Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: Meramadia94    24/09/2015    1 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~'' Cos'è quest'affare?''- borbottò Athos vedendo il bambolotto a cui D'artagnan stava cercando di mettere un fiocco attorno alla vita.
Il guascone lo guardò con aria scettica che diceva -'' Mi prendi in giro?''
Poi però rispose.
'' Una bambola di pezza.''- fece riuscendo finalmente a fare il tanto sospirato fiocco intorno alla bambola.
'' Non sei un po' troppo grande per queste cose?''- lo prese in giro Porthos suscitando le risate degli altri due amici.
'' AH. AH. AH. AH!''- rispose il guascone a tono -'' Non è per me, è per la piccola Reneè.''
Athos strabuzzò gli occhi.
'' Una bambola? Per Reneè?''- fece il moschettiere più anziano.
Porthos lo guardò stranito.
'' Che c'è di strano, è una bambina e gioca con le bambole.''
'' Lo so...''- fece il moschettiere -'' ma mi sembra un po' presto... Reneè ha solo tre mesi...''
'' Sì, ma non li avrà per sempre, sai?''- lo prese in giro Aramis -'' crescerà e giocherà con la sua bambola.''
'' Contenta lei...''- fece di nuovo Athos -'' comunque quella cosa ha un non so che di inquietante.''
I suoi amici lo guardarono basiti.
'' Inquietante? E' una bambola di pezza, Athos.''- fece Aramis -'' che vuoi che faccia, che prenda un fioretto o una pistola e sfidi a duello il primo che passa?''
'' No...''- fece il bel moschettiere bruno -'' ma non mi piace essere fissato troppo a lungo...''
'' AIUTO!!! PER FAVORE, AIUTATEMI!!!''- Lunette spalancò la porta dello  studio facendo trasalire i suoi amici.
Ma lo spavento maggiore lo ebbero quando Lunette minacciò di svenire davanti a loro. La donna si reggeva in piedi solo perchè si sosteneva con una mano allo stipite della porta. Con l'altra invece teneva premuto sul fianco destra, nel punto in cui era collocata la milza, e respirava affonnosamente.
'' LUNETTE!!!''- Aramis fu la prima a soccorrere la bruna, cingendole la vita e facendo passare il braccio della giovane contessa intorno al suo collo.
D'artagnan invece, non appena le due amiche furono vicine al tavolo, offrì da sedere all'amica.
Athos versò un bicchiere di vino e lo porse alla ragazza.
'' Tieni, bevi. Ti sentirai subito meglio.''
'' Lunette, che diavolo è successo?''- chiese Porthos preoccupato, rendendo così di dominio pubblico i pensieri di tutti i presenti.
Lunette buttò giù il boccale che le aveva offerto Athos tutto in un fiato.
'' Nicolàs... l'hanno preso... l'hanno rapito... vi prego, aiutatelo voi...''
I quattro moschettieri rimanerono basiti davanti a questa dichiarazione.
'' Cosa?!?''- fece D'artagna.
'' Ma... come rapito?''
'' Com'è successo?''- chiese Aramis.
Lunette riprese fiato.
'' Non lo so... avevamo deciso di fare una passeggiata prima della cena a casa Bonacieux... sono entrata dal fioraio e lui ha preferito restare fuori perchè nel negozio vendevano una pianta a cui era allergico... quando sono uscita era scomparso.
Un ragazzino mi ha detto che lo ha visto parlare con una persona  che lo ha prima attirato vicino ad una carrozza, fatto salire e quando ha provato ad andare via lo ha tramortito.''- spiegò Lunette tenendosi la testa tra le mani. Tra la corsa e l'agitazione che aveva addosso aveva paura che le scoppiasse tra le mani.
'' E non ti ha detto se era un uomo o una donna?''- fece Porthos.
Lunette cercò di rispondere -'' Ha detto che è stato il cocchiere... ma non ha visto chi c'era sulla carrozza.''
'' E tu non hai visto nulla...?''- fece D'artagnan speranzoso.
Lunette dissentì.
'' No...''- fece la bruna massagiandosi la fronte cercando di non impazzire -'' Io ero dentro il negozio a scegliere i fiori... non mi sono accorta di nulla...''
