Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: Sofyflora98    22/09/2015    1 recensioni
Sofia è una ragazza apparentemente comune, ma un incidente avvenuto in un pomeriggio di settembre, dopo la scuola, le svelerà la sua vera natura: lei è un'Astral, una persona che riesce a rendere reale ciò che non esiste. E' stato in seguito a quell'incidente che venne coinvolta nell'Astral project, l'associazione che gestisce e tiene sotto controllo questo strano fenomeno. Tra maggiordomi diabolici, dei della morte fiammeggianti e creature mostruose, Sofia scoprirà un mondo interamente nuovo, iniziando a comprendere meglio la vera natura della fantasia umana e dei sentimenti che si può provare per qualcosa che non esiste. O almeno, che fino a poco prima non esisteva.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avevamo indossato le armature in anticipo. Le avevamo anche rinforzate con sottili ma resistenti corazze metalliche che coprivano petto e addome, per precauzione. Ci eravamo allacciati degli spessi cinturoni a cui avevamo già appeso varie armi che pensavamo ci sarebbero servite, per averle già pronte quando ne avremmo avuto bisogno. Ovviamente se volevamo usare strumenti più grandi, avremmo dovuto evocarli al momento, perché non potevamo portarceli dietro così.
Ci eravamo svegliati alle cinque del mattino, ed eravamo sgattaiolati via dall’attuale sede dell’associazione velocemente e silenziosamente che potemmo. Non mi parve che qualcuno si fosse accorto di noi. Avevamo fatto attenzione, molta attenzione. Dopotutto, ne andava della loro vita, non solo della nostra.
Quando tutti finirono di allacciarsi le corazze di acciaio bianco, e fissare pugnali, spade e quant’altro addosso alla propria persona, io aprii un portale, aiutandomi con la mappa che mi aveva dato Simon. Con un pennarello rosso aveva cerchiato l’area di raduno dei demoni. Se anche non vi fosse davvero stato il palazzo di Black Lady, anche se le probabilità erano a favore di quest’idea, ci sarebbe stata una bella caccia massiccia.
Attraversammo il cerchio perlaceo che squarciava l’aria in fila indiana, senza esitare. Né io né gli altri, ne ero certa, volevamo perdere tempo e cominciare a pensare. Se ci fossimo soffermati a pensare troppo, ci saremmo resi conto che la nostra era una missione suicida, e che dovevamo essere pazzi per pensare di riuscire a tornare indietro. Quindi nessuno si fermò.
Arrivammo nel bel mezzo di un campo. O almeno, quello che doveva essere stato un campo. Ora, era evidente, non ci veniva più coltivato nulla da un bel pezzo, a giudicare dall’erba alta e dagli arbusti che vi crescevano. Però non era stato nemmeno edificato. Forse il terreno si era inaridito, forse era scomodo per il trasporto. Qualunque fosse la ragione, non mi importava, perché era disseminato di demoni. Demoni ovunque, alcuni antropomorfi ed altri mostruosi, erano ammucchiati lì, in piedi, immobili. Ce n’erano di massicci e di magri e flessuosi, con grandi occhi da insetto e visi ovali, oppure affilati, o ancora duri e squadrati. Sempre che non somigliassero alla melma schifosa che avevo sterminato nel labirinto, o a quello simile ad un cane titanico che aveva provato a sbranarmi davanti alla fumetteria, quando avevo incontrato Sebastian per la prima volta.
Nessuno di loro sembrò accorgersi del nostro arrivo. Erano tutti lì, incantati, a fissare qualcosa al centro del campo. In mezzo alla massa, vidi un’ampia area vuota. Tutti guardavano verso quell’area. Anzi, verso lo strano oggetto nerastro che era verso il limitare dello spazio vuoto. Mi avvicinai a quella cosa cautamente, con il resto della combriccola al mio seguito. Non ci degnarono di uno sguardo, presi com’erano da quella… colonnina di marmo?
Sì, era una colonnina di marmo nero con venatura grigiastre. Non molto alta, liscia, con un capitello scolpito molto accuratamente a motivi floreali. Opera fatta con la magia, naturalmente. Il nero del materiale era troppo assoluto, e le venature troppo scintillanti per poter essere naturali. E la fattura troppo pregiata. Che io sapessi, non c’erano molti scultori così abili che amavano fare colonne in stile classico, e comunque non le avrebbero messe in mezzo ad un campo.
