Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Ameliasvk    25/09/2015    4 recensioni
"In principio ci furono le fiamme."
Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidanzato che non ha nemmeno mai visto in volto. Accade però che durante la festa di fidanzamento, la ragazza viene a conoscenza della più orrenda delle verità. Chi sono le creature che popolano i suoi incubi? Cosa vogliono da lei... ma soprattutto, sono reali? Ma è proprio quando tutte le sue speranze crollarono in mille pezzi, che Amelie viene salvata da un misterioso ragazzo, il quale, subito dopo…
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tra Bugie E Verità

...


_ Miguel_

Bizzarro, davvero.
Mi guardai intorno con aria divertita, fingendo, persino con me stesso... che in fin dei conti, le cose non erano andate poi così male.
O almeno, ci provavo.
Era estremamente difficile restare ottimisti, quando il resto del mondo ti crollava addosso, inesorabilmente, come tonnellate di neve e roccia nel bel mezzo una valanga.
Ma cos'altro potevo fare?
I piagnistei disperati non avevano mai fatto per me; era inutile, quantomeno improduttivo abbattersi di fronte alle difficoltà... arrendersi.
Eppure, sembrava quasi che il Destino provasse una sadica soddisfazione nell'accanirsi contro di me.
Tentava in ogni modo di piegarmi, di spezzarmi... di ridurre in frantumi la mia volontà , senza mai riuscirci del tutto.
Perlomeno, fino ad ora.
Stanco di stare in piedi, mi lasciai cadere a terra, tra tintinnii di catene e putridume.
Le ferite alla schiena bruciavano come l'inferno; le pugnalate infertemi dalla telecinesi di Irys erano state calibrate bene, nei minimi dettagli, sommandosi agli innumerevoli squarci che avevo un po' su tutto il corpo a causa della battaglia.
Ma contrariamente a quanto avessi mai potuto immaginare, gli stessi Molossis che si erano premuniti d'imprigionarmi, avevano provveduto ripulirle accuratamente.
A fondo.
Il sangue mi era stato totalmente lavato via di dosso, mentre degli abiti puliti avevano preso il posto degli ormai vecchi e consunti stracci che portavo da circa una settimana.
<< A cosa devo, questo onore?>> avevo chiesto al comandante del piccolo gruppo di Molossis.
<< Ordini della Regina.>> si era limitato a rispondere, << Ti vuole in ordine, presentabile, in modo da poter presenziare al Rito della Luna Scarlatta.>>
<< Sai già quando si terrà?>> gli avevo domandato col cuore in gola.
Il Molossis si era stretto nelle spalle, per poi guardarmi con aria truce e scuotere la testa.
<< No, non ancora. Ma si vocifera che il momento sia vicino... Secondo la Regina, la luna è quasi in posizione e quando il cerchio verrà completato, finiranno anche i tuoi giorni su questa terra, Sterminatore.>>
Così aveva detto prima di andarsene, seguito dal modesto plotone dei suoi uomini.
<< Figlio di puttana!>> gli avevo inveito contro, senza però ricevere alcuna risposta.
Quel bastardo mi aveva lasciato solo, a marcire, preda della rabbia, della frustrazione e della fame.
Sì, la fame.
Sebbene mi fosse stata offerta una quantità esigua di sangue umano al solo scopo di rimettermi in forze, come era prevedibile... lo avevo rigettato tutto dopo pochi minuti, incapace di assimilarne anche solo una goccia.
" Che spreco..." pensai affranto, ritornando con la mente al presente, mentre un'ulteriore fitta mi colpì inevitabilmente alla bocca dello stomaco.  
Senza il prezioso sangue di Amelie, ero perduto.
Non esisteva nient'altro in questo mondo capace di placare la mia fame come quel rosso nettare profumato.
Assolutamente niente.
Solo lui... e quella sua consistenza unica, ammaliante, colma di... forza.
Mi costava caro doverlo ammettere, ma Cassandra aveva ragione.
C'era un potere immenso custodito al suo interno, un potere tanto grande ed inebriante, da diventare venefico.
Pericoloso.
Morte allo stato liquido.
E lo sapevo, maledizione!
Nel profondo della mia mente... l'avevo sempre saputo!
Ma proprio come aveva specificato la nuova "Regina" dell'Ailthium, avevo mentito a me stesso fin dall'inizio, catalogando il tutto come una bizzarra anomalia, un'alterazione delle mie percezioni.
Ed ora mi ritrovavo a bruciare, sì... come lava incandescente nel cratere di un vulcano; ero preda della smania, della fame e di un desiderio incessante, talmente grande da stritolarmi le viscere in una morsa letale.
Tuttavia, era diventato un dolore persistente, quello... con il quale avevo imparato a convivere.
Sì, ma per quanto ancora?
Non avendo finestre ed orologi a disposizione: ignoravo completamente quanto tempo fosse passato da quando i Molossis, nel pieno della loro "delicatezza" mi avessero "gentilmente" trascinato nelle prigioni; potevano essere trascorse ore, come giorni.
Non avrei saputo dirlo con esattezza.
Ma nonostante tutto quello che era accaduto, l'odore senza pari di Amelie riecheggiava ancora nelle mie narici.
Mi stuzzicava, m'inebriava, mi torturava.
Come la più terribile delle maledizioni, mi si era incollato addosso per mai più abbandonarmi.
Mai più...
Oh, no... no!
Quello era decisamente troppo, persino per me!
<< Dannazione!>> imprecai con tutta la disperazione che avevo in corpo.
In un raptus improvviso, presi a graffiarmi le braccia con le unghie, scavando in profondità, nella pelle, fino a creare solchi vermigli... ricolmi di sangue.
Ma ciò non bastava, no.
Allora cominciai a lacerarmi il petto, l'addome, i fianchi... volevo che quella sensazione svanisse!
Che evaporasse via, nell'aria... ma niente era abbastanza.
