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Autore: eugeal    01/10/2015    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Quando aprì gli occhi, Guy ebbe l'impressione che la luce del sole entrasse nella stanza dalla parte sbagliata, poi si ricordò che quella non era la sua camera a Locksley.
Era la prima notte che aveva trascorso nella sua nuova casa e la sera prima si era addormentato molto tardi anche se era stanco dopo aver cavalcato tutto il giorno.
Allan aveva accompagnato Marian a Locksley, le donne di Knighton che nel pomeriggio si erano date da fare per rendere la casa abitabile erano tornate dalle loro famiglie e Guy era rimasto completamente solo in quella casa ancora sconosciuta.
Si era avvolto nella coperta ed era rimasto steso ad ascoltare il silenzio. Gli unici suoni che si sentivano erano gli scricchiolii della casa, rumori leggermente diversi da quelli della casa di Locksley, il fruscio del vento sulle fronde degli alberi e ogni tanto il quieto nitrito del suo cavallo, anche lui solo nella stalla.
Mancavano i suoni dovuti alla presenza umana, il rumore di passi in un'altra stanza, il mormorio sommesso di voci distanti, il tintinnio delle stoviglie in cucina.
Quel silenzio invece gli diceva che era solo. Guy si sentiva solo e, anche se avrebbe dovuto esserci abituato, quella sensazione non gli piaceva.
Fu il profumo di cibo proveniente dal piano inferiore a svegliarlo e per un attimo Guy pensò che fosse Marian a cucinare per lui, poi con un sospiro si rese conto che non era possibile: lei non era a Knighton Hall, ma a Locksley, troppo lontana.
Si rimproverò mentalmente per la propria debolezza: era stato lui a decidere di trasferirsi a Knighton Hall, sapeva che quella era la cosa giusta da fare e non doveva lasciarsi influenzare così tanto dall'assenza della ragazza.
Si vestì in fretta e scese al piano di sotto, affacciandosi sulla soglia della cucina per vedere chi stesse cucinando.
Riconobbe la madre di Mary e la donna sussultò nel vederlo sulla porta.
- Sir Guy! Mi dispiace, non vi ho sentito scendere, la colazione sarà pronta in un attimo. - Disse, intimorita, ma Guy scosse la testa.
- Non ho fretta. Perché siete qui?
- Non avete ancora assunto dei servitori, qualcuno doveva preparare il vostro pasto.
Guy la guardò, stupito.
- Vi ringrazio, ma non era necessario.
- Siete lord Knighton, è un dovere di tutti noi occuparci delle vostre esigenze. Se lo desiderate posso suggerirvi i nomi di persone fidate, vi serviranno dei servitori, persone che si occupino della vostra casa.
Guy annuì e sedette al tavolo mentre la donna gli metteva davanti un piatto dall'aspetto appetitoso.
Iniziò a mangiare in silenzio: il cibo era molto buono, completamente diverso dagli assurdi tentativi di Marian. Gli mancavano l'impegno e la buona volontà che la ragazza metteva nel cucinare con amore per lui, ma non poteva negare che il sapore della colazione che stava mangiando fosse nettamente migliore del solito.
Alzò lo sguardo sulla madre di Mary, colto da un'idea.
- Avete già un lavoro?
La donna lo guardò.
- Coltivo il nostro orto e a volte faccio qualche lavoro di cucito per chi me lo chiede. Perché volete saperlo, Sir Guy?
- Vorrei assumervi come cuoca per Knighton Hall. E vostro marito potrebbe occuparsi della gestione della casa.
- Mio marito è ricercato dallo sceriffo, sir Guy.
- Come ho detto a Jack, lui e gli altri uomini possono tornare al villaggio. Dubito che lo sceriffo si ricordi ancora di loro e in ogni caso siete tutti sotto la mia protezione.
- Avete la nostra gratitudine, lord Knighton.
- Per il momento mi basta qualcuno che si occupi della casa, parlate con vostro marito e fatemi sapere se accettate la mia proposta.
La donna annuì.
- Lo farò, ma penso che non ci saranno problemi, signore.
Guy le sorrise e tornò a dedicarsi al cibo, pensando a quanto potevano cambiare le cose nel giro di poco tempo: non molti mesi prima quella donna lo reputava un assassino senza scrupoli e lo avrebbe voluto vedere morto, mentre ora lo trattava con rispetto e gli aveva servito un'ottima colazione.

Robin si fermò ad aspettare Meg, sorridendo nel vedere che la ragazza era talmente affascinata da quel posto nuovo da fermarsi ogni pochi metri per ammirare un edificio costruito con uno stile un po' diverso da quelli di Nottingham o la merce esotica in vendita su qualche banco del mercato.
Anche Much ogni tanto si lasciava distrarre, ma Meg sembrava incredibilmente attratta da ogni minima cosa.
- È tutto nuovo per te, vero?
La ragazza lo guardò.
