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Autore: Slytherin_Eve    30/09/2015    1 recensioni
PRE CIVIL WAR
Steve Rogers prende il comando dei nuovi Avengers. L'Hydra si sta ricomponendo sotto la guida di nuovi, misteriosi individui. Rumlow è tornato, e con lui anche James Barnes. Elle Selvig, figlia del famoso astrofisico, si ritrova implicata in una storia più grande di lei quando accetta un lavoro come consulente presso la nuova base Avengers, spinta anche dalla sua amicizia con Natasha Romanoff. Ma non è detto che i guai ti trovino sempre per primi.
"Non tutto andrà come deve andare, ma certe cose seguono esattamente il filo nefasto del destino."
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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ATTO SECONDO: OSSERVAZIONE

"See how I leave with every piece of you,
Don't underestimate the things that I will do.


There's a fire starting in my heart
Reaching a fever pitch
And its bring me out the dark."

ADELE



Settembre 2015


Nella stanza risuonava la risata sguaiata di Samuel Wilson, mentre Natasha Romanoff stava comodamente accomodata in un angolo, sull'ampio tavolo da lavoro, smontando, pulendo e rimontando le sue pistole Beretta. Wanda, di fronte a lei, la guardava attentamente, senza avere il coraggio di sfiorare l'arma che aveva di fronte, le mani appoggiate in grembo. Visione, in piedi vicino all'ampia vetrata, osservava Rhodes e Rogers che combattevano corpo a corpo su un grande ring, posto al centro dell'ampio ambiente riservato solo a loro. Agli Avengers.

Rogers atterrò ancora l'uomo, con una scivolata improvvisa, e lo bloccò con il suo corpo, un ginocchio contro il collo dell'avversario e le braccia che trattenenvano quelle dell'uomo a terra. Gli disse qualcosa, probabilmente un rimprovero, per poi lasciarlo andare con uno sbuffo.

"Si, ma io ho passato i quaranta..." Sbottò Rhodes, aprendo le braccia. Rogers lo guardò appena, sorridendo. "Ed io quasi i cento..." L'uomo lo guardò male. "Non è la stessa cosa."

"Stark sapeva combattere anche senza armatura. Per questo era così forte."

"Io non sono Stark." Sbottò l'altro, sedendosi a terra con un asciugamano sulle spalle.

Natasha lanciò ai due un'occhiata furiosa. "Basta beccarvi, signori, ci sono ospiti nel pollaio."

Elle si fece avanti, maledicendo mentalmente l'amica. Si diresse verso i due litiganti, facendo segno a Rhodes di alzarsi. Questi la guardò un attimo storto, appoggiandosi prima sulle corde e poi alzandosi, senza commentare. La donna levò le scarpe basse, restando con i calzini scuri, e senza emettere un suono si issò sul ring sotto gli sguardi perplessi dei presenti, passando fra la seconda e la terza corda. Avvolse le maniche della camicia azzurra sui gomiti, i capelli chiari legati con cura in uno chignon dietro la nuca. Fece un cenno a Rhodes, che si avvicinò guardingo.

"Basta che metti un po' più indietro la gamba..." Disse, mostrandogli la posizione, le gambe leggermente divaricate e un braccio piegato sul busto. "E vedrai che, anche se l'avversario è più forte, lo puoi atterrare. Avrai più slancio." Gli mostrò come effettuare una leva con il braccio destro, per sbilanciare l'avversario, sorridendo incoraggiante mentre l'altro la seguiva provando la posizione. Rogers si allontanò, dando loro le spalle e strofinandosi il viso con un asciugamano. Quando tornò ad attaccare, l'altro riuscì ad atterrarlo una volta su tre, anche se per pochi secondi, mentre Elle li guardava come un arbitro piuttosto di parte ad un incontro clandestino.

"E' molto capace per essere così giovane." Commentò sorridendole Rhodes alla fine dello scontro, con il fiato grosso, appoggiandosi alle corde. "Con chi ho il piacere..."

"Elle Selvig.” Lei gli strinse la mano con forza. L'uomo si portò galantemente alle labbra il dorso, stampandogli un bacio. Elle represse una smorfia, irrigidendosi.

