» spiegò, poggiando la testa allo schienale. Aveva
appena finito un turno di quasi dodici ore, anche con gli occhi chiusi
continuava a vedere pustole violacee dappertutto. «Piuttosto, dovete davvero
andare a farvi controllare. Ci sono delle pozioni per prevenire il contagio.
Alla vostra età, sempre meglio essere prudenti»
Fleamont Potter si limitò a ridacchiare, scuotendo il capo. Nonostante avesse
inventato la pozione per capelli Sleekeazy – Due gocce possono domare anche la chioma più
ribelle!* – non aveva mai avuto l’intenzione di mettere ordine a quel
cespuglio che si ritrovava in testa.
«Noi
non andiamo mai a Londra, cara, credo che l’unico modo in cui potremmo mai
prendere quella malattia sia che prima venga contagiata tu» la rassicurò, con
un vago gesto della mano. «E, naturalmente, sappiamo tutti che il San Mungo non
può certo permettersi di perdere una delle sue migliori Guaritrici»
«Apprendista»
gemette Ophelia Penderghast,
passandosi stancamente la mano sul viso. «Sono solo un’apprendista e neppure
fra le più brillanti» mugugnò, come se le parole le fossero state strappate con
la forza dalla punta della lingua. Aprì un occhio iniettato di sangue e lo
puntò prima sulla zia, sorella di suo padre, e poi sullo zio, incurante della
sua precisazione. «Sei ancora certo che pagarmi gli studi sia una buona idea?»
«Bubbole,
ragazza mia. I soldi non servono forse a questo?» disse ridendo l’uomo, venendo
colto da un brutto attacco di tosse. Erano giorni che quel fastidio alla gola
proprio non lo lasciava in pace. «Se proprio ci tieni, a fine guerra, quando
nostro figlio si renderà conto che non potrà per sempre vivere di rendita e
dovrà trovarsi un lavoro, potrai finanziarlo come noi abbiamo finanziato te.
Chiamalo investimento per il futuro»
«Non
sarebbe corretto, Flee» lo riprese la moglie,
abbassando il lavoro a maglia dopo aver spento la fiammella sprigionata
involontariamente dalla sua mal utilizzata bacchetta. Era la terza volta che
succedeva in meno di venti minuti, non si faceva più prendere dal panico.
«Sappiamo entrambi che Lily riuscirebbe a trovare presto un lavoro per
mantenere la famiglia. Dopo aver ridotto nostro figlio ad un cumulo di uova di
rospo e vergogna, naturalmente»
Tre
sorrisini divertiti spuntarono contemporaneamente, prima che la donna più
giovane si alzasse in piedi.
«Scusatemi,
ma credo che andrò a fare un bagno e poi a letto. Sono così stanca che temo mi
sia addirittura venuta la febbre» mormorò, con un tono così stanco da lasciare
intendere quanto terribili dovevano essere state le precedenti ore, per lei. Dire
ore era riduttivo, erano giorni che si sentiva a pezzi. Presa da un pensiero
buffo, si mise a ridacchiare. «Se lo sapesse James, andrebbe nel panico e
comincerebbe a dire che ho sviluppato il vaiolo. E sarebbe capacissimo di
elencare tutte e quattro le varianti dei sintomi iniziali» spiegò, allo sguardo
inizialmente confuso degli zii, per poi assumere un’espressione
inquietantemente simile a quella del cugino nei momenti più seri. «”Non lo sai, Philly?
Il vaiolo può presentarsi con la febbre! O con le pustole! Oppure con
l’incontinenza! Merlino non voglia che arrivi con le pustole nascoste! Non lo
sai che ti soffocano dall’interno?”» imitò, per poi scoppiare in una
sincera risata, seguita dai due anziani.
«Cara,
non prenderlo in giro, lo sai che con la storia del bambino è diventato
ipocondriaco» la redarguì sua zia, con un sorriso divertito, mentre il marito
continuava ad ansimare come un cane asmatico. Quella sciocca risata che l’aveva
tormentata per anni, a scuola, l’avrebbe accompagnata nella tomba!
«Non
preoccuparti, zia, non ho intenzione di prendermi gioco di lui» la
tranquillizzò Ophelia, placida, prima di fare
l’occhiolino allo zio. «Almeno, non davanti
a lui» specificò, cominciando ad avviarsi verso le scale. «Buonanotte!»
«Buonanotte,
cara» salutò ancora la Signora Potter, piegandosi leggermente di lato per
osservarla salire le scale. O per assicurarsi che non fosse più a portata
d’orecchi. «Come immaginavo, ha sfogato il dolore per la rottura con Sirius
facendosi assegnare più turni di lavoro. Di questo passo prenderà davvero il
vaiolo» mormorò, preoccupata.