- Mio padre non mi permetteva di fare nulla. Ho passato la vita chiusa in casa e la mia unica opportunità di poterne uscire e vedere il mondo era soltanto quella di poterlo fare al braccio di un marito. Ma immagino che in quel caso non avrei fatto altro che finire rinchiusa in un'altra casa a mettere al mondo un bambino dopo l'altro. Non voglio sposarmi, non voglio tornare a essere una prigioniera e se riusciremo a liberare la sorella di Guy non potrò che esserne felice. Nessuna donna dovrebbe soffrire per la prepotenza di un uomo!
- Padrone, come faremo a entrare nel maniero? - Chiese Much, lanciando uno sguardo preoccupato alle guardie che presidiavano il cancello della casa di Thornton.
- Troveremo un modo.
- Forse non sarà necessario, guardate! - Disse Meg, indicando un gruppo di soldati che stava uscendo dal maniero. In mezzo a loro camminava Isabella, col capo coperto da un velo e lo sguardo basso.
Isabella attraversò il mercato, fermandosi di tanto in tanto a guardare la merce esposta su qualche banco, mentre i soldati la scortavano da vicino. Quando gli passò accanto, Robin si preoccupò nel vedere lo sguardo vuoto e spento della donna.
- Create un diversivo e distraete le guardie, in modo che possa parlare con lei. - Sussurrò Robin e Much e Meg annuirono, allontanandosi da lui.
Quando furono in mezzo alla piazza del mercato, Meg iniziò a gridare e tirò un ceffone a Much, fingendo di essere una moglie tradita e infuriata e Much le rispose a tono, gridando più di lei e rinfacciandole torti immaginari.
Robin ridacchiò e notò che i soldati, pur non allontanandosi troppo da Isabella, non le stavano prestando attenzione, intenti a divertirsi nell'assistere al diverbio tra i due finti coniugi.
In silenzio Robin si avvicinò a Isabella e si fermò a qualche passo da lei.
- Lady Gisborne. - Disse, per attirare la sua attenzione e Isabella si voltò verso di lui, stupita e spaventata, poi la sua espressione tornò a farsi piatta.
- Quel nome non esiste più. Io sono lady Thornton e non ci sono altri Gisborne. Mio fratello è morto.
Robin inarcò un sopracciglio.
- Strano, l'ultima volta che l'ho visto era un po' malconcio, ma decisamente vivo. Vengo da parte sua.
Isabella sussultò.
- Guy è vivo?! Davvero? Mi avevano detto che le sue ferite erano mortali...
Robin annuì e vide gli occhi di Isabella riempirsi di lacrime mentre la sua espressione distaccata si incrinava.
- Allora non lo odiate così tanto…
La donna scosse la testa.
- Non so se potrò mai perdonarlo per quello che mi ha fatto, ma è comunque mio fratello. Quando l'ho visto dopo il torneo sembrava essere in punto di morte e anche se continuavo a ripetermi che se lo meritava, sentivo qualcosa che si spezzava dentro di me, qualcosa che faceva male. Lo odio, ma pensarlo morto mi addolora, non è assurdo?
Robin le sfiorò il viso con un dito, asciugandole una lacrima.
- Guy vuole salvarvi, se non lo avessi fermato sarebbe venuto a prendervi anche se è ferito.
- No! Mio marito lo ucciderà! E ucciderà anche voi se dovesse vedervi parlare con me!
Robin sorrise con aria sfrontata.
- Che si metta in fila. Non è così facile farmi fuori, anche se in molti ci hanno provato, vostro fratello compreso.
- Non avete detto di venire da parte sua?
- È così, infatti.
Isabella lo fissò, confusa.
- Chi siete?
Robin le sorrise.
- Non mi avete riconosciuto? In effetti è passato molto tempo. Molti mi chiamano Robin Hood, ma voi mi conoscevate come Robin di Locksley.
- Quel Robin di Locksley?! Non mi sorprende che Guy abbia cercato di uccidervi allora. Una volta lo avete quasi fatto impiccare, non credo che ve lo abbia mai perdonato.
- Oh, lo ha fatto. - Disse Robin, sorridendo, poi lanciò uno sguardo ai soldati. - Non abbiamo molto tempo, presto torneranno a controllarvi.
- Portatemi via con voi! - Lo supplicò Isabella.
- Non ora, ci riprenderebbero subito, ma vi prometto che non resterete ancora per molto nelle mani di vostro marito. Non posso dirvi quanto tempo ci vorrà, ma io e Guy troveremo un modo per salvarvi. Non perdete la speranza e ricordate che vostro fratello ha giurato di rimediare al suo errore. Ve lo giuro anche io, torneremo per liberarvi.
Isabella fece per voltarsi a guardarlo, ma Robin era già scivolato via, mescolandosi alla folla della piazza un attimo prima che le guardie tornassero verso di lei. Fece un respiro profondo e si obbligò a riprendere la propria espressione impassibile, ma si tenne una mano sul cuore come per timore che i soldati della sua scorta potessero sentirne i battiti troppo forti.
   
 
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