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Autore: Darth Ploly    30/09/2015    3 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Raggiungo casa mia verso le dieci e trenta del mattino. Ho salutato AJ e gli altri promettendo loro che sarei tornata subito dopo aver risolto il caso Tokmane e giuro che manterrò la promessa. Sto per aprire la porta di casa quando sento delle grida di rabbia salire dal piano di sotto. Decido di andare a vedere cosa succede. Scendo una rampa di scale e mi affaccio da quella successiva, riuscendo così a vedere la signorina Rottermare, dell’appartamento 7, urlare con foga contro la pegaso dell’altro giorno, quella Hooves … Bernie? Non ricordo bene. La puledrina tiene gli occhi fissi a terra e non sembra avere intenzione di reagire. Decido di farmi avanti: “Signorina Rottermare, si può sapere che cosa succede? Nemmeno Tirek il Demone urla tanto nel suo santuario infernale”. La pony di terra inizia a raccontare la vicenda con tono drammatico: “Oh, urlerebbe anche lei se questa mocciosa le avesse rotto la sua preziosa spilla con opale! Era un pezzo raro, proveniente addirittura dalle terre degli Yak”. La faccenda sembra seria, anche se non credo che urlerei tanto in ogni caso.
Mi volto verso la pegaso e lei cerca di difendersi: “Non l’ho fatto apposta, giuro! La stavo osservando e … mi è scivolata dagli zoccoli!”. La vicina torna a sbraitare: “Ah no, signorina! Ora lei dovrà ripagarmela!”
“Mi scusi, potrei vedere quel che resta della spilla?” la mia richiesta arriva improvvisa e le due mi osservano incuriosite, poi l’infuriata vicina mi passa l’oggetto della disputa. Sarà sicuramente costata un patrimonio, forse più dell’appartamento del pegaso. Eppure …
“La smetta con questa farsa, signorina Rottermare!”
“Mi scusi?” la pony ha un sussulto.
“Ricordo questa spilla, apparteneva alla precedente proprietaria dell’appartamento 6. Dopo aver traslocato nella nuova casa, la signora tornò qui pensando di averla dimenticata, ma non fu più trovata. Le ricerche non portarono a nulla, ma ora ci sono io. O la smette di importunare questa ragazzina o la denuncio per furto e tentata truffa!” Le due mi guardano con il muso spalancato, la ragazzina sembra aver appena scoperto il mondo dopo essere uscita dalla famosa grotta. L’irascibile vicina cerca di mantenere la calma: “Mia cara vicina, forse dovrebbe pensarci su due volte prima di accusare in questo modo qualcuno. Sa che potrei invece essere io a denunciarla per diffamazione?” Dubito perfino che sappia come fare.
“Lo faccia se vuole. In tal caso io mostrerò la foto in cui compariamo io e la signora, nella quale si vede chiaramente la spilla. Quel giorno la signora era mia ospite a casa e mi stava raccontando alcune celebri leggende Yak. Vede, io sono appassionata di mitologia. Magari potrebbe raccontarmene qualcuna lei! È stata nelle loro terre, sicuramente conoscerà qualche bella storia. Non ho forse ragione?”. La vicina non dice una parola, si limita a rientrare nel suo appartamento e a chiudere la porta. Sento però un chiaro rumore di vetri in frantumi, probabilmente un vaso. Boom, baby!
“Mitica …” la ragazzina mi fissa intensamente, i suoi occhi sembrano brillare.
“Ascoltami, tesoro, qualunque cosa succeda non devi mai apparire debole davanti a quella lì: se inizia a credere di avere un vantaggio su di te è capace di renderti la vita un inferno” le dico mentre inizio a risalire le scale “devi sempre farle credere di avere un asso nella manica … anche a costo di dire una piccola bugia” termino con un occhiolino. La pegaso mi segue confusa: “Una piccola bugia?”
Sogghigno divertita e le spiego: “Vedi, non ho mai avuto quella foto. Certo, sospettavo ci fosse lei dietro il furto, ma non ne avevo le prove. Devi saper fingere, è un trucchetto che ho imparato al lavoro”. La ragazzina sembra non credere alle sue orecchie: “Lei ha rischiato di essere denunciata per proteggere una che non conosce neanche?”
“Certo!” rispondo decisa “Non potevo mica lasciarmi scappare l’opportunità di far tacere quella vecchia zitella acida!”. La pegaso ride divertita: “Grazie davvero. Mi ha tirata fuori da un bel guaio. Grazie”
“Di nulla, Bernie”
“Ehm … è Derpy”. Diamine, sapevo che avrei sbagliato. Non faccio in tempo a scusarmi che la ragazzina scappa via nel suo appartamento senza dire una parola, non so bene per quale motivo. Rientro in casa confusa e decido di rilassarmi qualche minuto prima di rimettermi al lavoro.

