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Autore: Olovar    24/09/2015    0 recensioni
Londra, giorni nostri. Un'associazione segreta in guerra da secoli con gli esseri più antichi e conosciuti: vampiri. Sanguinari e violenti che continuano a cacciare, anche di giorno, quando la fame si fa violenta e i membri dell' "Ordine" sono sempre in agguato alla disfatta degli esseri infimi che occupano gli incubi di ogni singolo umano, inconsapevole della loro esistenza. Lexie Ward, giovane cacciatrice, alle prese con le sue paure dovrà affrontarli in onore della sua antica famiglia. Ma qualcosa va storto, un incontro che le scombussolerà i forti ideali che ha sempre seguito con fedeltà.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Bleed it out
Chapter 1

Il sole era sorto, e con esso l’eccitamento per quella giornata attesa con fremente trepidazione. Erano passati cinque anni; cinque anni di sforzi, di duri allenamenti. Cinque anni di corse sotto la pioggia, muscoli quasi sul punto di cedere e notti insonne. Cinque anni in cui molti avevano gettato la spugna, abbandonando il sogno che li aveva spinti ad entrare e fondersi con quelle mura, che con il tempo, erano diventate sinonimo di casa. E adesso, finalmente, per molti era giunto il momento di gettarsi nella mischia della vita reale e mettere in mostra tutto ciò che avevano appreso con sforzo e dedizione. Lexi Ward per tutta la notte era rimasta con gli occhi spalancati, ad osservare la notte dissolversi per lasciare spazio alla splendida aurora che adesso accarezzava le mura dell’elegante edificio vittoriano. Il pacchetto di “parliament” era stato svuotato senza accorgimento per i propri polmoni e con l’arrivo del giorno il cuore di Lexi era divenuto un macigno, impossibile da reggere. La malinconia della fine l’aveva assalita tutta la notte, rendendola insonne, con sprazzi di eccitazione ed emozione per il percorso concluso con successo. Aveva i nervi a fior di pelle e la mancanza delle sue fedeli sigarette rendeva tutto quasi incontrollabile. Vide il sole alzarsi lentamente, sopra le colline, sopra i grandi alberi scozzesi che circondavano la raduna, immergendo il paesaggio in quel nuovo giorno, facendo rinascere la vita, accogliendo la nuova generazione di cacciatori che sarebbero usciti da lì fieramente. Lexie scattò in piedi, trepidante e nervosa: una doccia sarebbe stato il suo sollievo e senza indugiare abbandonò la sua postazione accanto la finestra e si diresse, prima che le sue compagne di stanza si ridestassero dal sonno, ad occupare una delle docce in comune; avrebbe guadagnato tempo e avrebbe potuto concedere al suo corpo nervoso qualche minuto in più di tranquillità. Avrebbe abbandonato l’accademia quel pomeriggio e ciò che l’attendeva fuori sarebbe stata la vita vera.
 
 
Schierati in file da dieci, i 250 studenti dell’accademia erano rigidi e fermi, come pilastri. Uguali per la divisa, uguali per gli ideali maturati in quel luogo, uguali per l’obbiettivo che avrebbero raggiunto una volta fuori. Alcuna differenza di genere li aveva divisi; erano stati reputati idonei, nei cinque anni trascorsi in quel luogo, per la missione che da secoli  il genere umano stava eseguendo all’oscuro dei propri simili, solo per tenerli al sicuro, solo per assicurare il progredire della razza umana. Erano fermi e con i cuori che battevano in un ritmo congiunto: il ritmo dell’emozione, della malinconia e della paura. Anche la paura era stata considerata una qualità idonea per conseguire quel percorso; aver paura non era una debolezza, ma un istinto primordiale che aveva spinto molti a reagire e non solo a scappare. La paura che avevano imparato a padroneggiare in modo da trarne forza. Lexie era in una delle file, nascosta da altri suoi compagni, dritta e fiera nella sua divisa che profumava di fresco. I ricci scuri erano stati stretti in un elastico, perfettamente in ordine, come da protocollo,  e gli occhi erano fissi al podio ancora vuoto. Alle sue spalle, Margery Jonas e Tobias Davies parlottavano frenetici, farneticando sul dopo, sul futuro e su ciò che avrebbero fatto una volta lasciata l’accademia. Nessuno di loro avrebbe raggiunto la propria casa, sarebbero stati dislocati in luoghi diversi a seconda dell’esigenza e della forza che avevano dimostrato di possedere. Ma sognare non era peccato, nessuno aveva privato loro di quello sprazzo di irrealtà che continuava a maturare florido e forte.