"E' qui a vedere i famosi Avengers?" Le chiese poi Rhodes, gonfiando il petto. La svedese si voltò a guardare Natasha, sfregandosi la mano offesa sui pantaloni. L'amica rossa alzò gli occhi al cielo. Wanda, vicino all'altra, fece un sorriso divertito.

"Sono io che mi occuperò delle vostre valutazioni fino all'effettiva entrata in servizio." Ammise poi Elle, girandosi verso l'uomo che fece un'espressione sorpresa. “Mi occupo del sostegno psicologico dei lavoratori del centro operativo. Inoltre devo esaminare tutti i fascicoli per vedere se ci sono ancora filo nazisti dell'Hydra tra coloro che sono arrivati dall'ex S.H.I.E.L.D.." Si strinse nelle spalle, con un sorriso di circostanza.

"Ovviamente, sarò io a mettere la prima e l'ultima parola sul vostro livello di addestramento e su quando inserirvi in una missione." Gelidamente, Rogers si avvicinò ai due. Elle dovette ammettere a se stessa che, in tutta la sua stazza e soprattutto quando era infastidito, incuteva un certo timore.

"Devi essere ben referenziata per un lavoro del genere." Ammise Rhodes, scrutandola da capo a piedi, un asciugamano sulle spalle. Elle si passò le mani sui pantaloni scuri, lisciando una piega immaginaria, senza rispondere.

"E' fin troppo referenziata..." esclamò Samuel, avvicinandosi al gruppo dall'ingresso. "E' l'unica donna che conosco che abbia mai partecipato a delle selezioni SAS." La indicò ammirato. Wanda li guardò storta, senza capire. “Cos'è il SAS?”

“Lo Special Air Service, praticamente i Navy Seals britannici.” Rispose Rogers, voltandosi verso le due donne ancora sedute.

"Elle è molto competente..." Natasha lanciò all'amica un'occhiata divertita, per poi proseguire ciò che stava facendo, senza guardarli. Elle sorrise a quel complimento: Nat stava cercando di metterla a suo agio. O di avvertire i presenti di non infastidirla troppo. Difficile dirlo.

Rogers fece un'espressione esasperata, osservando prima lei e poi la rossa. "Si, certo, è molto brava, ma è qui per riprendersi da un infortunio molto grave. Non parteciperà attivamente agli allenamenti." La scrutò un attimo, il viso una maschera di irritazione. “Però puoi assistere, se non rallenterai i nostri ritmi.”

Colpo basso, tirare in ballo la sua temporanea invalidità. Elle lo scrutò con una smorfia sarcastica. “Lo farò sicuramente.”

Quel Rogers era anche più antipatico di quanto avesse immaginato vedendolo in televisione; anche poi di persona, anche se non ascoltava il tono dei suoi pensieri. Era un bambolotto impagliato.

Elle fece un cenno alla compagnia e si diresse verso il bordo del ring, più impettita che poteva, cercando di non trascinare la gamba sinistra. Per un attimo, le era tornato in mente il suo infortunio. Strizzò gli occhi e scosse la testa, avvicinandosi al bordo del ring per scendere, il viso teso per l'irritazione.

Capiva che Captain America non amasse che persone sconosciute bazzicassero intorno alla zona Top Secret degli Avengers. Ma lei doveva fare il suo lavoro.

Quel Rogers era un idiota. Un idiota capace, probabilmente, ma pur sempre un idiota.


xxx

Passarono un paio di settimane, e lui e Selvig non facevano altro che contestarsi, litigare, insultarsi e darsi spallate nei corridoi.

Spallate per modo di dire, perché quella ragazzina gli arrivava a malapena al petto, e non pesava più di cinquanta chili. Però si ostinava a dire ed a fare il contrario di quello che diceva lui. Era quasi peggio di Stark, con l'unica differenza che non poteva sfidarla ad una lotta all'ultimo sangue.

Normalmente, lui era il primo ad ascoltare sempre quello che tutti avevano da dire. Ma aveva notato già altre volte come spesso i membri della sua squadra preferivano potare avanti i loro piani senza avvisarlo, in una continua spirale di ammutinamenti e fraintendimenti e cose non dette.

