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Autore: martyvax    29/09/2015    3 recensioni
Se Sesshomaru avesse provato dei sentimenti per una demone straniera e per troppo orgoglio l'avesse ferita e allontanata il giorno in cui è nato Inuyasha?
Lei si batterà per proteggere il piccolo ancora in fasce fino a creare con lui un forte legame, crescendolo.
Richiamata dal suo clan sarà costretta a lasciarlo da solo, ormai adulto.
Nel momento del ritorno in Giappone riuscirà Sesshomaru a riconquistare la sua fiducia e farla innamorare di sé?
Cap 3:
«Tutto ciò che vuoi, ma non morire!» Si guardava freneticamente attorno, con le lacrime che le rigavano ampiamente il viso. Aveva perso l'uomo più vicino a un padre che avesse mai avuto e ora anche lei, Izayoi, la sua unica amica.[...]
«Proteggi il mio bambino, sì forte. Dovete... vivere!»
Cap. 32:
«Mi pare evidente. Quei due testoni sono fatti per stare insieme, hanno già praticamente una figlia insieme. Per non parlare del fatto che nessuno desidera una Principessa dell’Ovest diversa da Kuria. Con il pessimo gusto che ha chissà che scelte potrebbe fare quella lastra di ghiaccio.»
Eventi dalla 4° stagione in poi, buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru, Signora Madre | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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A volte bisogna partire

Non ci poteva credere!  Doveva essere uno scherzo di sicuro, quello che credevano un accanito ladro di rotoli e altri oggetti importanti, di un enorme valore, non era altro che un inutile demone di bassa lega.

Shippo applicò tutte le lezioni sul potenziamento del fiuto, Kuria ne fu felice. Poteva finire molto male quella faccenda, ma per fortuna il giovane volpino aveva combattuto contro un demone essenzialmente innocuo.

“Alla fine è andato tutto nel migliore dei modi!” pensava strofinandosi la fronte con il dorso della mano.

Le tracce di Naraku a seguito alla sconfitta dei Sette si erano rarefatte. Quell'essere viscido quanto avrebbe atteso prima di attaccare? Sia Kuria sia Inuyasha davano segni evidenti di fastidio per tale contrattempo, per loro i codardi erano intollerabili, la donna demone in particolare tendeva a istinti violenti verso i vili di cuore.

«Non ci sono più villaggi, per questa sera dovremo accamparci.» annunciò Miroku nel corso della loro marcia nel folto del bosco.

«Allora propongo un bagno rilassante. Ovviamente sto parlando di me, Sango e Kagome, voi due no. Monaco non spiare, non penso tu voglia incorrere  nelle ire di... ehm dei miei elementi.»

Inuyasha girò di scatto la testa, era una sua vaga impressione o Kuria stava per dire: nelle ire di Sesshomaru. Spalancò gli occhi e smise di respirare. Sapeva che un legame più forte di quello dell'odio univa sua sorella adottiva verso suo fratello biologico, ma pensava fosse l'ebbrezza della sfida e quindi mancanza di un compagno da battere. Non immaginava si trattasse d'amore! Inarcò un sopracciglio, davvero non se lo aspettava? Forse a essere sinceri se l’aspettava eccome!

Quando ancora era un cucciolo sua sorella gli narrava molte storie, su suo padre principalmente, sul palazzo dove era stata costretta ad abitare, su Sesshomaru. Lo metteva in guardia da lui, lo descriveva in modo minuzioso e preciso, calcava il racconto aggiungendo che era sprezzante con lei, incline ad alzare le mani per picchiare se si sentiva oltraggiato e che si odiavano. Poi, però, quando lei pensava si fosse addormentato o non la vedesse, sospirava e diventava triste.

Quindi calata la sera, mentre i ragazzi si occupavano del pasto, loro tre s'incamminarono con calma in direzione di una fonte d'acqua in cui lavarsi e togliere lo sporco del viaggio.

«Kagome il Giappone è uno regno chiuso di questi tempi, quindi com'è l'era moderna?» Cominciò Kuria curiosa.

«Devi sapere che adesso noi siamo alla fine dell'era Sengoku, ma fra quasi duecento anni gli americani, l'America è stata colonizzata dagli Inglesi lo sai, no? Ci costringeranno all'apertura. L'imperatore Meij cercò, anzi sarebbero meglio dire ‘cercherà’, quindi di farci diventare una nazione potente al pari con le altre. Se così non fosse gli altri paesi ci schiacceranno con le loro tecnologie moderne.»

«Per un secondo ho pensato che tu stessi parlando dei pellerossa, mi sembrava improbabile che fossero diventati così forti, anche se tutto è possibile nel futuro.»

Tuttavia prima che potessero giungere al fiume un uomo anziano e spaventato a morte corse nella loro direzione.

«Vi prego non uccidetemi!» disse inginocchiandosi a terra, con il viso fra le mani. Le tre si fissarono stupite.

«Bene Kagome, sei tu la sacerdotessa.» Sango annui fissando la più piccola del gruppo.

«Non ne ho proprio l'aspetto.» Balbettò la giovane donna, leggermente in preda al panico per la situazione improvvisa.

«Ma lo sei!» continuò Kuria.

«Kuria tu hai un aspetto umano, di solito ci sai fare...»

