Il tema
principale di questa one-shot è il rapporto di Severus con
il cibo. Non intendo
analizzare l'anima del professore (cosa che ho già fatto in
altre ff), ma
raccontare in modo distaccato, un po' diverso dal solito, una storia
tragica.
1
Settembre,
primo giorno di scuola.
13
Novembre,
festeggiamenti in onore di Strega Morgana.
25
Dicembre,
Natale.
1
Gennaio, Capodanno.
27
Febbraio,
festeggiamenti in onore di Mago Merlino.
E
infine i
quattro lunedì consecutivi maledetti dal professore di
pozioni Severus Piton: primo
lunedì di Aprile in onore a Salazar Serpeverde, secondo
lunedì di Aprile in
onore a Cosetta Tassorosso, terzo lunedì di Aprile in onore
a Godric
Grifondoro, quarto lunedì di Aprile in onore a Priscilla
Corvonero.
Non
importava che anno fosse perché, in ognuno di questi giorni,
di qualsiasi anno
si trattasse, Albus Silente avrebbe cercato di organizzare il
più grande pranzo
o cenone che la storia della magia ricordasse, cercando di volta in
volta di
fare sempre di più.
A che cosa serviva mangiare
così tanto, fino a
sentirsi scoppiare?
Non
riuscire
a muoversi, non potersi inchinare per slacciarsi le scarpe, non
riuscire a
respirare perché ogni volta che si espirava sembrava che lo
stomaco si volesse
svuotare! E poi tutti quei dolci:torte, bignè, creme, budini
e semifreddi,
panna sopra il gelato... . Solo il pensiero faceva venire la nausea.
Ma
Piton si era
arreso dopo il terzo anno d’insegnamento. Durante il periodo
in cui era stato
studente aveva sempre rifiutato le abbuffate, ma adesso la situazione
si era
complicata. Albus gli chiedeva sempre di sedersi vicino a lui per fare
due
chiacchiere. E del resto non era una bugia, infatti Silente riusciva a
parlare
e parlare, mentre mandava giù nel suo stomaco mezzo vassoio
di dolci.
In
ogni caso
non era neanche tutta la verità. Avere vicino Severus
significava in primo
luogo tormentarlo con la sua dolce insistenza.
“Hai
provato
quel bignè con la crema al cioccolato?”.
“Sei
sicuro
di non gradire ancora un po’ di gelato?”.
“Niente
è come
la panna sopra una fetta di Sacher!”.
E
questa
naturalmente era la parte finale! Prima c’erano gli antipasti
di mare e di
terra tipici della Scozia. I primi piatti dall’Italia con
amore. I formaggi
dalla Francia per tutti i palati. Le carni dai grandi allevamenti della
fiera
Germania. Le insalate dalla simpatica Irlanda. La frutta dalla calda
Spagna.
Per finire con i dolci, dall’inesauribile riserva di
Hogwarts, per ordine e
volere del preside.
Ognuno
di
quei giorni, anno dopo anno. Severus non era un mago che si lasciava
cogliere
di sorpresa, e così dopo il secondo anno d’
insegnamento, nel quale si accorse
di non poter vincere la battaglia contro il colesterolo e la glicemia,
si era
fatto cucire un completo nero di una taglia più grande, di
modo che i bottoncini
neri non gli saltassero dalla camicia come proiettili impazziti.
Severus
non
credeva di meritarsi il cibo. Il cibo era il giusto nutrimento per
sostenere il
corpo e la mente, ed egli spesso avrebbe voluto avere la mente vuota
dai
ricordi e il corpo libero di lasciarsi andare. Invece continuava ad
alimentarsi
per sopravvivere il necessario, per raggiungere il suo obiettivo.
Qualsiasi
esso fosse. Anche solo per accontentare il vecchio preside.
Il
cibo era
una dimostrazione d’amore con il quale le persone che ci
amano ci nutrono .
Come succede con i bambini, ai quali la mamma e il papà
danno da mangiare
preoccupandosi per loro e dimostrandoli il loro amore. E’
questo era l’altro
motivo per il quale Severus non voleva mangiare, aveva fatto troppi
errori e
nessuno avrebbe dovuto manifestargli affetto perché non se
lo meritava.
Eppure
c’erano sempre due o tre persone che continuavano a renderlo
partecipe di
tutto. Tre persone e tre biglietti. Biglietti recenti e antichi.
“Quest’anno,
per la prima volta, ci saranno le frittelle ripiene di marmellata. Non
vedo
l’ora di assaggiarle. Ti aspetto. Lily”. Ne
mangiarono tante, poteva ancora
sentire nel palato il gusto dell’albicocca.