Allungai la mano, la sfiorai con le dita. La sentii pulsare di energia al mio tocco. Indirizzai il mio potere verso quell’oggetto, pensando con forza a ciò che volevo, intimando a quella cosa di svelarmi il suo segreto. A differenza dei demoni, quella mi diede retta.
Una seconda colonna, qualche metro più in là, apparì lentamente, prima come debole immagine sfumata, fino a divenire nitida e solida. Lo stesso accadde con la scalinata che si ergeva in mezzo alle due, i gradini che diventavano visibili uno alla volta. E dopo la scalinata ci fu un portone, due pilastri, e pareti, torri e guglie, archi rampanti e vetrate scure. Un immenso palazzo, sviluppato in altezza, prese posto in quell’area che prima era stata vuota. Completamente nero, venato di grigio-argento, da vero cattivo da cartone animato, in stile tendenzialmente gotico.
Nessuno comunque diede segni d’insofferenza o fastidio. Ormai mi avevano riconosciuta come leader. Si limitarono ad
- Si tratta bene, la lady nera -  disse con stupore uno dei ragazzi Astral che erano con noi.
Mi voltai faccia a faccia con la mia compagnia. – Qui ci dividiamo. William, Simon e Kevin, venite con me dentro al palazzo. In qualche modo faremo uscire quella donna dal suo buco. Voialtri restate all’entrata. Se i demoni cercano di entrare li tenete fuori. Se dei mostri dall’interno cercheranno di uscire, voi li uccidete. Nessuno fatta eccezione per noi quattro e i prigionieri che libereremo deve passare da questa porta, è chiaro? – forse risultai troppo imperiosa. Annuirono, seri.
Io e i tre nominati salimmo per la scala. Gli altri ci accompagnarono solo fino a metà del percorso. Lì si misero in fila uno a fianco all’altro, voltati ad intervallo uno verso il fondo e uno verso la cima.
La salita non fu lunga, o comunque non lo sembrò. Arrivati al termine della scalinata, ci trovammo ai piedi del portale d’entrata, mentre il vero portone era qualche metro più in fondo. Anche qui, ogni pilastro, colonna e cornicione era intarsiato con fiori e rovi. C'era un non so che  di inquietante in quella costruzione, ma era magnifica, veramente magnifica ed imponente.
Davanti alle due ante dell'entrata tentennai un istante, prima di appoggiare il palmo della mano sui battenti. Provai a spingere, ma naturalmente non accadde nulla. Era troppo pesante per essere aperta anche con tutto il mio peso, figuriamoci con una lieve pressione con la mano. Cambiai tattica, e immaginai la soglia schiudersi, per lasciarci passare.
Non ci fu nessuno scricchiolio sinistro, né rumore rimbombante, mentre si apriva. E nemmeno una musica di sottofondo epica e solenne. Semplicemente un fruscio. Il palazzo era talmente perfetto e liscio che scivolò senza quasi emettere alcun suono.
Sporsi un poco la testa dentro, e sbirciai. Apparentemente non c'era nessuno, per cui entrai, facendo segno agli altri di seguirmi tranquillamente.
Se l'esterno era stupefacente, l'interno era davvero meraviglioso. Ovviamente nero venato di grigio argenteo, come tutto ciò che componeva il castello della mia nemica. Davanti a noi si apriva una lunga sala, con tre navate separate da dei pilastri a fascio immensi, collegati tra loro con archi a sesto acuto. Il soffitto a botte era più chiaro, e le venature erano quasi cinque volte più fitte e scintillanti. Ai pilastri erano fissate delle fiaccole che emettevano delle curiose fiamme azzurre, che proiettavano lunghe ombre tremolanti.
E ancora incisioni, intarsi e quant'altro a decorare ogni centimetro di quello splendore architettonico. Il quale mi ricordava in modo agghiacciante una cattedrale, ma decisi di lasciar correre, perché almeno era il tipo di cattedrale che preferivo, esteticamente.