«Va bene, va bene.»

Finì che fu la donna demone a tentare di comprendere il problema. Mai fatta prima un’azione simile, rassicurare un umano! Esclusa Izayoi e le sue nuove amiche non amava molto quella razza.

«Un villaggio di donne demone? - chiese stupito Inuyasha. - Non ho sentito odori strani e tu Kuria non mi hai avvertito!»

«Ti avrei avvertito se l'avessi captato ma questo non è successo. Pensi sia il caso di controllare?»

«Propongo di andare a vedere, vi ha detto se fossero carine?» Miroku non si astenne dalle solite battute ormai più volte collaudate e Sango lo fulminò con lo sguardo.

«Feh! Secondo me è una perdita di tempo! A meno che non ci intralcino non ne voglio sapere di questa storia. Aspetta Kuria mi hai dato libera scelta?» Notò stupito.

«Non gongolare troppo, riconosco solo che sei cresciuto, fine.» Fu molto dura nel suo breve discorso, come se all'improvviso di fosse sentita degradata a un rango inferiore. Già di norma sentirsi dominata da qualcuno, inclusa sua madre, le dava un senso di nervosismo, se poi si trattava di Inuyasha, il suo piccolo dolce cucciolo, la situazione peggiorava.

“Se fosse stato un demone completo forse la sua forza supererebbe quella di Sesshomaru e non esclusivamente dal punto fisico.”

Nel loro cammino alla ricerca delle famigerate Oni scortica umani incontrarono un giovane, cercava un villaggio di sole donne perché aveva perso la sua amata.

“Un villaggio di sole donne, niente male!” pensò sarcastica Kuria. Tra femmine, escluse Izayoi, Kagome e Sango, s’era sempre trovata a disagio. Lei non sembrava realmente una ragazza, dentro di sé batteva il cuore di un guerriero e ciò la distanziava dalle altre. Loro ridacchiavano e lei rimaneva seria, loro si truccavano e lei indossava un’armatura pesante, loro si mettevano forcine nei capelli e allacciavano ai polsi i ventagli, lei li raccoglieva in una coda scomposta e saldava per bene le spade al fianco. Due mondi totalmente opposti, un po’ la colpa stava dalla parte di Kuria, che da bambina si era intestardita per diventare forte e diversa dalla stragrande maggioranza delle sue sorelle. Le sue ambizioni vennero caldeggiate da tutta la popolazione e, senza ripensamenti, la sua vita parve tracciata a priori e fu Inu no Taisho a spezzare il fragile equilibrio.

Doveva ammettere, però, che sua madre sulla sua istruzione fu molto irremovibile. Poteva diventare una guerriera, ma questo non la esonerava dal conoscere le loro danze, la musica e le arti in generale.

“Chissà se Sesshomaru sapendo che sono scomparsa proverebbe a cercarmi… ma cosa vado pensando? Sarebbe una vera maledizione, io non lo voglio.” Evitò di scuotere la testa per levarsi quel pensiero dalla mente sarebbe solo risultata matta, il colmo!

Così dalla tristezza i sentimenti evolsero, passando per la rassegnazione verso l’autoconvinzione. Sforzi vani, visto che il cuore non si arrendeva a certe imposizioni del cervello, Kuria avrebbe fatto prima a rassegnarsi: il suo organo vitale batteva per un personaggio becero, maschilista e spesso senza scrupoli.

Fatti sempre più incredibili si susseguirono a quelle scoperte, trovarono il fantomatico villaggio e lì si fermarono, con grande disappunto sia di Sango, sia di Kuria e, ovviamente, di Inuyasha. Il monaco manico non riuscì proprio a trattenersi e dimostrò, per l’ennesima volta, quanto poco fosse distaccato dai beni materiali, scatenando l’ira della cacciatrice di Demoni. Da quel momento in poi la situazione fu tutta in discesa, la suddetta ragazza che spariva, le donne del villaggio in preda a un mostro e infine Sango stessa comandata dal demone salamandra! 

Quella compagnia non trovava mai un attimo di pace, ciò poteva dimostrarsi stressante e allo stesso tempo stimolante.

Kuria non riuscì a fare nulla di speciale, in quanto bloccata da quelle femmine umane. Non intendeva ucciderle, non era colpa loro se l’ingenuità le aveva condotte in una brutta situazione.

“Perdere in guerra mariti, fratelli, padri e anche i figli, dev’essere terribile vedere il proprio mondo crollare senza il minimo avviso. Improvvisamente sei sola e nessuno ti protegge, sono lieta, alla fine, di aver scelto una strada diversa rispetto a quella del mio sesso. È vero forse sto frignando perché non potrò mai essere qualcosa di più che un’ottima guerriera per Sesshomaru, ma me la so cavare da sola, vivo senza appoggi, sono una donna indipendente e ne vado fiera.”

Per fortuna in combattimento Miroku si rese utile, dando loro il modo per disincantare quelle ragazze dal tranello del demone. Il peggio ebbe inizio con il ritorno di Sango dall’acqua, intossicata dallo stesso uovo maledetto. L’odore di sangue del monaco si sentiva a grande distanza, brutto segno. La sterminatrice gli aveva squarciato metà guancia e un braccio, nel caso in cui il conflitto non si fosse risolto in fretta Miroku sarebbe sicuramente morto!

