DISCLAIMER:
Harry Potter e
tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK
Rowling e di chiunque ne
possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro,
né intende
infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono
MAGGIORENNI,
immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi
nome e riferimento
a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.
Note
della storia:
Piccola
one-shot, che avrà un seguito.
Si
toccano argomenti come la
trasfigurazione, il drag [uomini travestiti da donna] e
l’mpreg [uomini
incinti] e, a suo modo, lo slash [relazione uomoxuomo]. Se i generi vi
danno
fastidio non siete costretti a leggerla per forza, nessuno vi obbliga.
Vi
sono due coppie, che usciranno fuori
strada leggendo.
Grazie
mille al mio Xsiano, astro, per
averla betata <3.
Buona
lettura.
~
Piume
di Sabbia
La
radio,
dopo un veloce incantesimo, si accese su di un canale musicale, facendo
riempire l’ambiente di una musica ritmica seppur bassa.
Draco, appena rientrato
da un viaggio fuori Europa, buttò il cappotto lungo senza
troppa attenzione sul
divano nello studio del capo famiglia dei Malfoy e, visto che ora era
lui il
capo famiglia, era diventata, quella stanza, il suo studio. E, come
quando lui
era piccolo, solo con la sua autorizzazione vi si poteva accedere,
così come
alle varie casseforti sparse per il Manior, e la moglie e sua figlia
non
potevano entrarvi… anche se la piccolina era in grado di
essere così testarda e
dolce al tempo stesso da farlo sempre sciogliere e cedere davanti ai
suoi
capricci.
La piccola gli aveva anche nascosto di nuovo le bottiglie di liquore, a
quanto
pare. Sbuffò chiudendo l’anta piccola di legno
antico dello scaffale.
Così come il cappotto, anche le lettere e i documenti che
aveva sotto braccio
li buttò senza troppo riguardo sulla sua scrivania
e… Mpf… quella piccola peste
si era di nuovo introdotta nella stanza e aveva messo sulla poltrona di
pelle
nera un disegno alla Ricasso, anche se lei non lo conosceva: a quanto
pare era
un suo ritratto. Un omino formato solo da una linea verticale e dei
piccoli
stecchini per braccia e gambe, un cerchio per testa alla quale erano
attaccati
delle strisce di giallo.
Sì, com’era prevedibile, si era lasciato crescere
i capelli, seguendo l’esempio
del padre, tenendoli sempre ordinati e raccolti o in una coda oppure in
una
treccia, che era capacissimo di fare da solo, ma che spesso lasciare
farla alla
moglie, visto quanto le piaceva toccargli i capelli e prendersene
cura… anche
se non si direbbe per lei stessa, visto che ogni volta doveva alzare la
voce
per convincerla a sistemarseli almeno per le cene importanti.
Sul disegno, in basso, c’era scritto; AUGURI PAPA’.
E come dimenticarsi la
festa del papà? Visto che appena era entrato in casa la sua
adorabile e
sensibile mogliettina gli ha buttato addosso i coriandoli…
alla quale lui aveva
risposto con un’espressione corrucciata e con un sopracciglio
alzato.
Alzò senza neanche pensarci la testa verso il quadro del
proprio padre.
Stranamente, non parlava mai; non avevamo mai avuto un bel rapporto,
c’era
troppo rispetto e formalità, ma almeno i primi tempi che
aveva preso in mano le
redini degli affari, l’aveva aiutato, invece, da quando si
era spostato si
limitava a guardarlo con il suo tipico sguardo impassibile. Draco non
riusciva
tutt’ora a capire, dopo tanti anni, se era di rabbia,
compassione o che altro.