Prima con la squadra di Rumlow: quello era stato semplice da spiegare a sé stesso, dato che erano adepti dell'Hydra. Era successo con Natasha, che però seguiva gli ordini diretti di Fury: quando avevano attaccato la nave dove Batroc aveva preso degli ostaggi, lei aveva altri compiti da svolgere.

Poi però era successo con Ultron: Stark e Banner lo avevano progettato e realizzato di nascosto, divisi fra il crederlo troppo ignorante per capire cosa stessero ideando e la convinzione che li avrebbe accusati di giocare a fare Dio.

Poi con Thor, che se ne era andato proprio nel momento di maggior crisi degli Avengers, senza fornire nessuna spiegazione veramente valida.

Infine, quando si era opposto alla creazione di Visione: lì, era stato un bene non riuscire a fermare i tre compagni di squadra. Ma questo lo faceva comunque sentire ridicolo. Lui era sempre quello che arrivava dopo, ad opera compiuta, a rimettere insieme i cocci. Ora, dirigere una squadra, gli sembrava quasi impossibile. Ma era un pensiero che teneva per sé, gelosamente custodito al limite della sua coscienza. Gli era stato dato un compito, e lui non aveva nessun diritto di sottrarvisi.

La sola presenza di Selvig, osservatrice poco silenziosa, lo portava però ad essere insensibile alle critiche e ancora più duro negli allenamenti. Lei era tremendamente saccente e snervante, ed il suo discutere ogni sua direttiva spesso lo portava a desiderare di lanciarla di peso contro il muro. Più volte.

Il vecchio Steve sarebbe inorridito davanti a così tanta ira nei confronti di una donna, per di più sottile come un giunco e piuttosto acciaccata.

Nessuno della squadra aveva osato chiedergli il perché di quel cambiamento di umore, anche se lui stesso riteneva piuttosto evidente il motivo di tanta acredine. Si aspettava una strigliata da Wilson, oppure qualche commento malizioso di Natasha. Ma le sue previsioni non si erano ancora realizzate.

I suoi compagni si limitavano a parlottare in maniera divertita del Periodo del Terrore di Rogers, dove ad ogni errore nel combattimento bisognava eseguire trecento flessioni a terra.

Aveva passato diverso tempo osservando la Selvig attentamente, chiedendosi se ci si potesse fidare. La svedese aveva in amicizia poche persone al quartier generale, e probabilmente era una persona riservata anche nella vita normale. Sembrava amica di vecchia data di Maria Hill, cosa che aveva stupito non poco tutti, visto che in sua presenza Maria era ancor più sarcastica e rideva.

Elle scambiava sguardi e commenti incomprensibili anche con Natasha, facendole guadagnare il nomignolo di Elle Barton in Romanoff. Samuel sosteneva addirittura che le due avessero dormito insieme per diverse notti, dato che aveva visto Elle uscire dalla camera della russa, posta di fronte alla sua, in tuta e stropicciandosi gli occhi in più di una occasione. Anche Samuel trovava stranamente simpatica ed insisteva che, conoscendola, migliorava.

Rhodes faceva spesso diversi commenti galanti alla bionda, invitandola a cena, o in qualche locale, senza successo. Elle sembrava infastidita, nonostante tutti sapessero che quello di Rhodes era più un divertimento che una malcelata ammirazione.

Il principale motivo della preoccupazione di Steve, a prescindere da tutti gli altri Avvengers, era l'amicizia che Elle aveva instaurato con Wanda.

A dire il vero, era viceversa: Wanda aveva cercato spesso la compagnia di Elle da quando questa era arrivata. Non solo per motivi di Ladies Assemble, come le prendeva in giro spesso Samuel quando le vedeva tutte insieme a confabulare a mensa o nei corridoi.

Le due si aggiravano spesso anche per il cortile, dove parlavano per lunghe ore, spesso seguite da Visione. A Steve dava molto fastidio vederla fare breccia nella sua nuova squadra più di quanto riuscisse a fare lui, che non aveva ancora ben legato con quei nuovi elementi.

Visione era troppo enigmatico. Rhodes lo trattava come un cuginetto. Con Samuel era troppo legato per poter essere veramente una figura autorevole, e lo stesso per Natasha, che oramai lo conosceva meglio di quanto non si conoscesse lui.