“Ricordati
che aspetteremo l’arrivo di tutti i docenti per iniziare.
Avremo molta
pazienza. Minerva”. Lo aspettarono per un’ora e
mezzo. Poi fu praticamente
costretto ad ingozzarsi di tutto. Alla fine del pranzo dovette prendere
un
digestivo.
Il
biglietto
di poche ore prima recitava:
“In
tuo
onore e per la tua smisurata pazienza, quest’anno pochi
dolci. Firmato: Albus”.
“Forse non vomiterò tutto alla fine del pranzo.
Magari è l’anno buono!” pensò
preparandosi per il pasto.
Ore
dieci e
venti: l’Oscuro Signore chiama. Insolito a
quell’ora del mattino, di solito le
riunioni sono sempre di sera, al buio, perché i vigliacchi
lavorano sempre al
buio. Riflettendo ad alta voce il professore si lasciò
andare: “Speriamo non mi
trattenga troppo, chissà se si ricorda che oggi è
la giornata in onore al suo
idolo: Salazar Serpeverde”.
Quando raggiunse Voldemort
ciò che gli apparve
davanti si impresse nei suoi pensieri:
Non
è possibile, sono tutti in
cerchio e al centro c’è una famigliola,
sicuramente babbani. Padre, madre, due
bambini, un maschio e una femmina. Oggi no! Merlino, oggi no!
Né oggi, né
domani. Il signore oscuro parla:
“Oggi
nella scuola di Hogwarts si
terrà un banchetto in onore al grande Salazar
Serpeverde!”.
Se
n’è ricordato, non è possibile!
“Ho
deciso perciò che anche noi
onoreremmo la memoria di uno dei migliori maghi della storia”.
Non
voglio ascoltare, voglio
andarmene. Ho paura di sapere fin dove può arrivare la
follia dei presenti.
Un
colpo di bacchetta e i rami posti
all’esterno del cerchio vengono trasformati in un lungo
tagliere, con sopra un
coltello affilato.
Improvvisamente
attorno alla
famigliola viene acceso il fuoco. I bambini gridano per la paura, il
padre
maledice i Mangiamorte che attorno al fuoco restano immobili ad
osservare la
scena, la madre li supplica di spegnere le fiamme. I quattro si
stringono l’un
l’altro, per farsi piccoli e sperare che il fuoco non li
raggiunga. Ma tutto è
vano.
Vengono
avvolti dall’odio e
bruciano. L’odore dei capelli bruciati invade le mie narici e
brucia la mia
gola, mentre le risate dei Mangiamorte mi provocano i capogiri. I corpi
nudi
vengono voltati un po’ da una parte un po’
dall’altra per cuocere la carne,
fino a quando Voldemort non ordina di spegnere il fuoco e portare i
corpi sul
tagliere.
Lo
scempio più atroce che io abbia
mai visto si consuma sotto i miei occhi. Per te Salazar Serpeverde! In
tua
memoria e per la tua gloria.
Poi
tutto finì
e i Mangiamorte vennero congedati.
Piton
non
aveva nessuna intenzione di presentarsi al pranzo, ma sapeva di doverci
andare.
Lo stomaco era chiuso e forse avrebbe ingoiato solo un sorso d'acqua.
Silente
e
Minerva sarebbero rimasti delusi, e il pozionista non avrebbe dato
nessuna
spiegazione. Gli studenti erano già seduti nelle lunghe
tavolate, oltre lui mancava
solo la professoressa Sprite che aveva avuto un piccolo contrattempo.
Severus
prese posto accanto a Silente. Dopo cinque minuti, con il calice alzato
al
cielo, Silente brindò. “Per te Salazar Serpeverde!
In tua memoria e per la tua
gloria!”.
Il
vecchio
Preside si sedette e, mentre i ragazzi ridevano per la gioia, il
preside
avvicinò le labbra all’orecchio di Severus
dicendogli: “Pochi dolci quest’anno,
ho preferito presentare più carne”-.
Severus
chiuse gli occhi un momento, il cuore, già provato,
mancò un battito e
tuffandosi nell’azzurro degli occhi del preside
aprì la sua mente all’anziano.
Silente
si
tirò indietro, intimamente sconvolto ma esteriormente
controllato, gli poggiò una
mano sulle spalle e disse: “Vai pure, ragazzo mio, ti
farò portare un tè dagli
elfi”.
Severus
si
alzò dal tavolo, mai più avrebbe mangiato carne,
in ricordo e per la gloria dei
giusti.