Più ferivo le mie carni, più il calore del suo corpo contro il mio era evidente, vivido, ustionante.
Non riuscivo a scrollarmi di dosso il suo ricordo.
Eppure eravamo così lontani, adesso... maledettamente troppo lontani!
" Cassandra l'avrà già portata nelle sue stanze..." pensai, mentre il dolore del tutto fisico che provavo a causa della sua distanza, mi contorceva lo stomaco con spasmi violenti.
" Non la lascerà mai andare."
Ma non era quello, a preoccuparmi.
Non quanto l'imminente arrivo della Luna Scarlatta.
Se solo Amelie non fosse riuscita a scappare...
No, no, no!
Per me era impossibile anche solo immaginarlo!
<< Fatemi uscire!>> gridai al nulla, scaraventandomi contro le sbarre con immane potenza.
Le catene che mi legavano i polsi trillarono come campanelli d'allarme, ma il rumore da loro emesso si perse nel vuoto delle celle, fino a scemare in un pallido sussurro.
Dopodiché, il silenzio dell'abbandono tornò ad impregnare l'aria, rendendola secca, arida... insopportabilmente soffocante.
Non c'era più nessuno adesso a fare baccano.
Le numerose gabbie erano state svuotate; i prigionieri mandati a morire come Gladiatori nell'Arena, mentre le loro postazioni erano rimaste vuote,  incustodite, preda dei ratti, della polvere e della ruggine.
Se non fossi stato certo dell'effettiva gravità della situazione, sarei scoppiato a ridere fino a lacrimare.
"Ed eccomi qui!" pensai, "Esattamente al punto di partenza... solo più solo."
Mi guardai distrattamente gli innumerevoli graffi che mi ero da poco auto-procurato, senza però riuscire a trattenere una risata.
Diventerò pazzo...
Oh, sì.
I segni della follia non erano mai stati così evidenti in me.
Ben presto, la mancanza di sangue nell'organismo avrebbe azzerato non solo le mie forze, ma anche ogni capacità cognitiva e celebrale.
Mi avrebbe reso un mostro privo di coscienza, pronto a tutto pur di accaparrasi un po' di nutrimento... arrivando persino a fare uso del proprio sangue pur di rimanere in vita.
Ma l'idea di giungere in qualche modo all'autofagia bastava a nausearmi.
Quindi, se volevo sopravvivere... non potevo far altro che aggrapparmi all'illusione che qualcuno, da un momemto all'altro... potesse arrivare in mio soccorso.
Magari con una lama ben affilata tra le mani e la voglia di porre fine alle mie sofferenze.
Per sempre.
Non feci in tempo a figurarmelo nella mente, che una presenza umana si manifestò in quel deserto di morte e desolazione in cui si erano ormai trasformate le prigioni.
Dapprima non riconobbi quell'odore, scambiandolo per quello di uno sconosciuto... ma poi, le note acute ed inconfondibili dell'acqua di colonia di Ryan mi resero l'identificazione un gioco da ragazzi.
<< Sei venuto a farmi compagnia, signor Blackwood?>> domandai con tono sarcastico.
Un'ombra indefinita si materializzò oltre le sbarre, prendendo poi forma nella figura asciutta e slanciata di quell'imbecille.
<< Non è il momento di fare tanto il sarcastico!>> si affrettò a dire lui, guardandosi intorno con aria circospetta.
Era agitato, col fiatone, il cuore in fiamme e la fronte imperlata di sudore; ad occhio e croce, sembrava aver corso ininterrottamente fino ad allora.
Ma perché?
<< A cosa devo la tua visita?>> lo interrogai, coprendomi le ferite sulle braccia meglio che potevo.
Per mia fortuna non le notò, quantomeno non in quel momento; era troppo impegnato a recuperare il fiato per fare attenzione ai dettagli.
<< Sono corso immediatamente qui, Miguel... non appena sono venuto a conoscenza del luogo in cui ti avevano imprigionato!>>
<< Perché tanta premura, Blackwood? Non è da te... soprattutto dopo quello che hai fatto.>>
<< Tu non capisci, Miguel!>> proruppe di botto, aggrappandosi con forza alle sbarre.
Forse tempo addietro avrebbe anche potuto convincermi, ma non ora.
Il suo tradimento aveva cancellato ogni cosa, qualsiasi legame fosse mai esistito tra noi due.
Per me era come se fosse morto.
<< Cosa non capisco?>> lo istigai, << Quanto siano stati bene architettati i tuoi imbrogli? Beh, amico! Puoi starne certo... è l'unica cosa che fin ora mi è chiara. Sei sempre stato un'infame doppiogiochista, un bugiardo, un traditore... e nell'Arena, finalmente... hai scoperto le tue carte! Sei stato agli ordini di Cassandra fin dall'inizio non è vero? Ammettilo!>>
Lui scosse la testa, stringendo le sbarre con forza, come se avesse voluto spezzarle.
<< No, Miguel!>> s'impuntò, << Non è come pensi! Posso assicurartelo!>>
Sbuffai spazientito, stufo del fastidioso ciarlare della sua bocca!
<< Non ti credo. Sei solo un lurido bastardo, un figlio di puttana!>>
<< È vero, Miguel. Non mi sono comportato correttamente con te; ho tradito la tua fiducia così tante volte che ormai ho perso il conto. E sì, le mie intenzioni non sono mai state chiare. Ma c'è un motivo a tutto questo! Te lo giuro! Almeno prova ad ascoltarmi!>>
Il suo sguardo si fece cupo, lucido, quasi grondante di lacrime... ma non mi feci impietosire.
Anzi...
Le mie dita vennero scosse da un tremito, alla sola idea di cavargli gli occhi dalle orbite con le mie stessa mani.
<< Perché dovrei farlo?! Perché dovrei ascoltarti?!>>
Il suo labbro inferiore tremò.
