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Autore: xla    14/02/2009    1 recensioni
Draco è cresciuto. Ha una famiglia che ama, una figlia stupenda e una miglie premurosa. Ma cosa ha dovuto fare per tutta questa felicità?
Genere: Triste, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, James Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono MAGGIORENNI, immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.

Note della storia:

Piccola one-shot, che avrà un seguito.

Si toccano argomenti come la trasfigurazione, il drag [uomini travestiti da donna] e l’mpreg [uomini incinti] e, a suo modo, lo slash [relazione uomoxuomo]. Se i generi vi danno fastidio non siete costretti a leggerla per forza, nessuno vi obbliga.

Vi sono due coppie, che usciranno fuori strada leggendo.

Grazie mille al mio Xsiano, astro, per averla betata <3.

Buona lettura.

 

 

 

~ Piume di Sabbia

 

La radio, dopo un veloce incantesimo, si accese su di un canale musicale, facendo riempire l’ambiente di una musica ritmica seppur bassa. Draco, appena rientrato da un viaggio fuori Europa, buttò il cappotto lungo senza troppa attenzione sul divano nello studio del capo famiglia dei Malfoy e, visto che ora era lui il capo famiglia, era diventata, quella stanza, il suo studio. E, come quando lui era piccolo, solo con la sua autorizzazione vi si poteva accedere, così come alle varie casseforti sparse per il Manior, e la moglie e sua figlia non potevano entrarvi… anche se la piccolina era in grado di essere così testarda e dolce al tempo stesso da farlo sempre sciogliere e cedere davanti ai suoi capricci.
La piccola gli aveva anche nascosto di nuovo le bottiglie di liquore, a quanto pare. Sbuffò chiudendo l’anta piccola di legno antico dello scaffale.
Così come il cappotto, anche le lettere e i documenti che aveva sotto braccio li buttò senza troppo riguardo sulla sua scrivania e… Mpf… quella piccola peste si era di nuovo introdotta nella stanza e aveva messo sulla poltrona di pelle nera un disegno alla Ricasso, anche se lei non lo conosceva: a quanto pare era un suo ritratto. Un omino formato solo da una linea verticale e dei piccoli stecchini per braccia e gambe, un cerchio per testa alla quale erano attaccati delle strisce di giallo.
Sì, com’era prevedibile, si era lasciato crescere i capelli, seguendo l’esempio del padre, tenendoli sempre ordinati e raccolti o in una coda oppure in una treccia, che era capacissimo di fare da solo, ma che spesso lasciare farla alla moglie, visto quanto le piaceva toccargli i capelli e prendersene cura… anche se non si direbbe per lei stessa, visto che ogni volta doveva alzare la voce per convincerla a sistemarseli almeno per le cene importanti.
Sul disegno, in basso, c’era scritto; AUGURI PAPA’. E come dimenticarsi la festa del papà? Visto che appena era entrato in casa la sua adorabile e sensibile mogliettina gli ha buttato addosso i coriandoli… alla quale lui aveva risposto con un’espressione corrucciata e con un sopracciglio alzato.
Alzò senza neanche pensarci la testa verso il quadro del proprio padre. Stranamente, non parlava mai; non avevamo mai avuto un bel rapporto, c’era troppo rispetto e formalità, ma almeno i primi tempi che aveva preso in mano le redini degli affari, l’aveva aiutato, invece, da quando si era spostato si limitava a guardarlo con il suo tipico sguardo impassibile. Draco non riusciva tutt’ora a capire, dopo tanti anni, se era di rabbia, compassione o che altro. Poi il suo sguardo si posò sul bastone del padre e gli tornarono in mente tutte le volte che glielo aveva dato addosso per bloccarlo ed attirare la sua attenzione… lo aveva sempre odiato, lo aveva sempre con se quando usciva, solo quando era a casa lo lasciava e pareva rilassarsi un poco. Ecco perché lo odiava, un primo tempo aveva provato invidia per quel bastone, pensando che Lucius volesse più bene a lui che a suo figlio, poi lo aveva incolpato, credendo che era a causa sua che era così freddo. E, francamente, lo credeva tutt’ora.
Sorrise focalizzando di nuovo il disegno della propria figlia, se lui avesse fatto una cosa del genere con suo padre… neanche sa come avrebbe reagito, perché tanti ne ha fatti, ma mai dati. Aveva troppa paura. Mise da parte il disegno colorato mettendolo vicino alla foto magica della moglie tra i fiori con in braccio la piccola che gli sorridevano. La donna indicava l’obbiettivo dicendo “su, dai, è papà” facendo in modo che la bimba alzasse gli occhi nella direzione giusta.
Portò gli occhi sui fogli e subito individuò due documenti che aspettava, li lesse e li corresse, firmando e memorizzandosi in testa che li doveva mandare dallo zio, seguirono tre lettere piene di riconoscimenti dal Ministro per i contributi –soldi- resi alla comunità e… chiuse gli occhi. Li strinse e si puntellò con i gomiti sulla scrivania, coprendosi la faccia.
-No…- biascicò.
Riaprì gli occhi nella speranza di aver letto male.
Severus Piton.
Hermione Jane Granger.
Due lettere. Due nomi che in quel momento iniziò ad odiare. Quale aprire per prima? Quella della Granger, che quando l’altro giorno ha fatto un salto nel dipartimento per l’uso improprio della magia tra i minorenni, lo aveva fissato socchiudendo gli occhi e fulminandolo con lo sguardo? Oppure quella di Piton, fredda e chiara?

