Mi trovavo all’ospedale ormai da un paio d’ore insieme a mio fratello e gli altri agenti rimasti feriti durante l’operazione.
Dopo aver trascorso mezz’oretta in sala operatoria per estrarre dalla mia gamba il proiettile che Jinki aveva sparato, mi avevano fasciato e portata nella mia stanza; l’unica nota positiva era che, nonostante lo sforzo che avevo fatto, le ossa non si fossero fratturate. Avevo solamente bisogno di riposo affinché la gamba guarisse ma a quanto pareva la mia situazione era un po’ in bilico e i dottori decisero di trattenermi in ospedale per un paio di giorni per evitare infezioni o altri problemi più gravi. Mio fratello invece se l’era cavata con un paio di punti, ma aveva deciso di rimanere con me almeno finché l’orario delle visite non fosse finito.
- Sei sicuro che andrà tutto bene se starai a casa da solo? - domandai a mio fratello preoccupata di lasciarlo andare da solo, dopotutto non era completamente guarito nemmeno lui.
Lui annuì sorridendomi - Posso farcela non preoccuparti, inoltre ti ho già detto che stasera arriveranno anche mamma e papà - proferì per tranquillizzarmi. Il sapere mia mamma a Seoul però non mi calmava proprio per niente visto la sua reazione l’ultima volta che l’avevo vista…
- Assicurati di avvertire Kibum perché non si faccia vedere in ospedale quando verranno da me - proferii preoccupata - Vorrei evitare scenate come l’altra volta…
- Non penso che stavolta dirà nulla - replicò mio fratello alzandosi in piedi - Si è concluso tutto bene, e per ora siamo di riposo - terminò per poi controllare l’orario sul cellulare, e dandomi un bacio sulla fronte si diresse verso la porta andandosene. 

Erano ormai le 21.30 e stavo tranquillamente riposando leggendo un libro, non che potessi fare altrimenti, quando sentii bussare alla porta. Immaginando fosse una delle infermiere che veniva per medicine o esami di routine, chiusi il libro e gli dissi di entrare, ma con mia grande sorpresa mi trovai davanti proprio l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere: Kibum.
- Vedo che non stai poi così male - esordì entrando nella stanza.
Io sbuffai - Che tatto Kibum! - replicai stizzita - È anche colpa tua se sono in questo stato! - sbottai per poi pentirmi di quelle parole all’istante - Non volevo… - proferii abbassando lo sguardo.
Kibum rise tristemente - In effetti non hai tutti i torti, sono stato io a trascinare te e tuo fratello in questa missione… - riferì stranamente pacato.
- Però se non avessi sparato quel colpo probabilmente Jinki mi avrebbe uccisa! - risposi ricordando di come prontamente aveva agito in quel momento e di quanto gli fossi grata per essere ancora viva.
Un altro sorriso apparve sul volto di Kibum, questo però non era uno dei suoi soliti sorrisini divertirti, sembrava stranamente felice - Allora direi che ho mantenuto la mia promessa - continuò facendomi capire solo in un secondo momento che si riveriva al giuramento fatto a mia madre tempo prima.
- Non pensavo te ne ricordassi ancora - replicai sorpresa e colpita allo stesso tempo.
Lui annuì e prima che potesse parlare, una delle infermiere entrò nella stanza con alcune medicine in mano. Me le porse e dopo aver discusso con Kibum qualche minuto se ne andò. Subito dopo anche Kibum si diresse verso la porta abbozzando un mezzo saluto.

Era trascorsa una settimana dalla fine della missione e come precedentemente stabilito, ero uscita dall’ospedale dopo due giorni di ricovero. Utilizzavo un paio di stampelle che avrei portato per un’altra settimana ma per il resto non potevo lamentarmi.
Quel pomeriggio avevo in programma di recarmi in sede, Kibum mi aveva mandata a chiamare perché sembrava mancassero alcuni dettagli nella relazione del caso di Minho e Jinki ed era necessario che ci dessi un’occhiata. Approfittando del fatto che anche mio fratello si doveva recare in sede, mi feci dare un passaggio.
I miei genitori avevano deciso di rimanere a Seoul per un mese, ma dato che sia io che Tae ci eravamo ristabiliti (più o meno) e mio padre aveva ricevuto una chiamata da un cliente importante al lavoro, sarebbero tornati a casa la settimana seguente, non appena avessi tolto il gesso.
- Sicura che non serve che ti accompagni? - mi domandò mio fratello una volta arrivati all’entrata della sede - Non ho fretta…
Io scossi la testa sorridendogli - Non è necessario, farò in fretta sono ancora convalescente, non credo che Kibum avrà il coraggio di trattenermi a lungo. O almeno spero! - proferii per poi salutare Tae e dirigermi da Kibum.
- Permesso - proferii entrando nell’ufficio di Kibum, dopo aver bussato ed aver sentito la sua voce che m’invitava ad entrare.
Kibum era seduto alla scrivania e batteva qualcosa al computer ma vedendomi entrare alzò lo sguardo - Hai fatto in fretta! - esordì piacevolmente sorpreso.
Io annuii avvicinandomi alla sedia destinata agli ospiti - Tae stava venendo qui così mi sono fatta dare un passaggio - spiegai - Qual è il problema? - continuai sperando di cavarmela in massimo mezz’ora.
Kibum si alzò in piedi e girando il pc m’intimò di guardare lo schermo - Mancano alcuni dati relativi al periodo in cui eri sotto copertura - iniziò a spiegare mentre con il mouse scorreva il lungo file di word, erano ben venti pagine - Se potessi scriverlo ora potrei finalmente archiviare questo caso - concluse.
Annuii e dopo essermi seduta ed aver poggiato le stampelle accanto alla sedia, presi il pc ed iniziai a registrare tutto ciò che mancava nella relazione.