“Io rimarrò in Inghilterra. Qui hanno bisogno di molti uomini forti” Tobias sussurrò con convinzione la sua credenza, sorridendo a Lexie che aveva voltato di poco il capo, sorridendo all’amico, incoraggiandolo di continuare a credere che sarebbe rimasto nella sua patria, accanto ai suoi cari.
“Caro Tobias non sono solo gli uomini a muovere il mondo. Io spero di entrare nel plotone strategico.” Margery era stata la migliore durante gli esami di logica e studio dell’ambiente e il suo futuro era stato già scritto. Nessuno avrebbe contestato la sua decisione e sicuramente nemmeno i “grandi capi” avrebbero dato alla neo-cacciatrice un compito diverso da quello desiderato. Tobias sbuffò sonoramente, nonostante il silenzio che aleggiava intorno a loro.
“Resterai dietro le quinte, mentre io e Lexie ci godremo lo spettacolo in prima fila.” Ammiccò in sua direzione e Lexie accolse con un sorriso la complicità dell’amico, nata da una comune competitività per poi trasformarsi in alleanza.
“Sarete dei comuni barbari. Senza offesa, Lexie” Margery accompagnò le sue offese con una carezza gentile alla schiena, avendo una silenziosa alzata di spalle, come risposta. Ognuno di loro si era differenziato in campo con le proprie abilità, mostrando la propria forza, la propria grinta, ma tutti con un solo scopo: difendere il genere umano.
Il silenzio fu interrotto; ai lati dell’enorme sala marmorea presero posto gli altri studenti dell’accademia, accompagnati dai “grandi capi”. Tutti gli occhi erano puntati sui nuovi Cacciatori, giovani e forti, pronti ad affiancare gli anziani in quella lotta segreta che andava avanti da millenni. Avrebbero inciso i loro nomi nella storia dei cacciatori, avrebbero guidato nel silenzio quella battaglia che continuava senza sosta, contro le mostruosità anonime che calpestavano la loro stessa terra, respiravano la loro stessa aria, seminavano violenza senza sosta e il loro compito era quello di tenere a freno tutto il sangue nel quale adoravano sguazzare, tali mostruosità. Lexie stringeva i pugni, sentiva il cuore battere con frenesia in attesa del momento atteso tutta la notte. Non c’era alcuna stanchezza visibile sul volto. Il suo non dormire non aveva intaccato la sua lucidità come il fumo non aveva scosso il suo organismo. Le emozioni che lottavano in lei erano un misto piacevole di grinta e voglia solo di scendere in campo e dar al mondo un assaggio della sua forza, quella forza ereditata dagli avi che prima di lei avevano donato la propria vita al fine di rendere il mondo vivibile. Il gran maestro entrò e nell’attimo in cui prese posto sul podio, cadde il silenzio e quell’inizio atteso tanto stava per giungere. Il gran maestro era una presenza che incuteva terrore e rispetto. Le cicatrici che portava fieramente sul volto erano la manifestazione del suo contributo in quella lotta. La perfezione fisica, la muscolatura ancora ben visibile, la rudezza dello sguardo erano testimonianze che anche con il trascorrere degli anni, lui non aveva dimenticato il suo ruolo, il suo posto nel mondo. Indossava la tipica divisa di un cacciatore: una tenuta in calzoni nero pece, con in vita una cintola che pesava di metallo ma che lui portava senza alcun sforzo. La giacca lunga copriva le possenti spalle e sulle dita gli innumerevoli anelli ricordavano le battaglie che aveva guidato. Maximilian Stoner era stato un valido guerriero dell’Ordine e la decisione di forgiare nuovi cacciatori era stata accolta benevolente dalla comunità dei cacciatori. Avevano tanto da imparare da una persona come lui, che portava ancora, alla vista di tutti, i segni delle sue lunghe lotte.
“Oggi è un giorno importante” La voce, un tuono in quel silenzio, si protrasse per l’intera sala e tutti zittirono i propri pensieri. Tutti erano in suo ascolto. Gli occhi scuri erano penetranti e forti, scrutavano con attenzione e magnetismo ogni singolo cadetto, senza distinzione.