“Se non gli rimangono i segni a deturpargli il volto sarà veramente fortunato!” pensò fra se e se Kuria.

Per grazia degli spiriti il suddetto uomo era di ottima costituzione e rivaleggiava quasi alla pari con la sterminatrice di demoni, quindi la situazione si evolvette nel giusto verso. Sango ne uscì incolume e Miroku se la sarebbe cavata con le miracolose medicine di Kagome.

Il giorno seguente abbandonarono il villaggio, avendo compiuto il loro dovere e alla prima tappa giunse la tanto sospirata dichiarazione d’amore da parte del monaco.

«Che razza di dichiarazione d’amore è: ‘vuoi dare alla luce gli eredi della mia stirpe’? Voi uomini giapponesi non riuscite proprio a dire parole d’amore, non è difficile.» commentò caustica Kuria, Kagome sospirò, c’era più o meno lo stesso problema anche nella sua di epoca.

«Perché i vostri ci riescono?» Domandò la giapponese, con l’aria di un’anima in pena.

«Mio cugino di quarto grado mi ha baciato, dopo avermi fatto una lunghissima dichiarazione.» Ammise senza vergogna Kuria, infondo non erano mica un regno molto grosso e nelle famiglie reali era quasi tradizione che ci si fidanzasse con il proprio sangue.

«Stai scherzando spero!» ribatté Kagome, leggermente schifata.

«Beh – passò una mano fra i capelli sopra la nuca. – non è realmente mio cugino. È il cugino di quarto grado delle mie sorelle maggiori, ma sta di fatto che fu abbastanza sicuro di sé da superare la paura dei miei scatti irosi e baciarmi. Ora, non dico che debbano essere tutti in preda agli ormoni, anzi Miroku gli dà anche troppo ascolto, ma una dichiarazione talmente ambigua non l’avevo mai sentita. Avrebbe potuto dirle… che vivere senza di lei gli era impossibile o che potrebbe perdersi nei suoi occhi.»

«Ah! Queste sdolcinerie non te le avrà dette mio fratello?» chiese sarcastico Inuyasha. Kuria lo guardò talmente male che il poveretto fu costretto a nascondersi dietro un albero.

«Cerca di capire bene: io e tuo fratello – faccia schifata – siamo stati ‘insieme’ per volere di tuo padre, capito? Lui non si è nemmeno dovuto applicare per conquistarmi, vuoi che venisse a farmi le dichiarazioni d’amore?» Per un po’ calò il silenzio, agghiacciante e inquieto. Inuyasha si sentì in colpa, Kuria soffriva già abbastanza.

«Era troppo occupato a dichiararselo da solo mentre si pettinava i capelli.» Sdrammatizzò scoppiando a ridere come una matta, adorava prendere in giro Sesshomaru. All’inizio lo trovava ridicolo ed effeminato, forte certo, ma per nascita. Lei si doveva impegnare ogni singolo giorno per diventare più potente nel periodo in cui si erano conosciuti. Anche se attualmente si stava indebolendo di giorno in giorno, perdendo la sua formazione e il cipiglio battagliero che l’aveva contraddistinta nei suoi primi anni di servizio.

La sera calò e ricoprì il cielo di un manto di stelle argentee, pareva una brillante trapunta di diamanti e ogni tanto Kuria notava lo sguardo affascinato della giovane sacerdotessa. Quando rimasero da sole i commenti riguardanti la neo coppia poterono riprendere, questa volta con l’interessata al centro della discussione.

«Ci proverà ancora con altre donne in sintesi?» Domandò Kagome quando furono appartate, scocciata dalla situazione.

«Ci proverà, ma adesso sono giustificata e posso lanciargli contro Hirakostu.» Rispose la sterminatrice con aria determinata, serrando forte un pugno per aria.

«Oppure puoi ripagarlo con la stessa moneta.» Kuria si osservò con interesse le unghie allucinogene.

«Ovvero?» domandarono in coro Kagome e Sango.

«Fai la carina con gli uomini giovani, qualche piccolo samurai o figlio di capo villaggio, ma anche contadini che si dimostrano gentili nei tuoi confronti. È la tecnica della gelosia, occhio per occhio, dente per dente o Regola dell'indifferenza, chiamala come vuoi, tanto la sostanza non cambia.»

«Non so Kuria, mi paiono azioni troppo avventate.»

«Donne!» commentò scuotendo il capo la guerriera.

«Ehi, guarda che lo sei anche tu.» esclamò Kagome ridendo.

«Sono una guerriera occidentale, il che è molto diverso. Ho votato la mia vita al combattimento e non alle beghe amorose. Se non fosse stato per Inu no Taisho non mi sarei mai mossa dai miie monti, ci stavo bene là.»

Ammetterlo non sembrò difficile visto da fuori, ma l’animo di Kuria rappresentava un sofferto dualismo, tra nostalgia della propria patria e voglia di restare con gli amici.

«Piuttosto, hai deciso se partirai?» Sango tentò subito di spostare l’attenzione, soffriva dello stesso problema, solo che non aveva una villaggio ad attenderla.