Trascorsero venti minuti prima che potessi finalmente distogliere lo sguardo dallo schermo del computer, ma dopo averlo riletto fui fiera del mio lavoro ed anche Kibum ne fu soddisfatto.
- Avevi bisogno solo di queste informazioni? - domandai quando anche lui ebbe finito di leggere.
Kibum annuì - Grazie - mi disse per la prima volta - Ora puoi andare a riposarti, se non sbaglio hai altre due settimane di convalescenza - portò avanti alzandosi dalla sedia.
Io annuii - Così mi ha detto il medico - proferii mentre mi alzavo e prendevo le stampelle.
Non ero del tutto abituata ad usare quello “strumento di tortura” come lo definivo io e nel girarmi per dirigermi verso la porta con una delle stampelle urtai le gambe del tavolo e mi sbilanciai rischiando di cadere a terra. Per la paura istintivamente lasciai le stampelle e chiusi gli occhi aspettando l’imminente caduta ma non arrivò, anzi mi ritrovai sul morbido…
Quando mi resi conto di non essere caduta, aprii gli occhi scoprendo di essere letteralmente tra le braccia di Kibum. Per l’imbarazzo mi scostai ma lui mi trattenne probabilmente per impedire che cadessi all’indietro.
- Da quando sei così maldestra agente Bluemoon? - iniziò lui con sguardo divertito, non sembrava un rimprovero.
Ritrovato l’equilibrio m’inchinai scusandomi - Non volevo… - replicai lasciando la frase a metà, le parole non mi uscivano di bocca. Non mi era mai successo di essere così vicina a lui.
- Per fortuna non sei caduta - portò avanti lui ignorando le mie scuse - Mi sarei sentito in colpa dato che ti ho fatto venire qui io - continuò stranamente gentile.
- Il lavoro è lavoro - replicai quasi per non farlo sentire in colpa, la situazione era così strana…
Dopo quelle mie parole Kibum si rilassò e abbassandosi prese le mie stampelle e me le porse - Ancora grazie - continuò attirandomi a sé ancora una volta - Mi dispiace di averti trascinata in quella situazione così pericolosa! - disse, le sue parole erano sincere, come mai erano state - Ma sono contento che tutto sia finito bene, se non fosse stato per te, credo che non avremmo mai risolto questo caso!
- Io… non ho fatto nulla… - balbettai in preda al panico, il mio battito cardiaco era accelerato improvvisamente - È il mio lavoro - ripetei - Dovevo farlo! - proseguii.
Kibum sorrise, questo però era uno dei suoi soliti sorrisini strafottenti - Solo per lavoro? - portò avanti confondendomi ulteriormente - Mi sembra di aver sentito Taemin parlare del fatto che tu abbia una cotta per me da qualche tempo - espresse sconvolgendomi. Sbiancai all’istante. Quando? Come? Perché mio fratello gliel’aveva detto?!? - Non preoccuparti - continuò dopo aver notato il cambiamento repentino della mia espressione - Lui non ha fatto nulla di male, l’ho semplicemente sentito mentre parlava con te al telefono. Hai un bravo fratello, non me l’avrebbe mai detto senza il tuo permesso - concluse.
A quelle parole mi rilassai all’istante - Mi dispiace… Farò in modo che tutto ciò non interferisca con il mio lavoro! Sempre che possa continuare ad averne uno… - conoscevo bene Kibum ed in certi casi, quando si trattava della vita privata dei suoi subordinati, era irremovibile: non doveva influenzare il lavoro.
Kibum scoppiò a ridere - Non mi sembra di averti detto che ho intenzione di mandarti via - riprese sorpreso dalla mia reazione forse drastica - E comunque a me sta bene che tu sia innamorata di me!
Inconsapevolmente sgranai gli occhi dallo stupore - Come? - pronunciai involontariamente.
- Penso che tu sia il mio tipo - espresse tranquillamente iniziando ad guardarmi con occhi diversi dal solito - Quindi non vedo perché tu debba andartene - continuò attirandomi a sé - Ma d’ora in poi farò attenzione a quale missione ti affiderò - concluse lasciandomi andare e poi sorridendomi - Ah! - riprese mentre ci dirigevamo alla porta per poi voltarsi e avvicinandosi al mio viso - Nessuno dovrà sapere che stai con il tuo capo, eccetto tuo fratello mi sembra chiaro, ok? - concluse poggiando delicatamente le sue labbra sulle mie…