“Una nuova generazione di Cacciatori è nata dal fuoco della giustizia. Giustizia che ha spinto per millenni a perseguitare le creature indegne che ancora camminano su questa terra. Creature dall’animo putrido che non provano rimorso nel togliere la vita. Noi cacciatori siamo nati dal fuoco della giustizia infangata dalla crudeltà di queste creature. E oggi, nuovi cacciatori, vi accolgo al mondo in questa nuova rinascita! Porterete avanti il lavoro dei vostri avi, che hanno perseguitato senza sosta le disgustose creature che continuano a mischiarsi con noi. Vi accolgo con gioia, sperando di vivere insieme, un giorno, un era migliore” Maximilian Stone sapeva che con quelle parole avrebbe toccato gli animi infuocati di quei giovani cacciatori. Lexie strinse maggiormente i pugni sentendo la carica, sentendo l’adrenalina insinuarsi sotto la pelle, dandole brividi di coraggio e forza. Avrebbe condotto la sua missione fieramente, avrebbe animato la sua battaglia personale al fine di proteggere ogni singolo essere umano. Avrebbe assaporato la vittoria e accolto la morte con la consapevolezza di aver dedicato gran parte della sua vita ad una causa che andava sostenuta. Le parole di Maximilian riempirono il suo cuore di coraggio e motivazioni forti. Il gran maestro non sorrise ma lo sguardo che rivolse a ognuno di loro, cercò di comunicare la fiducia che nutriva per ogni singolo cadetto, che quel giorno sarebbe uscito dall’accademia non più come un semplice soldato ma come valoroso guerriero dell’Ordine.
“Dichiaro la nascita di una nuova generazione di cacciatori dell’Ordine!” Maximilian allargò le grandi braccia in segno di benvenuto alla nuova generazione che avrebbe fermato l’avanzata dei demoniaci esseri che avevano imbrattato la terra di sangue. Lexie, come l’intera accademia, sfoderò in gesti ritmici e sincronici le lame d’argento tenute nelle proprie fondine. Scintillanti e letali, quelle sarebbero state le prime armi in quella lotta che avrebbero intrapreso con coraggio.
 
 
*
 
“Quando ho intrapreso la carriera di cacciatore non sapevo che avrei dovuto trovarmi un lavoro” Gli annunci cerchiati di rosso avevano smussato l’entusiasmo di Tobias. Aveva scartato ogni lavoro che il giornale gli aveva proposto, trovando ognuno di essi inutili. Non riusciva a smaltire quella realtà: anni trascorsi a maneggiare spade, pallottole d’argento e imparare tecniche di combattimento, per poi finire come un qualunque cittadino in cerca di lavoro. Margery raggiunse il tavolo con tre “white chocolate moka” e si accomodò accanto a Lexie, raggiungendo Tobias con il suo medesimo sguardo: annoiato dalle innumerevoli lamentele dell’amico iniziate dalla fine della cerimonia. Avevano ottenuto tutto ciò che si erano auspicati in quei cinque anni. Lexie e Tobias erano entrati nel plotone dei cacciatori, la sezione guerriglia; avrebbero combattuto sul campo ma la copertura era importante. Mentre Margery aveva ottenuto il suo posto tra gli strateghi e dopo quel giorno avrebbe raggiunto la base sotterranea di Londra, dove avrebbe osservato la zone che le era stata affidata.  Ma nonostante i desideri di Tobias erano stati esauditi, lui non era entusiasta a dover immergersi nella comune vita. Era un cacciatore e desiderava spargere del sangue.
“Non possiamo camminare per strada sbandierando ai quattro venti le nostre spade e urlando di essere cacciatori” L’ammonizione di Lexie era priva di dibattito ma Tobias continuava a scartare ogni lavoro e brontolare su quanto desiderasse farlo.
“è inutile parlare con questo” Margery voltò il capo verso Lexie, escludendo Tobias che era diventato noioso con i suoi brontolii inutili. “Voglio combattere! La mia famiglia serve l’Ordine da generazioni e voglio onorarla” Tobias infuriato con Margery e con quel carattere di insopportabile bisbetica, si animò, tralasciando gli annunci. In una posa d’orgoglio, bevve, in un’unica sorsata, il “white chocolate moka”, ustionandosi il palato e perdendo sensibilità alle papille gustative. Ma rimase muto al dolore che la sua lingua aveva dovuto subire. Finse indifferenza, continuando a guardare Margery con rabbia e ostilità. Di risposta Margery, impazientita da quel comportamento da sciocco bambino, battè, con forza una mano sul tavolo e gli urlò contro, attirando troppa attenzione
“Pensavi di incontrare un vampiro non appena fossi uscito dall’accademia e magari mettere in mostra il tuo talento? Siamo ancora dei pivelli e a voi, della sezione guerriglia, spettano semplici lavori di ronda notturna. E nel frattempo, comportatevi come comuni essere umani” Lexie le sfiorò il braccio, invitandola a sedersi e calmarsi. Se Tobias ancora doveva sbandierare e mandare a monte la loro copertura, Margery lo aveva appena fatto.