Poi il suo sguardo si posò sul bastone del padre e gli
tornarono in mente tutte
le volte che glielo aveva dato addosso per bloccarlo ed attirare la sua
attenzione… lo aveva sempre odiato, lo aveva sempre con se
quando usciva, solo
quando era a casa lo lasciava e pareva rilassarsi un poco. Ecco
perché lo
odiava, un primo tempo aveva provato invidia per quel bastone, pensando
che
Lucius volesse più bene a lui che a suo figlio, poi lo aveva
incolpato, credendo
che era a causa sua che era così freddo. E, francamente, lo
credeva tutt’ora.
Sorrise focalizzando di nuovo il disegno della propria figlia, se lui
avesse
fatto una cosa del genere con suo padre… neanche sa come
avrebbe reagito,
perché tanti ne ha fatti, ma mai dati. Aveva troppa paura.
Mise da parte il
disegno colorato mettendolo vicino alla foto magica della moglie tra i
fiori
con in braccio la piccola che gli sorridevano. La donna indicava
l’obbiettivo
dicendo “su, dai, è papà”
facendo in modo che la bimba alzasse gli occhi nella
direzione giusta.
Portò gli occhi sui fogli e subito individuò due
documenti che aspettava, li
lesse e li corresse, firmando e memorizzandosi in testa che li doveva
mandare
dallo zio, seguirono tre lettere piene di riconoscimenti dal Ministro
per i
contributi –soldi- resi alla comunità
e… chiuse gli occhi. Li strinse e si
puntellò con i gomiti sulla scrivania, coprendosi la faccia.
-No…- biascicò.
Riaprì gli occhi nella speranza di aver letto male.
Severus Piton.
Hermione Jane Granger.
Due lettere. Due nomi che in quel momento iniziò ad odiare.
Quale aprire per
prima? Quella della Granger, che quando l’altro giorno ha
fatto un salto nel
dipartimento per l’uso improprio della magia tra i minorenni,
lo aveva fissato
socchiudendo gli occhi e fulminandolo con lo sguardo? Oppure quella di
Piton,
fredda e chiara?
Ricordati
la pozione. Non
mescolarla più di tre volte. Lo sai, la devi mescolare a
seconda del tempo
trascorso, per anno. Tre anni. Tre mescolate. Entro stasera alle tre di
notte,
altrimenti sai cosa succederà.
Non era neanche firmata, ma lo era la busta.
Fredda e chiara, ci aveva visto giusto allora. Due righe sopra una
piccola
pergamena. Se anni prima avesse saputo che la sua vita sarebbe dipesa
da una
pergamena e due righe avrebbe fatto una faccia disgustata, e la
reazione non è
affatto cambiata, la consapevolezza era un sapore amaro da mandare
giù…
Ma lo è ancora di più perdere… gli
disse una vocina dentro di lui. Molte volte
si era rifiutato di ascoltarla, ma non poteva di certo negare che aveva
ragione, per quanto fosse quello un pensiero egoistico, era la
verità.
Ti
odio. Fallo.
Ps;
non so a cosa serva, ma
se è davvero importante, allora va bene. Salutami Lily e da
un bacio alla
piccola Andromeda da parte mia.
Saluti,
Hermione.
-Mpf!
Granger!- sorrise di contro voglia, ma quel sorriso gli era nato
spontaneo.
Sapeva che l’ex Grifone ci avrebbe messo della parole sue,
oltre a quelle tre
che le aveva chiesto. Ammetteva che non era la cosa più
ragionevole del mondo,
ma era l’unica che conosceva che lo avrebbe davvero fatto
senza sparlarne con
altri. Spettegolando magari che era improvvisamente diventato
pazzo… il
problema era che lo era, pazzo ma da anni prima.
Distrattamente pensò che un Grifondoro era sempre un
Grifondoro, visto che
l’aveva anche salutato e gli aveva chiesto di salutare moglie
e figli. Così
come non faceva differenza tra purosangue e mezzosangue. Se pensava che
sua
moglie lo era, sorrideva di cuore. Distrattamente,vide il pezzo di
vetro
piccolo e rotto che uscì fuori dalla busta. Lo prese e lo
alzò, sprofondando
nella poltrona di pelle che fece il solito strano rumore sgradevole e
prese ad
osservare quel oggetto con occhi tristi e cupi.