In fondo alla navata centrale c'era un trono. Un seggio nero, dallo schienale alto, con intarsi di rovi e rose, che proseguivano sui due braccioli. Molto pretenzioso. Black Lady non era una persona modesta, evidentemente. Beh, perlomeno aveva un buon senso dello stile. Se non fossimo state avversarie, avremmo potuto fare delle belle chiacchierate sulle gothic lolita, o altra roba del genere.
Nelle pareti, vidi, si aprivano innumerevoli altre scalinate, alcune dirette verso l'alto ed altre verso il basso, in corridoi illuminati anch'essi da fiaccole azzurre. Ovvio. Non ce n'era mai uno solo, in modo da facilitare la scelta del percorso da fare. Dovevano sempre essere tanti, per confonderti le idee. Iniziavo già ad irritarmi. Quella Dianoia aveva visto troppi film americani.
- Che si fa? Da che parte andiamo? - borbottai.
Simon scosse la testa – Se non lo sai tu... -
Mi mordicchiai il labbro. C'erano sei rampe, tre ascendenti e tre discendenti. Dividerci tutti non era neanche da considerarsi. Non mi rimaneva che tentare i miei poteri di percezione, seguire l'istinto e sparare un po' a caso.
Mi avvicinai alla prima rampa, che saliva verso l'alto, sul lato sinistro. Cercai di sentire che tipo di presenza provenisse da lì. Non percepii nulla, e passai alla successiva, che invece scendeva. Ancora niente. Fu alla terza da sinistra, sempre ascendente che sentii finalmente qualcosa. Un flebile tremolio, come una fiammella. La vedevo, quasi, se chiudevo gli occhi. Era piccola ma densa, corposa, resistente. Racchiusa in se stessa come in un guscio.
Tornai indietro, e esaminai le altre tre rampe. Ancora una volta nelle prime due non c'era nulla, mente nell'ultima, discendente e più vicina al trono, avvertii una fonte di energia vitale. Anzi, più di una. Umane, Astral. I miei compagni spariti erano probabilmente lì sotto.
Tornai dal mio gruppo. - Sentito niente? - chiese Kevin.
Io annuii – Le due più in fondo. Da quella che va giù credo di percepire gli ostaggi Astral. Simon e Kevin, potreste andare voi? -
I due nominati acconsentirono.
- Da quella che sale, invece sento qualcosa di differente. Io andrò di là. William, se non ti dispiace... -
Ci dividemmo a coppie in questo modo. Non mi andava molto l'idea di separarci, ma perlomeno non eravamo stati costretti ad andare ognuno per contro proprio. Per cui, Simon e Kevin scesero la scalinata nera in fondo sulla destra, mentre io e William quella che saliva, dall'altra parte.
Mentre percorrevamo la scala, che si attorcigliava dolcemente, in una chioccola molto larga, notai che lo shinigami mi scoccava delle occhiate corrucciate e incuriosite. Alzai gli occhi al cielo. C'erano delle volte, tutte le volte in verità, in cui fissava la gente con espressioni pensierose, senza però decidersi a sputare il rospo. La cosa spesso diventava imbarazzante, o fastidiosa, a seconda del contesto.
- William, dimmi che c'è ora, se non vuoi che inizi a chiamarti Will-chan in pubblico -
Lui storse il naso, e ovviamente si aggiustò gli occhiali – D'accordo. Avremmo potuto andare tutti nell'altra direzione, e avremmo impiegato meno tempo a liberare gli Astral tenuti prigionieri. Così avremmo anche avuto un numero maggiore di combattenti con noi, e saremmo saliti qui in molti di più. Cosa che sarebbe stata più conveniente, dato che l'energia che tu percepisci è chiaramente non umana, e a me ignota. Ma questo lo sai bene. Quindi perché stai agendo in questo modo? -
Sospirai, abbassando di un poco la testa. A lui potevo dirlo senza correre il rischio che lo raccontasse agli altri, era per questo che l'avevo voluto con me.
- Preferirei che mi vedessero combattere il meno possibile. Ecco... sono diversa. Loro non lo sanno, e vorrei che continuassero a non saperlo. Poi, con troppe persone attorno a me, farei fatica ad usare i miei poteri al massimo senza rischiare di ferirli -
- E inoltre, se trovassimo Sutcliff, non vorresti avere troppa gente attorno, vero? -
- Vedo che capisci al volo. Ma per favore, non dire a nessuno di quello che vedrai quando userò la magia. So che loro non troveranno nulla più che gli ostaggi lì sotto. Ma da qui, come ti sarai accorto, si aprono più strade. Non mi avrebbero mai lasciata andare incontro a Black Lady da sola. Ma io devo farlo. Voglio essere io, con le mie mani, a distruggerla. E nessun altro può -
William non parlò più, finché non giungemmo alla fine della scalinata.