Margery si sedette, mantenendo lo sguardo torvo verso l’amico, incolpandolo per la reazione violenta. Poteva sembrare un clichè ma in un trio le due personalità in disaccordo erano necessarie per poter mantenere l’equilibrio e con esse anche l’anima più quieta, in quel caso, interpretata da Lexie. Cinque anni di battibecchi non erano bastati a Margery e Tobias; anche al di fuori dell’accademia i loro scontri erano intenti a rianimarsi. Lexie era stata il contrappeso tra i due, frenando la voglia omicida che li accumunava. Ma dopo quel giorno, ultimo giorno di pace e tranquillità, i tre si sarebbero divisi e forse si sarebbero incontrati in qualche sporadica riunione dell’Ordine, in cui i cacciatori del territorio Londinese avrebbero riportato notizie sull’avanzata e gli attacchi dei vampiri, che nonostante i secoli trascorsi, erano ancora floridi. Si sarebbero divisi e forse Margery e Tobias avrebbero smesso di sputarsi addosso accuse e aggressività.
“Possiamo goderci questo ultimo giorno? Da stanotte avremo la vita appesa ad un filo!” La consapevolezza di dover intraprendere una strada pericolosa, come quella del Cacciatore, avrebbe reso chiunque timoroso su ciò che l’attendeva. In qualunque momento la propria vita era in pericolo, dietro qualunque angolo si nascondeva un predatore con la sete di sangue e morte. Eppure Lexie sentiva una strana eccitazione al solo pensiero di poter scontrarsi con un vampiro, di mettere sul campo gli insegnamenti assimilati con passione, all’interno dell’accademia. Anche la sua famiglia era stata per generazioni Cacciatori, forse tra i migliori, e anche lei come Tobias aveva solo voglia di onorare la lunga lista di nomi morti per quella causa. Ma dovevano trattenere quella loro sete di vendetta e di giustizia, dovevano tenere sotto controllo quel fuoco che bruciava dentro. Sarebbe stata la loro forza, ma non avrebbero dovuto permettere che li consumasse al punto da renderli deboli e soprattutto esporli pericolosamente.
“Non ti eccita? Finalmente potremmo dare a quei bastardi ciò che meritano!” Tobias guardò Lexie con inquietante eccitazione. Sembrava mosso in quell’intento più per la dolce sensazione di uccidere che per la giustizia impartita per anni. Molte volte, Lexie, temeva che molti di loro erano stati forgiati dalla debole indole umana della rivalsa. Come se si potesse perdere il senso di giustizia e protezione verso i propri simili.
“Secoli di lotta e sangue non cambieranno perché tu, Tobias Davies, sei entrato nel plotone di guerriglia. Sono molti e soprattutto forti. Mentre noi, semplici umani” Margery espose idee che l’avevano accompagnata da sempre. Nessuna speranza di cambiamento l’avevano smossa, nonostante lei avesse continuato per quell’intento. Forse nulla sarebbe cambiato, ma provarci era l’unica soluzione.
“Restare dietro ad un monitor comunque non è d’aiuto. Meglio attaccare che restare in disparte a guardare come quei mostri si nutrono di noi.” Tobias aveva ragione esattamente come Margery. Restare fermi equivaleva a lasciar spazio alla morte, e combattere avrebbe comportato lo stesso rischio con una lieve percentuale di disfatta per i vampiri. Era una bilancia priva di contrappeso; continuava ad oscillare prima dalla parte degli umani e subito dopo ricadeva a favore dei vampiri. Quante lotte avrebbero infangato il mondo di sangue, ancora prima di trovare una soluzione univoca? Quanti umani morti prima di vedere la disfatta dei vampiri? Lexie sorseggiò il suo “white chocolate moka” e nella mente ronzava solo un cumulo di domande confuse e contrastanti. Avrebbe ammazzato ogni singolo vampiro fin quando uno di loro, un qualsiasi vampiro, non avrebbe messo fine alla sua vita e dopo di lei ce ne sarebbero stati altri. Ma quanti ancora sarebbero morti spinti dalla stessa causa e soprattutto quando i vampiri avrebbero abbandonato il mondo? Era giusto massacrare dei mostri, ma quanto era giusto spingere ragazzi a combattere per una causa che non aveva trovato soluzione, privandoli di tutto? Loro tre erano appena ventenni e la loro vita non poteva dirsi iniziata. In qualunque momento avrebbe trovato una fine e loro ne erano consapevoli. L’eccitazione di far del bene era in contrasto con la voglia di vivere a pieno i propri ventanni e ignorare l’esistenza di esseri quasi irreali, secondo la logica comune. Forse le motivazioni che la spingevano a combattere non erano solo dettate dalla voglia di proteggere i propri simili, quanto quella di vendicarsi per l’infanzia negata, per la vita normale che tutti meritavano.