<< Perché devi conoscere la verità, Miguel! Tu devi sapere...>>
<< Sapere cosa?>> ringhiai, << La tua Verità? Suvvia, Camaleonte! Quella parola non è mai esistita sul tuo vocabolario!>>
Lo vidi assumere un'espressione sconsolata e scuotere la testa.
Cercava negare, il bastardo...
<< Non è così. E se solo mi farai parlare... te lo dimostrerò! Ma prima...>> disse frugando nel suo soprabito, << Permettimi di aiutarti.>>
Estrasse dalle sue tasche una fialetta trasparente, in vetro... contenente del liquido color amaranto.
<< Se cerchi di comprarmi, sappi che non ci riuscirai.>> affermai infuriato.
Lo vidi far cenno di "no" col capo, mentre mi porgeva il piccolo oggetto tra le sbarre di acciaio.
<< Non fare lo stupido, Miguel. Li ho visti quei segni che hai addosso... e non te li hanno provocati i Molossis. Sei stato tu stesso a farli! Non puoi negarlo...>> sentenziò saccente, << Hai perso troppo sangue quest'oggi, inoltre è dalla tua cattura che non ti nutri adeguatamente... presto o tardi finirai per perdere il senno!>>
<< Devo ringraziare te per questo, non credi?>> sibilai a denti stretti.
Vidi chiaramente che avrebbe voluto ribattere a tono, ma il buon senso e l'istinto di sopravvivenza fecero sì che desistesse dal parlare.
<< Sbaglio o non eri tu, quello sul tetto di Slyvermon, giunto da incredibilmente lontano solo per catturarmi? E qui nei sotterranei? In questa stessa cella? Non eri forse tu, Ryan Blackwood... ad incitare la frusta di Angus? O non lo ricordi?>>
<< Lo ricordo perfettamente, Miguel...>> disse con tono estremamente contrito, << Ma ho dovuto farlo. Il Consiglio me l'aveva ordinato, volevano la tua testa... ed io non potevo oppormi al loro volere! Non sai quanto ho sofferto, nel vederti trattato così ingiustamente... ma se non avessi fatto come desideravano, avrei fatto la tua stessa fine! Ed io non potevo permetterlo... mi avrebbero ucciso, con le loro torture! E questo perché siamo diversi io e te: non appartengo alla tua razza, non ho un minimo della tua forza e della tua resistenza... sono solo un essere umano! Quindi ho pensato in primo luogo a garantirmi la sopravvivenza! Sono stato un codardo, questo è vero... ma tutto quello che ho fatto è perché non ho avuto scelta! Devi credermi!>>
Lo trapassai da parte a parte con un'occhiata tagliente, assaporando con crescente soddisfazione l'espressione di puro panico che Ryan si era dipinto sul viso.
<< Posso anche crederti, cosa che ovviamente non ho intenzione di fare. Ma quello che mi hai appena raccontato, non giustifica neanche in parte il tuo comportamento. Non hai messo solo a repentaglio la mia vita, Ryan... ma soprattutto quella di Amelie e io questo... non posso proprio perdonartelo. Se non fosse stato per te... ora, Cassandra non sarebbe mai arrivata a possedere tanto potere e non terrebbe Amelie prigioniera nell'attesa della Luna Scarlat->>
Ma non feci in tempo a terminare la frase, che il Camaleonte scoppiò a rumorosamente a ridere.
<< Oh, Miguel...>> ghignò divertito, << Credi davvero che sia stato tutto un caso? Credi che Cassandra non avesse programmato tutto già da tempo? >>
Fece una pausa, nella quale mi scrutò intensamente per poi riprendere a parlare.
<< Era stato tutto calcolato, fin dall'inizio!>>
<< Cosa vuol dire?>>
<<  Perché la lettera della Contessa Von Kleemt è capitata proprio nelle tue mani, te lo sei mai chiesto?>> fece sporgendosi in avanti, << È vero, vi eravate conosciuti entrambi tempo addietro, ma non è questo il motivo del tuo incarico. Lei non aveva richiesto i tuoi servigi, ma per qualche misterioso motivo.... gli ordini di protezione nei confronti della piccola Von Kleemt, sono finiti proprio tra le tue mani.>>
<< Vuoi dire che...>>
<< Sì, esatto. C'era Cassandra dietro tutto questo. La richiesta della Contessa Lamia era stata affidata unicamente all'Ailthium. Chiunque avrebbe potuto assolvere quel compito, ma Cassandra ha fatto in modo che la lettera venisse indirizzata solo ed esclusivamente a te.>>
<< Quindi l'aveva sempre saputo, di Amelie...>> mormorai quasi tra me e me, << Ancor prima che venisse trascinata a forza qui all'Ailthium.>>  
Vidi Ryan asserire col capo, mentre il fioco bagliore delle torce si rifletteva in modo assai traballante sulle lenti tondeggianti dei suoi occhiali.
<< Proprio così, Miguel. Cassandra aveva fatto le sue ricerche da tempo, organizzando tutto nei minimi dettagli.>>
Quella notizia ebbe il funesto potere di spiazzarmi.
<< Ma come?>>
Ero semplicemente incredulo.
<< Credevi di aver capito tutto, di lei... ma se c'è una cosa che ho imparato lavorando in questo posto, è mai fidarsi della strega bianca!>>
<< Se le cose stanno veramente così... mi viene quasi da pensare che sia stata lei a manovrare Ravaléc, affinché tutti quei Ghuldrash attaccassero Amelie.>>
Ryan annuì.
<< Infatti e proprio quello che è accaduto. Il caro dottor Ravaléc era sempre stato ai suoi comandi, fin dall'inizio. Infatti, è stato lui ad informarla sulle particolarità del sangue di Amelie... e poi, da dove credi che provenissero tutti quei Ghuldrash?>>
<< Le nostre prigioni...>> sospirai, << Ma certo! L'ultimo girone ne è pieno!>>
Dovetti per un attimo poggiarmi a qualcosa di soldo per non cadere.
