Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Elenie87    24/09/2015    7 recensioni
A seguito della scomparsa della Sfera dei Quattro Spiriti, Kagome non è più riuscita a riattraversare il pozzo. Inuyasha e la ragazza vivranno le loro vite separate e moriranno nelle rispettive epoche. E se il destino avesse ancora un'ultima carta da giocare? Se il loro amore fosse soppravvisuto al tempo? Le loro anime si reincarneranno nel futuro, e con loro ci saranno anche Sango e Miroku. Riusciranno Inuyasha e Kagome ad incontrarsi? Riusciranno a ricordarsi del loro passato? Tutto dipenderà da un unico elemento: l'amore. Ed un pizzico di mistero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Papparapaaaaaaaaaa! I'm here! Ed eccoci qui! Siete pronti all'inizio del declino della storia?! XD Ahahaha scherzo!  Sarò sincera... scrivere i capitoli che sto scrivendo è una fatica porca çç Non capisco se mi escono bene o sono una cagata pazzesca! Riuscire rendere i sentimenti di quei due scemi è proprio un incubo! XD Pertanto, se avete da scrivermi critiche e suggerimenti fatelo, almeno mi rendo conto del mio livello di imbecillità!
Passiamo ai ringraziamenti: come sempre GRAZIE INFINITE a tutti coloro che commentano ed anche a chi mi ha lasciato messaggi brevi/privati. Siete davvero meravigliosi, la soddisfazione nel leggere le vostre recensioni è immensa. Ci tengo, in particolar modo, a ringraziare una ragazza che di normale.. non ha proprio NULLA, ma è di una simpatia disarmante: Alex Lilium. Grazie infinite per i tuoi commenti fantastici ed assurdi che sanno fammi ridere come una demente... e ripeto.. tu devi scrivere qualche fic su Inuyasha e Kagome perchè gli auto dialoghi che fai sono stupendi!
Vi lascio alla storia... e vi adoro, ve l'ho già detto? <3 Manu


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 CAPITOLO 12 - IL BIVIO
 

Inuyasha si sciolse leggermente il nodo della cravatta. Quanto odiava le riunioni di lavoro in pompa magna. Tutti agghindati come pinguini, nemmeno qualcuno si dovesse sposare.
Erano solo affari. Quel tizio della "ACC" di New York aveva già quindici minuti di ritardo. Sbuffò.
-Signor No Taisho? Il Signor Rider è arrivato- annunciò la segretaria.
-Bene, fallo entrate- rispose.
Si alzò in piedi accogliendo il possibile cliente; si accomodarono tutti alla tavola rotonda al centro della sala riunioni ed Inuyasha iniziò a parlare con voce sicura.
-Veniamo al dunque Signor Rider. Mi ha chiesto appuntamento ed ammetto di esserne rimasto stupito. Cosa ha a che fare la sua società, che fornisce assistenza tecnica ad uffici aziendali e banche, con me?-
Il Signor Rider sorrise.
-In apparenza nulla. Ma la nostra azienda è cresciuta molto negli ultimi anni, in maniera esponenziale oserei dire. Il nostro punto di forza è proprio l'essere i migliori nel campo dell'assistenza quando si verificano problemi tecnici su computer o qualsiasi componente informatico installato in un ufficio. Vorremmo espandere la nostra gamma di servizi, iniziando non solo quindi a fare assistenza, ma ad installare dei propri componenti. Ed è qui che abbiamo pensato a lei. Vorremmo aprire una filiale della sua società a New York rivendendo i suoi prodotti. Sono i migliori sul mercato e questo significa affidabilità e fedeltà assicurata per i nostri clienti. Abbiamo già tutto predisposto per iniziare l'attività tra un paio di settimane, ci manca solo il marchio-
Inuyasha aprì la bocca.
-Sta scherzando?- chiese stupito.
-Affatto. Saremmo lieti  di fare questo accordo con voi. Ovviamente la sua presenza sarebbe necessaria per almeno un anno. Una start-up deve essere visionata da una persona che conosce l'attività come le sue tasche, e chi meglio di lei può farlo?-
-Un anno?!- sbottò. -Non posso lasciare la mia azienda per un anno per gestire una succursale!-
Il Sig. Raider fece spallucce.
-Queste sono le condizioni. Io voglio lei e nessun'altro. Voglio l'eccellenza- rispose sicuro.
Inuyasha si passò una mano tra i capelli.
-Dovrò rifletterci bene. Non posso darle subito una risposta-
L'uomo annuì.
-Le do una settimana. Sarò sincero, se lei non accetta ci rivolgeremo ad un' altra società. Lei era la prima della lista perchè secondo le nostre valutazioni siete il top. Ma se non ci da una risposta in fretta, passeremo oltre. Tra due settimane l'impresa aprirà, ed io voglio qualcuno li tra sette giorni che inizi a prendere in mano l'attività-
Il ragazzo annuì. Si strinsero la mano in segno di formalità e finalmente Inuyasha si sentì libero di imprecare.
-Merda!-
"E adesso che cavolo faccio? E' un occasione d'oro per l'azienda di mio padre. Ma... Dio, New York! E' dall'altra parte del mondo... significa lasciare tutto per un anno!"
Il volto di Kagome fece capolino nella sua mente. Scosse la testa irritato e sbattè un pugno sul tavolo.
-Maledizione!-
 