Sono seduta a leggere un romanzo di Daring Do quando sento il suono del portale della posta, un piccolo strumento magico usato dalla polizia per contattare rapidamente e senza rischio di intercettazioni colleghi e informatori. Rainbow Dash lo usa per contattarmi solo nei casi più gravi. Raggiungo il portale e apro preoccupata la lettera. Sono solo poche frasi ma riescono a gelarmi il sangue.
“L’assassino di Tokmane è tornato.
Non ci troviamo di fronte a un pony normale.
Raggiungimi al lago il prima possibile”
Corro a prendere l’occorrente per una prima indagine mentre continuo a ripetere mentalmente quel che ho appena letto, più inquieta che mai.Tokmane è stato ucciso sette giorni fa da qualcuno che non ha lasciato indizi: perché Dash crede che il suo assassino sia tornato in azione? Al lago non vi sono alti palazzi, il modus operandi non può essere lo stesso. E poi perché colpire dopo tutto questo tempo? Sento bussare alla porta ma non mi interessa, vado di fretta. Riempio il caricatore della pistola pensando a tutte le mie indagini sul caso Tokmane, dopodiché faccio un respiro profondo e apro la porta. A terra vi è una scatola e un foglio con disegnato sopra il muso di un pony strabico e sorridente: è di Derpy! Deve essere stata lei a bussare. Una nuvoletta da fumetto dice: “Li ho fatti io!”. Sul retro del foglio ci sono altri ringraziamenti per quel che ho fatto e un invito a provare il suo regalo. Apro il pacchetto incuriosita e trovo dei muffin assortiti. Sono ancora caldi! Non riesco a trattenere un sorriso. Poso lettera e pacchetto sul tavolo in cucina, prendo un muffin al cioccolato e inizio a mangiarlo mentre mi metto in cammino per raggiungere il lago.

Situato nei pressi della Everfree Forest, il lago è senza dubbio il posto più frequentato durante le calde giornate estive, quando molti pony si organizzano per pic-nic, bagni o addirittura delle gite nella tenebrosa foresta. Al mio arrivo però trovo soltanto un numeroso gruppo di poliziotti molto indaffarati. Decido di non perdere tempo e mi dirigo subito verso Rainbow Dash, intenta a studiare con attenzione una scatola e una bottiglia insieme all’inseparabile Fluttershy. La cosa potrebbe sembrare divertente in un’altra occasione, ma mi rendo subito conto che la situazione è grave. Le raggiungo e chiedo subito spiegazioni.
“Un nuovo corpo, stavolta è una puledra. Si chiamava Candy Liddell. Una giovane unicorno di nome Lyra Heartstrings l’ha trovata mentre stava facendo un bagno. Dice di essersi immersa tranquillamente e di averla notata immobile. Le zampe erano legate e alle funi erano attaccate questa bottiglia piena di sabbia e questa scatolina piena di sassi, la quale si era incastrata sul fondo. L’ha liberata e l’ha trascinata a riva e, quando si è resa conto di non poter fare nulla, ha iniziato a chiedere aiuto a chiunque passasse. Il peso di bottiglia e scatola non è tale da far affogare subito un pony capace di nuotare bene, dunque ci sono due possibilità: o la poveretta non aveva un buon rapporto con l’acqua oppure è stata lì tanto a lungo da stancarsi troppo per continuare a lottare. In ogni caso, è stata una morte orrenda”.Nel dire questo, Dash sputa a terra e impreca “Probabilmente il killer ha colpito di notte così da non essere interrotto”. Rimango a fissare allibita i due oggetti usati dall’assassino, due oggetti normalissimi che si potrebbero trovare in ogni casa.
“Cosa significano secondo te, Dash?” le chiedo indicandoglieli. Lei scambia uno sguardo indeciso con la sua assistente, poi risponde a bassa voce: “Non lo so. Sappiamo solo che il colpevole è lo stesso che ha fatto fuori l’orologiaio”. A questo punto i miei dubbi tornano a farsi sentire con forza.
“Perdonami Dash, ma luogo, modus operandi e tipologia di vittima sono totalmente differenti nei due casi. Come puoi essere così certa di quel che dici?”
“Perché sette giorni fa non ti ho raccontato tutto” alza lo sguardo verso di me e mi parla guardandomi intensamente negli occhi “abbiamo trovato un altro indizio”. Non distolgo lo sguardo, ma Dash si accorge della mia sorpresa, e forse anche Fluttershy. La pegaso multicolore continua: “Torniamo in centrale, lì ti sarà tutto più chiaro. Fluttershy, vieni anche tu”. Affidiamo bottiglia e scatola a un pony della scientifica e ci mettiamo in marcia lasciandoci il lago alle spalle.

