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Autore: eugeal    30/09/2015    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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La bambina alzò lo sguardo per cercare il fratello tra le fronde dell'albero.
- Jack! Dovresti scendere, qualcuno potrebbe vederti.
Il ragazzino sedette su un ramo, lasciando penzolare le gambe nel vuoto.
- Non credo che gli uomini dello sceriffo ci stiano ancora cercando, ormai è passato tanto tempo, si saranno dimenticati di noi.
- Ma la mamma dice che è ancora troppo pericoloso per voi tornare a casa.
Jack si dondolò sul ramo.
- Le donne sono sempre troppo ansiose. Avete paura di tutto.
- Non è vero! - Gridò Mary. - Io sono anche più coraggiosa di te!
Il fratello scoppiò a ridere.
- E allora perché sei ai piedi dell'albero? Scommetto che hai paura di salire fino a qui.
La bambina non rispose, ma iniziò ad arrampicarsi sul tronco e poco dopo lo raggiunse sul ramo. Non sapeva come avrebbe trovato il coraggio di scendere, ma avrebbe preferito cadere piuttosto che ammetterlo davanti a Jack.
- Ehi, guarda! - Disse il ragazzino, indicando la strada che portava al villaggio. - Ci sono dei cavalli!
Mary si sporse un po' per guardare meglio ed emise un grido di gioia.
- Jack, quello è sir Guy! E c'è anche Allan!
Il fratello la guardò, sorridendo leggermente. Non capiva perché la sorella nutrisse tanto entusiasmo per il cavaliere nero, ma nemmeno lui era dispiaciuto di rivederlo.
- Era da un po' che non si faceva vedere. Avevo sentito dire che era stato ferito durante un torneo, alcuni lo davano addirittura per morto…
Mary lo guardò, allibita.
- E non me lo avevi detto?!
- Volevo esserne certo prima di darti un dolore. E ho fatto bene, visto che mi sembra decisamente vivo.
La bambina si mosse verso l'estremità del ramo per guardare meglio.
- C'è una donna con loro! È lady Marian! - Gridò Mary, girandosi a guardare il fratello. - Pensi che si saranno già sposati?
- Non credo, si sarebbe saputo.
Mary si spostò ancora un po' per vedere, senza accorgersi che il ramo era diventato più sottile.
Quando il legno si spezzò sotto il suo peso, Mary riuscì ad aggrapparsi al ramo sottostante con le braccia, ma non aveva la forza per tirarsi su.
Iniziò a gridare, terrorizzata e Jack si mosse per aiutarla, ma non era certo di poterla raggiungere in tempo o di essere abbastanza forte per tirarla su.

Marian guardò Guy, un po' stupita per il leggero cambiamento che aveva notato in lui man mano che si avvicinavano a Knighton. Sapeva che ormai la ferita doveva dargli molto fastidio e che doveva essere stanco dopo aver passato tanto tempo in sella, ma quando erano giunti in prossimità del villaggio, Guy aveva inconsciamente raddrizzato la schiena e il suo portamento si era fatto più fiero, come se la stanchezza gli fosse scivolata via dalle spalle all'improvviso.
È davvero il signore di queste terre, ormai, e ne è orgoglioso.
Knighton un tempo era appartenuta alla sua famiglia, e le era sembrato strano che quelle fossero diventate le terre di Guy, ma ora, nel vederlo avvicinarsi al villaggio, si rese conto che era giusto così. Aveva lavorato e lottato duramente per diventare il signore di Knighton e a quanto pareva ci era riuscito.
Un grido acuto fece trasalire tutti e tre e Marian scorse una bambina che urlava di terrore, appesa al ramo di un albero, ma fu Guy il primo a reagire: spronò il cavallo e galoppò verso la pianta, raggiungendola nel momento esatto in cui la bambina perse la presa e cadde.
Gisborne la prese al volo, ignorando la fitta di dolore alla gamba e la strinse al petto, poi la guardò per accertarsi che non si fosse fatta male.