-Mamma, hai finito di piantare i fiori? O ti serve ancora aiuto?-chiese Kagome, asciugandosi il sudore dalla fronte.
Era ormai primavera inoltrata. Il primo caldo di metà aprile iniziava a farsi sentire.
Suo nonno aveva chiesto a lei e a sua madre una mano per interrare qua e la, in piccole aiuole, dei fiori per rendere il tempio più accogliente. Avevano fatto un buon lavoro. Kagome si era occupata principalmente di adornare il prato verde ai piedi del Goshinboku e vicino la tomba della sua prozia. Dei boccioli di rosa bianchi spiccavano tra sottili ciuffi d'erba.
-Si, tesoro. Vado un attimo in casa a darmi una rinfrescata-rispose sua madre avviandosi verso l'abitazione.
Kagome annuì, soffermandosi ad osservare l'albero. Sorrise, posando una mano piano al tronco ed accarezzandone la corteccia lentamente.
-Sai, a volte ho la sensazione che tu possa parlarmi- bisbigliò.
-Ragazzina, adesso ti metti anche a parlare agli alberi?-
La voce alle sue spalle la fece sussultare, riconoscendo perfettamente quel tono ironico.
Si voltò con uno sguardo di sfida negli occhi, pronta ad affrontare quel solito arrogante e cocciuto ragazzo che per una settimana dall'ultimo incontro non aveva fatto altro che tormentarla nei suoi pensieri.
 