Wanda era ancora un mistero per Steve: alternava momenti in cui lavorava sodo, si allenava nel combattimento e si applicava in maniera ineccepibile ad attimi di totale inettitudine. Come in quel preciso momento.

“Wanda, solleva di più quella gamba quando colpisci!” Sbottò, tenendo il paracolpi alto davanti al busto. La ragazza emise un sospiro strozzato, i capelli che sfuggivano dalla coda alta. Aveva il pugno violaceo a causa dei colpi che aveva dato prima. “Non sei ancora in grado di mettere bene le fasciature sulle nocche?” Commentò Rhodes passandole vicino con tono critico. Wanda gli lanciò uno sguardo perso.

“L'America non è ancora un regime militare, Rogers.” Commentò Samuel dalla panca per il sollevamento dei pesi.

“Qui, Maximoff. Se stessimo combattendo, saresti già morta.”

Wanda si morse un labbro, dando un altro calcio al paracolpi. Steve nemmeno sentì il colpo.

“Cosa stai facendo? Questo non ti aiuterà mai a salvarti.”

Wanda fece un passo indietro, tenendosi la mano offesa.

“Saresti già morta, devi essere decisa.” Rincarò Steve, guardandola con le sopracciglia leggermente aggrottate, il tono sempre calmo. Wanda socchiuse le labbra. “Ho la magia, non sarei morta!”

“Se tu non fossi, per qualche ragione, in grado di difenderti con la magia?” Wanda non seppe rispondere.

“Non puoi andare bene per tre giorni e poi non riuscire a fare nulla per due!” Steve abbassò il paracolpi. “Devi essere sempre pronta. Non sai quando ti servirà tutto questo.”

Samuel appoggiò con uno sbuffo il bilanciere ai sostegni. “Steve...”

“Non puoi difenderla, Samuel. Non ci sarà sempre qualcuno a difenderla.”

“Cosa stai sostenendo, Capitano?” Wanda si irrigidì, i pungi serrati. Steve la guardò, il paracolpi ancora tra le mani. “Che non sei in grado di difenderti da sola. E non c'è Barton a proteggerti, ora, e nemmeno-”

“-nemmeno Pietro? Questo vorresti dire?” Steve annuì. Wanda emise un sospiro strozzato.

“Credimi, lo so benissimo che Pietro non è più qui.” Sputò fra i denti, torcendosi le mani.

I due stavano fermi, al centro della palestra. Nessuno fiatava. Samuel li guardava da seduto, le gambe aperte ai lati della panca da pesi, gli occhi sgranati. Rhodes era impalato vicino alla porta dello spogliatoio, immobile come una statua di sale.

“Che succede? Sembra un funerale qui.” Natasha ed Elle entrarono nella stanza, avanzando fino al tavolo da lavoro. “Scusate l'intrusione, ho lasciato delle carte qui...” Esclamò Elle, cercando qualcosa sul tavolo ingombro. Si voltò verso Wanda e Steve, che si fronteggiavano in silenzio. Una lacrima cadde sul pavimento, mentre la ragazza si abbassava sulle ginocchia, respirando a pieni polmoni. Elle mollò tutto quello che stava facendo, correndo a fianco della donna, mentre Natasha si fermava dietro di loro, a braccia conserte. “Che è successo qui?”

Elle prese la mano che Wanda teneva in grembo, che era ormai violacea. “L'hai fatta allenare senza protezione?!” Sbottò, voltandosi con gli occhi sgranati verso Steve. Questo buttò il paracolpi a terra, imprecando fra i denti. Fece un passo indietro, dandole le spalle. Rhodes avanzò fra i due.

“Non aveva le protezioni fatte bene, deve imparare-”

“Cosa?!” Elle si alzò, trascinando la sokoviana per il braccio. “Cosa deve imparare? Come può imparare se si infortuna?” Sputò fra i denti in faccia a Rhodes, gli occhi ancora rivolti verso Rogers.

“Tu!” Sbottò contro all'uomo, che le dava la schiena. “Sei qui per dirigere ed insegnare. Hai visto?”

Steve si girò, mentre Elle teneva in bella vista la mano contusa di Wanda. Questa scosse la testa.