Trovammo una sala circolare, sempre nera. Era priva di ornamenti, a differenza della sala del trono e dell'esterno. Era del tutto vuota, tranne che per una specie di piccolo e spoglio altare al centro, sul quale aleggiava l'unica fonte di luce.
Eccola, la fiammella che avevo percepito. Una sfera di luce dorata pulsante, che galleggiava nell'aria, era ciò che avevo percepito. Da essa si propagava un dolce tepore, che sembrava volermi avvolgere con le sue dita soffici e calde.
Affascinata, tesi una mano verso quella cosa.
William si schiarì la voce – Non credo sia il caso di toccare quell'oggetto senza prima verificare cosa sia. Potrebbe essere pericolosa -
Mi ritrovai a dargli ragione, per cui espansi la mente, per indagare la sua natura. Non riuscivo a capire cosa fosse, ma era diverso da tutto ciò che era in quel palazzo. L'artefice non era Black Lady, o avrei percepito la sua traccia su di esso. Non emanava nessun segnale distorto o malvagio. Decisi di azzardarmi a toccarla.
 
 
-Smettila, Sebastian! Allontanati! - gli gridava la fanciulla dai capelli dorati. Ma lui non prestava attenzione.
Per compiere quell'evocazione aveva dovuto trovare un posto fuori mano, e decidere un orario in cui sapeva nessun avrebbe setacciato quell'area. Il dio della morte che intendeva animare non aveva ancora passato l'esaminazione con cui decidevano chi era controllabile e chi troppo instabile. Gli elementi considerati eccessivamente violenti non potevano essere evocati, secondo il loro regolamento.
Aveva deciso spontaneamente di contravvenire a quella regola: aveva bisogno di vederlo prendere vita, o sarebbe impazzita. Certo, all'inizio voleva quel maggiordomo nero, ma le cose erano cambiate da quando tutto quello era cominciato.
Non aveva previsto, però, che Sebastian potesse scoprirla, ed essere addirittura geloso. Lui, per quel che sapeva, non provava emozioni affettive verso gli umani. Okay, avevano stretto un legame, ma non si trattava di altro che energia elettrica che si trasmetteva a distanza tra loro, rendendoli perfettamente idonei a combattere assieme. Null'altro. E lui non aveva mai dato segni di interesse nei suoi confronti, non più che ad ogni altro.
Ma sentiva la necessità di avere vicino qualcuno che provasse emozioni, per questo era rimasta affascinata dalla natura passionale ed impulsiva dello shinigami.
Il demone ora digrignava i denti, inferocito.
- Sebastian, ti ho detto di stare lontano. Non comprendo la tua gelosia: non ti ho abbandonato. Voglio solo potergli parlare e averlo attorno -
Sebastian fece una smorfia – I vostri gusti sulle compagnie si rivelano assai peggiori di quanto credessi -
- Non sono affari tuoi. Mi piace chi mi piace. E ricorda che anche tu rientri della categoria delle mie compagnie -
La luce emanata dalle sue mani iniziava a scemare. La sagoma si faceva nitida poco per volta. Eccolo, ore era visibile. La sua pelle bianchissima era quasi argentata, lunghissimi capelli simili a rivoli di sangue si posavano sulle sue spalle per poi scendere dolcemente fino a terra. Raggomitolato così, era la cosa più bella che avesse mai visto. Appariva così... fragile! Incredibile a pensarsi! Proprio lui, l'assassino sanguinario, il mietitore scarlatto, ora la fissava con occhi terrorizzati, le membra tremanti.
- Oh, ti prego! - sibilò il demone a denti stretti.
Con uno scatto fulmineo, la precedette, e colpì quella creatura meravigliosa, mandandola a sbattere la testa al suolo.