La centrale è quasi vuota, vi sono solo alcuni agenti indaffarati in certe noiose faccende burocratiche. Ci dirigiamo immediatamente nei sotterranei, dove sono situati i reparti della scientifica. Nel frattempo Dash inizia a spiegare: “Abbiamo pensato subito che nessun pony, per quanto forte, avrebbe potuto portare Tokmane sulla torre senza che questi si ribellasse o provasse a scappare. Ergo, le possibilità erano due: o il nostro orologiaio conosceva il suo assassino oppure era stato preventivamente sedato. Ci siamo concentrati su questa seconda ipotesi e la scientifica ha trovato una strana sostanza nel suo sangue”. Mentre la pegaso parla entriamo in una sala operatoria. L’odore di alcol sembra stordire leggermente la novellina mentre io e Dash quasi non ci facciamo caso. Su un freddo tavolo giace un corpo coperto da un telo verde, sicuramente quello della povera Candy. Due unicorni vengono prontamente fatti uscire mentre Fluttershy si reca verso un armadietto e prende due piccole fialette piene di sangue. Dash continua a spiegare: “Abbiamo provato a fare vari esperimenti e questo è quello che abbiamo ottenuto”. Nel dirlo mi passa una delle due fiale “Questo è il sangue di Tokmane”. Osservo la fiala senza trovarci nulla di strano. Ne prendo un po’ con un contagocce per analizzarlo ad un microscopio vicino ma la situazione non cambia. Sto per chiedere spiegazioni ma lei è più veloce: “La sostanza è svanita dopo alcune ore. Eppure quella stessa sostanza è stata ritrovata nel sangue di Liddell. Ho fatto portare via il corpo per analizzarlo e ti ho chiamata appena ho ottenuto esiti positivi. Guarda tu stessa”. Fluttershy mi allunga la seconda fiala ed esamino una goccia. Effettivamente si notano delle macchie verdastre.
“State facendo altre ricerche?” domando senza alzare lo sguardo dal microscopio.
“Sì, ma purtroppo non facciamo passi avanti, non sappiamo neanche come tale sostanza sia entrata in circolo. E per giunta, è probabile che anche stavolta la sostanza sia destinata a sparire”. A quelle parole mi volto con foga e le chiedo: “Se avete difficoltà, perché non ti rivolgi a …”
“NON PRONUNCIARE QUEL NOME, OCTAVIA!”. Il suo scoppio d’ira spaventa la pegaso paglierina, i suoi occhi sembrano tizzoni ardenti. Senza farmi intimidire provo a farla ragionare: “Dash, sai meglio di me che le sue conoscenze e abilità superano quelle di tutti i tuoi scienziati insieme! E lì fuori c’è un assassino a zoccolo libero! Non puoi pensare di catturarlo se non sai tutto di lui”
“L’unica cosa che so è che quella pazza non metterà zoccolo qui dentro finché ci sarò io al comando! La questione è chiusa!”
Ci guardiamo negli occhi lanciandoci saette, Fluttershy invece è volata a nascondersi sotto a un tavolo. Alla fine decido di andarmene per continuare il mio lavoro. Lascio la stanza senza dire una parola.

Ritorno a casa dopo aver passato le ultime tre ore a indagare senza sosta e senza risultati al lago. Sembra che gli agenti di Dash siano riusciti a trovare già tutti gli indizi. Quando rientro, la prima cosa che noto sono i muffin di Derpy e decido che devo ringraziarla alla sua maniera: prendo un foglio e provo a disegnare una mia caricatura, come se fosse un fumetto. Gosh, non sono mai stata brava con le matite! Alla fine ottengo un risultato accettabile e mi dirigo verso la porta quando noto una nuova lettera, stavolta nell’angolo della posta comune. La apro: Dash mi invita a bere qualcosa al Jolly Roger quando smonta da lavoro. Capisco che vuole scusarsi e decido di accettare: in fondo un bicchiere non si rifiuta mai. Esco di casa e raggiungo l’appartamento 6. Mi limito a lasciare il disegno per terra e a bussare, poi corro su per le scale e mi affaccio per vedere la reazione di Derpy. La visuale non è delle migliori, non posso vederla in faccia, ma riesco comunque a vederla raccogliere la lettera e a sentirla ridere. Quando prova a cercarmi sulle scale sono già rientrata in casa, con il solo desiderio di una doccia e di un muffin.
   
 
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