- Le piante hanno davvero strani frutti da queste parti… - Disse con un sorriso. - Ciao Mary.
La bambina lo fissò, incerta se ridere o piangere e finì col fare entrambe le cose contemporaneamente.
- Sir Guy! Mi avete salvato! - Singhiozzò, gettandogli le braccia al collo e nascondendo il viso contro il suo petto.
Allan e Marian arrivarono un attimo dopo, nello stesso momento in cui Jack scendeva dall'albero, bianco in volto e tremante.
- Sta bene? - Chiese Marian, preoccupata e Guy annuì.
- L'ho presa al volo, si è solo spaventata.
- Sir Guy, siete tornato! - Esclamò Jack, riprendendo colore e avvicinandosi al cavallo.
- Già, e appena in tempo, direi.
- Ehi, non mi salutate nemmeno? Sono tornato anche io! Giz prende sempre tutte le attenzioni… - Disse Allan, rivolgendosi ai due bambini e Jack lo guardò, con un'espressione impertinente.
- Ma tu non hai salvato la vita a mia sorella.
- No, però stavo pensando di darti un passaggio fino a casa sul mio cavallo, ma credo di aver appena cambiato idea.
Marian scoppiò a ridere e Jack e Mary la guardarono.
- Lei è lady Marian? Quando vi sposerete, sir Guy? - Chiese Mary, curiosa.
- Certo che è lei, sciocca, non la riconosci? La mamma ti ha chiamato con il suo nome. Viveva nella casa che è bruciata qualche anno fa. - Disse Jack, poi si interruppe imbarazzato, ricordandosi che era stato lo stesso Gisborne ad appiccare il fuoco.
- Forse Mary era troppo piccola per ricordarsi di me, ma io mi ricordo molto bene di voi. Eri così graziosa appena nata, Mary e tu Jack ti eri seduto davanti alla sua culla con un bastoncino in mano e dicevi a tutti che quella era la tua spada e che avresti difeso tua sorella. - Intervenne Marian, sorridendo. - Come sta vostra madre?
Mary si staccò da Guy, si mosse per sedere in sella più dignitosamente e guardò Marian, seria.
- La mamma sta bene, ma Jack e nostro padre vivono ancora nascosti nella foresta per nascondersi allo sceriffo.
- Scema, non devi dirlo a nessuno! - Sibilò Jack.
- Ma lei non è nessuno, è la fidanzata di sir Guy! Di sicuro non ci sono segreti tra loro.
Guy sperò di non essere arrossito alle parole della bambina e si rivolse a Jack.
- Dite agli uomini che possono tornare alle loro case. Dubito che lo sceriffo li stia cercando ancora e comunque potrete contare sulla mia protezione. Allan, fallo salire in sella e andiamo. Stanotte vorrei poter dormire a Knighton Hall e c'è ancora molto da fare per renderla abitabile.

- Manca ancora molto, padrone?
Robin si voltò a guardare Much. L'amico non sembrava affatto contento di quel viaggio, Meg invece si guardava intorno con entusiasmo, chiaramente eccitata all'idea di visitare un luogo in cui non era mai stata prima.
Il fuorilegge tirò le redini del suo cavallo e smontò.
- Non molto, ma credo che per oggi faremmo meglio ad accamparci nel bosco, non voglio arrivare in città col buio.
- E cosa mangeremo? Lo avevo detto che avremmo dovuto portare con noi più provviste!
Robin prese l'arco.
- Voi due preparate il campo, io penserò alla cena.
Qualche ora più tardi erano tutti e tre seduti attorno al fuoco e l'umore di Much sembrava essere migliorato davanti al fagiano che aveva arrostito sullo spiedo.
Ne staccò un pezzo e lo addentò, cercando di non scottarsi, e Robin e Meg lo imitarono. Per un po' mangiarono in silenzio, poi la ragazza si rivolse a Robin.
