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Autore: Juliet Leben22    29/09/2015    2 recensioni
Castiel ha richiamato i suoi fidati cacciatori per assegnargli una missione di vitale importanza che potrà cambiare l'esito di alcuni loro scontri: dovranno proteggere una ragazza, dal carattere forte con sfumature velate di fragilità, con un potere molto speciale.
Riusciranno i due fratelli a compiere la missione e a fermarsi solo alla sua "protezione"?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
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Capitolo 7°” Crowley Waits Green Eyes”

 
Troppe cose erano successe la notte precedente e Crowley lo sapeva. Certo, si aspettava che Noemi si sarebbe presentata al suo cospetto. Eppure, lei cercava Castiel, l’angelo che le aveva portato via le tavole per chiudere le porte del paradiso.
Da giorni, se non da settimane, Castiel aveva smesso di mostrarsi persino ad Elenie e questo era una falla nel piano delle due creature ultraterrene.
Non voleva metterla in pericolo e se si fosse presentato nel suo nascondiglio sarebbero stati catturati, torturati e infine…
No, l’angelo non voleva pensarci. Stava facendo la cosa giusta, dopotutto.
Ormai continuava a viaggiare per il paese, passando da una tavola calda all’altra. L’idea geniale era che ogni locale era sempre dalla stessa catena multinazionale.
Ma l’avrebbero trovato, oh sì. Era solo questione di tempo e Castiel lo sapeva mentre fissava quei tavoli rossi ordinando solo caffè.
Come se poi gli piacesse quella bevanda.
Era un’abitudine che aveva visto fare spesse volte ai fratelli e a Elenie.
Ripensare alla ragazza lo incupì. Lo preoccupava da qualche tempo… forse non era stata un’ottima idea affidarsi ai ragazzi. Non perché non ne fossero in grado, ma perché sarebbe potuto succedere. Gli umani sono volubili, deboli, strani.
Eppure, se c’era una cosa che aveva imparato, era che Dean Winchester non si ferma di fronte ad una donna che lo desidera.
Elenie era leggibile da ogni punto di vista. Era inutile che si sforzava di nascondere quello che provava!
Non lo aveva voluto ammettere neppure con lui.
C’era una cosa che doveva raccontare con urgenza però, tralasciando le questioni umane.
Cose molto più gravi.
Ma non poteva tornare. Li avrebbe messi in pericolo… e persino i suoi fratelli, gli angeli avrebbero potuto pagarne le conseguenze. No, doveva combattere da solo quella battaglia.
Strinse a sé le tavole degli angeli e cercò di escogitare altri piani prima che gli scagnozzi del re dell’Inferno arrivassero.
Non era però l’unico da cui doveva guardarsi le spalle. Anche Noemi l’aveva tradito. Anche lei lo stava cercando e questa volta lo avrebbe ucciso.
Sperò che non si alleassero e che non fosse troppo tardi.
 
 
Elenie e Kevin ormai vivevano da soli da due settimane. Non che il ragazzo fosse molto presente, ma Elenie era lucida come non mai e si occupava della casa.
Da qualche giorno aveva fatto qualche conto e si era accorta che i viveri cominciavano a scarseggiare. Aveva provato a pensare a diverse soluzioni, ma l’unica che sembrava venirle in mente era quella di lavorare.
Aveva cominciato a parlarne la sera prima con Kevin che le aveva vagamente annuito, senza comprendere realmente cosa le stesse dicendo.
-Elenie. Dimmi che scherzi.-
Lei sollevò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando sul tavolo. –Kevin, buongiorno anche a te.-
-Fammi capire. Questa geniale idea del lavoro, quando ti è giunta?- domandò ironico.
-Quando i viveri scarseggiano e anche i soldi che avevo da parte sono finiti.- sorrise, compiaciuta della sua teoria.