Era tutto così caotico, disordinato, un vero dedalo senza fine... ma finalmente ogni cosa sembrava andare al proprio posto.
Possibile che fosse stato tutto calcolato da quella puttana vestita di bianco? 
C'era lei, dietro ad ogni cosa.
Eppure, non tutti i pezzi del puzzle erano stati ricomposti.
Mancava ancora qualcosa...
<< Anche Nigel? E per quanto riguarda E.?>> domandai a bruciapelo, << Cassandra ha a che fare anche con loro?>>
Gli occhi color cobalto di Ryan scattarono dritti ad inchiodare i miei.
<< No, non con Nigel. Lui ha agito da solo. Per quanto riguarda E., invece... non saprei cosa risponderti.>> affermò con aria decisa, << Può darsi di sì, che abbiano dei legami... ma chi può dirlo? La strega dell'Ailthium è una maestra nel tessere inganni... e tu lo sai meglio di chiunque altro.>>
Ryan aveva preferito tenersi sul vago, eppure era palese quanto anche lui non credesse alle proprie parole.
Stavo quasi per interrogarlo ancora a proposito di E., quando un'intensa fitta al ventre mi fece accasciare a terra.
<< Miguel!>> gridò lui, armeggiando con le chiavi per entrare.
Sentii la serratura scattare e i suoi passi rimbombare come tuoni nei miei timpani.
<< Prendi questo! Presto!>> disse porgendomi la boccetta ricolma di sangue.
La spinsi via con un gesto della mano, cercando in tutti i modi di rimettermi seduto.
<< Non fare lo sciocco! Ne hai bisogno!>> mi rimproverò lui, cercando di togliere il tappo che la chiudeva ermeticamente.
<< No...>> biascicai, << Non servirebbe a niente!>>
<< Ma cosa dici! Hai bisogno di nutrimento!>>
<< Credi che non lo sappia? La fame mi sta divorando le viscere dall'interno... ma quel sangue non servirà niente. È inutile. Per quanto sia fresco o di ottima qualità...>> boccheggiai, << Il mio organismo finirà per rigettarlo!>>
Fu in quel momento che un sorriso accecante gli piegò le labbra verso l'alto.
<< Non questo, amico mio.>> fece stappando la fialetta, << Ne sono sicuro!>>
E non appena l'odore del liquido si sparse nell'aria, sentii lo stomaco rivoltarsi al contrario, la gola bruciare e gli occhi assumere il colore delle fiamme.
<< Non è possibile...>> mormorai, << Questo è...>>
<< Il sangue di Amelie... esatto. Conservavo questa boccetta da tempo, per studiare i suoi effetti a livello microscopico...>> spiegò, << Ma credo che in questo momento, tu ne abbia più bisogno di me. È poco, lo so. Inoltre, per quanto conservato bene... è stato prelevato da molto tempo. Quindi dubito che colmerà la tua fame... ma basterà per non farti impazzire. Beh, almeno per qualche giorno.>>
Detto questo, mi porse nuovamente la fialetta di vetro, e senza alcuna esitazione ingollai il suo contenuto voracemente, fino all'ultima goccia.
Il fuoco liquido contenuto il quel sangue mi esplose nelle vene, nelle arterie, nei capillari... donandomi per qualche secondo, una sensazione di pura estasi.
<< Grazie...>> dissi ad occhi chiusi, cercando di prolungare il più possibile quell'istante colmo d'appagamento.
Ma come ormai sapevo fin troppo bene... quel lieve torpore dei sensi durò assai poco, per poi esaurirsi velocemente in una smania ancora maggiore.
Non mi bastavano quelle poche stille, ne volevo di più.
Di più.
Ancora di più.
<< Cerca di calmarti...>> s'intromise Ryan, << Era l'unico campione in mio possesso.>>
Riaprii gli occhi per guardarlo in faccia, ma gli effetti dell'eccitazione erano ancora troppo visibili su di me.
Avevo il fiato corto, le zanne totalmente snudate e gli occhi rossi a causa della brama di sangue.
<< Perché sei venuto qui, Ryan?>> ansimai, << Qual'é il tuo vero scopo?>>
Il suo sguardo si fece plumbeo, e con espressione funerea scrollò teatralmente le spalle.
<< Volevo fare ammenda, Miguel. Come un peccatore, che inorridito dalle sue innumerevoli colpe chiede l'assoluzione al prete. E anche se i miei peccati non potranno mai essere cancellati, desideravo che almeno tu conoscessi la verità. Soprattutto ora ch->>
<< Soprattutto ora che la mia fine è segnata.>> finii di parlare al suo posto.
Incapace di reggere la vista del mio volto, il Camaleonte distolse lo sguardo.
<< Ti senti responsabile...>> affermai, << Ed in parte è così.>>
<< Mi dispiace così tanto Miguel! Se solo potessi fare qualcosa per te... per voi! Ti giuro che lo farei senza esitazioni!>>
<< Per come stanno le cose adesso, dubito che riuscirai nel tuo intento. E lo sai anche tu. Avresti potuto fare qualcosa prima, qualunque cosa... ma non l'hai fatto. Ed ora, è impossibile frenare l'ingranaggio che ha messo in moto Cassandra.>>
I miei occhi si posarono su di lui, impietosi. 
<< Ma se davvero vuoi fare ammenda... una cosa che potresti fare ci sarebbe....>>
<< Che cosa?!>> si rianimò.
Con una certa fatica, mi sporsi in avanti, in modo da potermi avvicinare alla sua figura.
Tesi le labbra vicino al suo orecchio destro, inspirai, dopodiché cominciai a parlare.
<< No... è troppo pericoloso! Per me significherebbe morte certa!>> esplose poco dopo.