Dalla
sua poltrona, il Signor Potter prese la parola con un colpo di tosse
particolarmente forte. «Di questo passo, mia cara, sarà già una Guaritrice
affermata quando quel ragazzo farà marcia indietro e ricomincerà a tentare di
intrufolarsi in camera sua nel cuore della notte» disse, allegro. «Ah, non vedo
l’ora che quei due si sposino e facciano figli. Sarebbero delle bestiole
parecchio curiose»
«Stai
parlando di bambini, Flee, non di ippogrifi. Bambini non solo ipotetici di per sé, ma ipoteticamente figli di nostra nipote e
di nostro figlio adottivo»
Il
Signor Potter liquidò la moglie con un
gesto vago della mano, acciuffando il gatto per la coda un attimo prima che
potesse svignarsela e tirandoselo in grembo. «Bestiole curiose nel senso di
bestiole carine, mia adorata.
Un’ottima compagnia per il piccolo Fleamont»
«O
per la piccola Euphemia»
L’uomo
le concesse quella possibilità con un gesto del capo, mettendosi ad accarezzare
il pelo morbido di Pluffa. «Dovresti far vedere quello sfogo sul collo ad Ophelia, Mia» disse poi, accennando alla chiazza rossa che
la moglie aveva sul collo e che ogni tanto continuava a grattarsi. «Sono
piuttosto certo che quella non sia opera mia»
Rossa
per l’imbarazzo, la Signora Potter mise giù il suo interminabile lavoro a
maglia e fulminò il marito. «Oh, Flee, per Merlino,
hai una certa età, cerca di contenerti» lo riprese, cupa, pronta a lanciarsi in
una delle sue interminabili filippiche sul fatto che il marito, nonostante
l’età, fosse rimasto un diciassettenne incapace di rivolgersi ad una ragazza
con il dovuto rispetto. «E, comunque»
aggiunse, con un sibilo orgoglioso, «questo
è solo colpa di quella sciarpa di lana che mi ha mandato mia cognata dalle Highlands. Tu non sei mai stato così bravo» borbottò, vagamente sulla difensiva.
«Attenta
cara, le tue bugie hanno appiccato fuoco al cuscino ricamato della zia
Berenice»
«Le
mie cos-oh!» con uno scatto, la
Signora Potter si sbrigò a spegnere l’ennesima scintilla che la sua bacchetta
aveva appiccato contro il suo volere.
Gli ultimi colpetti per spegnere l’ipotetico incendio si persero nel
solito silenzio che – Merlino volendo – avrebbe caratterizzato Casa Potter solo
per pochi mesi ancora.
«E comunque, Fleamont è un nome bellissimo»
Note 2.0
*Libera
traduzione dall’articolo di JK Rowling
La mia speranza
è quella di aver strappato a voi un sorriso almeno lontanamente simile a quello
che io ho avuto stampato in faccia mentre scrivevo.
Nel primo
pomeriggio ho deciso di dare un’occhiata al nuovo Pottermore
e, immediatamente, sono corsa a leggere le nuove informazioni sulla famiglia
Potter, ansiosa di scoprire qualcosa di nuovo.
Non sono stata
delusa.
Naturalmente i
miei Flee e Mia (Fleamont
ed Euphemia sono dei nomi incredibili) sono
praticamente degli OC, o comunque OOC, considerato che non abbiamo la più
pallida idea di quello che deve essere stato il loro carattere, spero soltanto
di non aver deluso alcuna aspettativa!
E poi, dai, lui
è l’inventore di una pozione per domare i capelli ribelli. Lui, un POTTER.
Ophelia
è lì semplicemente perché, in qualche modo, dovevo farli morire, diciamocelo. Nell’articolo
si parla di Vaiolo di Drago, che io ho delicatamente fatto intendere abbiano
preso direttamente dalla nipote, apprendista Medimaga,
durante un’epidemia al San Mungo. Come credo abbiate notato, entrambi i Potter
hanno già mostrato i sintomi – lui ha le pustole interne (perdonatemi,
possibili studenti di medicina/biologia e derivati, non sono riuscita a trovare
un termine scientificamente corretto, sono solo una povera studentessa di
legge) mentre lei avrà direttamente le pustole, in breve tempo – e lo stesso Ophelia, che però è tanto presa dal lavoro da non
rendersene conto. Tutti e tre moriranno in breve, infatti non riusciranno a
conoscere il piccolo Harry.
L’accenno ad
una storia fra Ophelia e Sirius è un piacere
personale che non sono riuscita a togliermi, vogliate perdonarmi. Io amo
accoppiare Sirius Black, io amo vederlo psicologicamente distrutto, io lo amo e
basta.
Perché creare
qualcuno se non puoi dargli una backstory romantica,
triste e con finale in tragedia?
Sto divagando,
perdonatemi.
Grazie a
chiunque abbia deciso di arrivare fin qui e anche a quelli che sono rimasti
troppo traumatizzati dal mio modo di scrivere terrificantemente
dilettantistico e quindi hanno fatto dietrofront più velocemente di Piton davanti ad una bottiglia di sapone.
Vi stimo tutti,
Damie.