Kevin sembrò pensarci. –Ma non puoi andare da sola!-
-Mi cospargerò di sale e incantesimi protettivi. Che ne pensi?-
Sospirò. –Mi stai prendendo anche in giro… perché sei cocciuta come quell’altro?-
Ignorò le insinuazioni dell’amico. –Perché ho fame e i ragazzi stanno concludendo un caso? Non pesiamo sempre su di loro. Prometto che starò attenta e troverò un lavoro part-time… solo di giorno. Voglio lavorare, essere utile a qualcosa!-
Il profeta la capiva. Più di quanto immaginasse. Eppure ricordava  bene ciò che i fratelli winchester gli avevano detto. 
 
“Qualsiasi cosa voglia fare, assicurati che non sia stupido. Kevin, mi raccomando. Non farle fare nulla di avventato. State lontani dai guai, torneremo il prima possibile.”
 
Dean Winchester sapeva essere convincente, quando premeva di farsi ascoltare.
-Hai parlato con loro di questa tua idea?-
Scosse la testa. –Ieri sera abbiamo parlato poco e non ce ne è stato il tempo. Ho preferito che mi raccontassero del caso.-
-Come se tu già non lo sapessi, giusto?-
Lei sorrise e ridacchiò. –Non so tutto, sai?  Alcune cose mi sono oscure. –
-Tipo.-
Lei non rispose, ma scosse la testa, in segno che non poteva parlare. C’erano alcune notti in cui non prendeva sonno fino all’alba. Ripensava a tutto quello che era successo negli ultimi sei mesi.
Certe volte il suo pensiero andava a Castiel, di cui ormai non aveva notizie da tanto. Aveva provato a chiamarlo, ad invocarlo, ma nessuno era accorso.
Lei sapeva che era vivo, solo non riusciva a capire dove fosse.
Certe volte il suo pensiero indugiava su Dean, anche se provava a distrarsi subito.
Le piacevano molto  le loro chiacchierate notturne, quando Sam andava a dormire.
Si era chiesta molte volte se il più giovane sapesse di quelle telefonate, di quelle confidenze fatte al chiaro di luna.
Dean due sere prima le aveva chiesto di parlarle della sua famiglia. Era molto difficile per lei rispondere a quella domanda. La loro cultura non creava forti legami fin dall’infanzia. Lei era molto legata a sua sorella ma lei se ne era andata presto di casa. Non sopportava che  Elenie fosse… destinata a vivere la sua vita secondo qualcosa di già deciso, già scritto, prima che lei nascesse.
Si era battuta per quello, aveva tagliato i ponti con tutti, ma non era riuscita a salvare la ragazza.
La ragazza si era salvata da sola.
Era così fiera della sua sorellina. Eppure era quasi un anno che non la vedeva.
Quando quella storia sarebbe finita, sarebbe corsa da lei. Se lo era promesso.
Dean le aveva confidato il modo in cui era morta sua madre e lei aveva compreso da quei sospiri, quei respiri, che gli mancava e gli era sempre mancata.
Adorava ascoltare il suo respiro, mentre era sotto le coperte. Immaginava fosse fuori dalla camera che avevano affittato e si chiedeva cosa facesse.
Adorava sentirlo parlare prima di dormire, con la sua voce roca e virile.
Non sapeva esattamente in che modo lo avrebbe guardato quando avrebbe varcato quella porta, ma sapeva esattamente cosa avrebbe pensato di quell’idea.
Afferrò la giacca di pelle e si recò in città, incurante di Kevin che cercava di fermarla.
In un quarto d’ora a piedi, giunse al centro, nella piazza principale.
Aveva preparato qualche curriculum da consegnare, ma prima voleva farsi un’idea generale delle mansioni che ricercavano.
Il centro era abbastanza grande, con i marciapiedi grigi e le strade nere, come se avessero appena steso il catrame fresco.
In quel paesino c’erano diverse catene di fast-food multinazionali e locali notturni.
Si avvicinò al primo locale che assomigliava particolarmente al McDonald’s. Entrò, facendosi spazio tra i tavoli e la coda,  chiedendo di parlare con il responsabile.
Aspettò per circa mezz’ora, quando entrò dalla porta principale e le si presentò.
La invitò nel suo ufficio e lei lo seguì.
Parlarono per circa dieci minuti, ma l’uomo calvo scosse la testa guardando il suo curriculum. –Troppa poca esperienza, mi dispiace.-
Ringraziò e uscì di corsa.