Aramis, intuendo che l'amica stava per avere una crisi, le andò dietro e l'abbracciò per confortarla.
'' Sta tranquilla... adesso andiamo a cercarlo... lo troveremo. Te lo prometto.''- con gli occhi, la moschettiera, lanciò un messaggio ai suoi amici moschettieri che si fiondarono subito fuori dalla porta.
Anche Lunette fece cenno di alzarsi per seguirli.
Ma Aramis la bloccò.
'' Devo andare... Nicolàs ha bisogno di me...''
'' Non ti reggi nemmeno in piedi...''- fece la bionda costringendola a sedere -'' riprendi fiato e lascia fare a noi... d'accordo?''
Lunette ci pensò sù un momento, ma poi annuì, anche se non era per niente contenta di quella prospettiva.
Come cavolo faceva a starsene tranquilla con il marito in quella situazione?

'' Aramis, proprio te cercavo...''- fece Treville bloccando la bionda.
Aramis fu costretta a fermarsi, in fin dei conti era pur sempre il suo comandante, ma pareva impaziente e pregò che il militare facesse presto.
'' A proposito, come mai Athos, Porthos e D'artagnan correvano come se li stesse inseguendo il demonio?''- domandò Treville.
'' Si tratta di Nicolàs... a quanto pare è stato rapito.''
Il militare sbiancò a quelle parole e per un breve attimo sperò che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto.
'' Ma... stai dicendo il vero?''
Aramis lo guardò male.
Come poteva anche solo pensare che stesse scherzando riguardo ad una cosa del genere?
Lo sguardo della bionda fu più eloquente di mille parole per il capitano della guardia reale.
'' Voleva dirmi qualcosa?''
Treville si riprese appena in tempo per rispondere.
'' Sì...''- fece il militare -'' è arrivato un messo da parte della regina madre. Devi andare subito al palazzo del Lussemburgo.''
Aramis lo guardò con aria sconcertata.
'' Adesso, signore?''- fece la bionda sperando di avere l'appoggio del suo comandante.
Qualsiasi cosa Maria De Medici avesse di così importante da dirle non poteva scegliere un momento peggiore.
Lunette aveva bisogno di lei più di chiunque altro.
'' Ha insistito particolarmente. Dice che è una questione della massima importanza.''- fece il militare. Comprendeva che in quel momento per lei ed i moschettieri riavere indietro Nicolàs Montmercy, loro amico e marito della donna che per anni era stata una sorella minore, veniva prima di qualsiasi questione di stato ma era anche vero che erano dei moschettieri.
Ed in quanto tali, a volte erano costretti a prendere decisioni dolorose.
'' Fai il più in fretta che puoi. Resterò io al fianco di Lunette.''
Aramis annuì.
Sperava solo che fosse una cosa veloce...

I moschettieri purtroppo non poterono che confermare la storia della giovane Lunette. Più di un testimone aveva confermato che nell'orario del rapimento e nel luogo indicato dalla loro giovane amica, una carrozza si era allontanata a tutta velocità rischiando tra l'altro di travolgere i passanti.
Ma nello stesso tempo, di quella carrozza se ne erano perse le tracce.
Quindi era molto difficile stabilire se la vettura fosse ancora a Parigi o fosse uscita dalle porte della città per dirigersi chissà dove.
Treville era rimasto in silenzio fino a quel momento, poi finalmente esternò il proprio pensiero ai suoi uomini.
'' Ok, nuova priorità. Ritrovare Nicolàs. Tutto il resto che si associa al dovere dei moschettieri, dovrà aspettare.
Adesso la priorità è ritrovare Nicolàs.''
Vero, Treville era sempre stato un uomo inflessibile e ligio alle regole e quella, soprattutto da giovane, lo aveva portato a rimproverare i comportamenti irresponsabili di Bertrand ed anche Jean,  quando anche a lui scappava un colpo di testa.
Ma stavolta era diverso. Molto diverso.
Lunette Montmercy nata Le Goff, era la figlia di uno dei suoi più cari amici. In punto di morte, aveva promesso a suo padre che l'avrebbe aiutata come poteva.
Per dodici anni non era riuscito a mantenere quella promessa, perchè la bambina era irritracciabile.