Uscì dall'ufficio come se un diavolo gli stesse alle calcagna. Non voleva, sopratutto, rischiare di incontrare Miroku. Avrebbe sicuramente notato il suo animo scosso, e gli avrebbe tirato fuori la storia del possibile trasferimento con le pinze.
Aveva bisogno di camminare, decisamente.
Si tolse quella maledetta cravatta, mettendosela nella tasca dei pantaloni appallottolata, ed iniziò a vagare senza una meta precisa.
New York. Che diamine, non erano due passi, nè due ore di macchine, nè due ore di volo. Non avrebbe rivisto i suoi amici per mesi e mesi, sarebbe stato lontano dalla famiglia di Miroku che era ormai la sua seconda famiglia e....
"E cosa?!"
E poi c'era lei.
"No, che non c'è!", tuonò inveendo contro la sua voce interiore.
-Fanculo- sibilò dando un calcio ad un sassolino sull'asfalto.
Cosa poteva fregargliene di allontanarsi da una ragazza che conosceva da un mese? Andiamo, nemmeno ne fosse innamorato.
-Tsk! Innamorato. L'amore è per i deboli umani- mormorò.
Aggrottò un sopracciglio.
"Si, ed io cosa sono? Ma che cavolo dico?"
Sbuffò per la trecentesima volta nell'arco di quella giornata.
Si fermò, notando di essere arrivato in prossimità del tempio Higurashi, dove l'aveva mandato Miroku a prendere il regalo di Kagome.
Sospirò.
"Kami, mandatemi un segno. Cosa dannazione devo fare della mia vita?..."
-Mamma, hai finito di piantare i fiori? O ti serve ancora aiuto?-
Sussultò violentemente, sgranando gli occhi.
Diamine, conosceva quella voce, sin troppo bene.
"Non ci credo. Questo è uno scherzo. Una persecuzione, un maleficio, un rito Voodoo... non può essere lei..."
Iniziò a salire i gradini del tempio, e giunto in alto voltò lo sguardo verso un enorme albero che precedentemente non aveva notato.
Il cuore gli salì in gola, vedendo Kagome dinnanzi quell'enorme fusto antico. I suoi capelli erano mossi dalla leggera brezza primaverile, la lunga gonna si muoveva al delicato ritmo del vento.
La gola si seccò all'istante mentre si sentì attirato come una calamita da quell'esile figura. Si avvicinò lentamente, arrivando alle sue spalle.
Lei non doveva essersi accorta della sua presenza. La vide alzare una mano ed accarezzare il tronco dell'albero, sussurrandogli parole carezzevoli.
-Sai, a volte ho la sensazione che tu possa parlarmi-
Gli venne da ridere. Ma quanto era strana quella ragazza?
-Ragazzina, adesso ti metti anche a parlare agli alberi?- le chiese.
La osservò sobbalzare per lo spavento, poi si voltò verso di lui ed i suoi occhi erano puro fuoco.
-Inuyasha. Ma cosa cavolo ci fai qui? E come sei vestito?-
Scrollò le spalle con non curanza.
-Passavo di qui, sono appena uscito dal lavoro. E tu?-
Lei roteò gli occhi.
-Vedi un po', questo è il tempio della mia famiglia-
Si grattò il mento, ricordando che effettivamente Kagome le aveva accennato che il vecchio pazzo che gestiva il posto era proprio suo nonno.
-Già, l'avevo rimosso. Solitamente i fatti spiacevoli tendo a dimenticarli-  rispose ironico.
-Fatti spiacevoli?-
-Si, sai, tipo l'essere aggrediti da sacerdoti che ti sbraitano contro cose senza senso- rispose, sapendo che nel giro di tre secondi lei sarebbe scattata come una mina.
"Tre... due... uno..."
-Inuyasha, sei un- iniziò.
"Zero.."
-Ehi, Kagome, con chi parli?-
Si voltò verso il suono di quella voce e vide una bella donna avvicinarsi con un sorriso a loro.
-Con un cretino- borbottò Kagome fulminandolo, terminando la frase che aveva iniziato.
-Salve signora- disse lui con un leggero inchino -Immagino di essere il cretino, anche se il mio nome in realtà è Inuyasha-
La donna rise di gusto.
-Ciao, Inuyasha. Io sono la mamma di Kagome, mi chiamo Kaori. Sei un amico?- chiese lei.
Inuyasha la osservò. Si assomigliavano in effetti, avevano lo stesso sorriso.
-No!- replicò secca Kagome.
Lui inarcò un sopracciglio.
-Giusto. Siamo due persone ch si incontrano spesso, di malavoglia e per opera di terze persone- rispose lui ironico.
La donna rise di nuovo, mentre Kagome sbuffò infastidita. Poi la notò osservare la figlia con uno sguardo interrogativo per qualche secondo, successivamente un ghigno comparve sulle sue labbra.
-Tesoro, vuoi venire un secondo?- disse Kaori rivolta a sua figlia. -Ti prego di scusarci un attimo Inuyasha, te la restituisco subito- aggiunse facendogli l'occhiolino.
Arrossì.
"Ma che significa questo gesto?"
 
-Mamma, che c'è?- chiese piccata.
-Bambina mia, dimmi. Non ti ho mai vista comportarti così. Che ti ha fatto quel ragazzo?-
Kagome avvampò.
-Niente. E' solo che è insopportabile-
Sua mamma la guardò ambigua.
-Sicura? A me sembra simpatico-
-Cosa?! Simpatico lui? Dovresti passarci una giornata intera assieme. Cambieresti idea- borbottò infastidita.
Eppure quel giorno con Taka non era stato affatto male.
"Taci!", ammonì la sua vocina interiore.
Vide sua mamma ridere sommessamente.
-E' un peccato che sia così terribile come dici. E' molto bello. E poi.... ti guarda con una tale luce negli occhi...-
Kagome sbattè le palpebre.
-E che significa?- chiese stupita da quella frase.
-Sei cieca, tesoro? Quel ragazzo è cotto di te-
-Che cosa?! Mamma, sei impazzita? Ma se non mi sopporta! Guarda che ti sbagli-
Kaori alzò le spalle.
-Mai sentito dire che amore ed odio sono due lati della stessa medaglia? O forse, semplicemente, nasconde i suoi sentimenti dietro una facciata arrogante-
Kagome distolse lo sguardo.
-Ti sbagli. Io non gli piaccio. E lui non piace a me-
Kaori sorrise incrociando le braccia al petto.
-Questo io non l'ho detto. L'hai fatto tu-
La ragazza sussultò colta in fallo ed arrossì.
-Va da lui. E suvvia, Kagome. Sii più gentile-
Kagome sospirò pesantemente.
"Se solo quello stupido fosse più cortese...."
-E va bene, per oggi provo a sotterrare l'ascia di guerra... anche se ha cominciato lui- borbottò tornando verso Inuyasha.
 