La medesima scena si mostrò praticamente in quasi tutti i fast-food, quando all’improvviso la sua attenzione venne richiamata da un cartello.
“Cercasi cantante”.
 
 
Sam aveva il coltello in mano, pronto ad attaccare qualsiasi cosa fosse successo. Erano in un covo di demoni, dovevano solo trovare Crowley e forse anche Castiel. Sperò con tutto il cuore che fosse al sicuro.
Si voltava da una parte all’altra, velocemente e fugacemente, sull’attenti. Suo fratello era dall’altra parte dell’edificio che consisteva in una villa a due piani.
Sentiva il cuore battergli nel petto. Dovevano fermare Crowley.
Aprì la porta di una stanza e rimase impietrito. Seta di raso rosse come il sangue, due corpi si stavano fondendo in maniera lussuriosa.
Il Re dell’Inferno stava sussurrando il nome di… Noemi?
Rimembrava quel nome, Castiel li aveva avvertiti. Il minore dei Winchester comprese immediatamente cosa stesse succedendo. Avevano sigillato un patto. Forse, a vedere la scena, più di uno.
Richiuse velocemente la porta di noce, nella maniera più silenziosa che conosceva. Non poteva combatterli da solo.
Percorse il corridoio e salì le scale di marmo. Non poteva più aspettare: doveva ricongiungersi con suo fratello.
Lo riconobbe, mentre si avvicinava lesto a lui, facendogli segno di spiegargli l’accaduto.
-Dobbiamo andarcene.-
-Perché?-
-Crowley si è alleato con qualcuno…-
-Lo sospettavamo, no?-
-Si è alleato… con nome!- sussurrò sconvolto.
Dean sgranò gli occhi. –Cosa tenti di… ma che… figlio di puttana! Ne sa una più del diav…- si stoppò, sconvolto.
-Come lo sai?-
-Si stanno dando alla pazza gioia in una delle stanze qui attorno.-
-Andiamo a vedere.-
-DEAN NO-
Lui si era già avvisato e a Sam non restava che ripercorrere la strada che lo aveva portato a ricongiungersi al fratello.
Gli indicò la seconda stanza a sinistra e lui aprì la maniglia. La scelta che gli ricomparve davanti agli occhi era la medesima.
Noemi si voltò di scatto e lo vide. Si coprì velocemente e guardò in maniera malevola il suo partner.
-Che c’è? Non li ho mica invitati io!- si giustificò immediatamente il Re dell’Inferno che sorrise, riconoscendo Dean.
-È un piacere rivederti, sai? Mi chiedevo quanto ci avresti messo a trovarmi.-
-Mi aspettavi?-  domandò sorpreso.
-Ammetto che mi sembravi più sveglio di questi tempi. Ah, l’amore confonde tutto. Eh?-
Il cacciatore sollevò un sopracciglio senza capire e Crowley scoppiò a ridere malignamente.
-Ma quanto è stupido, tuo fratello?- domandò, osservando Sam che sospirò, sollevando le spalle.
-Dovresti essere dalla mia parte!- esclamò sconvolto il ragazzo dai capelli biondo scuro.
Sam annuì, ma alzò le spalle. –Non posso negare l’evidenza, Dean.-
-MA CHE CAVOLO VI DICE IL CERVELLO!-
Noemi si teletrasportò lontano da lì e il Re imprecò, accusandoli di averla fatta scappare.
Gliel’avrebbe fatta pagare doppiamente.
-Prendete Dean e imprigionatelo. Ci serve vivo! Mi raccomando ragazzi… so che avete voglia di uccidere ma non lui. Uccidete il fratello, se volete!- mosse la mano, come se fosse una cosa da nulla.
I cacciatori si preparano a combattere, ma qualcuno afferrò da dietro Dean che fu abile a liberarsi, uccidendo un demone col coltello.
Scapparono fuori in pochi secondi dalla villa e saltarono sull’Impala, parcheggiata appena fuori dal cortile dell’abitazione.