“Ci siamo dentro e non possiamo fare altro che combattere. Siamo da generazioni cacciatori e il nostro destino era già scritto, quindi ignorare la loro esistenza o pensare che sia inutile combattere equivale a voltare il capo dall’altra parte e lasciare la nostra gente morire.” Lexie lasciò che il verdetto finale dei suoi tumultuosi pensieri prendesse voce, ma parlò più a se stessa che a Margery e Tobias. Non avrebbe mai voltato il capo, non avrebbe mai ignorato la loro esistenza. Avrebbe combattuto con onore, fino alla morte.
Il “white chocolate moka” era estremamente dolce, rendendo la bocca un macigno fastidioso. Lexie aveva bisogno di un amara boccata di sigaretta e magari rinfrescare il viso con la leggera pioggia che incupiva Conduit St.
Frugò nella borsa in cerca delle fedeli “parliament” che si lasciarono desiderare a lungo. Nella borsa era riposta tutta la sua vita, tutti i cinque anni trascorsi tra le mura dell’accademia: libri, foto, armi da nascondere perfettamente agli occhi dei comuni e ignari cittadini. Si graffiò con una scheggia di un paletto di legno e ritrasse la mano infastidita Una goccia di sangue, quasi impercettibile, si formò sulla punta delle sue dita e Lexie la tamponò con una salvietta che le porse Margery. Proprio in quel momento, come un richiamo dolce e impossibile da ignorare, un uomo seduto a molti metri da loro alzò il capo e guardò fisso verso di lei. I loro occhi si scontrarono e le iridi, apparentemente comuni, furono attraversati da un lampo di folle fame, diventando leggermente scarlatti. Lexie ebbe un attimo di paura, quella paura che aveva cercato di tramutare in forza in quegli anni. Quella paura, che a detta dei “grandi capi”, li avrebbe assaliti le prime volte. Paura di cui non avrebbe dovuto negare l’esistenza ma che avrebbe dovuto gestire. E lei in quel momento ebbe paura. L’uomo aveva uno sguardo calmo eppure il modo in cui la fissava, la mise in allerta. Non aveva imprecato, non aveva urlato, eppure l’uomo aveva annusato nell’aria il suo dolore e il suo sangue. Una sola idea si insinuò nella sua mente e nella sua concezione: vampiro. Ma ritornò a sedersi, fingendo indifferenza. Non doveva parlare, i vampiri erano dotati di un udito capace di coprire distante impensabili. Doveva trovare la calma perché come un qualunque predatore, avrebbe annusato la sua paura. Se avesse detto a Tobias che nel suo stesso locale c’era un vampiro, lui avrebbe attaccato senza indugio, approfittando del sole che lo rendeva debole ma abbastanza forte da poter scappare e ritornare quella notte stessa. Doveva trovare un modo per comunicare a Margery di avvertire i rinforzi e fornire un identikit e magari seguirlo per attaccarlo lontano dai civili. Lexie era in un tumulto di idee e priva di atti da mettere in pratica. Guardava i due amici, fingendosi interessata all’ennesimo battibecco, iniziato per qualche motivo che le era sfuggito. Finse di non aver incrociato lo sguardo dell’uomo, finse di non aver paura, ma il suo istinto da cacciatrice fece scivolare la mano alla cintura, coperta dal cappotto, dove strinse tra le dita la fredda pistola caricata con pallottole d’argento.Sentiva il cuore pulsare contro il torace, lo stomaco contorcersi per l’ansia e la paura. Doveva calmarsi, doveva tramutare quella paura in indifferenza e ritornare a riacciuffare il discorso degli amici, fingendo che nulla l’avesse turbata. Respirò regolarmente, tentò di calmare il terrore che l’idea di essere aggredita dal predatore le aveva insinuato con forza incontrollabile; tentò di non innescare un allarme che avrebbe smosso Tobias e sperò che il vampiro ritornasse ad ignorarla. Finse di bere, respirando a fondo e ritrovando la calma. L’uomo era ritornato a leggere l “Evening standard” e Margery e Tobias continuavano in quella lotta di parole e accuse. Non avevano notato nulla e la stretta intorno alla pistola divenne sempre più leggera, fino a lasciarla del tutto. Quando sarebbero usciti da Starbucks avrebbe comunicato ad entrambi di essere stati a pochi metri da un vampiro e avrebbe accolto le imprecazioni di Tobias.