Negli ultimi anni, pur avendola sotto gli occhi praticamente tutti i giorni, le aveva sempre tenuto nascosto il fatto di sapere chi fossero realmente i suoi genitori ed aveva taciuto fino alla battaglia contro Maschera Di Ferro.
Quindi, adesso che era diventata una donna, moglie e madre, il minimo che poteva fare per lei era metterle a disposizione ogni sua risorsa per permetterle di riavere il suo grande amore accanto.
In particolar modo, per il bene della loro figlia.
Reneè non doveva patire il destino dei suoi genitori neanche in minima parte.
'' Ragazzi!!!''- i pensieri dei moschettieri e del loro capitano vennero interrotti da un' Aramis trafelata e spaventata che fece irruzione nella stanza -'' è successa una cosa terribile.''
Athos imprecò mentalmente.
Per quello che doveva essere un tranquillo giorno di festa ne stavao accadendo un po' troppe, per il suo modesto punto di vista.
Ma la buona notizia era che tanto non poteva andare peggio di così.
'' Aramis, che succede?''- chiese Treville impensierito.
'' Pizzarro. E' evaso di prigione.''
Un fulmine a ciel sereno per tutti i presenti.
Athos si diede uno schiaffo mentale.
Forse aveva peccato di ottimismo.
'' Ma com'è potuto accadere?!?''- sbottò Treville.
'' Stando alla regina madre ha pugnalato l'addetto che si occupava dei pasti.''- spiegò Aramis -'' ha scambiato i loro abiti, lo ha sistemato nella cella ed è uscito dalla prigione come se niente fosse.
Stamattina, dato che non si è presentato hanno nominato un sostituto. E quando all'ora di pranzo non hanno ricevuto risposta da parte di Pizzarro...''
'' Indovino''- fece D'artagnan -'' Sono entrati nella cella ed hanno scoperto quel poveretto cadavere e Pizzarro evaso.''
'' Esatto.''- confermò Aramis.
Piano semplice, ma efficace.
Ed Athos iniziava a covare uno strano dubbio.
'' Se ne sono accorti oggi all'ora di pranzo... quindi vuol dire che il fatto è accaduto ieri sera, verso il tramonto.''- e guarda caso il giorno dopo, Nicolàs scompariva, quasi sicuramente vittima di un sequestro di persona.
Non era mai stato propenso a credere alle coincidenze.
In compenso, gli altri erano propensi a credere che il leader del gruppo avesse ragione.
'' Pensi che le due cose possano essere collegate?''- fece Porthos, anche se ormai la convinzione che le cose fossero andate in quel modo si era impossessata di tutti loro.
Athos annuì.
Pizzarro aveva mille motivi per fare quello che aveva fatto. E tutto per vendetta nei confronti di Aramis.
In fin dei conti, era stato il moschettiere biondo a mandare all'aria la sua missione di recuperare il trattato tra Francia e Spagna, un anno prima, ed era stato sempre a causa sua se era finito a marcire nelle prigioni francesi.
Non aveva avuto nemmeno la soddisfazione di vendicarsi di lui uccidendolo, poichè Nicolàs si era messo in mezzo, salvandogli la vita.
Ed ai suoi occhi, nemmeno Lunette era innocente, visto che non era rimasta inattiva durante la missione in Svizzera.
Non era al corrente dei particolari sul legame che intercorrevano tra il moschettiere biondo e l'ex domestica, ma da quello che aveva potuto vedere dai loro ''interrogatori'', aveva intuito che tra di loro c'era qualcosa di più di un semplice ''rapporto di lavoro''.
Quindi, quale modo migliore di vendicarsi di Aramis che fargli avere la consapevolezza di essere la causa dei guai in cui il nobile era stato coinvolto e di star procurando un grande dolore alla moglie di Nicolàs?
'' Credo proprio che Athos abbia ragione.''- concordò Treville -'' Informate le guardie del cardinale dell'accaduto. Provvederanno a bloccare le uscite della città... e magari Richelieu può impedire che qualcuno lasci il paese.''
I mochettieri uscirono di corsa, all'infuori di Aramis, scura in volto.
'' Aramis...''- fece il capitano mettendole una mano sulla spalla per confortarla -'' sai che non è colpa tua, giusto?''
'' Allora perchè mi sento di essere colpevole?''- fece la bionda.