Mi scansai quel tanto da poterlo guardare negli occhi, mentre un sorriso beffardo prese ad illuminarmi il volto.
<< Forse sì o forse no.>> decretai, << Ma è l'unica soluzione che hai per redimerti, amico. Ne va della salvezza della tua anima. E di tutte le anime del mondo.>>

_ Amelie _

La spazzola scivolò dolcemente sui miei capelli, districando i nodi fino alle punte.
Il profumo della lavanda infestava l'aria rappresa di quel posto, rendendola più respirabile, nostalgica... incredibilmente famigliare.
<< Ti sto facendo male?>>
Quella voce era proprio come la ricordavo.
Calda, stucchevole, zuccherosa... come il miele caramellato.
<< No...>> biascicai, ed era vero.
Come poteva... lei, anche solo immaginare di potermi fare del male?
Tutto ciò era senza senso, inammissibile, come ipotizzare che il sole sorgesse ad Ovest e tramontasse ad Est.
Sentii la donna che mi stava alle spalle reprimere una risata.
Non era di certo un suono aggraziato, quello... ma quanto di più dolce rammentassi nella mia mente.
Era uno sbuffo sommesso, quasi soffocato.
Ricordava tempi remoti, lontani, migliori.
Quasi felici, oserei dire.
<< Hai proprio dei bellissimi capelli, ma petit!>> sussurrò appena, sporgendosi in avanti.
<< Davvero bellissimi.>>
Accostò la testa alla mia, facendo sì che i nostri sguardi potessero incontrarsi alla stessa altezza sulla lastra riflettente dello specchio.
Il suo era cioccolato fuso, fondente, contornato da rade ciglia color sabbia; il mio invece, ricordava le radici degli alberi, screziate qua e là da sottili fili d'erba smeraldina.
<< Ma cosa dici!>> esclamai di rimando.
Ma non aggiunsi oltre, non ne trovai il coraggio.
Vidi i suoi caldi occhi castani fissarsi su di me, sul mio volto, scrutandolo con aria circospetta, interrogativa; lei era sempre stata sensibile ai miei cambiamenti d'umore, capiva immediatamente quando qualcosa non andava.
Di solito questa sua "abilità" era la mia ancora di salvezza, l'unico appiglio su cui potessi aggrapparmi per non precipitare. Ma non allora.
Non in quel momento, perlomeno.
Distolsi velocemente lo sguardo dal suo, fissandolo altrove.
Le parole mi erano rimaste bloccate in gola, tra la trachea e la punta della lingua.
E spingevano, premevano, facevano di tutto pur di uscire allo scoperto.
Sarebbe bastata una semplice distrazione, nulla di più, e quelle infide traditrici mi sarebbero esplose tra le labbra.
Ciononostante, riuscii a trattenermi e a tenere a bada il fiato.
Morivo dalla voglia di parlarle, continuare il discorso e subissarla di domande, ma la paura che tutto potesse svanire da un momento all'altro, bastava a farmi raggelare il sangue nelle vene.
<< Non ti senti a tuo agio, qui?>> aggiunse sottovoce, << Così potrebbe andare meglio?>>
Non feci in tempo ad aprir bocca per chiederle spiegazioni, che d'un tratto, ogni cosa attorno a noi mutò forma e colore, trasformandosi in un batter d'occhio in qualcosa di... diverso.
<< Ma come...>> mormorai, totalmente allibita. << Come è possibile?>>
Tra un colpo di spazzola e un sospiro appena accennato, lo scenario che ci accoglieva era cambiato.
Non c'erano più quei colori sgargianti, volgari, ridondanti.
Solo un discreto lusso e dell'ariosa semplicità.
I colori pastello dell'intonaco e della carta da parati, si alternavano elegantemente a quelli dei numerosi dipinti appesi al muro.
Tutto, in quella stanza era tale e quale a come ricordavo: i mobili, le tende, la moquette acquamarina sul pavimento.
Per poco non mi sentii mancare.
C'erano decisamente troppi ricordi custoditi in quelle quattro mura... talmente tanti da farmi scoppiare il cuore.
Per un attimo rimasi sbigottita, senza fiato.
Avevo l'impressione di essere tornata indietro nel tempo... quando ancora vivevo sotto lo stesso tetto dei Von Kleemt, tra coloro che consideravo le persone più importanti della mia vita, la mia famiglia... ed il fuoco non aveva divorato assolutamente niente della nostra casa.
Accarezzai il portagioie di fronte a me, i vari fermagli, i vasetti di cosmetici e le boccette trasparenti contenenti liquidi dalle più svariate opacità e tinture.
Quello che preferivo, era leggermente rosato, dai vaghi riflessi ambrati.
Lo afferrai con mani tremanti, portandomelo dritto all'altezza del naso.
Sebbene la boccetta di vetro fosse ermeticamente chiusa, all'esterno traspariva comunque una leggera stilla di profumo speziato, esotico, come i territori baciati dal sole da cui proveniva.
<< Ti è sempre piaciuta, quella fragranza.>> disse con tono lieve la donna che mi stava alle spalle.
<< Già... tu lo sai meglio di chiunque altro.>>
Lei represse un lieve risolino, e con tocco delicato, afferrò un'altra ciocca ribelle per spazzolarla.
Rimisi la boccetta di profumo al suo posto, dopodiché chiusi gli occhi.
Volevo prolungare quella sensazione di benessere il più possibile.
Era così rilassante, abbandonarsi al tocco sapiente e delicato di quelle mani.
Avrei voluto che tutto si fermasse, bloccando per l'eternità quel breve istante di perfezione.
Dove la quiete regnava sovrana, la mia vecchia casa era ancora in piedi e Josephine mi rincuorava le giornate con la sua presenza.
Sì... desideravo che tutto ciò potesse durare per sempre.
Eppure, le mie non erano altro che mere, quanto mai egoistiche illusioni.
Bugie.
Falsità a cui aggrapparsi.