Uscirono poco dopo dal locale diretti in metropolitana. Londra distava poco e lì si sarebbero divisi. Un appartamento attendeva Tobias e Lexie mentre il quartier generale, sotterraneo, avrebbe accolto Margery. Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di sole, tranquillo e spensierato, che i tre ragazzi si sarebbero goduti. Camminavano sotto la pioggia; leggere goccioline bagnavano le strade ma non ebbero bisogno dell’ombrello; era piacevole sentire fredde gocce spargersi sul viso e sul cappotto. Margery e Tobias stavano ancora discutendo sull’importanza che coprivano i strateghi, e Lexie manteneva la sua attenzione alle loro spalle; L’uomo si era alzato molto tempo dopo di loro, eppure li aveva raggiunti, camminando a pochi metri da loro con una certa indifferenza. Era risaputo che ormai i Vampiri si mischiavano alla comune gente, ma Lexie non avrebbe mai immaginato di incontrarne uno non appena fosse uscita dall’accademia. Non sembrava minaccioso, anzi Lexie lo reputò tanto stupido da voler agire di giorno. Se poteva sentirli, aveva sicuramente compreso che i tre non erano comuni prede ma tre cacciatori. Doveva comunque avvertire i due amici che continuavano ad ignorare l’uomo alle loro spalle; doveva trovare un modo semplice ma efficace da poter mettere in allerta anche Tobias e Margery. Sbottonò il cappotto fino al punto da rendere visibile la pistola e con lo sguardo richiese attenzione da parte dei due. Per un primo momento la fissarono come ebeti, trovando fastidioso essere stati interrotti nel loro lungo e noioso dibattito ma quando notarono Lexie esporsi pericolosamente in quel modo sembrarono comprendere. Indurirono lo sguardo, ed entrambi fecero scendere le proprie mani lungo i fianchi. Margery con cautela, imitò Lexie, mentre Tobias finse di mettere le mani in tasca, alzando di poco il cappotto e permettendo alla pistola di poter essere sfoderata facilmente. Avrebbero attaccato il vampiro ma bisognava escogitare una mossa strategica affinché potessero incastrarlo e non creare scompiglio. Le strade a quell’ora del giorno erano colme di passanti e i negozi erano tutti aperti. Dovevano attirarlo in un sottopassaggio oppure in qualche vicolo scuro che potesse permettere ai civili di non essere coinvolti. Esporsi in quel modo per un vampiro era pericoloso, ma non potevano permettere di essere seguiti, un'unica soluzione era quello di seminarlo e ritornare quella notte stessa, oppure condurlo fuori Londra e sperare di trovare un luogo isolato ma avrebbe comportato tempo e forse il vampiro avrebbe trovato una vittima più invitante da perseguitare. Margery ebbe l’idea che comunicò rapidamente dal cellulare, fingendo di scrivere un messaggio: “dividiamoci”. Lexie non aveva idea di cosa avesse in mente Margery ma impulsivamente accettò. Dovevano trovare un modo per tenerlo a bada e intanto creare un diversivo che non coinvolgesse civili innocenti. Si divisero: Lexie proseguì da sola mentre Margery e Tobias voltarono i tacchi e si allontanarono sotto braccio. Come già auspicato l’uomo continuò a seguire Lexie, fingendo di proseguire tranquillamente per la strada, ma con gli occhi ben puntati alla sua nuca. Lexie doveva mantenere il sangue freddo, la calma e soprattutto doveva continuare a restare lucida in cerca di una soluzione. Iniziò a camminare, inconsapevole di dove si trovasse e soprattutto dove si stesse dirigendo. Ma continuava a camminare senza sosta, continuava a percorrere le strade Londinese sotto la pioggia. Il cuore cominciò a martellare ancora e nuovamente quella paura, che desiderava tener a bada, si impadronì di lei. Aveva abbandonato l’idea degli scontri con i vampiri e adesso era di fronte a quella realtà che la paralizzava quasi, che la terrorizzava al punto da sentire mente e corpo completamente lontani. Cercò di ripassare al vaglio ogni singola lezione ricevuta, ogni singola tattica di difesa e attacco. Sentì le gambe cedere al peso del terrore ma continuò a camminare spedita verso la meta sconosciuta. Doveva attirarlo lontano da quella strada e lontano dalle persone. L’uomo le era ancora dietro ma questa volta aveva capito di essere stato scoperto.Un leggero sorriso sadico era visibile con la coda dell’occhio e il fischiettare allegramente diede a Lexie la conferma che si stava divertendo a trasmetterle paura. I vampiri agivano in diversi modi: ad alcuni piaceva smembrare le proprie prede, ad altri ucciderle velocemente, e ad altri piaceva giocare con loro, iniettando paura oppure confondendo la mente, ammaliandoli con il loro aspetto affascinante e impossibile da ignorare. Il vampiro che seguiva Lexie adorava giocare e se Lexie fosse stata una semplice vittima, gli avrebbe donato macabre urla di paura, di terrore e lui si sarebbe gustato ogni attimo. Ma Lexie aveva in serbo un attacco che avrebbe distrutto il suo divertimento.