“Non è nulla, devo imparare a farmi un bendaggio alle nocche fatto bene...” Elle si girò a guardarla, furibonda. “Se non lo sai fare è perché nessuno si è dato la pena di insegnarti!”

Rogers gonfiò il petto, i pugni chiusi. “Cosa staresti insinuando, Selvig?”

“A me, in Inghilterra, è stato insegnato a combattere molto meglio. E da soldati semplici, non da bambolotti impagliati pieni di super-sieri o super-cose!” Elle ormai urlava, lasciata la mano dell'amica. Aveva fatto due passi avanti, fronteggiando Rogers senza nessuna ombra di paura negli occhi azzurri.

“Dobbiamo ancora vederlo, come sei stata addestrata. Sei sei ferita così gravemente, evidentemente non sei brava quanto pensi.” Natasha trattenne il respiro, tenendo una mano sul braccio di Wanda, mentre Samuel si alzava, osservandoli con ansia. Elle fece per voltarsi, respirando a fatica dalla rabbia. Steve la guardava, la mascella contratta e lo sguardo serio.

Con un guizzo, Elle torse il busto e lo colpì con il dorso del pugno alla base della gola, mozzandogli il respiro.

Il colpo non era forte, ma era esattamente sopra la trachea: Steve fece un passo indietro, tenendosi la gola offesa, trattenendo il respiro. Scosse un attimo la testa, mentre Samuel si metteva fra i due, Elle ancora ansante in posizione di guardia, con le braccia a proteggere il busto, e Steve che si teneva una mano sul petto, sibilando. I due si guardavano in cagnesco dai due lati di Samuel, che cercava di riportare la calma. Steve era sconvolto: non solo l'aveva colpito, ma lo aveva anche temporaneamente indisposto. Ora lo guardava dritto negli occhi, con quei fari cerulei che aveva sul viso scarno, le labbra strette in una smorfia. Si voltò di scatto, avvicinandosi a Wanda.

“Andiamo fuori, devi essere medicata. Ci servono bende ed analgesico. E magari un calmante.”

“Ma io non sono agitata...” Mentì Wanda, seguendola, voltandosi verso i presenti che le fissavano ancora allibiti.

“Non è per te...” Sibilò Elle, uscendo a passo di marcia. Dal corridoio, sentirono la sua voce canticchiare. “One of these days, I'm going to cut you into little pieces."


xxx


"Dovresti sfogarti. Oppure, alla tua età, potrebbe venirti un embolo." Commentò Natasha, precedendolo sul sentiero pieno di foglie morte. Steve calciò un grosso sasso, facendolo volare fuori dal loro campo visivo. Natasha lo seguì con lo sguardo. Si stavano dirigendo alla solita radura, poco lontano dal sentiero, dove spesso andavano nelle loro passeggiate solitarie, o nei loro momenti di confidenze.

“Aveva ragione. Lo so.” L'amica annuì. “Hai esagerato con Wanda. Sai che non si è ancora abituata all'assenza di suo fratello...” Steve sospirò.

“Devo farvi rimanere in vita.” esclamò. “Come faccio, se non spingendovi al massimo?”

“Per ora, la situazione è sotto controllo. Abbiamo tempo.” Lo rassicurò Natasha, appoggiandogli una mano candida sul braccio. Steve cercò di sorriderle, facendole una smorfia poco convincente. La rossa ridacchiò.

“So che ti senti in dovere di farci da amico, da padre, da allenatore e da mentore. Ma a noi serve solo qualcuno che sappia cosa fare.”

“E se io non sapessi, cosa fare?” Sbottò lui. Lei sorrise, rassicurante.

“Sei un uomo buono. A noi serve questo.” Indicò con un ampio gesto la base. “Ci fidiamo del tuo giudizio.”

“Non mi sembra proprio che tutti vi fidiate di me...” Commentò lui, appoggiandosi ad un tronco d'abete, le braccia incrociate. Natasha sorrise, guardandosi la punta degli stivaletti marroni.

“Elle è molto particolare. Se si arrabbia, vuol dire che, a suo modo, ci tiene.”