Perchè diavolo la vita doveva essere così ingiusta con lei e le persone che le stavano a cuore? Lei aveva perduto il suo amore ed adesso la ragazza che aveva praticamente allevato come se fosse una figlia e che a poco a poco era diventata una sorella minore per lei, proprio quando sembrava aver raggiunto l'apice della gioia, la malasorte tornava a perseguitarla.
Forse era vero che la felicità non andava gridata...
'' Tu stavi facendo il tuo dovere e basta.  Nessuno può rimproverarti per aver servito il tuo paese.''- fece il militare.
Aramis sospirò, guardando fuori dalla finestra -'' Lo vada a dire a Pizzarro.''
'' Ma non dire sciocchezze!!!''- fece Treville alterandosi leggermente -'' Pizzarro è un criminale e quello che ha fatto lo dimostra.
Lo riprenderemo. Ed allora pagherà. Il re non è molto comprensivo verso chi  attacca la nobiltà.''
Aramis sospirò.
Al momento moriva dalla voglia di andarsene da quella caserma, che per anni per lei era stata come una casa.
Lunette in quel momento aveva bisogno di lei.
Ed era giusto che fosse lei ad informarla di quello che avevano scoperto a riguardo del sequestro di suo marito.
Non era molto confortante, ma almeno poteva già dirle qualcosa.
Le risposte che a suo tempo le erano mancate.
Nel peggiore dei casi, la sua amica non avrebbe dovuto aspettare degli anni per sapere il destino del suo amato ed avere il nome dell'arteficie del suo dolore.
'' Lunette è andata a casa?''- chiese Aramis.
Treville annuì.
'' Sì. Era sconvolta per l'accaduto e voleva andare dalla figlia. Così ho chiesto ad una recluta di accompagnarla fino a casa.''
Aramis fece una leggere riverenza in segno di congedo.
'' In tal caso, capitano, credo che andrò a farle visita.''
Non era una richiesta, ma Treville non obiettò.
Conosceva bene i trascorsi di Aramis ed era più che consapevole del fatto che lei e la bruna, con il passare degli anni, fossero diventate più unite di due sorelle.
In un momento del genere, dunque, era meglio che Lunette avesse vicina a sè Aramis più di chiunque altro.

Aramis venne accolta da Mariette, quando arrivò a casa Montmercy.
Mariette aveva giusto un paio di anni meno di Lunette, degli occhi  verdi molto vividi e belli, e dei capelli biondi, corti, mossi.
Lavorava  per Nicolàs e Lunette da poco, come domestica, ma non poteva dire assolutamente nulla.
Infatti, i due sposini l'avevano sempre trattata con gentilezza ed umanità, in particolar modo la giovane contessa, forte dell'esempio ricevuto da Aramis nei lunghi anni passati assieme, ovvero che il rispetto e la fedeltà dai propri servitori, lo si ottiene meglio dandolo per primi.
'' Mariette...''- chiese Aramis -'' come sta la contessa?''
Mariette scosse la testa, cercando di nascondere il viso.
'' Si è rinchiusa in camera sua con la contessina.''
'' Capisco...''- fece Aramis salendo le scale per per raggiungere la camera di Lunette. Non ebbe bisogno di farsi accompagnare da nessuno, poichè erano stati proprio Nicolàs e Lunette ad invitare tutti i loro amici in quella casa, una settimana dopo il loro matrimonio per mostrare loro come l'avevano sistemata.
La maggior parte delle stanze, inclusa quella del passggio segreto, erano state chiuse. In fin dei conti, non avevano bisogno di tutte quelle stanze per vivere in quella casa.
E doveva dire che era bello, andare in quella casa senza dover indagare o dovervisi introdurre di nascosto per appurare dei sospetti.
'' Lunette?''- fece Aramis aprendo la porta.
La giovane era seduta sul pavimento ed aveva messo una coperta per terra, in modo che la figlioletta stesse comoda, non si facesse male e soprattutto non prendesse freddo, carezzandole il viso.
La bambina indossava un vestitino bianco con qualche fiocchetto rosa sull'orlo, e giocava con un piedino mentre sua madre la guardava cercando di sorriderle, per non trasmetterle la pena che aveva nel cuore.