Si insinuò in un parcheggio isolato. Le macchine erano posizionate ordinatamente in fila e nessuno era nei paraggi. Lo avrebbe attirato nelle ultime file, dove c’era sicurezza che nessuno dalla strada avrebbe assistito allo spettacolo. Lexie finse di cercare la sua auto, che in realtà non c’era, e finse di trovarla in fondo all’ampio parcheggio. Potevano essere ascoltati solo i loro passi, lenti e calmi, come se entrambi non stessero pensando ai mille modi di attaccare la propria preda. Entrambi cacciatori guidati da una sete diversa.
Lexie si fermò e con lei anche il vampiro che smise anche di fischiettare la canzoncina inquietante che le aveva accapponato la pelle per tutto il tragitto. Ora doveva agire in fretta, i vampiri erano veloci, abili ma le sue capacità sarebbero state limitate dal sole. Di Margery e Tobias nemmeno l’ombra, ma non avrebbe atteso che sarebbero arrivati, doveva cavarsela da sola. Ed ecco che era giunto il suo primo momento, la sua prima vera prova. Aveva ottenuto i massimi voti allo scontro corpo a corpo e all’uso delle armi, ma di fronte a lei non c’era mai stato un reale vampiro ma sempre un ipotetico avversario che non richiamava alla perfezione i punti di forza di uno reale. Conosceva i punti deboli: occhi, gambe e soprattutto cuore; ma mirare alla perfezione un essere capace di muoversi ad una velocità impercettibile non era facile e la teoria non bastava per salvarle la vita.
“Bambolina, tutta sola?” La sua voce non aveva nulla di disumano. Una voce comune, divertita dalla situazione. Lexie doveva rendersi agile e il cappotto che indossava, con la borsa, erano un intoppo. Ma nel momento in cui avrebbe tolto entrambi, il vampiro avrebbe compreso. Non aveva nulla da rispondergli ma sentì che lentamente stava accorciando la distanza tra loro. Respirò e decise di attaccare subito alle gambe così da immobilizzarlo.
Lexie si voltò come una furia, con la pistola ben puntata agli stinchi e rapidamente, mantenendo la massima calma e sperando di colpirlo almeno una volta gli sparò. Lo sparo rimbombò sordo nel parcheggio e un solo colpo riuscì a colpire una gamba ma questo non fermò il vampiro che con velocità, che Lexie riuscì a percepire appena, scansò il secondo proiettile. Il volto dell’uomo si tramutò in una smorfia di dolore e rabbia e le lunghe zanne furono messe a nudo. Gli occhi divennero rossi come sangue e un ringhio animalesco fu prodotto dalla giugulare. Erano mostruosi, esattamente come erano stati descritti dagli innumerevoli racconti e leggende. Non c’era nulla di umano in loro, tutto faceva pensare di trovarsi a pochi metri da un animale feroce e incazzato.