Alicia gridò di rabbia. Si mise tra i due, per impedire che il demone provasse ad ucciderlo. - Non toccarlo mostro! Se gli torci un capello, ti massacro! -
Rabbrividì, però, quando lo vide assumere le sue vere sembianze. In condizioni normali sarebbe anche riuscita a sconfiggerlo, ma ora era troppo provata dall'evocazione appena compiuta. Non ce l'avrebbe fatta. E quegli occhi come braci ardenti, quegli artigli, e il sorriso serafico e malvagio di quello che era stato il suo partner... le gelarono il sangue nelle vene. Si rese conto che avevano commesso un errore a fargli passare l'esaminazione. Sembrava stabile, ma in un mondo in cui non gli era concesso mangiare l'anima del piccolo lord il contratto tra loro non era valido, per cui non era tenuto ad obbedire ai suoi ordini. Era libero di agire come meglio preferiva.
- Eppure mi piacevate, lady Alicia – la sua voce era quasi triste, quasi rassegnata.
Fu quando lo vide protendersi verso di lei, che capì cosa doveva fare. Il dolore fu devastante. Ma non per questo perse il controllo dei suoi poteri. Mentre il demone si lanciava sul suo corpo per sfogare la rabbia, graffiando e lacerando con denti e artigli, lei usò la forza che le era rimasta per tessere un incantesimo.
Doveva metterli in guardia da lui, ma non sarebbe sopravvissuta. Si rinchiuse nella propria mente, per isolarsi dal mondo esterno, e cercò la propria anima, la propria identità. Poi la spaccò in due, e la liberò dal suo fisico. Almeno una delle due nuove Alicia che sarebbero nate avrebbe soppresso quella creatura nociva.
La prima Alicia si spense.
 
 
Tirai indietro il braccio di scatto, respirando affannosamente. Ero uscita da quella specie di visione come se fossi caduta da molto in alto, improvvisamente, e barcollai all'indietro. Mi girava la testa.
Il mietitore mi sorresse, sempre attento com'era. Mi lasciai far tenere in piedi da lui, mentre cercavo di riprendere l'equilibrio e rallentare il battito cardiaco. Feci una lieve pressione sulla mano di William, che mi teneva per la spalla. Lui mi lasciò andare, ma rimase comunque sufficientemente vicino da potermi riprendere se avessi traballato di nuovo.
- Da quando se così cavalleresco, Will? -
Lui corrugò la fronte. - Sei un mio superiore. Vai preservata – rispose semplicemente, dandosi giusto una raddrizzatina agli occhiali. Io sbuffai, per nulla convinta. Non credevo proprio che avrebbe fatto lo stesso con il direttore della Shinigami Dispatch Society, ma lasciai stare.
La sfera luminosa era ancora lì, a levitare, pulsante e splendente come prima, ma non tanto innocua. Non era stata una visione a spararmi quelle immagini davanti. In qualche modo quella sfera conteneva dei ricordi di Alicia. Black Lady l'aveva messa lì di proposito. Non capii perché, ma era sua esatta intenzione farmi salire in quella stanzetta rotonda.
Una persona sana di mente avrebbe deciso di sottrarsi a quella trappola, perché di certo era una trappola, ma io non sono sana di mente quindi preferii fare il suo gioco, e vedere dove mi avrebbe condotta adesso. Era curiosa. Troppo curiosa per sottrarmi al rischio quando invece avrei potuto addentrarmi ancora di più, e vedere che altro c'era da scoprire.
Mi inginocchiai davanti all'altare in marmo, setacciandone la superficie. Quel palazzo era immenso, e le torri altissime, quindi di sicuro la strada continuava anche da quella parte, tutto stava nel trovare il passaggio.
La accarezzai con le mani, ma la trovai liscia.
Mi rialzai in piedi. Feci lo stesso con tutta la parete, ma non trovai nulla. Tentai ancora una volta da entrambe le parti, ed iniziavo già ad essere frustrata, prima che William facesse un colpetto di tosse, indicando un punto sotto la sfera di luce.
C'era una piccola cavità, visibile solo per il contrasto di luci ed ombre creato dal contenitore di ricordi. Stando attenta a non toccarlo un'altra volta, feci scivolare le dita sotto alla sfera, e posai un polpastrello in quella conca, scoprendo che s'incastrava alla perfezione.