E questo perché niente sarebbe rimasto immobile, fermo, immutato.
Neanche il ricordo che possedevo di Josephine.
Sì, Josephine.
La mia adorata Jose che sembrava essere ritornata dal regno dei morti soltanto per me.
<< Perché sei qui?>> rotolò di scatto fuori dalla mia bocca, mentre ancora tenevo le palpebre abbassate.
<< Per farti compagnia, ma cherie! Non è ovvio?>>
Sentii gli occhi pizzicare terribilmente, ma cercai d'ignorali.
<< Jose...>> iniziai, << Tu non sei veramente qui, non è vero? Non sei altro che uno scherzo della mia mente. Un'allucinazione.>>
Proprio in quel momento, una lieve carezza mi sfiorò la nuca, provocandomi un'infinità di brividi lungo la schiena.
<< Sono reale, bambina. E starò insieme a te per sempre, se lo vorrai.>>
Un sorriso amaro mi solcò le labbra, mentre il sapore della bile m'invadeva il palato.
<< Dì la verità... tu non sei Josephine.>> affermai con un filo di voce.
La carezza terminò in quello stesso istante, come del resto ogni contatto con la persona alle mie spalle.
<< Credevi davvero di riuscire ad ingannarmi, Cassandra?>>
Aprii gli occhi di scatto, e come volevasi dimostrare, l'immagine riflessa nello specchio non corrispondeva affatto con quella corpulenta di Josephine, bensì con l'esile e candida figura della strega bianca.
<< Credevo apprezzassi di più il mio regalo di benvenuto... volevo metterti a tuo agio, mia cara. Farti distendere un attimo i muscoli.>> cantilenò, inchiodandomi attraverso il suo riflesso.
<< Per un poco ci sei riuscita.>> confessai, << Ma per quanto lo desideri con tutto il cuore, Josephine non tornerà mai più da me. Né lei, né tutte le persone che ho perduto durante il cammino che mi ha portata qui. Da te.>>
<< Sagge parole, ragazzina. Davvero sagge. Ma se vorrai, io potrò riportarle da te ogni volta che desideri.>>
La guardai di sottecchi attraverso la superficie lucida dello specchio, dopodiché mi voltai a fissarla.
Negli occhi, stavolta.
<< Perché tutte queste premure, Cassandra? Cos'è che vuoi veramente da me?>>
La strega mi scrutò a lungo, facendomi annegare in quel mare d'inchiostro che erano le sue pupille.
<< Per ora voglio semplicemente averti vicina... al sicuro.>>
<< "Per ora"?>> ripetei.
<< Sì, per ora.>> si limitò a rispondere.
<< Cosa vuol dire?>>
I suoi occhi di carbone ebbero un guizzo, mentre il più tetro dei sorrisi le allargava la bocca a dismisura.
C'era dentatura nera, stavolta, al disotto delle labbra.
Marcia.
<< Non avrò bisogno di te in eterno, bambina. Il tempo che hai a disposizione sta per esaurirsi e tra non molto, la Luna Scarlatta sarà alta in cielo. Sarà allora che la Profezia si compirà e il tuo compito, su questa terra... avrà termine.>>
<< V-vorrà dire... che morirò?>> farfugliai col cuore in gola.
Cassandra fece segno di "sì" col capo.
<< Purtoppo è in evitabile. Solo con la tua morte, potrà compiersi il Rito. Ed io bisogno di te, del tuo sacrificio per rompere il Sigillo.>>
Elegante come un felino, Cassandra si spostò sulla destra, per poi lasciarsi cadere mollemente su un divanetto imbottito alle mie spalle.
<< Cos'è il Sigillo? Di cosa si tratta?>> domandai tutto d'un fiato.
A stento riuscivo a respirare, ma apprendere quelle notizie, era come annegare in acque torbide, gelide, profonde.
Capaci di rubarmi l'aria e farmi scoppiare i polmoni.
<< "Quando la luna si tingerà di rosso,">> recitò con aria solenne, << "Il sangue della Vergine dissacrata verrà versato, il Sigillo si romperà e dal suo ventre germoglierà il frutto del male. Una vita sfiorirà ed un altra prenderà il suo posto, risvegliando dal suo profondo sonno colei che regna su orde di demoni.">>
<< Cosa vorrebbe dire, questo?>> le chiesi sbigottita.
<< Semplice. Questo è quello che recita la Profezia. E sarò proprio io, colei che renderà possibile la rottura del Sigillo... grazie al tuo sacrificio, ovviamente. Verrà il momento in cui tuo sangue scorrerà a fiumi sotto i raggi scarlatti della luna, e la tua dipartita renderà possibile l'apertura del Portale. La terra tremerà, il mare verrà squarciato e riuniti sotto il mio vessillo... "orde di demoni" razzieranno il mondo!>>
Rabbrividii dal terrore, mentre immagini apocalittiche prendevano vita davanti ai miei occhi.
Vedevo il cielo assumere il colore della cenere, le fiamme divorare il terreno e un esercito di orribili Ghuldrash infestare strade, paesi, intere città...
E tutto grazie a me, al mio sangue, che secondo i racconti di Cassandra... possedeva il più terribile e nefasto dei poteri.
Porterò l'Inferno in terra!
<< No... non puoi dire sul serio...>> protestai, ma la sua risata stridula mi zittì all'istante.
<< Oh, sì... invece! Avrò tra le mie mani le sorti dell'intero pianeta! Tutti dovranno inginocchiarsi di fronte alla mia potenza!>>
Di nuovo risa, guaiti, quasi urla alternate a singhiozzi.
La pazzia aveva avvelenato la sua mente da chissà quanto tempo, fin nel profondo, rendendola un'assassina priva di scrupoli... pronta a tutto pur di raggiungere la vetta delle proprie ambizioni.
Ma per quanto potere potesse riuscire ad accumulare, alla fine... nulla sarebbe mai stato abbastanza.