“Sembra che sia qui solo per darmi sui nervi!” Natasha lo fissò, le labbra che trattenevano un sorriso. “Effettivamente, non ho mai visto Elle così alterata. Anzi, giurerei che prima di conoscerti, non l'avevo mai vista alterata e basta. Quel colpo, poi...”

“Colpisce forte, la tua amica del cuore.” Commentò lui, funereo.

“Però ti ha messo in difficoltà. Il grande Captain America.” Natasha ridacchiò. Steve la gelò con lo sguardo, ma ormai la russa lo conosceva troppo bene per crederlo capace di farle del male per orgoglio. A dire il vero, era certa che non le avrebbe mai fatto del male e basta.

"Elle fa il suo lavoro con molta serietà. Le è stato assegnato per alcune particolari qualità che possiede. E che la rendono molto poco incline ad essere cortese con la maggior parte delle persone. Inoltre...” Si avvicinò all'amico, dandogli un colpetto sul braccio, le belle labbra tese in un sorriso.

“Come tu per lei, Elle Selvig sembra essere l'unico essere umano al mondo in grado di farti infuriare.” Steve la fissò con un'espressione eloquente.

“Dovrebbe essere una fortuna, questa?” Chiese sarcastico. Natasha rise.


xxx


"Alla fine, facciamo quasi la stessa cosa." Esclamò Wanda con un ampio sorriso, mentre Elle stava piegata sulle ginocchia davanti a lei, fasciandole con cura la mano appena pulita. Aveva tamponato un paio di piccole escoriazioni con del mercurio cromo, sotto lo sguardo attento di Visione, che le seguiva ogni suo più piccolo movimento con gli occhi azzurri, da un angolo della stanza. Elle sorrise: Visione non lasciava mai Wanda da sola con qualcuno. Avrebbe giurato che l'androide passasse ogni notte fuori dalla porta della stanza della sokoviana, visto che probabilmente non poteva dormire. Era una cosa veramente dolce, anche per una persona fredda come lei.

Wanda aveva scoperto da tempo di non poter accedere ai pensieri di Selvig nemmeno usando al massimo i suoi poteri. Elle stessa aveva provato poi a leggere nella sua mente, concentrandosi, con gli occhi strizzati ed un'espressione curiosa sul viso. Ma non aveva ottenuto nessun risultato.

Le due erano sorprese, e si guardavano in maniera curiosa, come due specie aliene che si incontrano per la prima volta.

Visione scosse la testa. "Elle può accedere ad i pensieri degli altri, mentre tu vedi per immagini cosa stanno pensando." Spiegò. "Se fosse necessario, Elle potrebbe guidare una persona in un luogo conosciuto vedendo quello che vedono gli occhi di questa. Invece tu vedresti le immagini della sua mente, le sensazioni." Elle lo guardò curiosa, Wanda interrogativa.

"La prima volta che hai cercato di leggere i miei pensieri, hai visto la fine della terra. Elle avrebbe sentito il mio pensiero, ovvero che sapevo che il mondo sarebbe finito ma non desideravo che accadesse in quel modo o in quel tempo." Elle annuì alle parole dell'androide, fermando con del nastro la fasciatura.

"In più, tu puoi mostrare immagini e alterare la percezione della realtà." Indicò Wanda, per voltarsi poi verso Elle. "Tu invece sei in grado di innestare un pensiero nel profondo dell'inconscio, se non sbaglio."

"L'ho fatto solo due volte..." Elle si strinse nelle spalle, l'enorme felpa blu che aveva appena indossato che le copriva le mani a pugno "Non lo trovo corretto. E' disgustoso."

"Hai salvato tante vite." Visione sorrise alla ragazza. "Hai fatto la cosa giusta. Nemmeno io volevo uccidere Ultron... ma era necessario." Elle annuì.

Visione si riferiva ad un episodio di diversi anni prima, che Elle aveva narrato per spiegare come poteva utilizzare il suo potere, avvenuto in Medio Oriente: un appartenente ad una cellula terroristica ormai distrutta si era chiuso in un orfanotrofio, minacciando di farsi esplodere con tutti i bambini presenti. Quello che solo Natasha, Fury ed i due amici presenti sapevano di Elle, era che dopo aver provato a contrattare per quasi dodici ore, Selvig si era introdotta nella sua mente, ed aveva sepolto nel suo inconscio un'idea. Il suo suicidio.