Inuyasha le osservava discutere ma non sentiva un fico secco di quanto si stessero dicendo.
Ma cosa gli era saltato in mente di andare a quel cavolo di tempio?
Si sbattè una mano sul viso sospirando pesantemente.
Alzò lo sguardo verso quell' albero che gli si ergeva d'innanzi e lo osservò attentamente.
Dopo qualche secondo un pensiero stupido gli attraversò la mente.
"Questo affare mi sta sulle palle..."
Era il momento di aprire le porte del manicomio, seriamente stavolta. Poteva un albero, un ALBERO, stare sulle palle?!
"Sì, cazzo, mi sta sulle scatole un dannato albero, e allora? E' grosso quattro volte uno normale e.. e... ci si potrebbe legare una persona su questo tronco!"
Si soffermò su quel pensiero.
Già. Ci si poteva legare una persona. No, qualcosa in quella frase stonava. Era la parola" legare".
Cercò incessantemente nella sua mente un verbo che meglio si addicesse ad un ricordo che bussava in un cassetto della memoria. Un ricordo che affluì lentamente, mentre un punto sul petto, come la puntura di uno spillo, iniziò a bruciargli inspiegabilmente.
-Sigillare...- bisbigliò.
Una fitta di dolore alla testa lo trafisse facendolo vacillare. Si portò una mano alla fronte.
-Dannazione!- sbottò infastidito. E ora cosa cavolo succedeva?
-Inuyasha?-
La voce dolce di Kagome fu come una cura per quella stilettata lancinante, che lentamente svanì.
-Ehi- mormorò, nascondendo la voce tremante -Tutto ok con tua mamma?-
Lei annuì.
-Senti...volevo chiederti...- la vide arrossire e torturarsi le mani. Era di nuovo imbarazzata. -Stasera viene Miroku da noi a mangiare la pizza. Vorresti unirti?-
A Kagome fare quella richiesta doveva essere costato uno sforzo sovraumano perchè era porpora in viso.
Sorrise e annuì.
-D'accordo. Per che ora?-
"Sto davvero dicendo di sì? Così mi sono appena auto costretto a rivederla di nuovo, maledizione! Ma mi sono completamente rimbambito in dieci minuti?"
-Alle.. alle otto-
-Perfetto. Allora a dopo, ragazzina- le disse.
-Non sono una ragazzina- gli rispose piccata.
Inuyasha rise.
-Si che lo sei- affermò, sapendo di farla infuriare. Ma non le diede il tempo di reagire perchè si voltò ed iniziò ad allontanarsi.
-E tu sei uno scemo!- la sentì urlare alle sue spalle.
Rise nuovamente. Quella mocciosa. Era riuscita a fargli tornare il buon umore.
 
Inuyasha era arrivato in orario.
La pizza era stata consegnata da poco ed era bella fumante. Aveva preso la sua preferita: bresaola, pomodorini, rucola e grana.
Quel cretino non aveva perso occasione per prenderla in giro. Di fronte la sua scelta, il suo commento era stato: "Beh, c'erano dubbi? La rucola è acida, come te".
"Ma quanto è idiota!", pensò Kagome, ingoiando un boccone.
-Al lavoro, tutto bene, Inuyasha? Ho sentito che oggi hai avuto la riunione con quelli della "ACC". Che volevano alla fine?- chiese Miroku.
Alzò lo sguardo su di loro facendosi attenta. Non aveva mai sentito i due ragazzi parlare di lavoro, ma Sango le aveva accennato che Miroku era il braccio destro di Inuyasha nella società.
Vide il ragazzo incupirsi. Cos'aveva? Forse aveva ricevuto brutte notizie?
-Ci hanno offerto un opportunità unica per la società. Vogliono rivendere il nostro marchio a New York, aprendo una filiale-
Miroku sgranò gli occhi.
-Che cosa?! Ma perchè non me l'hai detto, è fantastico!-
Inuyasha rimase in silenzio. Vide l'amico farsi serio.
-Ma c'è dell'altro, vero?- aggiunse Miroku.
Inuyasha annuì.
-C'è una condizione. Dovrò essere io a dirigere la filiale a New York. Vogliono che la segua per almeno un anno e questo significa ovviamente trasferirmi in America. Tra una settimana-
-Che cosa?!- sbottarono Sango e Miroku.
Kagome si irrigidì di colpo sulla sedia. L'aria nei polmoni era diventata improvvisamente assente, mentre il cuore mancò un battito.
-E tu?- chiese Sango. - Cos'hai risposto?-
-Io... - iniziò Inuyasha abbassando lo sguardo sul piatto.
Kagome chiuse gli occhi, mentre un dolore noto riaffiorò da una parte nascosta nella sua anima pronto ad esplodere.
-.... credo che per fare onore a mio padre accetterò l'incarico-





 
  
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