Riportò lo sguardo sul padre, e lo vide gonfiare il petto e
poi buttare fuori
l’aria dalle narici stancamente. Non aveva mai capito suo
padre, quando era in
vita, ed ora che era poco più che un incantesimo, era ancora
più confuso.
*
La donna bussò, sapendo che non era saggio entrare senza
avvisare nello studio
del marito, e magari interromperlo nel bel mezzo di una conversazione
importante.
-Avanti- le faceva strano che una persona come Lily dovesse bussare,
dopotutto
era casa sua, ma si ricordò del padre ed istintivamente
capiva perché, anche se
tutt’ora delle cose gli sfuggivano.
Lily entrò aprendo piano la porta e Draco non si perse un
movimento. Vide
spuntare una massa di capelli scuri senza forma precisa, lunghi, un
corpo
minuto fasciato da un vestito bianco, le ricordava molto il giorno
delle loro
nozze. Ma soprattutto, notò i suoi occhi piccoli e chiari
che brillavano come
pochi. Scintillavano e ogni volta che lei apriva gli occhi, per Draco
iniziava
un nuovo giorno, ed ogni volta che li chiudeva, lui si sentiva sempre
di più
trascinato nell’inferno dai fantasmi del suo
passato… spesso si sentiva una
pugnalata al cuore, quando Lily lo guardava con amore sorridendo.
E’ arrivato
anche ad odiarla quando lo trattava gentilmente, quando qualcosa non
andava
come si era prefissato.
Draco le indicò con un gentile cenno della testa la sedia
accanto a lui, Lily
vi si sedette con un tonfo… sua moglie era dolce, gentile,
generosa, forse un
po’ troppo orgogliosa e cocciuta, ma di un cuore
d’oro unico, aveva un solo
nemico nella vita; lui. E bisognava proprio dire che non era una
campionessa di
buone maniere, anche se era educata non brillava certo per la sua
formalità.
-E’ notte fonda e tu m’inviti nella tua preziosa
stanzetta a bere un tè…-
sorrise dolce.
-Perché, io e te non possiamo prendere un tè
insieme senza An ed elfi che corrono
di qua e di là?- alzò un sopracciglio.
Lily scoppiò a ridere, svogliatamente
–E’ proprio da te Drà- si
asciugò una
lacrima dagli occhi.
Malfoy, a quella scena, sentì una morsa allo stomaco che
fece una capriola
all’indietro, rimanendo a testa in giù a quanto
pareva visto che quella
sensazione persisteva. Tremò appena, e si costrinse ad
andare avanti. Indicò
con la mano la tazza davanti alla moglie, lei sorrise scuotendo la
testa e
prese tre zollette di zucchero facendogli storcere il naso quando
questa glielo
passò facendolo fermare proprio sotto il naso.
-Guarda che non muori se rendi un po’ più dolce la
tua vita- rise piano.
Sto morendo perché lo sia… pensò Draco
chiudendogli gli occhi, poi prese la
tazza che era davanti a lui, vi versò dentro il
tè e dopo un’occhiataccia di
traverso da Lily vi mise dentro tre zollette di zucchero. La faccia
soddisfatta
della donna non aveva pari, ma per Draco era ancora più
difficile se faceva
così. Se lei continuava a comportarsi come sempre, come
poteva pretendere Piton
che… ma nella sua testa balzò in primo piano le
tre parole che aveva chiesto
alla Granger e il sguardo perse una sfumatura di malinconia per
acquistarne in
determinazione.
Lily prese in mano la tazza –Sbaglio o i tuoi tè
notturni sono un po’ strani?-
disse mentre si rigirava la tazzina tra le dita e la fissava come se
sospettasse che fosse un qualche veleno liquido.
-Strani?- osservò Draco.