"Una volta che un'idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla...un'idea pienamente formata, pienamente compresa, si avvinghia, da qualche parte.” La voce di Wanda catturò l'attenzione dei due. Visione la guardò sorpreso. Elle alzò un sopracciglio.

"...Inception?" chiese, sorpresa la bionda.

"Che c'è, anche in Sokovia proiettano i film hollywoodiani." Esclamò Wanda, alzando le braccia al cielo in segno di resa. Le due scoppiarono a ridere, sotto lo sguardo perplesso dell'androide.


xxx


"Coraggio, Wanda..."

Elle si portò al centro del tappeto, dondolandosi sulle gambe asciutte. Dopo ciò che era successo all'allenamento del giorno prima, Elle e Natasha avevano deciso che si sarebbero turnate per allenare la giovane, a cominciare da quel pomeriggio. Steve stava seduto al tavolo da lavoro, lucidando con una pezza lo scudo in vibranio, osservandole con la coda dell'occhio.

Fuori dall'ampia vetrata, la giornata settembrina stava volgendo al termine; il cielo era plumbeo, e e un vento gelido sibilava dagli alberi. Le luci aranciate della palestra avvolgevano tutto in un'atmosfera quasi invernale.

Elle, nonostante la grossa felpa blu che la copriva fino a metà coscia, risultava comunque una ragazza eccessivamente mingherlina; Natasha si era fatta sfuggire che quella magrezza era recente. Prima Elle era comunque meno formosa della rossa, ma non sembrava ancora uno sticky man.

Le braccia sottili mostravano evidenti muscoli, e le vene blu scorrevano sotto la sua pelle come uno strano tatuaggio indiano. Elle si legò i lunghi capelli in una coda di cavallo, e fece segno a Wanda di avvicinarsi.

La ragazza, avvolta in una tuta scura, corse verso l'avversaria, facendo per colpirla con un calcio allo stomaco. Elle scartò di lato, afferrandole la caviglia e facendola cadere un metro più lontano. Wanda si alzò, togliendosi i capelli dal viso, e attaccò nuovamente con un pugno. Elle si fletté sulle gambe, spazzando il terreno con una gamba tesa e trovandosi alle sue spalle. Colpì in mezzo alle scapole, facendo cadere di nuovo Wanda in avanti.

Samuel applaudì, in bilico su un lato del ring, mentre Elle aiutava Wanda a rialzarsi e le sorrideva. "Devi solo allenarti e concentrarti." La consolò la bionda.

"Non eri quella infortunata, tu?" Borbottò la sokoviana, osservando l'amica. "Non posso fare molte delle cose che farei di solito, sono un po' arrugginita, diciamo..."

"Quanto sei rimasta all'ospedale dopo l'incidente?" Chiese Samuel, lanciando alle due due asciugamani.

"Un mese e mezzo." Elle si strofinò l'asciugamano sul viso, ringraziando l'altro con un cenno.

"E' una degenza bella lunga. Che ti è successo?" Chiese Rogers, cercando di sembrare disinteressato. Wanda lo guardò con gli occhi sgranati come se avesse appena beelato. Samuel ghignò.

"Top Secret." Commentò Elle senza degnarlo di uno sguardo, prendendo la bottiglia d'acqua che Samuel le stava porgendo. L'altro incassò il colpo in silenzio, ritornando a lucidare lo scudo con un sospiro.

“Mai visto qualcuno di così piccolo zittire qualcuno di così grosso." commentò Samuel, ridacchiando. Wanda si strinse nelle spalle, sorridendo timidamente. Un poco si sentiva in colpa per il gelo che regnava fra quei due. Elle le sorrise rassicurante, salendo sul ring.

“Dovremmo chiedere a Fury di procurarci un frigo per le birre ed una macchina per i pop-con.” Ridacchiò Samuel, sedendosi scomposto di fianco all'amico. Le due iniziarono ad affrontarsi, ridacchiando come due ragazzine. “Ne vedremo delle belle, qui dentro, d'ora in poi.”


xxx

Capitolo riformattato e corretto in data 27/01. 

Grazie ad Electricsoul, su Tumblr Rise-Doe, per il bellissimo banner!

   
 
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