Ricordati la pozione. Non mescolarla più di tre volte. Lo sai, la devi mescolare a seconda del tempo trascorso, per anno. Tre anni. Tre mescolate. Entro stasera alle tre di notte, altrimenti sai cosa succederà.

Non era neanche firmata, ma lo era la busta.
Fredda e chiara, ci aveva visto giusto allora. Due righe sopra una piccola pergamena. Se anni prima avesse saputo che la sua vita sarebbe dipesa da una pergamena e due righe avrebbe fatto una faccia disgustata, e la reazione non è affatto cambiata, la consapevolezza era un sapore amaro da mandare giù…
Ma lo è ancora di più perdere… gli disse una vocina dentro di lui. Molte volte si era rifiutato di ascoltarla, ma non poteva di certo negare che aveva ragione, per quanto fosse quello un pensiero egoistico, era la verità.

Ti odio. Fallo.

Ps; non so a cosa serva, ma se è davvero importante, allora va bene. Salutami Lily e da un bacio alla piccola Andromeda da parte mia.

Saluti,
Hermione.

-Mpf! Granger!- sorrise di contro voglia, ma quel sorriso gli era nato spontaneo.
Sapeva che l’ex Grifone ci avrebbe messo della parole sue, oltre a quelle tre che le aveva chiesto. Ammetteva che non era la cosa più ragionevole del mondo, ma era l’unica che conosceva che lo avrebbe davvero fatto senza sparlarne con altri. Spettegolando magari che era improvvisamente diventato pazzo… il problema era che lo era, pazzo ma da anni prima.
Distrattamente pensò che un Grifondoro era sempre un Grifondoro, visto che l’aveva anche salutato e gli aveva chiesto di salutare moglie e figli. Così come non faceva differenza tra purosangue e mezzosangue. Se pensava che sua moglie lo era, sorrideva di cuore. Distrattamente,vide il pezzo di vetro piccolo e rotto che uscì fuori dalla busta. Lo prese e lo alzò, sprofondando nella poltrona di pelle che fece il solito strano rumore sgradevole e prese ad osservare quel oggetto con occhi tristi e cupi.
Riportò lo sguardo sul padre, e lo vide gonfiare il petto e poi buttare fuori l’aria dalle narici stancamente. Non aveva mai capito suo padre, quando era in vita, ed ora che era poco più che un incantesimo, era ancora più confuso.