Sentii un forte fragore. Il passaggio si aprì sul soffitto, da cui scese anche una scala, sempre di marmo. Ovviamente magica, altrimenti non avrei saputo spiegarmi da dove cavolo fosse sbucata, una volta escluse una serie di opzioni eccessivamente volgari per essere plausibili o anche solo nominabili.
- Sofia – stavo quasi per salire il primo gradino, quando William mi trattenne per un lembo del mantello. Mi voltai indietro, perplessa. Ma ben presto tornai seria. La sua espressione era preoccupata, e anche, se possibile, ansiosa.
- Che c'è? -
L'uomo respirò profondamente, come per darsi coraggio. - Grazie -
Io rimasi disorientata. - Ehm... grazie per cosa? -
La mia domanda lo mise ancora più in difficoltà, da quel che vidi. Mi parve che stesse cercando di trovare le parole adatte, ma che non sapesse esprimere quello che pensava. Nulla di strano, quindi. Lui non esprimeva mai nulla, a parte il fastidio.
- Grazie per... quello che hai fatto. Con... lui – allora finalmente capii. Si riferiva a Grell. Non avevo ben chiaro, però, cosa avevo fatto di tanto straordinario da essere ringraziata, per cui gli rivolsi un'espressione ancora più perplessa.
- E che cosa avrei fatto con lui? -
Ormai aveva rotto la barriera, per cui le parole successive non gli uscirono con la stessa difficoltà delle prime.
- Da quando ti ha incontrata è cambiato. Non mi riferisco al fatto che stia con te nonostante tu sia una ragazza, o alla diminuzione del suo infastidirmi. I suoi istinti omicidi sono calati a picco. Tu... hai qualcosa che spazza via le ombre dagli altri. Li rassereni -
Rimasi a bocca aperta. William che faceva discorsi sulle emozioni? Proprio quel William, lo shinigami tutto d'un pezzo? Non potevo credere alle mie orecchie. Questo sì che era un cambiamento, altro che Grell!
- E di conseguenza crea molti meno problemi alla Shinigami Dispatch Society, quindi ti ringrazio per averlo fatto rigare più dritto – si affrettò ad aggiungere il dio della morte. Non avevo mai sentito un tentativo così debole.
- In fondo ti sei affezionato, eh Will? - scoppiai a ridere. Lui avvampò, e cercò di nascondersi il viso sistemandosi gli occhiali rettangolari.
- Assolutamente no. Procediamo -
Ripresi a salire la scala. Dopo aver raggiunto il livello del soffitto, continuava ancora per diversi metri nel buio. Il pavimento superiore era davvero molto spesso. Proseguii nell'avanzata per cinque minuti buoni, prima di toccare qualcosa di duro con la testa. Dissi a William di tenermi per la vita, così che non cadessi, mentre spingevo con le braccia verso l'alto. In qualche modo riuscii a sollevare la lastra di marmo quadrata, e ad aprire il passaggio. Ci arrampicammo per l'apertura, ritrovandoci in una sala notevolmente più grande della precedente, cosa inspiegabile data la forma delle torri. Magia di nuovo, era chiaro come l'acqua.
Riabbassammo la lastra, che si rivelò essere parte della decorazione del pavimento a quadri bianchi e neri, attraversati da venature ognuno del colore opposto ad esso.
La stanza era vuota, e in penombra. Non sentivo nessuna presenza nelle vicinanze.
E adesso?
Un bip-bip a me noto uscì dal mio bracciale. Qualcun altro dell'associazione mi stava chiamando. Sperai che fosse un membro della squadra, e non una delle persone rimaste alla sede provvisoria, che si chiedeva magari dove fossimo andati a finire. Il nome segnalato dal display era quello di Simon. Tirai un sospiro di sollievo. Diedi un colpetto al piccolo schermo con il polpastrello, per poter parlare con lui.
- Simon, eccomi -
- Oh, grazie al cielo! Temevo che potesse esservi successo qualcosa! - la sua voce era affannosa e colma di tensione e nervosismo.
- Simon, che è successo? Siete stati aggrediti? - domandai. Improvvisamente, iniziai a sentirmi in ansia. Mi appoggiai una mano al petto: il battito cardiaco era accelerato parecchio. E di colpo. Prova che ancora una volta stavo costringendo me stessa ad essere calma, ed una sola scintilla era stata sufficiente a mandare tutto all'aria.