“Puttana! Adoro il sangue di cacciatore, ti prosciugherò fino all’ultima goccia” Balzò in avanti, con agilità disumana, ma Lexie riuscì comunque a percepire che si stava scagliando contro la sua giugulare. Si gettò di lato, scansando il vampiro e cominciò a correre. Era veloce ma il vampiro di più, che saltò sulle auto fin quando l’attaccò dall’alto ma lei con altrettanta agilità lo colpì con un ennesimo colpo che andò a trapanare la pelle della spalla, quasi staccandola dal braccio. Cadde a terra, contorcendosi dal dolore; Nonostante fosse giorno era altrettanto potente, l’unico intoppo per il vampiro era la sua incapacità di rigenerare le ferite immediatamente. Lexie non si lasciò prendere dal panico, gli andò vicino e con il tacco della scarpa gli colpì la mascella, più e più volte ma poi fu tirata a terra dall’altra mano e in un attimo se lo ritrovò sopra.
“Avrei voluto giocare con te ma dovrò ucciderti” Sfoderò le zanne pronto ad attaccare. Le stringeva i polsi, rendendola incapace di muoversi e qualunque parte del corpo di Lexie sembrò paralizzarsi di fronte a quella troppa vicinanza. Sarebbe morta, morsa da un vampiro, in pieno giorno. Aveva combattuto poco per se stessa e per gli altri, avrebbe lasciato questo mondo senza alcun riconoscimento, senza alcun anello che manifestasse il suo valore. La lunga lista dei coraggiosi appartenenti alla famiglia Ward avrebbe mancato una generazione: la sua. Lei troppo debole, troppo inesperta, sarebbe morta a poche ore dalla sua cerimonia. Ed ecco che la paura si impadronì nuovamente di lei e questa volta non fu tratta alcuna forza. Gli occhi si inumidirono e il pianto sarebbe sgorgato a fiumi mentre il vampiro avrebbe affondato le sue zanne al collo e avrebbe sentito le forze abbandonare il suo corpo, renderla incapace di pensare, fino a spegnersi. Ma il vampiro non arrivò mai alla sua gola perché un colpo raggiunse la sua testa, scaraventandolo via.
“Brutto figlio di puttana” Altri colpi partirono dalla pistola di Tobias, incontrollabili, senza sosta. Colpì il vampiro ovunque. Testa, braccia, gambe e quando si accasciò a terra non morto ma solo ferito, Tobias balzò su di lui e sfoderò il paletto di legno che attraversò il torace fino ad arrivare al cuore, in una mossa unica, netta, decisa. Non aveva avuto titubanza Tobias, un unico colpo secco aveva reso il vampiro solo polvere e la vita di Lexie era stata risparmiata.
“Lexie, stai bene?” Margery scivolò accanto a lei, preoccupata nel vederla ancora distesa nonostante il vampiro non ci fosse per fermarla. Lexie strabuzzò gli occhi, ancora stordita per la paura e la botta che aveva subito la sua testa.
“Si… grazie ragazzi” Aveva lo stomaco rivoltato e quando si alzò non riuscì a trattenere il vomito che rigurgitò, allontanando Margery per evitare che la colpisse. Era stata una sciocca, pensando che l’avrebbero abbandonata, ma la paura si era impadronita della sua mente al punto da farle dimenticare di avere Tobias e Margery che le coprivano le spalle. Che sciocca, che debole. Il suo primo incontro con un vampiro e lei aveva lasciato che la intimorisse al punto, quasi, di farsi uccidere.
“Dobbiamo andarcene” Tobias la prese bruscamente per le spalle e la mise in piedi, nonostante lei faticasse a reggersi.
“Hanno chiamato la polizia a causa degli spari, dobbiamo andarcene” Ripetè ancora, incitando Lexie a riprendersi al più presto. Non poteva perdere i sensi proprio ora; il regolamento dell’Ordine parlava chiaro, dopo la caccia i cacciatori dovevano sparire. Cercò di ritornare in sé e riacquistare le forze necessarie per poter correre lontana dal luogo della disfatta. Annuì e in un attimo, iniziarono a correre tra le auto, dileguandosi prima dell’arrivo della polizia.
 

 

Angolo autore

Salve! Questa è la mia prima storia originale. Ho sempre scritto fan fiction e adesso ho deciso di sperimentare, scrivendo una storia tutta mia. Ovviamente non è nulla di mai letto, in quanto si vedono storie infinite su vampiri ma io adoro questo genere e non potevo non scrivere una storia originale senza metterli come protagonisti. Ho avuto spunto da tente storie, serie televisive, e quant'altro però ho voluto differenziarmi su alcuni punti che ovvimante si noteranno con il proseguire della storia. Con questo primo capitolo mi metto alla prova, sperando di ricevere recensioni costruttive. Grazie per chi leggerà e grazie in anticipo. A presto, lo spero.

Olovar <3 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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