-Corri Dean!-
Il fratello maggiore non se lo fece ripetere due volte e partì, sgasando.
Non rallentò fino a che non si sentì sicuro, mantenne la velocità di 80 km/h,  ma ormai erano quasi arrivati davanti all’hotel.
Parcheggiarono e Dean appoggiò la testa sul volante, riprendendo fiato.
Sam lo osservava, le spalle tese e  il sudore sulla fronte.
-Dean.-
Non rispose.
-Cercava te, lo sai?-
-Non mi stupisce.-
-Dean, forse non hai capito le parole di Crowley…-
-… No, mi sembrano stupidate. – aprì la portiera ed entrò nell’appartamento.
Il moro lo seguì. –Hai fame? Prendo qualcosa al bar di fronte.-
Lui annuì. Non era necessario che parlasse, sapeva già cosa voleva.
Si stese sul letto e si accorse che ormai la stanza era completamente in ombra. Aveva bisogno di riposare, se lo sentiva nelle ossa.
Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, sperando perlomeno.
Si rigirava su quelle coperte ruvide e poco accoglienti.
Non riusciva ad addormentarsi.
Si voltò e guardò il suo telefono appoggiato al comodino. Forse Elenie avrebbe voluto sapere come stavano.
Compose il numero e attese.
 
 
Elenie sentì il cellulare vibrare nella borsa. Era buio ormai e doveva essere Kevin, preoccupato: era rimasta fuori tutto il giorno. Almeno aveva trovato lavoro. Un lavoro che nemmeno Kevin avrebbe approvato.
Non aveva alternative.
Prese il telefono e lesse il nome. Perse un battito. Lui non aveva mai usato il suo numero, aveva sempre usato quello di Sam.
Rispose, mentre le tremavano le mani e un po’ la voce.
-Elenie. Ci sei?-
-Sì. È successo qualcosa? State bene?- domandò, mentre l’affanno per l’aumento del passo cominciava a farsi sentire.
-Nono, stiamo bene… tu? Stai correndo? Sei uscita di casa?-
-Ehm… sì. Devo dirti una cosa… però non è importante. Quindi preferirei ascoltare la tua giornata.-
-Abbiamo visto Crowley oggi, ma stiamo bene.-
-Stai mentendo, Dean?- domandò, cercando di essere più delicata possibile.
-Abbiamo ucciso qualche demone, niente di assurdo.-
-D’accordo, come preferisci. Tornate presto?-
-Domani ci mettiamo in viaggio. –
-Magari vi faccio trovare qualcosa di pronto…-
-Sarebbe una cosa buona e giusta.-
Lei rise e sembrava non smettere. –Hai appena citato la genesi!-
Dean si stropicciò gli occhi. –Devo essere impazzito. È colpa tua.-
Oh sì. Doveva essere tutta colpa sua se non riusciva più a dormire se non l’aveva sentita, rassicurata, avvertita.
Dannata oracolo.
-Mia? Cosa avrei fatto stavolta?-
Lui non rispose. –Quindi hai alzato il culo dal tappeto oggi, eh… attenta a non farti male.-
-Spiritoso. Oggi sono andata a fare un giro in città e…-
-COSA? ELENIE COSA HAI FATTO?-
Si maledì, cercando di rimediare, di giustificarsi, ma lui non sembrava voler sentire ragioni. –Poteva succederti qualsiasi cosa, Elenie. Non hai scusanti.-
-Lo so, io…-
-Niente “ma”. Non ci riprovare. Finché non torniamo noi, non ti azzardare a mettere il naso fuori di casa. Sei arrivata, adesso?-
-Io… sto entrando ora.- sussurrò.
-Ecco, entra e resta con Kevin. Domani torniamo noi con le provviste. Come sta Kevin?-
Non appena entrò nel bunker, una sedia produsse un rumore stridulo e la voce soave del profeta si poté avvertire anche a 50 km di distanza.
Il ragazzo stava sbraitando sull’orario, sulla preoccupazione e qualcosa che nessuno riusciva a capire.
-Ha ragione, lo sai? Certo che lo sai…-
-Dovete smetterla tutte e due, lo sapete?- esclamò inviperita.
