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Autore: Manga_9000    25/09/2015    1 recensioni
Nella meravigliosa Firenze rinascimentale del XV secolo , la giovane maestra assassina Emilia Di Vieri combatte contro i Templari al fianco di Ezio Auditore, un giovane carismatico , entrato da poco in confraternita . Diventata maestra assassina all'età di 16 anni e essendo più esperta e saggia, Emilia dovrà seguire e tutelare Ezio , come Giovanni le aveva chiesto nella lettera che le aveva lasciato poco prima di morire. I due si imbattono in viaggi sconfinati e infinite missioni che li unirà sempre più. Riuscirà la nostra assassina a resistere al fascino ammaliante del suo compagno di viaggio?
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Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico Auditore, Giovanni Borgia, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V Venezia

Pian piano vedevo avvicinarsi all’orizzonte il mare del porto mentre Leonardo si era adagiato sulla mia spalla addormentandosi.
Cominciavo a sentire la fresca brezza marina scagliarsi contro il mio viso mentre proseguivo avvicinandomi alle tante imbarcazioni ferme nel grigio mare che rifletteva quel pessimo cielo, sembrava dovesse venir giù il finimondo.
Arrivata al porto mi fermai per poi svegliare il pittore.
-Leonardo siamo arrivati.- immediatamente si alzò.
-Chiedo venia madonna non volevo darvi fastidio.- era piuttosto imbarazzato.
-Non preoccuparti portiamo la tua roba sulla barca.-
Entrammo nel carro e cominciammo a portare fuori tutte le sue opere e invenzioni, o meglio io le portavo fuori lui si occupava della sua attrezzatura che mi raccomandò gelosamente di non toccare; questi artisti…
Per mia fortuna il capitano della nave per Leonardo cominciò ad aiutarmi a portare tutto nella stiva della barca risparmiandomi una bella fatica.
Dopo che il lavoro fu completo cominciarono a sorgere alcuni problemi.
Il capitano della nave non aveva assoluta intenzione di far entrare nessuno all’infuori di Leonardo e non si vedeva ancora neanche l’ombra di Ezio.
Mentre Da Vinci lo supplicava di farmi salire come sua “musa” io cominciai a camminare avanti e indietro impazientemente per tutto il porto intrecciando le dita nei capelli che uscivano dal cappuccio.
-Emilia? Qualcosa non va? Siete preoccupata per Ezio?- mi fermai e guardai il pittore.
-Cosa?! Come ti viene in mente? E se anche fosse? E’ sotto la mia tutela.-
-Certo, non lo metto in dubbio. Vedrete starà bene.-  ma continuavo a gironzolare per tutto il porto.
Passati minuti vedemmo Ezio in lontananza e tirai un sospiro di sollievo.
-Ezio ma dove ti eri cacciato?!- dissi mentre lo raggiungevo rimproverandolo.
-Aiutavo solo una donna in difficoltà.- disse guardando la donna dietro di lui.
Era davvero stupenda, aveva un abito porpora molto regale ma sembrava un po’ altezzosa.
-Mentre tu eri a fare il Don Giovanni qui non possiamo salire sulla barca.-
-Messer Auditore lasci fare a me.- detto questo la donna prese in disparte il capitano e cominciò a parlargli.
Egli subito intimorito ci lasciò passare.
-La ringrazio madonna- le disse Ezio.
-Non c’è di che, forse un giorno ci rincontreremo. Se mai dovessi trovarti a Forlì sarebbe un piacere porgerti il benvenuto.-
-Certamente.- e mentre i due si scambiavano dolci sguardi io e Leonardo salimmo sull’imbarcazione “Chissà perché questa lo vuole a Forlì.”
Pensai ironicamente tra me e me.
Quando Ezio s’imbarcò il pittore gli venne vicino guardandolo con sguardo pensieroso.
-Ezio fa attenzione. Hai la minima idea di chi sia quella donna?-
-La mia prossima amante?- rispose Ezio con un sorriso malizioso mentre Leonardo rise.
-Quella è Caterina Sforza figlia del duca di Milano. Suo marito…- venne interrotto dall’assassino.
-Marito?!- lo guardai sorpresa dal suo stupore, non credevo si facesse tanti problemi tra donne sposate e libere.
-Si, suo marito è il signore di Forlì, quella donna è potente e pericolosa quanto giovane e bella.- gli disse avvertendolo.
