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Autore: GiadaGrangerCullen    02/10/2015    1 recensioni
Alice e Frank sono una coppia di sposi novelli alle prese con la loro vita in comune e le loro paure.
Dalla storia:
“Ma cosa c’entra questa storia ora?!” eccolo, come si era inalberato.
“Niente, è che ora che sarai padre…”
“Cosa?”
“Sì! E tua madre arriva domani, ha detto che vuole vedere come ci siamo sistemati”
“Alice… tu sei incinta e mia madre l’ha saputo prima di me? E me lo dici così?”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Frank Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Storia partecipante al contest "Let's play TABOO - Old Generation Edition", indetto da Writer96 e Alyx sul forum.


Questioni di quotidianità

 
Un urlo spaccatimpani proveniva dal piano di sopra e Frank scattò in piedi, lasciando La Gazzetta del Profeta appena arrivata sul divano per raggiungere la moglie in camera da letto.
“Frank! Frank!”
“Alice! Che succede? Non dirmi che è un altro ragno…” la voce del giovane era affaticata dalla corsa per le scale.
“Oh, beh… sì, lo vedi? È enooooorme, lì sul davanzale” e dicendolo puntava l’indice in quella direzione, ma tenendo la mano ben vicina al corpo, come per paura che se avesse teso di più il braccio quell’essere le sarebbe saltato addosso.
Effettivamente c’era un ragno leggermente più grande del normale che muoveva le sue otto zampette a mezz’aria, tessendo una tela fra l’anta della finestra chiusa e il davanzale sottostante, ma di certo Frank non riteneva quello un motivo valido per urlare a quel modo e fargli prendere uno spavento simile. D’altronde doveva aspettarselo, Alice era una donna coraggiosa e non l’aveva mai sentita urlare nemmeno di fronte a Voldemort: erano solo i ragni, quei graziosissimi aracnidi, a scatenare il panico in sua moglie e a lui toccava sempre l’ingrato ruolo del cavaliere in armatura che combatte contro il drago per salvare la sua principessa. Peccato che lui non sapesse andare a cavallo, che odiasse le armature dopo quella volta in cui Pix gliene aveva rovesciata una addosso e che il pericolosissimo drago da combattere non era grande nemmeno quanto un pugno e bastava schiacciarlo con una ciabatta per eliminarlo dalla circolazione per sempre. In quanto alla principessa, per lui Alice lo era davvero. Nonostante ciò, si lamentò ancora a lungo con la ragazza di quella sua insensata fobia e lei replicando che - quando mai le fobie erano sensate? Dovevano parlare di quando lui al terzo anno aveva passato quel periodo in cui temeva i gatti? I gatti! Quando sbucava Mrs Purr si agitava in maniera poco consona ad un ragazzo, poco importava che avesse avuto solo tredici anni all’epoca e che la cosa gli fosse passata.
“Alice, per favore, che cosa c’entra questa storia ora?!” Ecco, era successo. Frank aveva tirato fuori la sua frase preferita per uscire dall’imbarazzo: Cosa c’entra questa storia ora? Effettivamente erano passati più di due mesi da quando l’aveva detto l’ultima volta, davvero fin troppo tempo…
 