«Fra qualche giorno, finisco di spiegare degli attacchi base a Shippo. Il suo fiuto è nettamente migliorato e le sue intuizioni si dimostrano veloci, è proprio una volpe! Dovrei quindi partire tra poco.»

«Non andrai via in sordina, vero? Inuyasha ci rimarrebbe molto male e anch’io.» confessò Kagome, preoccupata che l’amica un giorno sparisse senza lasciare tracce.

«Ovviamente vi saluterò il giorno della mia partenza, non ho intenzione di farvi prendere una sincope!»

Sperava davvero che se la cavassero mentre lei faceva quell’allenamento di vitale importanza. Stare in un gruppo, in cui le decisioni venivano prese democraticamente, le toglieva quella condizione mentale di combattimento animalesco, tutta quella speculazione non l'era congeniale. Si rendeva conto che non poteva continuare a combattere in maniera brutale per il resto della sua esistenza, sapeva di avere un grande potenziale, bisognava solo raffinarlo.

“A quel punto forse riuscirò a tenere testa pure a un demone come Sesshomaru!” I suoi occhi si socchiusero creando una linea sottile, era stufa di sentirsi maltrattata. Il suo cuore accelerò i battiti, come se si preparasse alla battaglia.

Nel loro pellegrinare continuo ed incessante, alla ricerca di quei maledetti frammenti, oltrepassarono un convento di suore.

«Qualche traccia del cristianesimo è arrivata in Giappone!» esclamò Kuria passando davanti al luogo sacro. Nonostante Kagome desiderasse fermarsi Inuyasha tirò dritto senza darle il minimo ascolto, una perdita di tempo secondo lui.

Pochi secondi dopo il convento, se si poteva definire in quel modo una capanna di paglia, era in fiamme e un’aura simile a quella di Naraku pervadeva lo spazio in lungo e in largo.

“Cos’è questa storia? Perché dovrebbe trattarsi di Naraku?” si chiese la giovane fissando le fiamme.

Vide gli altri precipitarsi verso il luogo dell’incidente con Inuyasha riluttante alle loro spalle, Kuria non li seguì, non subito.

«Che fai sorellina, non vieni?» chiese il mezzo demone. Aveva uno strano sguardo assorto la sua sorellastra.

«No, Inuyasha. Presto vi raggiungerò, promesso.»

“Sarà, ma di solito quando fa certe affermazioni scompare nel nulla per settimane. Credo non abbia ben chiaro il concetto di ‘torno subito’.” Pensò l’altro, preoccupato.

Appena suo fratello sparì dall’orizzonte Kuria si posò una mano sul cuore.

«Ho avvertito una profonda disperazione, talmente simile alla mia duecento anni fa. Quale sensazione spiacevole. – osservò il cielo, l’aura maligna era sparita. – forse ci metterò un po’ a tornare, Inuyasha.» parole sussurrate al vento. Lasciandosi trasportare dal suo istinto demoniaco camminò in direzione opposta a quella presa dai compagni.

«Dov’è Kuria?» domandò Sango.

«Feh! Ha detto che ci raggiungerà presto.»

«Non sarai mica preoccupato, eh Inuyasha?» chiese scherzoso Miroku.

«Per chi mi hai preso bonzo deviato e poi Kuria è un ottima combattente, sa badare a se stessa.»

“Sì, è preoccupato.” Pensò Kagome guardando i suoi atteggiamenti fintamente non curanti. Ogni volta che la sorella spariva diventava intrattabile e le dispiaceva molto, non solo perché soffriva di nostalgia e viveva nella costante paura che le accadesse qualcosa, ma anche perché, con tutti i problemi che affrontavano nel loro viaggio, Kuria era sicuramente una costante rassicurante nel gruppo. Una stella da seguire.

L’interessata invece avvertiva un pizzico al cuore, non di quelli pericolosi, di riflesso si portò una mano sul ventre, resasi conto del gesto smise subito. Qualcosa di misterioso si avvicinava alla sua piccola Rin e non poteva permettere che un nuovo pericolo la sfiorasse, ne andava della vita di entrambe.

“Speriamo che non le capiti niente mentre sarò via, ma infondo Sesshomaru sa quindi… e poi vuole troppo bene a quella bambina per lasciarla incustodita.”

Volava al di sopra delle nubi a una velocità moderata, in realtà il suo scopo principale era pensare al dolore avvertito in precedenza. Un misto di preoccupazione, tristezza e amarezza, qualsiasi essere vivente poteva provare questo insieme, lei stessa ne saggiava più volte il sapore, ma la stranezza era solo in quell’onda d’urto.

“Un umano non ha tutta questa forza, che cosa sarà successo? Prima dell’esplosione la gente si stava radunando per una povera monaca, una giovane donna ancora nel pieno della sua bellezza morta a causa di una malattia… oppure è meglio dire a causa di un incendio?” Inarcò di nuovo un sopracciglio virando la traiettoria in su. Un pensiero le sorse spontaneo.

«Non c’erano le basi per un incendio! Insomma si tratta di qualcosa che può avvenire ovunque ma, escluso il caso in cui qualcuno non abbia voluto appiccarlo, questo non poteva crearsi. Non ne ho sentito l’odore e i volti della gente apparivano troppo disperati per dilettarsi in stupide scene razziste o piromane.» Parlare con il vuoto nel bel mezzo del cielo per Kuria non era da spostati di mente. Più volte le capitava di ideare piani mentre volava e non potendone discutere con nessuno sentire i propri ragionamenti a voce alta l’aiutava a comprendere gli errori che potevano derivarne.