Cassandra non si sarebbe accontentata.
Mai.
Desiderando l'impossibile e l'inimmaginabile, arrivando persino a sfidare le leggi dell'universo pur di ottenerlo.
<< Dove hai portato Miguel? E Lizzy?>> mi preoccupai all'improvviso.
Per me... ormai, non c'era più niente da fare.
Ero spacciata.
Destinata a morire come un agnello sacrificale.
Ma loro... no.
Cassandra non poteva prendersi anche le loro vite.
Vedendomi sull'orlo delle lacrima, la strega si alzò in piedi per raggiungere un'altra volta le mie spalle.
<< Sta tranquilla, mia dolce bambina...>> sussurrò con tono mellifluo, << Quella scellerata di Elizabeth è stata portata nelle sue stanze, mentre il tuo amato Miguel si trova dietro le sbarre, nelle prigioni.>>
<< Devi lasciarli andare via.>> le ordinai.
<< Mi sembrava di averti già dato una risposta, a tal proposito.>> mi rispose con aria saccente.
<< Ti prego... Ti prometto che non farò niente, se li libererai. Sarò viva e vegeta per l'avvento della Luna Scarlatta! Devi credermi!>>
Il suo viso s'illuminò di benevolenza, tuttavia non fu altro che una misera facciata.
<< No. Non lo farò.>>
<< Ti scongiuro!>> la implorai.
<< Ti ho detto di no.>>
Lacrime brucianti mi ustionarono gli occhi, grida di morte mi lacerarono la gola, ma niente, nemmeno la più terribile delle tempeste fu in grado di smuoverla.
Con la voce a pezzi e le unghie conficcate nei palmi, mi accasciai a terra senza più forze; sembrava che il pianto mi avesse corroso la faccia, i muscoli, le ossa, fino a rendere il mio corpo nulla più che una carcassa senz'anima.
<< Dimmi almeno che sopravvivranno. Ti prego.>>
Vidi la strega piegarsi in ginocchio, di fronte a me, le sudice pozze che aveva al posto degli occhi cercare di incontrare il mio sguardo.
Ma non volevo che lo facesse, non volevo che m'intrappolasse con quelle pupille scure ed indistinguibili dal resto dell'iride.
<< Pensi che col tuo sacrificio loro avranno salva la vita?>> domandò retorica, << Ebbene, no... piccola cara! Saranno i primi a perire, posso assicurartelo! Nel mio regno non ci sarà alcuna pietà per i traditori!>>
E dicendo così, si alzò in piedi, mostrandomi null'altro che l'orlo ricamato d'argento delle sue gonne.
<< Buonanotte, mia cara.>> mi salutò sulla soglia della camera, come era solita fare Josephine prima di andare a dormire.
<< E mi raccomando...>> aggiunse, << Sai quali sono le condizioni. Le conosci bene. Quindi, non fare sciocchezze di cui finirai inevitabilmente per pentirti.>>
A malapena, trovai la forza per restituirle lo sguardo.
<< Farò come desiderate... mia Signora!>> le sputai contro.
Poi ricordai di non aver ancora finito, con lei.
<< Un momento!>> gridai, mentre lei si voltava a fissarmi.
Il viso a malapena sfiorato da un'espressione sorpresa.
<< Sì?>>
<< Riguarda la Luna Scarlatta.>> replicai, << Quando verrà il momento della mia morte?>>
I suoi occhi di tenebra indugiarono per alcuni secondi su di me, quasi avessero voluto sezionarmi la pelle e scavarmi dentro lo strato di muscoli e ossa.
<< Nessuno lo sa. C'è chi vocifera solo in presenza della luna piena, altri a proposito della luna calante... ma la verità è potrebbe verificarsi in qualsiasi momento.>>
<< Anche stanotte?>> domandai d'un fiato.
<< Anche stanotte. In fin dei conti... ci sarà il plenilunio!>>
<< Vorrà dire che pregherò perché ciò avvenga.>> le lanciai un'ultima sfida, << Meglio tagliare di netto la testa al toro, piuttosto che prolungarne inutilmente la sofferenza.>>
Lei sorrise di rimando, mostrò i denti scuri dopodiché svanì dietro la massiccia superficie in legno della porta.
Ci furono due scatti alla serratura, il rumore di passi che si allontanavano, infine, il silenzio.
Con molta fatica, riuscii ad alzarmi da terra e a mantenere un equilibrio stabile.
Volsi lo sguardo in direzione delle tende, poi sull'orologio in ottone appeso alla parete.
" Sono le quattro di pomeriggio..." constai, notando un sottile nastro di luce dorata filtrare attraverso il pesante velluto dei tendaggi.
A differenza della precedente camera in cui ero stata segregata, questa era munita di finestre, anche piuttosto grandi, e addirittura di un orologio funzionante.
Le lancette di quest'ultimo si muovevano ritmicamente, ticchettando di secondo in secondo, accompagnate da un sottile rumore d'ingranaggi.
Possibile che fosse passato tutto quel tempo?
Quando Cassandra mi aveva fatto trascinare via dall'Arena, l'alba non aveva ancora sfiorato il cielo, mentre ora la calda luce del sole pomeridiano faceva capolino dalle finestre.
Erano passate molte ore dal mio arrivo in quella camera, eppure non ricordavo niente a tal proposito.
Come ci ero arrivata?
Mi aveva accompagnato qualcuno?
Dove mi trovavo?
Ma tutte quelle domande, non poterono far altro che rimanere irrisolte.
La mia mente era una tabula rasa, completamente svuotata... come se qualcuno mi avesse strappato di dosso i ricordi inerenti alle ultime ore.
Nel constatare ciò, pensai immediatamente a Cassandra; di sicuro era opera sua... tuttavia, non avrei potuto dirlo con esattezza.
Ogni cosa era incerta, oscura.
Sfumata.