“Perché non andiamo a Parigi, eh, Frank?” l’aveva detto così, dal nulla con tono sognante, mentre guardava fuori dalla finestra come la pioggia di ottobre rendeva brillanti le foglie variopinte cadute sul marciapiede.
“Alice, sei seria? Come vuoi che andiamo a Parigi ora, nel bel mezzo della guerra e tutto. Poi ci penseremo, quando tutto questo sarà finito.”
“Appunto per questo voglio andare a Parigi, per sfuggire a questa barbarità, a tutto questo dolore. Non abbiamo mai fatto un viaggio e pensavo che… prima che sia troppo tardi, io vorrei godermi la mia giovinezza, Frank. Andarcene per qualche giorno via dall’Inghilterra, dimenticare per un po’ che la gente qui continua a morire, che bisogna combattere. Non che pensi che sia sbagliato combattere, eh. Ma vorrei essere nata in un’epoca diversa, in cui i ragazzi della nostra età potevano godere della vita, non temere di perderla da un momento all’altro.”
Frank le si era avvicinato e l’aveva stretta a sé. Da un lato la capiva, anche lui sentiva che non poteva sopportare che la sua vita continuasse così in eterno, ma era impossibile. Scappare in Francia, anche se solo per qualche giorno, non avrebbe cambiato nulla. Per di più non sapevano nemmeno come fosse la situazione in quel Paese, se Voldemort avesse inviato dei suoi seguaci anche all’estero o meno.
“Sai, ieri Lily mi ha scritto e pure lei si sente così, allo stesso modo” e gli si era accoccolata ancora di più al petto. “Penso sia un pensiero comune, di tutti… e nemmeno James ha voluto saperne di partire per qualche giorno... e Lily gli ha chiesto semplicemente di andare al mare. Diciamo che voi uomini per certe cose siete proprio dei codardi!”
“Ma cosa c’entra questa storia ora?!” eccolo, come si era inalberato.
“Niente, è che ora che sarai padre…”
“Cosa?”
“Sì! E tua madre arriva domani, ha detto che vuole vedere come ci siamo sistemati”
“Alice… tu sei incinta e mia madre l’ha saputo prima di me? E me lo dici così?”
“Beh, è lei che mi ha procurato il test di gravidanza…”
“Mai visto suocera e nuora andar così d’accordo come voi due!”

 
C’era anche da dire che Alice, molte volte, poteva sembrare incoerente e un pochettino forse lo era davvero, a prescindere dal fatto che spesso il suo cervello correva troppo e molte delle argomentazioni necessarie per una buona e sana conversazione si perdevano nel nulla, mentre lei saltava subito al punto successivo. Nonostante questa cosa lo mandasse un po’ fuori dai gangheri, Frank la amava lo stesso e forse proprio per questo suo modo di fare la amava ancora di più. Anche in quel momento, quando nel bel mezzo di una scherzosa discussione sulle fobie, se ne uscì d’un tratto con l’inaspettata e apparentemente insensata frase: “Bisogna che tu cambi le lenzuola”.
Allo sguardo perplesso del marito, Alice alzò le spalle e si diresse verso la porta, lamentando una gran voglia di cioccolato e il suo impellente bisogno di scendere in cucina per mangiarne almeno un quadratino, ragion per cui non avrebbe proprio potuto occuparsi lei del cambio delle lenzuola.
 