-No. Sei stata stupida. Non dovevi uscire da sola e non dovevi lasciare Kevin da solo! Se fosse arrivato qualcuno? No, Elenie hai sbagliato di grosso.- intervenne Dean, dopo aver aspettato che il Profeta prendesse fiato.
Elenie abbassò lo sguardo, imbarazzata. Non credeva di fare così tanti danni, ma ormai quella casa era diventata troppo piccola, aveva bisogno di aria.
E ora che era tornata? Le sembrava troppo vuota, le era mancata.
-Tornate presto, qui è difficile.- sussurrò.
Kevin le diede un bacio sulla guancia, mentre appoggiava la piccola spesa che era riuscita a fare.
Le diede la buonanotte e richiuse la porta.
La ragazza si chiuse in camera e si stese sul letto.
-Volevo solo aiutare.-
-Così non ci aiuti, ci fai preoccupare e…-
-Preoccupare? Ti sei preoccupato per me?-
“Non sai nemmeno quanto”, pensò Dean.
-Il giusto. Sia per te che per Kevin.-
-Domani appena tornate andiamo assieme in centro, d’accordo?-
-Appena torniamo? No, Elenie dai…-
-Per favore.-
 
Sapeva bene come convincerlo. Dannata ragazza.
 
Dean sbadigliò.
-Vai a dormire. Ci vediamo domani. –
-Buonanotte Elenie.-
-Notte Dean. Salutami Sam.-
Appoggiò il telefono sul comodino di legno e si addormentò in pochi attimi.
La voce di Elenie la poteva udire ancora nella sua testa. Lo stava cullando al sonno.
I suoi sogni erano sempre stati tormentati, ma da qualche tempo era riuscito a calmare gli incubi. Almeno per dormire quelle doverose otto ore.
Non sapeva la motivazione e non gli interessava neppure scoprirlo, ma sapeva che a Sam non doveva essergli sfuggito che le sue occhiaie erano pressoché scomparse.
Qualcuno stava bussando.
Qualcuno stava bussando di nuovo.
Dean Winchester aprì gli occhi e vide che il sole era ormai alto nel cielo. Sullo schermo del suo telefono lameggiavano le nove del mattino. Era ora di prepararsi.
Qualcuno stava bussando e non aveva intenzione di smettere.
-Arrivo, cavolo è prestissimo!- volse lo sguardo e si accorse che Sam non c’era –Sam potevi prendere le chiavi e…- mentre apriva la porta, il fratello lo guardava con aria preoccupata.
-Ho incontrato qualcuno mentre passavo a prendere il caffè…- si spostò e dietro comparve una figura che ben conosceva.
Capelli neri lunghi, bel viso. Occhi materni e occhi da donna.
-Lisa.- sussurrò.
-Ciao Dean. Ho visto tuo fratello e ho pensato di darti un saluto…-
-Cosa… cosa ci fai qui?-
-Ci siamo trasferiti il mese scorso con Jack, il mio compagno e…-
Annuì. –Come stai?-
Sam rientrò, lasciandoli soli appena fuori dalla porta.
-Sto bene. Non mi aspettavo sai che…-
-Fossi ancora vivo?-
Sospirò. –Questo lavoro non è sicuro e avresti potuto… ma sono contenta che non sia accaduto. Sono felice di rivederti. Tanto.-
-A cosa pensi?-
-Mi fa piacere averti rivista. Ben come sta?-
Lei sorrise, dolcemente. –Sta bene. Lui è con Jack adesso. Stanno ancora dormendo.-
-Chissà quanto è cresciuto…-
Annuì, mettendosi i capelli nero corvino dietro l’orecchio. –Molto. Mi ha chiesto di te qualche volta. Gli sei mancato.-
Le sfiorò la mano e lei gliela strinse. –Sei mancato anche a me.-
Dean deglutì, ma il suo sguardo rimase imperturbabile.
-Sei con… stia con qualcosa adesso?-
Boccheggiò, senza riuscire a rispondere.
Ma la risposta arrivò da una voce che lo avrebbe ridestato da qualunque sonno.