«Inoltre, in coincidenza, è subito subentrato un odore non dissimile a quello di Naraku. – lasciò correre diversi secondi. – Certo, simile ma non uguale e il nostro nemico da cosa è fatto? Insomma a meno che non fosse una sua emanazione, e non è da escludere, solo un agglomerato di demoni può… Oh diavolo! Si è appena creato un altro spirito maligno, solo un umano con tali sentimenti si lascerebbe mangiare senza opporre resistenza. Devo controllare come sta Rin, ora quella stretta assume un valore del tutto diverso!»

In una frazione di secondo scese in picchiata, se avesse seguito l’odore di Sesshomaru avrebbe trovato anche Rin, in quel momento non stava male quindi non avvertiva un fortissimo contatto con il corpo della bambina. Contraddizioni del dono probabilmente.

Giunse in un luogo brullo, scuro, simile a una conca di terra, c’erano ben cinque odori diversi.

“Infatti uno è di quell’essere! Sesshomaru lo avrà seguito? Le impronte non vanno tutte nella stessa direzione. – osservò meglio i calchi del terreno. – sembrano molto femminili quelle opposte a Sesshomaru e di piedi adulti. – sbuffò incrociando le braccia al petto. – Ma qui gli uomini non sono molto mascolini.” Scosse anche il capo e infine tornò seria.

«Ho deciso!» quindi s’incamminò, o meglio volò, in direzione di Rin, doveva assolutamente fare in fretta perché Yoso pulsava al suo fianco ed era la prima volta da quando il grande generale l’aveva fatta giungere a lei.

Volò più velocemente di quanto in realtà le sue forze le consentissero e subito captò l’odore di Rin, l’avrebbe riconosciuto fra mille, una fragranza di fiori e quando fu distante solo qualche metro ne udì perfino il canto.

«Rin!» esclamò, si arrestò bruscamente davanti alla bimba, rimanendo pur sempre in volo.

«Signorina Kuria! Che bello, giochiamo insieme?»

«Magari più tardi tesoro, dimmi dov’è Sesshomaru? Qui non lo vedo.» Si guardò attorno ansiosa, ma di lui nessuna traccia, Jacken sospirava e Ah Un non faceva nulla di particolarmente rilevante.

«È andato per di là.» Le indicò con il braccio la via.

«Grazie Rin, stai attenta e non ti allontanare da Jacken!» riprendendo nella sua corsa sollevò un gran polverone, stimolando le lamentele del rospetto.

“Yoso perché stai vibrando? Più vado avanti più mi pare che tu impazzisca.”

Comprese tutto solo quando Sesshomaru fu lontano da lei di una decina di metri. Vide una donna, il suo ex futuro sposo, suo fratello e Kagome.

“Infatti era come pensavo, una donna!” il suo udito di demone le permetteva di sentire ogni parola. Quella piccola sgual… doveva calmarsi, quell’agglomerato di spettri possedeva Tessaiga e con il suo uccellaccio stava tentando di aiutare Sesshomaru nell’intento di uccidere Inuyasha.

Sbatté al massimo le sue ali e riuscì miracolosamente a mettersi davanti alla stupida ladra, mollandole un pugno in pieno volto, il demone uccello, su cui ella volava, fu disintegrato dal veleno di Sesshomaru.

«Non mi sono mai piaciuti i codardi! Molla Tessaiga!» ringhiò mentre quella si rialzava.

«Questa appartiene al Nobile Sesshomaru!»

Sentì distintamente il sangue andarle alla testa e la bocca incurvarsi per ringhiare al meglio.

«Vuol dire che te la strapperò dalle mani con la forza!»

«Provaci se ci riesci, non sei nemmeno un unico demone.» la schernì ridacchiando malefica, Kuria non batté ciglio, anzi forse sorrise pure lei.

«Cencio parla male di straccio!» commentò malignamente, ma non fu compresa.

«Tz piantatela! – la voce gelida di Sesshomaru non fece sobbalzare tanto l’occidentale quanto l’altra demone. – volevi esaudire il mio più grande desiderio e pensavi fosse questo? Se avessi intenzione di sconfiggere Inuyasha non avrei il bisogno di una come te.» Dette quelle parole sparì nella sua bolla di luce e, mentre la ragazzina si disperava come una adolescente al primo rifiuto, Kuria decise di riportare l’attenzione su se stessa.

«Per tua informazione stupido agglomerato di demoni IO sono molto meglio di tanti altri! – la colpì con un calcio al ventre e afferrò Tessaiga ma, sfortunatamente, il fodero la respinse e fu costretta ad allontanarsi a mani vuote. – Inuyasha, ora!»

Il suo adorato fratellino tentò invano di colpirla, ma quell’arpia aveva un oggetto magico con sé e pareva lo volesse pietrificare attraverso una collana spirituale.

“Se non faccio qualcosa in fretta verrà pietrificato, ma pur sacrificandomi, farmi cristallizzare al posto suo non servirebbe!” Kagome distrusse con tempismo l’oggetto incriminato, con riconoscenza da parte della demone.