*

La donna bussò, sapendo che non era saggio entrare senza avvisare nello studio del marito, e magari interromperlo nel bel mezzo di una conversazione importante.
-Avanti- le faceva strano che una persona come Lily dovesse bussare, dopotutto era casa sua, ma si ricordò del padre ed istintivamente capiva perché, anche se tutt’ora delle cose gli sfuggivano.
Lily entrò aprendo piano la porta e Draco non si perse un movimento. Vide spuntare una massa di capelli scuri senza forma precisa, lunghi, un corpo minuto fasciato da un vestito bianco, le ricordava molto il giorno delle loro nozze. Ma soprattutto, notò i suoi occhi piccoli e chiari che brillavano come pochi. Scintillavano e ogni volta che lei apriva gli occhi, per Draco iniziava un nuovo giorno, ed ogni volta che li chiudeva, lui si sentiva sempre di più trascinato nell’inferno dai fantasmi del suo passato… spesso si sentiva una pugnalata al cuore, quando Lily lo guardava con amore sorridendo. E’ arrivato anche ad odiarla quando lo trattava gentilmente, quando qualcosa non andava come si era prefissato.
Draco le indicò con un gentile cenno della testa la sedia accanto a lui, Lily vi si sedette con un tonfo… sua moglie era dolce, gentile, generosa, forse un po’ troppo orgogliosa e cocciuta, ma di un cuore d’oro unico, aveva un solo nemico nella vita; lui. E bisognava proprio dire che non era una campionessa di buone maniere, anche se era educata non brillava certo per la sua formalità.
-E’ notte fonda e tu m’inviti nella tua preziosa stanzetta a bere un tè…- sorrise dolce.
-Perché, io e te non possiamo prendere un tè insieme senza An ed elfi che corrono di qua e di là?- alzò un sopracciglio.
Lily scoppiò a ridere, svogliatamente –E’ proprio da te Drà- si asciugò una lacrima dagli occhi.
Malfoy, a quella scena, sentì una morsa allo stomaco che fece una capriola all’indietro, rimanendo a testa in giù a quanto pareva visto che quella sensazione persisteva. Tremò appena, e si costrinse ad andare avanti. Indicò con la mano la tazza davanti alla moglie, lei sorrise scuotendo la testa e prese tre zollette di zucchero facendogli storcere il naso quando questa glielo passò facendolo fermare proprio sotto il naso.
-Guarda che non muori se rendi un po’ più dolce la tua vita- rise piano.
Sto morendo perché lo sia… pensò Draco chiudendogli gli occhi, poi prese la tazza che era davanti a lui, vi versò dentro il tè e dopo un’occhiataccia di traverso da Lily vi mise dentro tre zollette di zucchero. La faccia soddisfatta della donna non aveva pari, ma per Draco era ancora più difficile se faceva così. Se lei continuava a comportarsi come sempre, come poteva pretendere Piton che… ma nella sua testa balzò in primo piano le tre parole che aveva chiesto alla Granger e il sguardo perse una sfumatura di malinconia per acquistarne in determinazione.
Lily prese in mano la tazza –Sbaglio o i tuoi tè notturni sono un po’ strani?- disse mentre si rigirava la tazzina tra le dita e la fissava come se sospettasse che fosse un qualche veleno liquido.
-Strani?- osservò Draco.
-Si.- risposte Lily -Capitano una volta all’anno, come un’occasione speciale e poi il tè è…- esaminò il liquido ambrato –Stopposo-
Draco aveva trattenuto il respiro e quasi non si strozzò per la scelta della parola per definire la bevanda. Aveva paura di aver cominciato a sudar freddo.
-Tu non bevi?- chiese Lily bloccandosi dal portare la porcellana chiara alle labbra e guardandolo.
-Eh?- si era incantato –No, lo sai- rispose velocemente.
Lily sorrise dolcemente –Ed ecco un’altra stranezza dei tuoi tè notturni annuali. Tu non bevi con me. Tu odi il tè-
Socchiuse gli occhi, poi li riportò sulla moglie che le fece l’occhiolino prima di avvicinarsi di nuovo la tazza alle labbra fini,. Draco aveva gli occhi addolorati ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, vide la porcellana toccarla, poggiata sulle labbra, appena dischiuse, e la gola muoversi aritmicamente… segno che stava mandando giù il tè. Quando la tazzina toccò il piattino sul tavolo con un tic, serrò gli occhi, ora incapace di guardare negli occhi della moglie e scoprirsi nel riflesso un mostro.
Lily si alzò senza dire nulla, gli posò un bacio tra i capelli, e se ne andò sussurrando –Ti aspetterò a letto, Draco-.
E solo allora, da solo, nelle tenebre di due candele magiche, sprofondò nella poltrona.
In quel momento l’orologio scoccò piano le tre in punto.

Si alzò ed andò alla cassaforte di famiglia, con calcolati movimenti delle dita, si aprì una porticina, e rimase in piedi ad osservare quello che era dentro quel piccolo buco.
Un paio di occhiali rotti. C’era solo la montatura intatta e due pezzettini di vetro attaccati magicamente.
Una foto. Lui, il suo amore. Harry; tra i fiori, con Andromeda in braccio che diceva “su, dai, è papà”.
Una lettera. Gli ingredienti per la pozione di mutazione.
Prese la foto e con una mano si sciolse la treccia e se li scompigliò… come piacciono a te amore… ed appoggiò la fronte affianco al ritratto del padre.
-Cosa devo fare, padre?- chiese supplicando –Io non ce la faccio più…-
Lucius non si scompose.
Draco, non vedendo nulla, se non la solita reazione fredda, si lasciò andare. Aveva voglia di piangere come un bambino, ma tutto quello che gli uscì fu solo una piccola e vergognosa lacrima. L’uomo nel ritratto pensò al suo di tesoro, alla foto del suo amore.

James…

Draco quasi trasalì lasciandosi scappare un singhiozzo, quando sentì la voce del padre –Il prezzo che ogni uomo paga per il proprio egoismo, Draco-
Chiuse gli occhi, ispirò forte.
Aveva fatto di tutto pur di avere Harry tutto per se, arrivando a mutarlo ed ad obliviarlo. Senza i ricordi non era più lui… ma anche con i ricordi cancellati, stranamente, ogni cosa che faceva, ogni cosa che diceva… per Draco la diceva il suo Harry.
Sostituì con uno scatto la foto modificata sulla sua scrivania e vi mise quella di Harry ed Andromeda. Quella era. E quando sarebbe arrivato il giorno, sarebbe stata vera per tutti, non solo per lui. Ma ancora no. Ancora no.
Una scintilla nel buio gli ricordò che mancava ancora molto alla verità, che poteva illudersi quanto voleva, ma che Harry non sarebbe mai tornato fino a che i suoi occhiali non fossero stati intatti. Fino a che Draco non avrebbe recuperato tutti i pezzi di vetro dei suoi occhiali.
I pezzi di Harry.
E gli sembrava ancora di sentirli, tre anni prima, come due anni prima, come poco fa…
Ti aspetterò a letto, Draco.

 

   
 
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