-Dean, dobbiamo andare!- esclamò Sam, mentre caricava la macchina.
Gli fece un cenno, dicendogli che salutava e sarebbero partiti.
Osservò ancora quella donna che aveva amato così tanto.
-Ti ricordi cosa mi hai detto l’ultima volta che ci siamo visti?-
Il ragazzo dagli occhi verdi sospirò. –Lisa…-
-Rispondimi, per favore.-
Ispirò. –Ti ho detto che sapevo di poter essere felice con te e Ben, che avrei potuto avere una vita normale…-
Sorrise e lo abbracciò. Lui si ritrovò a ricambiare, odorando quel profumo che aveva ben conosciuto.
Si accorse che però, era diverso dal profumo che avrebbe voluto sentire.
Era diverso da tanti profumi, odori che aveva conosciuto negli ultimi mesi.
L’allontanò e lei lo guardò negli occhi. Si avvicinò cautamente e gli posò un bacio sulla guancia.
Lei era stata la sua ancora per tanto tempo, sapeva cose di lui che non era riuscito a raccontare a nessun altro… ma ora sentiva che non era quello ciò che realmente voleva.
Gli mancava Ben, certo, e gli sarebbe sempre mancato, ma non voleva una vita con Lisa. Non più. Aveva superato quel momento, quell’amore che per una volta sembrava essere “normale”.
Aveva rovinato tutto anche quella volta.
Ripensò ad Elenie, alla sua voce, al suo carattere, al suo sorriso e ai suoi baci.
Non poteva, non doveva rovinare la vita ad un’altra persona.
Si staccò da Lisa e le sorrise. –Salutami Ben e sii felice.-
-Dean… c’è un’altra, vero?-
-Non credo di doverti rispondere…-
Abbassò lo sguardo e lo rialzò, fieramente. –Ti sei innamorato.-
-Cosa? No, Lisa davvero non sai…-
-Te lo leggo negli occhi. –
-E cosa leggi?- domandò, curioso.
-Paura.-
Scosse la testa, sgranando gli occhi. Erano stupidate, solo sciocchezze secondo lui.
Paura? No, lui doveva proteggerla. Non era paura, era saggezza in quel caso.
Lisa ridacchiò. –Non rovinare tutto per questo Dean, sai come rendere felice una donna.-
I suoi occhi verdi brillarono e sorrise. –Grazie Lisa, ma non sai nulla. Devo partire.-
-Spero di rivederti un giorno.-
La salutò con la mano ed entrò in macchina, dove lo aspettava Sam.
-Allora?-
-Cosa?-
-Partiamo, oppure no?-
Annuì. –Siamo anche in ritardo. –
-Ritardo?-
Mise in moto e tornò sulla superstrada. Era tutta dritta, salvo qualche curva, quindi non era poi così difficile. –Ieri ho sentito Elenie e…- cercava di non guardarlo in faccia.
Sam ricercò subito il suo sguardo. –L’hai chiamata!-
-Sì, allora? Le ho detto che tornavamo oggi.-
-Perché l’hai chiamata? Dean? Non accetto bugie.-
Una risposta non ce l’aveva. Non sapeva perché non riuscisse a dormire senza averla sentita. Optò per la frase che gli veniva più in mente.
-Non riuscivo a dormire.-
Sam lo guardò senza capire. –Eri preoccupato per lei?-
Gli raccontò che era uscita, lasciando solo Kevin e che era tornata decisamente tardi. Al buio, oltretutto.
Il ragazzo dagli occhi castani sorrise e ridacchiò, abbassando lo sguardo, come era solito fare quando gli sembrava ovvia qualcosa.
-Se ne è accorta anche Lisa, eh?-
Dean lo osservò per qualche istante e si fermò a ridosso della strada. –So cosa stai pensando Sam e so cosa sta pensando Lisa. Ma…-
-Ma cosa, Dean? Mi sembra che lei ti abbia fatto capire in ogni modo che vorrebbe… avere qualcosa di più da te, no? Qual è il problema?-
-Sono io, Sam. Sono io. Perché io rovino sempre tutto.-
   
 
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