Ma dal rossore che aveva sul viso, era evidente che Lunette avesse appena finito di piangere.
'' Quando si è svegliata urlava a squarciagola...''- fece Lunette all'indirizzo di Aramis, che nel frattempo si era inginocchiata vicino all'amica, sorridendo a sua volta alla piccola -'' anche lei ha sentito che c'è qualcosa che non va.''
Aramis sorrise -'' Lo hai visto con Jean... i bambini sono più svegli degli adulti, la maggior parte delle volte...''- qui accarezzò il mento della figlia della sua amica -'' ma il tuo papà tornerà molto presto, lo sai vero?''
Una frase scherzosa diretta alla bambina, ma che in realtà era indirizzata alla madre.
Lunette tirò su con il naso e prese in braccio la bimba.
La teneva con un braccio facendole dondolare sopra gli occhietti azzurri in cui lei rivedeva il suo adorato marito, il crocefisso che lui stesso le aveva donato, per farla giocare.
'' E' stata tutta colpa mia.''- borbottò Lunette.
'' Lunette, non potevi sapere che qualcuno avrebbe approfittato della tua assenza per tendergli un' imboscata.''- cercò di consolarla l'amica -'' non fartene un cruccio, non è colpa tua.''
'' Ma potevo evitare di proporgli di uscire, almeno.''
Aramis la guardò stranita.
'' Che intendi dire?''
'' Mancavano circa due ore all'ora della festa... Reneè si era addormentata, e visto che era da molto che non uscivamo... gli ho proposto di andare a comprare una torta e dei fiori da portare a casa di Costance.''- ed in quel momento maledì il momento in cui aveva aperto bocca.
Se fosse stata zitta, se fossero rimasti a casa... un libro, un gioco a scacchi, o anche rincorrersi nel giardino sotto la finestra della loro stanza per udire i richiami della loro creaturina... ne avevano di modi per far passare due ore.
Aramis sembrava essere come folgorata da quella spiegazione.
'' Quindi... tu mi stai dicendo... che la gita in città è stata programmata all'ultimo secondo.''
'' Sì...''- confermò Lunette, anche se non capiva dove l'amica volesse andare a parare.
Aramis si portò l'indice al mento, pensierosa.
Solo un paio di minuti dopo ritornò a parlare con la bruna.
'' Parlami di quella carrozza.''- fece Aramis.
'' In che senso?''- fece la bruna, sempre più confusa. Aveva già detto tutto quello che sapeva riguardo al sequestro del marito quando era andata a chiedere aiuto, non capiva cos'altro ci fosse da dire.
'' Prima eri agitata e forse non ti sembrava importante, ma... prendi un bel respiro e concentrati. Dimmi tutto quello che ricordi al riguardo.''
'' Va bene...''- Lunette inspirò a fondo e poi espirò -'' allora... ''- fece tentando di rammentare qualcosa.
Ecco, adesso ricordava.
Ora che Aramis glielo aveva detto, quella vettura l'aveva notata anche lei -'' era di colore rosso e non presentava stemmi. Sì, era una comunissima carrozza rossa.''
'' Quindi era lì già prima che arrivaste alla bottega del fiorario.''- ipotizzò Aramis.
Lunette annuì -'' Sì, ma ho pensato che fosse normale... era posteggiata davanti alla bottega del ciabattino, ho pensato che qualcuno dovesse ritirare scarpe riparate o portarne da riparare.''
Aramis aveva ascoltato tutto in religioso silenzio e adesso si era fatta un' idea molto precisa.
No, decisamente non era stato un rapimento a scopo di estorsione e non avevano nemmeno rapito un nobile a caso.
Pizzarro, decisamente.
Ed il fatto che la carrozza usata per il sequestro si trovasse sul posto già da prima dell'arrivo della vittima designata, la diceva lunga. Se non altro, indicava un' alta dose di premeditazione.
Ma come sapevano che Nicolàs sarebbe andato dal fioraio? Visto che non era un programma fatto da giorni e visto che erano circa tre mesi che i due coniugi non uscivano di casa?
I casi erano due.
O i rapitori avevano avuto fortuna e si erano appostati in un posto a caso con la '' speranza'' che la loro vittima sarebbe passata di lì prima o poi...
Oppure...

  
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