Semplicemente indefinita.
Come la sagoma di una persona vista attraverso immensi banchi di nebbia.
Non avevo più appigli, nessuna certezza... tranne una: quella di darmi una mossa.
Dovevo agire, sì... e in fretta.
Non avevo tempo da perdere, soprattutto se ciò equivaleva a riflettere.
E questo perché se solo mi fossi soffermata troppo a rimuginarci sopra, la codardia e il buon senso avrebbero avuto la meglio sul mio lato irrazionale, impedendomi così di portare a termine ciò di cui avevo più paura.
Uno, due, tre.
Dopo aver atteso ancora qualche istante, mi guardai intorno con aria furtiva.
Mi serviva qualcosa di appuntito, possibilmente ben affilato, ma Cassandra si era premunita di farmi trovare nella stanza solo oggetti soffici ed innocui.
Disperata, mi passai in rassegna il resto del corpo.
I lerci abiti da uomo cha avevo indossato fino a poco prima, erano misteriosamente svaniti, e con loro il pugnale che mi aveva regalato Lizzy.
<< Maledizione!>> imprecai, tastando alla rinfusa la candida camicia da notte che portavo addosso.
Doveva pur esserci qualcosa da utilizzare!
Ma tra i vari merletti e le soffici balze, non c'era assolutamente niente che potesse fare al caso mio.
Disperata, mi portai una mano alla testa, in modo da ravviare all'indietro un ciuffo ribelle, ma fu proprio in quel momento che una folgore improvvisa mi attraversò la mente.
"Ma certo!" pensai, " I fermagli per i capelli!"
Mi precipitai immediatamente verso il mobile della toletta, scaraventando sul pavimento qualunque cosa non potesse servirmi.
Poi lo trovai, lì, travestito da splendido gioiello con cui fissare i boccoli.
Era uno spillone in puro avorio, con al centro incastonate alcune gemme dorate.
Sembravano topazi.
Ma era l'estremità appuntita dell'oggetto ad interessarmi; con un gesto talmente veloce da non riuscire a vederlo, strappai il prezioso monile dal suo involucro di velluto verde, portandomelo istantaneamente all'altezza del polso.
Strinsi i denti, serrai gli occhi, dopodiché... un movimento secco, deciso, bruciante.
La punta acuminata del fermacapelli scalfì la mia carne, lasciandosi dietro una scia scarlatta, da cui iniziò a sgorgare lentamente del sangue.
Man mano che i secondi s'intervallavano, il liquido rosso andò ad imbrattare tappeti, vestiti, pavimenti, rendendo il mio equilibrio sempre più precario e le mie ginocchia deboli.
" Che stupida!" pensai.
Cassandra mi aveva avvertito.
Sapevo a cosa stavo andando in contro, che probabilmente quello sarebbe stato l'errore più grande della mia vita, ma la verità è che non me ne importava niente.
Ero stanca, davvero nauseata; per troppo tempo non avevo avuto alcun potere decisionale, su niente... compresa la mia stessa vita.
Ma ora basta. 
Sempre con la punta del fermaglio conficcata nella carne, tra spirali di dolore ed urla soffocate, spinsi lo spuntone sempre più giù, in profondità, nella speranza di scalfire maggiormente le vene.
Ben presto, l'angelo della morte sarebbe giunto a reclamare la mia anima, e gliela avrei data... sì, ma a caro prezzo.
<< Miguel...>> sussurrai in un soffio, << Ti prego, perdonami.>>
Lacrime di rassegnazione mi scivolarono lungo le guance, un sorriso amaro m'increspò le labbra e il mio cuore mancò un battito.
Due, tre.
Il mondo divenne d'un tratto più sfocato, freddo, inospitale.
Buio.
Fin quando le tenebre inghiottirono ogni cosa. 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------


Angolo dell'Autrice:
Salve gente! Come vi butta?! Io sono reduce da una sessione di esami alquanto strana, ma finalmente sono riuscita ad aggiornare questo travaglio!
Rispetto agli ultimi capitoli, devo dire che questo mi è uscito piuttosto lungo... ma vabbè, spero non vi susciti troppi problemi! 
Vi era mancato Miguel? A me tantissimo T.T Ma bando alle ciance!
Insomma, nella prima parte abbiamo Mig di nuovo nelle prigioni, lasciato in balia della fame e di un imminente pazzia... povero. Proprio a ciccio, spunta quel simpaticone di Ryan, blaterando roba strana. Voi gli credete? Io avrei i miei dubbi XD Comunque, Mig viene a sapere più specificatamente dei piani di Cassy, e che... in realtà fin dall'inizio della storia, c'era sempre stata lei dietro a Ravalèc e agli attacchi da parte dei Ghuldrash... E il nostro caro E.? C'entra qualcosa con Cassy? 
Ormai da quella donna potremmo aspettarci di tutto... 
Per quanto riguarda Ame, invece... la troviamo all'inizio in compagnia di una vecchia conoscenza, Josephine <3 che a me era mancata tantissimo. Ovviamente, non c'era troppo da sperarci, inqunato era solo un trucchetto da parte di Cassy che tentava di tener Amelie buona. Anche dalla loro parte, veniami a conoscenza di tante cosine... prima fra tutte la Profezia, e poi che per rompere il Sigillo, la nostra Ame è destinata a fare la fine di un'arancia spremuta... <.< povera. 
Insomma, le cose peggiorano a vista d'occhio, vanno male anche quando non potrebbero andar peggio di così, e spero vivamente che non vogliate linciarmi >_<
Per favore, abbiate pietà di me. Se tutto va bene, il prossimo capitolo dovrebbe essere il PENULTIMO... e ho in mente grandi cose *muhahahahahaha*!
Con affetto, mi ritiro... 
Un bacione a tutti e un sentito ringraziamento per essere giunti fin qua giù... 
Alla prossima!
Rob 

<3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Ameliasvk