-Si.- risposte Lily -Capitano una volta all’anno, come
un’occasione speciale e
poi il tè è…- esaminò il
liquido ambrato –Stopposo-
Draco aveva trattenuto il respiro e quasi non si strozzò per
la scelta della
parola per definire la bevanda. Aveva paura di aver cominciato a sudar
freddo.
-Tu non bevi?- chiese Lily bloccandosi dal portare la porcellana chiara
alle
labbra e guardandolo.
-Eh?- si era incantato –No, lo sai- rispose velocemente.
Lily sorrise dolcemente –Ed ecco un’altra stranezza
dei tuoi tè notturni
annuali. Tu non bevi con me. Tu odi il tè-
Socchiuse gli occhi, poi li riportò sulla moglie che le fece
l’occhiolino prima
di avvicinarsi di nuovo la tazza alle labbra fini,. Draco aveva gli
occhi
addolorati ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, vide la
porcellana
toccarla, poggiata sulle labbra, appena dischiuse, e la gola muoversi
aritmicamente… segno che stava mandando giù il
tè. Quando la tazzina toccò il
piattino sul tavolo con un tic, serrò gli occhi, ora
incapace di guardare negli
occhi della moglie e scoprirsi nel riflesso un mostro.
Lily si alzò senza dire nulla, gli posò un bacio
tra i capelli, e se ne andò
sussurrando –Ti aspetterò a letto, Draco-.
E solo allora, da solo, nelle tenebre di due candele magiche,
sprofondò nella
poltrona.
In quel momento l’orologio scoccò piano le tre in
punto.
Si
alzò ed
andò alla cassaforte di famiglia, con calcolati movimenti
delle dita, si aprì
una porticina, e rimase in piedi ad osservare quello che era dentro
quel
piccolo buco.
Un paio di occhiali rotti. C’era solo la montatura intatta e
due pezzettini di
vetro attaccati magicamente.
Una foto. Lui, il suo amore. Harry; tra i fiori, con Andromeda in
braccio che
diceva “su, dai, è papà”.
Una lettera. Gli ingredienti per la pozione di mutazione.
Prese la foto e con una mano si sciolse la treccia e se li
scompigliò… come
piacciono a te amore… ed appoggiò la fronte
affianco al ritratto del padre.
-Cosa devo fare, padre?- chiese supplicando –Io non ce la
faccio più…-
Lucius non si scompose.
Draco, non vedendo nulla, se non la solita reazione fredda, si
lasciò andare.
Aveva voglia di piangere come un bambino, ma tutto quello che gli
uscì fu solo
una piccola e vergognosa lacrima. L’uomo nel ritratto
pensò al suo di tesoro,
alla foto del suo amore.
James…
Draco
quasi
trasalì lasciandosi scappare un singhiozzo, quando
sentì la voce del padre –Il
prezzo che ogni uomo paga per il proprio egoismo, Draco-
Chiuse gli occhi, ispirò forte.
Aveva fatto di tutto pur di avere Harry tutto per se, arrivando a
mutarlo ed ad
obliviarlo. Senza i ricordi non era più lui… ma
anche con i ricordi cancellati,
stranamente, ogni cosa che faceva, ogni cosa che diceva… per
Draco la diceva il
suo Harry.
Sostituì con uno scatto la foto modificata sulla sua
scrivania e vi mise quella
di Harry ed Andromeda. Quella era. E quando sarebbe arrivato il giorno,
sarebbe
stata vera per tutti, non solo per lui. Ma ancora no. Ancora no.
Una scintilla nel buio gli ricordò che mancava ancora molto
alla verità, che
poteva illudersi quanto voleva, ma che Harry non sarebbe mai tornato
fino a che
i suoi occhiali non fossero stati intatti. Fino a che Draco non avrebbe
recuperato
tutti i pezzi di vetro dei suoi occhiali.
I pezzi di Harry.
E gli sembrava ancora di sentirli, tre anni prima, come due anni prima,
come
poco fa…
Ti
aspetterò a letto,
Draco.