«Ottimo lavoro Kagome!»

La ladra di spade con un insano amore per il Principe dei Demoni sparì e anche Kuria, senza dire niente, scomparve per quella che si prospettava una battuta di caccia. Gli avvenimenti la stavano davvero turbando molto, pretendeva un chiarimento!

“Sesshomaru la conoscevi e lei ti ama, non vorrei provare ciò che sto provando! Giuro che se scopro che mi hai rotto le scatole per anni essendo innamorato di un’altra ti ammazzo nella maniera più dolorosa possibile.” Strinse i pugni e s’infiltrò cautamente nella foresta, in un piccolo spiazzo c’erano le due figure che cercava.

Le davano entrambi le spalle e la giovane narrava di come si fossero conosciuti, lei umana, figlia di Samurai, lui demone, bello, bisognoso di cure perché ferito dallo schifoso – a Kuria quasi implose una vena in quell’istante – fratello mezzo demone. Non poté osservare il viso della nemica in amore, se poteva definirla in tale modo, fin quando non si sedette alle radici di un grande albero, protagonista silenzioso di tutti gli avvenimenti.

“Brutta stupida il braccio Inuyasha ha fatto più che bene a segarglielo! Lo deturpa in bellezza e magari lo rende anche più debole ma se l’è cercata! E poi, guarda caso, ci sono sempre degli alberi importanti come sfondi di queste storie.”

Tuttavia s’intenerì ascoltando quella storia, capiva i suoi sentimenti e non la biasimava se il cuore la portava ad amarlo, lei faceva la stessa identica azione ogni singola volta che lo vedeva.

“Non sono docile come lei, ma infondo so quanto possa essere subdolo, rompiscatole, cattivo, maschilista e… forse è meglio che mi fermi qui. Eh ragazza mia credo che l’avresti picchiato pure tu o forse ti saresti messa a frignare, una delle due opzioni.”

Alla fine del racconto ebbe la risposta che tanto stava cercando, la suora in fin di vita era l’agglomerato di demoni.

“Si è fatta mangiare l’anima per realizzare il più grande desiderio di Sesshomaru pensando fosse Tessaiga. Mi duole ammetterlo ma se quel ghiacciolo ambulante volesse la zanna di suo padre non ci metterebbe molto a prenderla… usarla sarebbe un altro paio di maniche, la barriera non lo consentirebbe. Questa ragazza non sa che la spada è un sigillo per il potere demoniaco di Inuyasha, probabilmente schizzata com’è non le interessa.”

Non sapeva dirsi se gelosa o infuriata, forse l’arrabbiatura era da mettere in conto da qualsiasi parte si guardasse la faccenda. Prima di tutto l’ira verso Sesshomaru che si comportava da stupido facendo il bambino offeso ogni volta che si parlava dell’argomento ‘eredità’, poi con se stessa perché aveva mancato nel suo ruolo di protettrice.

Inavvertito e incontrollato Inuyasha apparve dal cielo, strillando come un matto, Kuria si schiaffò una mano sulla fronte.

“Con le teste calde poco c’è da fare. A volte dimentico che è solo un adolescente e deve ancora imparare molto.”

Sesshomaru si parò innanzi alla donna, impedendo qualsiasi attacco da parte del fratellastro, colpendolo con Tokjin, ciò spinse Kuria allo scoperto. Provava un’ira fredda, quasi controllata, pronta a riversarsi sul bel demone come un fiume in piena. Asseriva stupidamente che la faccenda non lo riguardava.

« Non lo riguarda! Dimmi ti sei dato al saké negli ultimi tempi, nobile Sesshomaru? – la penultima parola fu piena di sarcasmo. - Credi che solo perché lei ti piace allora tutto le sia concesso?» Si bloccò al suono delle sue stesse parole, trattenendo un ringhio frustrato. Lui non doveva comprendere quanto fosse realmente gelosa di quella donna! Dall’altra parte anche Sesshomaru fu molto stupito dall’ultima affermazione. Non lo diede a vedere esternamente ma la fissò per diversi secondi. Sentiva l’odore della rabbia traspirare dalla sua pelle.

“Sei arrabbiata perché il tuo adorato Inuyasha è stato derubato?” Desiderò di poterle leggere dentro, abbandonare tutti lì e portarsela via, costringerla a parlare.

Cogliendo impreparati entrambi, il mezzo demone colpì Sara con una sua vecchia tecnica. Dal braccio ferito di questa scaturirono demoni di basso livello, intrappolarono Inuyasha e tentarono di colpire Kuria. La demone non si fece cogliere di sorpresa, facendoli a pezzi con la sola forza delle unghie demoniache.

«Maledetto Inuyasha, ti meriti di morire come un animale!» L’urlo d’indignazione che si levò dalla bocca di Kuria fu assordante, più simile a uno strillo d’aquila, pauroso.

«Ora hai davvero passato il segno! – con un balzo prese il volo, le sue ali sollevarono un gran polverone e nella confusione scese in picchiata, colpendola al collo con il suo veleno. – abbiamo capito cosa siete e la pagherete.» Sussurrò in preda al rancore. Giocare con l’amore, non esisteva azione più abominevole! L’odore disgustoso che proveniva dalla ragazza non era un misto di umano e demoniaco, ma solo quest’ultimo.