***
Frank si stava tranquillamente lavando i denti nel bagno adiacente alla loro stanza da letto; non vedeva l’ora di potersi stendere sotto le coperte e addormentarsi abbracciato alla sua Alice, poterle carezzare la pancia appena abbozzata e sognare come sarebbe stata quella piccola creatura una volta venuta al mondo. La notte era il momento migliore della giornata, quello in cui riusciva a scacciare dalla mente tutti i pensieri negativi e tutto questo solo grazie a lei, Alice. La stessa donna che, in quel momento, vedeva riflessa nello specchio appoggiata allo stipite della porta, a braccia conserte e con un’espressione alquanto infastidita.
“Che c’è, Ali?” chiese dopo essersi sciacquato la bocca, voltandosi verso di lei.
“Che ti avevo chiesto di fare stamattina?” fece lei con tono acido.
“Cambiare le lenzuola?”
“E tu cosa hai fatto?”
“Le ho cambiate!”
“Sì, ma quali hai messo?”
“Non lo so, le prime che ho trovato. Insomma, sarà mica così importante quali lenzuola ho messo?”
“Uomini! Non capirete mai! Siamo in dicembre come ti salta in mente di mettere le lenzuola leggere con i fiorellini?! Certo che devo sempre fare tutto io!”
“Dai, non arrabbiarti, amore… ora le cambio se mi dici quali ti vanno bene, okay?”
“No, adesso in quel letto ci dormi tu da solo, io vado sul divano con la copertina di pile e ti arrangi.”
“Non ti sembra di esagerare? Tutte queste storie per delle lenzuola sbagliate? Ora…” ma non continuò, perché si rese conto che la ragazza era scoppiata a piangere e lui le si avvicinò, le prese il viso tra le mani per tentare di guardarla negli occhi e capire cosa ci fosse che non andava, ma lei si divincolava come a non voler farsi vedere. “Alice, che cos’hai? Che ti succede?”
Lei tirò su col naso e sospirò: “Frank… ti ricordi quando ti ho detto che mi sarebbe piaciuto andare a Parigi, solo noi due?” all’annuire del marito continuò “Ti volevo dire che non era il capriccio di una ventenne incinta e viziata e che beh, a dire il vero non mi importa di viaggiare, di vivere la vida loca o chissà cosa… io… vorrei soltanto sentirmi in grado di poter controllare il mio piccolo mondo, visto che quello che succede là fuori fa sempre più schifo… proprio oggi hanno trovato morta una vicina di Mary… io non posso fare nulla per fermare tutto questo eppure stiamo per mettere al mondo un figlio. Con che coraggio mettiamo al mondo un figlio ora? Che futuro possiamo garantirgli? Sento che tutto mi sta scivolando di mano, le cose più stupide mi fanno venire crisi di pianto, mi arrabbio per tutto… come sarò in grado di essere madre, io?”
Frank la abbracciò di lato e dolcemente con l’altra mano le asciugò le lacrime che le bagnavano il viso: “Sarai una splendida madre, lo so. Sei una splendida donna, una moglie fantastica, come puoi non essere anche la migliore delle madri?”
“Che non ti senta Augusta…” rispose lei, con un sorriso che le si apriva appena.
“Nah, che lo senta pure, così forse le si abbassa l’ego… anche se, conoscendo mia madre, la vedo difficile. Dai, andiamo a letto, per una notte non accadrà nulla: ci mettiamo sopra una coperta in più oppure staremo più vicini…” e le mordicchiò il lobo dell’orecchio, spingendola verso la camera da letto e richiudendo la porta del bagno dietro di sé.
Si infilarono i pigiami, si coricarono in fretta e, con le luci ormai spente, da sotto le coperte, Frank prese a massaggiare le spalle di Alice e le sussurrò: “Forse l’amore è la cosa più bella del mondo, ma anche infilarsi il pigiama che avevi lasciato sul calorifero non scherza”.
“Assieme a te, dormirei anche in una caverna” fece lei, voltandosi come a cercare le sue labbra.
“E pensare che io intendevo che ho bisogno solo del mio pigiama caldo per essere felice!” scherzò lui e, al borbottare della moglie a proposito di quanto fosse idiota, le si strinse di più contro e chiuse gli occhi senza replicare. Nonostante tutto, avevano il loro amore, il loro futuro bambino e due pigiami caldi in una notte gelata: c’era ancora spazio per costruire un po’ di felicità.



Angolino autrice:
Eccomi qui, non ho poi molto da dire su questa mia storiella se non che mi sono divertita moltissimo a scriverla! Vi lascio lo specchietto con i dati, richiesto dalle giudici. A presto, gente :)

 
Nickname (sul forum e su Efp): GiadaGrangerCullen
Carta scelta: 6) Forse l'amore è la cosa più bella del mondo, ma anche infilarsi il pigiama che avevi lasciato sul calorifero non scherza.
Titolo: Questioni di quotidianità
Introduzione: Alice e Frank sono una coppia di sposi novelli alle prese con la loro vita in comune e le loro paure.
Dalla storia:
"“Ma cosa c’entra questa storia ora?!” eccolo, come si era inalberato.“Niente, è che ora che sarai padre…”
“Cosa?”
“Sì! E tua madre arriva domani, ha detto che vuole vedere come ci siamo sistemati”
“Alice… tu sei incinta e mia madre l’ha saputo prima di me? E me lo dici così?”" 
Personaggi: Frank Paciock, Alice Paciock
Genere: Fluff
Note: Missing Moments
Avvertimenti: /
Eventuali NdA: /

 
   
 
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