- Com'è Shrewsbury?
Robin scosse la testa.
- Non ci sono mai stato prima.
La ragazza staccò un altro pezzo di carne e lo masticò prima di riprendere a parlare.
- Beh, almeno possiamo stare tranquilli, nessuno ci riconoscerà.
- Tanto troveremo di sicuro il modo di finire nei guai, non potrei esserne più certo. - Si lamentò Much. - Finiremo tutti impiccati, me lo sento. E per Gisborne, poi, che non è nemmeno qui…
- Guy c'era quando lo sceriffo stava per impiccarmi e ha rischiato tutto per salvarmi, non dimenticarlo. - Rispose Robin. - E comunque, anche se non fosse sua sorella, sarebbe comunque giusto salvare Isabella da un marito violento e crudele.
- E poi la gente mi critica quando dico di non volere un marito. - Sospirò Meg. - Gli uomini sono così brutali, violenti e stupidi... Dovrebbero essere le donne ad avere il potere di prendere certe decisioni.
- Ehi! - Protestò Much. - Bel modo che hai di considerarci!
Meg sorrise.
- Ammetto che non sono tutti così, voi siete un po' meno peggio degli altri, ma non è comunque giusto che le donne siano reputate inferiori!
Robin la guardò.
- Sai una cosa? Con queste idee andresti sicuramente d'accordo con Marian, nemmeno lei è la classica ragazza che accetta di essere messa in secondo piano solo perché è una donna.
Meg lo guardò, incerta.
- Non lo so. L'ho vista qualche giorno fa a Nottingham, prima che iniziasse il torneo ed è stata piuttosto villana con me, non so per quale motivo però.
- Forse fare gli occhi dolci a Gisborne potrebbe avere influito. - Suggerì Much e la ragazza avvampò.
- Io non faccio gli occhi dolci a Guy!
- Ah, no? Beh quella è l'impressione che dai. - Continuò Much e si interruppe solo perché Meg aveva raccolto da terra un sasso per tirarglielo addosso.
Robin allungò la mano di scatto, afferrando al volo la pietra prima che colpisse l'amico.
- Ora smettetela di litigare per queste sciocchezze. Non siamo qui per giocare, ma perché una donna è in pericolo ed è nostro dovere cercare di aiutarla.
Meg e Much lo guardarono con aria colpevole, poi annuirono e accettarono di stringersi la mano in segno di pace.
Meg sbadigliò e si avvolse nella coperta, stendendosi accanto al fuoco e poco dopo Much la imitò, trovandosi un posto dalla parte opposta, mentre Robin rimase seduto a guardare le fiamme per un po'.
Era preoccupato, salvare Isabella da un marito violento non sarebbe stato facile, ma se Guy non si sbagliava sua sorella era capitata nelle mani di un mostro senza scrupoli. A vedere il modo brutale con cui aveva affrontato Guy in duello, Robin aveva pochi dubbi su Thornton, ma comunque quell'uomo aveva la legge dalla sua parte.
Robin aveva solo intravisto Isabella a Nottingham durante il torneo, ma la ricordava bene dalla sua infanzia: era una bambina tranquilla e timida che seguiva la madre come un'ombra.
Dopo l'incendio, Robin lo ricordava fin troppo bene, non aveva detto una parola quando Guy l'aveva presa per mano e lo aveva seguito in silenzio senza alzare lo sguardo da terra, lasciando che fosse il fratello a portarla via.
Quel ricordo era ancora doloroso, ma in qualche modo li univa indissolubilmente: l'incendio aveva segnato per sempre le vite di tutti e tre e aveva separato tre persone, quattro contando anche Archer, che sarebbero state destinate a diventare parte di una sola famiglia.
Guy sarebbe potuto diventare suo fratello e Isabella sua sorella se le cose fossero andate diversamente e di sicuro le loro vite sarebbero state più felici.
Adesso, pensò, era ora di riunire quella famiglia.
   
 
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