-Il mio tipo di donna insomma.- ribattette Ezio con tono malizioso.
Lo guardai. –E sentiamo chi non sarebbe il tuo tipo di donna?-
Mi guardò dalla testa ai piedi quasi mi stesse esaminando. –Beh…tu.-
Non dissi una parola, per quanto non lo sopportassi quelle parole mi diedero davvero fastidio. Io non ero il suo tipo di donna eppure
mi stava appiccicato come una sanguisuga, anche se al momento, chi non lo lasciava in pace ero io.
Mi girai voltandogli le spalle andando dalla parte opposta dove si trovava lui mentre sapevo che mi stava osservando.
La barca pian piano si allontanava dal porto lasciando dietro di se una scia bianca, io restavo lì ad osservare l’orizzonte mentre la
brezza marina mi accarezzava i capelli ricordandomi Federico. Sapevo che ormai era passato tanto tempo dalla sua ingiusta morte, ma
avendo Ezio così vicino non riuscivo a dimenticarlo, la mia mente si rifiutava, come se per lei fosse ancora lì disperso da qualche parte ma
non scomparso.
Chiusi gli occhi per spazzare via tutti quei pensieri e concentrarmi solo su una cosa: Venezia.


Qualche giorno dopo sbarcammo in quella stupenda repubblica e la prima cosa che colpì tutti fu la puzza.
Un tanfo insopportabile, non appena lo sentii mi portai la mano sul naso seguita da Da Vinci.
-Bhe c’è un odore piuttosto pungente.- disse il pittore cominciando a portare la sua roba fuori.
-Pungente è dir poco.- ribattette Ezio mentre cominciavamo a scaricare tutti i bagagli.
Poco dopo vedemmo avvicinarsi un uomo, sembrava puntare verso Leonardo.
-Maestro da Vinci?- domandò cordialmente guardando il pittore in faccia, annuì.
-Ben arrivato! Mi chiamo Alvise. Il signore mi ha chiesto di accompagnarvi alla bottega.-
-Perfetto!- esclamò il pittore facendoci poi segno di seguirlo.
Cominciammo a girare per le vie principali di quella città così pittoresca e perfetta…o quasi.
Mentre ci trovavamo al mercato un gruppo di persone ci corse incontro tra le quali una ragazza che finì dritta contro Ezio ovviamente.
-Ehi! Sta un po’ attento coglione.- disse guardandola scappare.
-Ehm…credo fosse una ragazza.- gli dissi guardandolo ancora incredula dal fatto che non si fosse accorto che lo aveva derubato.
Si toccò la cintura e realizzò.
-Che bastarda!- disse mentre io cominciai a sghignazzare. Poi mi venne incontro guardandomi fissa e rimase immobile, quasi incredulo.
-Cerchi qualcosa?- esibii un sorriso malizioso.
-Sei al verde?!- disse allontanandosi.
-Come credi abbia saputo dove eri diretto senno?- mi guardò quasi fosse fiero del mio lavoro ma non disse nulla e proseguì.
Finita la nostra visita guidata Leonardo ci invitò nella sua nuova dimora ma Ezio rifiutò.
Alvise ci aveva raccontato di alcuni disguidi tra i mercanti e Emilio Barbarigo e voleva assolutamente “chiedere udienza”.
Poi mi guardò mentre mi sistemavo il cappuccio per seguirlo.
-Tu resta con Leonardo.-
-Sono venuta qui per seguire te non per fare la badante del pittore!- gli dissi abbastanza alterata. Era la seconda volta che voleva
rimanermi con Da Vinci. Gli ero d’intralcio.
-Non fare storie o ti rispedisco a Firenze.- detto questo si voltò e andò via. Se pensava che mi fossi arresa così facilmente si sbagliava
di grosso.
Non appena si allontanò mi arrampicai sul tetto della bottega scrutando il paesaggio. Era davvero stupendo vedere tutti i canali intersecarsi
tra loro mentre le gondole li attraversavano barcollando.
Ma a causa di quella distrazione persi di vista Ezio così mi diressi verso il palazzo di Emilio dove, fortuna volle, trovai l’Auditore con una ragazza
che sembrava essere la ladra di poco prima con un piccolo particolare, aveva la gamba trafitta da una freccia.
I due correvano via mentre le guardie li inseguivano e io li osservavo e seguivo dall’alto.