- No, noi stiamo bene, ma gli ostaggi... -
- Cosa?! Cos'è successo ai nostri compagni? - esclamai.
- Mi dispiace. Tutti quelli che abbiamo trovato sono morti, ma... -
Mi mancò il respiro. Era successo di nuovo. A causa di Black Lady, se non per mano sua, degli innocenti avevano perso la vita. Se non l'avessi fermata al più presto...
- … ma non ci sono tutti -
Un rumore di passi, che rimbombavano nella sala. Girai gli occhi. Una sagoma ora si stagliava nell'ombra dall'altro lato. La sua presenza era apparsa all'improvviso, come se si fosse materializzata dal nulla. Era la sagoma di una ragazza.
Trattenni il fiato.
- Sofia, qui non c'è G... KEVIN, ALLE TUE SPALLE! - il messaggio s'interruppe con quel grido d'allarme. Abbassai il braccio, non smettendo di tenere lo sguardo fisso su quella giovane che ci scrutava.
Quando la voce di Simon si spense, lei si esibì in un applauso pacato. - Le mie congratulazioni. Non credevo che saresti arrivata fin qui così in fretta, mia cara Sofia – quella voce... l'intonazione era differente, ma la conoscevo. Un brivido mi attraversò la schiena. Non era possibile. No, non poteva... non lei.
Si fece avanti. No, non era lei. Lei era alta, con spalle larghe e folti capelli castani. Questa fanciulla invece era minuta e pallidissima, con lunghi capelli neri come l'inchiostro e occhi viola dalla ciglia folte, che quasi le sfioravano gli zigomi quando sbatteva le palpebre. Era bellissima, di una bellezza inquietante. Ma anche di una bellezza fredda e triste.
Era molto magra, la sua vita era così sottile che Will avrebbe potuto circondarla con le mani. Vestita completamente di nero, con uno strascico grigio fumo che toccava terra per diversi centimetri, ed un corpetto allacciato sul davanti, sembrava una principessa delle tenebre.
- Ciao, mia dolce e pericolosa Sofia. Non mi saluti? Se non ricordo male, eravamo amiche, all'associazione – disse ancora, con voce morbida e sensuale.
- Black Lady... tu non puoi davvero essere... la tua voce... - mormorai incredula. Più si avvicinava e più vedevo le sue espressioni facciali somigliare a quelle di quell'altra ragazza Astral.
Lei rise. - Davvero non ci avevi mai pensato? Dio, quanto sei... pulita! Mai disposta a credere che una tua presunta amica possa essere una signora del male? Eppure, dopo aver sentito il racconto di Simon su di me, ed aver lottato contro quei mostri assieme a me, avresti dovuto rendertene conto anche da sola! -
Io serrai gli occhi. Iniziavo a sentire un moto di nausea. William era pietrificato, anche se bisogna dire che lo era quasi sempre, in verità.
- Davvero hai creduto a quelle scenate lacrimose? Oh, povera Lulu! Cosa farò ora che Black Lady le ha bucato la pancia con una spada grande quanto un tronco d'albero? Oops! Dimenticavo che Black Lady sono io! -
Ma certo. Era ovvio.
Aveva poteri d'illusione avanzati. Era l'unica amica di Lulu, ed anche quella che me l'ha presentata. Era stata la prima ad avvicinarmisi. Era scomparsa con un tempismo perfetto. E Sebastian... quel giorno era vicino a lei, e le parlava, poco prima che fuggisse portando con sé il mio Grell.
Giorgia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
****************
 
Note:
Qualcuno lo aveva già ipotizzato, lo so. Beh, finalmente si scopre chi è Black Lady. Stavolta non ho quasi nulla da dire, quindi vi invito solo a non mandarmi al diavolo se sarò lenta ad aggiornare con il prossimi capitolo, e a sopportarmi almeno finché non finirò. Poi sarete libere di lanciarmi uova marce, esorcizzarmi, mutilarmi e quant'altro. Ma dopo: se dovete dire quanto è assurda questa roba che sto scrivendo, aspettate di avere anche un finale da aggiungere alle considerazioni.
Quasi dimenticavo: nel prossimo capitolo metterò anche un disegno di Black Lady.
Kisses<3
Sofyflora98
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Sofyflora98