Perché non aveva compreso prima la reale pericolosità della situazione?

I demoni che avevano divorato il corpo della giovane ragazza la respinsero, Sesshomaru si parò davanti a lei e Inuyasha. Kuria lo osservò stupita mentre intimava alla non donna di andarsene.

«Può andarsene dove gli pare? Ma dico non ti sei… »

Il suo interlocutore non la degnò di uno sguardo quando attaccò il comune nemico, rivelando la vera natura di quell’essere.

« Quindi ci avete scoperto sin da subito Sesshomaru e compagna! » disse una voce bassa e cavernosa, anche il corpo mutò, assumendo una forma più demoniaca rispetto all’inizio. La guerriera arrossì senza volerlo.

Sara emerse a fatica dal luogo in cui l’avevano confinata i suoi aguzzini, pregò il Principe dei Demoni di ucciderla, perché non voleva vivere con loro e implorava perdono per la sua stupidità. Kuria si commosse. Riconosceva quel sentimento e, anche se reagiva in maniera differente, restava una donna. Una unica lacrima scese dai suoi occhi, simbolo di sofferenza mai sfogata.

Osservò basita Sesshomaru impugnare Tessaiga, scagliando un fendente mortale degno del grande generale cane, ma l’odore di bruciato si spanse intorno a loro. La barriera della spada non lo accettava, tuttavia egli non sembrava turbato e Inuyasha liberò tutti dagli ultimi demoni rimasti in circolazione con un’unica mossa.

Kuria sprofondava in un mondo solo suo, guardando il mucchietto di anima di Sara con occhi spiritati e colmi di malinconia. L’unico gesto che Sesshomaru si concesse fu quello di ascoltare in silenzio le ultime parole della giovane principessa e poi poggiare il flauto dentro il cumolo di cenere. Partì senza voltarsi indietro, l’odore salato delle lacrime di Kuria e la morte di quella giovane lo turbavano.

«Sorellina perché piangi?»

«Kuria stai male?» Shippo le saltò su una spalla.

Si voltò verso di loro stupita.

«Sto piangendo? - chiese toccandosi una guancia e sentendo i polpastrelli bagnarsi. – N-non lo sapevo. Scusatemi, mi ricompongo subito.»

Kagome la osservò silenziosamente, domandandosi quali ricordi quell’avventura le avesse riportato alla mente.

«Povera infelice, la sua storia è così triste. Mi fa tanta pena.» commentò Sango, comprendendo quali dolori stessero affliggendo l’amica, mentre guardava le ceneri di Sara.

«Vi sbagliate, c’è stato un lieto fine per lei. Il suo viso era sereno nel momento del trapasso.» spiegò Miroku.

Il resto Kuria lo sentì con un solo orecchio, colse solo le ultime frasi del discorso.

«Bene. Ora che ho nuovamente Tessaiga possiamo andarcene, non perdiamo altro tempo.» s’incamminò verso la loro meta, ma la sorella maggiore parve non volerli seguire.

«Kuria si può sapere perché fai quel muso lungo?»

«Inuyasha? A cuccia!»

«Non ti arrabbiare Kagome. – esordì lentamente la demone aquila. – Il poco tatto è nei suoi geni, non ci faccio neanche caso.»

«Dannata, staresti dicendo che io non ti capisco o in qualche modo non ti rispetto? » esclamò Inuyasha furioso.

«Ho mai detto ciò?» Kuria lo fissò pacatamente.

«No, ma…»

«Basta, Inuyasha. Taci! Smettila di fare l’orgoglioso o ti ritroverai come tuo fratello. Ora andiamo, stare qui, in effetti, non giova proprio per niente.»

Il povero mezzodemone la osservava confuso, alcuni scatti d’ira di Kuria e Kagome erano proprio simili!

Quella sera, con tutti davanti al fuoco, Kuria decise che era giunto il momento di fare il suo annuncio importante.

«Devo partire.»

Calò il silenzio, interrotto solo da Inuyasha.

«Perché?» Non era mai stato egoista, ma tale notizia l’aveva colpito alla sprovvista.

«Non riesco più a proteggervi come vorrei, le mie tecniche sono arretrate, ho bisogno che qualcuno mi spieghi come usare al meglio Yoso, oppure diverrà una spada inutile. Non ci tengo a sentirmi rinfacciare come non sappia utilizzare un’arma che possiedo da quasi più di duecento anni. Ti ricordi, vero?»

«Lo sai che quel bastardo lo fa di proposito per farti sentire inferiore ed è passato un centennio! Ti ho visto usare Hariken contro i sette.»

«Ma non sono riuscita a proteggere Rin!» replicò alzandosi, cominciava a infuriarsi.

«Rin? La bambina che Sesshomaru protegge?» chiese Kagome.

«N-non capisco!» Inuyasha fissava la sorellastra con molta confusione in testa. Perché doveva salvare Rin?

«Oh, Inuyasha. Ci ho messo dei mesi a comprendere, come potresti tu in qualche minuto?» Gli sorrise dolcemente, quasi fosse tornato da poco bambino.

«Volete… che vi lasciamo soli?» domandò Miroku, comprendendo la tensione creatasi con quell’argomento nell’aria.