D’un tratto la ragazza si adagiò per terra lamentandosi per la ferita e dato che sapevo che il buon Ezio l’avrebbe portata in braccio scesi dal tetto.
-E tu?- mi disse infastidito mentre prendeva la ladra.
-Bhe hai bisogno di aiuto o sbaglio?-
-Sbagli.- quasi mi stava rimproverando quando la ragazza cominciò ad urlarci contro.
-Vi pare il momento di litigare o siete ciechi?!-
Ci incamminammo mentre continuava a lamentarsi della lentezza del suo “salvatore”.
-Ti prego smettila.- la implorò Ezio mentre io rimpiangevo di non essere rimasta con il pittore.
Arrivammo ad una gondola dove un uomo, evidentemente un compagno della ladra, la riconobbe e ci caricò sull’imbarcazione.
Dopo minuti di continui insulti e miei svariati tentativi di zittirla, finalmente arrivammo.
Entrammo in un porticato dove un tale di nome Antonio fece spazio su una tavola dove Ezio adagiò Rosa, così si chiamava da quanto capii.
Tenemmo ferma la ragazza mentre lui le tolse la freccia dalla gamba e poi subito coprì la ferita con la mano.
Mi guardò quasi volesse chiedermi qualcosa mentre io osservavo la sua procedura quasi interessata.
Non avevo mai avuto l’occasione di imparare a medicare qualcuno.
-Dammi una mano.- poi disse finalmente guardando i panni alla mia sinistra. Ne presi uno.
-Quando tolgo la mano premi la pezza sulla ferita, sei pronta?- annuii, fissavo le sue mani sporche di sangue pronta ad agire, un
attimo e le tolse lasciando la ferita scoperta mentre fuoriusciva il sangue. Subito coprii.
-Perfetto, lavori bene sotto pressione.- mi disse complimentandosi, gli sorrisi e mi girai verso l’Auditore che aveva uno sguardo piuttosto infastidito. Che fosse geloso? Certo che no. Che mi passava per la testa!  Lui era Ezio Auditore aveva tutte le donne ai suoi piedi…o quasi.
Non appena si accorse che lo stavo osservando cambiò sguardo da infastidito a impertinente.
-Però…anche infermiera eh?- lo guardai e mi misi a ridere. D’un tratto era diventato impacciato, non sembrava più lui.
Senza un tono di fierezza senza più quel suo sguardo ammaliante, solo un casca morto.
Mentre osservavo ancora l’assassino, Antonio fece portare via Rosa e ci invitò nel suo studio: a quanto pare aveva qualcosa da dirci ma non subito, non ora, Ezio mi afferrò il polso e mi portò vicino al canale da dove eravamo venuti. Poi mi lasciò e mi fissò dritto negli occhi.
Ci fu silenzio, un’imbarazzante silenzio. Non sapevo cosa volesse ne perché mi avesse presa in disparte, continuava ad osservarmi senza dire nulla.
Poi sul suo volto comparve un’espressione frustrata.
-Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché tu.- non capivo cosa intendesse, se mi stesse rimproverando o altro.
Sospirò e subito dopo gli vidi ricomparire il suo solito atteggiamento da Don Giovanni mentre mi accarezzava dolcemente. Mi retrassi.
-Hai interesse per quell’Antonio eh?- lo guardai sbigottita.
-Come scusa? Ora fai il geloso? Non sono mica una delle tue donzelle da quattro soldi!- era vero e lo sapeva ma non era il tipo che si arrendeva facilmente. Mi prese il viso tra le mani poi avvicinò le sue labbra al mio orecchio. Rimasi immobile.
-Non ancora.- mi sussurrò dolcemente. Lo spinsi via.
-E’ questo quello che non capisci! Non lo sono e non lo diventerò! – continuò a fissarmi.
Rimasi lì per qualche istante poi decisi di andare nello studio di Antonio, mentre mi allontanavo mi afferrò il braccio.
-Se credi di andarci da sola ti sbagli. Andiamo.- e mi tirò con se.
Mi faceva imbestialire che lui potesse andarsene in giro con cortigiane o donne facili mentre io non potevo neanche sorridere a qualcuno che si complimentava con me. Perché doveva essere geloso?! Ero o non ero una delle sue solite vittime? O c’era di più? Qualcosa che forse neanche lui aveva capito.
 
   
 
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