Kuria sospirò e si risedette sul terreno, buttando indietro la testa.

«No, voglio spiegare questa situazione un’unica volta. Il giorno in cui colsi il tuo odore e mi feci spiegare da Myoga chi fosse Naraku incontrai una bambina, si era persa e pareva disperata. La tenni con me, promettendole che il mattino seguente l’avrei riportata dal suo tutore. Quella notte tra noi venne a crearsi un legame, le sto involontariamente passando la mia eredità demoniaca, è come dire che sono… incinta. – Tutti la guardarono in modo allibito. – Quando abbiamo affrontato i Sette Rin venne rapita e io stetti male, se non fosse stato per Sesshomaru sarei morta di dolore e con me la bambina. Finita quella disavventura un pazzo ci cercò per ‘informarci’ che si portava via Hikari, voleva farne la sua sposa a seguito di un combattimento andato a mal fine. Il crollo del monte, una fuga a rotta di collo con in braccio Rin e sulle spalle mia sorella. Sesshomaru a combattere, io a controllare il focolare. Sai quali sono le mie reazioni a tutto ciò, vero Inuyasha?» domandò fissando il fratellino.

«Sì, sorellina. Una crisi d’identità. Vuoi partire per tornare più forte?»

«Ovviamente. Mia madre mi ha consigliato di rivolgermi a una donna che vive nelle terre di nessuno.»

«Le terre di nessuno?» chiese Kagome perplessa.

«Sì, in molti la chiamano così, è detta anche terra di Ezo. Non ho idea di come si chiami nella tua epoca Divina Kagome.» Intervenne Miroku.

“Sarà pure un maniaco, ma ha studiato per bene.” pensò Kuria lanciando un occhiata alla giovane sacerdotessa che pareva aver capito.

«Hokkaido! È talmente lontano Kuria, non faresti prima a chiedere aiuto al vecchio Totosai?» domandò la ragazza del futuro.

«No, se dice che le serve una maggiore istruzione è più sicuro che vada da una demone guerriera esperta. Anche se Totosai ha fabbricato Yoso rimane sempre e solo un fabbro.» Si intromise Inuyasha.

«Però proprio perché l'ha creata lui quella spada dovrebbe conoscerla al meglio.» Contrattaccò Kagome.

«In realtà la situazione è più complicata. Ogni spada nasce in un modo, ma sta a me comprendere come farla evolvere. Sono affine all'aria, in quanto aquila, e alla terra, in quanto cane. Yoso è la spada degli elementi, ma non riesco ad usare tutte le tecniche di cui essa dispone. Anche Caliburn nasconde del potenziale, non è solo un simbolo che si trasmette di padre in figlio, solo che, anche intuendo come usarla, ho bisogno di un aiuto più consistente e formativo.»

Quella sera l’aria si riempì di lievi saluti e di preghiere mute. Improvvisamente il mondo perse qualche colore per il gruppo, mentre Kuria seguiva il suo destino e cercava un modo per tornare più forte.

Il Sole illuminò con i suoi primi raggi le terre fredde di nessuno quando finalmente la guerriera le raggiunse dopo un lungo viaggio durato dei giorni. A chilometri distanza gli stessi raggi illuminavano una valle in piena fioritura e una bambina, inginocchiata sul manto erboso, pareva pregare assorta.

«Rin! Dobbiamo andare.» Gracchiò Jacken, pronto a strattonarla se la giovane si fosse soffermata nonostante il suo richiamo. Fortunatamente non ce ne fu bisogno, Rin lo raggiunse con aria seria, mentre Sesshomaru avvertiva un cambiamento curioso nella bambina, forse espressione inconsapevole delle emozioni della sua futura sposa? Una vocina malefica gli ricordò che tra lui e la donna in questione non esisteva più alcun contratto, lo sguardo si posò istintivamente sul cucciolo umano e, sotto lo sguardo terrorizzato del kappa, un leggero e lieve sorriso si aprì sul suo viso.

Lui e Kuria erano legati strettamente, più quanto l'interessata osasse immaginare.

Angolo ritardataria (Originale):

Sono terribile, me ne rendo conto! Perdonatemi è stato un anno duro, il pc su cui lavoravo prima si è rotto e ho dovuto cambiare. Passando da XP a 7 e tra un po' passerò al 10 XD
Comunque! Il capitolo mi pare lungo, spero soddisfi almeno un pochino l'attesa >< 

Si, Sesshomaru sta sorridendo non è un miraggio, da ora la faccenda cambia! Tuttavia non pensate male, Rin è al sicuro ^^

Spero tanto vi sia piaciuto e non siate troppo arrabbiate/i con me ^^ Per qualsiasi domanda o curiosità vi risponderò :* 

Martyvax

Angolo autrice revisione 2023: 

Questa lunghissima revisione ha termine qui, perché da adesso si torna a scrivere i capitoli. Sono sicura che ci sia ancora qualcosa da sistemare, ma lo rivedrò tra qualche tempo. Il nuovo capitolo è già concluso e vorrei iniziare la stesura del prossimo. Partirò per le vacanze tra due settimane, chissà che non riesca a pubblicare due o tre volte in questo lasso di tempo.

:*
  
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